CSM= serve per assicurare l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati ordinari, si
occupa della carriera dei magistrati/ lo status del magistrato per evitare che questi
compiti vengano assunti dalla politica come il ministro della giustizia. Art. 101 della
Cost. i giudici sonosottomessi soltanto alla legge.
Parliamo delle fonti del diritto: parliamo delle fonti di produzione cioè quelle fonti che
innovano l’ordinamento giuridico cioè che pongono norme che valgono per tutti e che
vanno ad incidere su situazioni giuridiche soggettive: creano diritto, obblighi e doveri.
Le distinguiamo dalle fonti di cognizione che sonno quelle fonti che ci fanno conoscere
le norme come la gazzetta ufficiale. In un sistema con una Costituzione rigida
troveremo una disciplina sulle fonti primarie che trovano il loro disciplinamento nella
Costituzione. Le fonti secondarie, subordinate a quelle primarie trovano una disciplina
in altre fonti come i regolamenti che trovano la loro disciplina nella legge 400 dell’88.
Distinzione tra fonti atto e fonti fatto: fonti atto= testo giuridico risultato di un
determinato procedimento che serve a produrre quel determinato atto giuridico che
innova l’ordinamento giuridico introducendo obblighi, diritti…deve essere l’espressione
di volontà di un determinato soggetto che ha un titolo per emanare, produrre quella
fonte. Per es. la legge è un atto-fonte che è atto volontà di un parlamento che ha
l’esercizio della funzione legislativa che poi verrà promulgato, il decreto legge è una
fonte atto che può approvare il governo perché la Costituzione gli da questo potere. Le
fonti fatto non è un atto giuridico ma deriva da un fatto che ad un certo punto deriva
fondamentale per il diritto, produce a sua volta norme giuridiche. Non è sempre così
perché ci sono fonti fatto che sono giuridiche. In che senso una fonte fatto può
diventare giuridica e quindi imporre obblighi ad altri soggetti? L’esempio di fonte fatto
è la consuetudine che presuppone due caratteristiche: comportamento ripetuto
costantemente nel tempo e la convinzione da parte di chi tiene quel comportamento
che sia obbligatorio tenere quel comportamento. Ci sono riferimenti a consuetudini in
diversi testi come nelle preleggi= disposizioni sulla legge in generale messe prima del
codice civile (1942, precede la Costituzione). Nel periodo liberale lo statuto alberino
era una fonte che poteva essere derogata, quella che contava di più era la legge e il
codice civile aveva una rilevanza particolare. Ci da un elenco di fonti: leggi,
regolamenti e poi gli usi che sono le consuetudini. Le fonti primarie si trovano già in
costituzione. Art. 8 sugli usi nelle preleggi= una consuetudine preterlegem= oltre alla
legge, disciplina materie che non sono disciplinate dalla legge oppure secundumlegem
e quindi non è ammessa la consuetudine contramlegem non può entrare in contrasto
con una legge o un regolamento. Il discorso sulle consuetudini si complica se
pensiamo per es. Alle consultazioni del P.R. che anche se non sono previste in
Costituzioni sono delle consuetudini cioè che il P.R. deve sempre svolgere le
consultazioni. Se è diventato una consuetudine se non lo fa cosa succede? La sanzione
potrebbe essere che in Parlamento non venga data la fiducia. Dalle consuetudini
vanno distinte le convenzioni costituzionali che sono sempre legati ad un fatto a come
dice la convenzione prevede un accordo a livello costituzionale laddove non c’è una
norma scritta. Le consuetudini sono al di sotto del regolamento e della legge. quando
si parla di consuetudine costituzionale il discorso cambia perché a livello di fonti
sarebbe a livello della Costituzione e lo stesso vale per le consuetudini internazionali. Il
diritto internazionale nasce sulle consuetudini tra stati e quindi la consuetudine non è
una fonte secondaria ma anzi primaria. Le fonti fatto sono anche atti giuridici quindi la
differenza è la seguente: se sono atti del nostro ordinamento giuridico e seguono il
procedimento di formazione in Costituzione sono considerate fonti atto mentre se sono
atti giuridici provenienti da ordinamenti giuridici diversi dal nostro e che in qualche
modo producono effetti nel nostro ordinamento si ritiene che essendo esterni, formati
da regole scritte da altri stati o organizzazioni internazionali entrano nel nostro
ordinamento come se fossero fatti fatto. Le norme di altri ordinamenti possono valere
da noi perché il nostro ordinamento lo consente attraverso un rinvio che può essere o
materiale o formale. Rinvio materiale o fisso= rinvio ad un atto specifico di un altro
ordinamento o di un’organizzazione internazionale, viene fatto un ordine di esecuzione
in cui si dice che bisogna rispettare quel trattato. Rinvio mobile= nel momento in cui
non si richiama un atto preciso ma una fonte di un altro ordinamento. Pensiamo al
diritto internazionale privato che si occupa di affrontare tutta una serie di questioni
che prevedono il coinvolgimento di persone che sono cittadini di stati diversi come per
es. la famiglia, se c’è una separazione quali norme si applicano? Il rinvio è mobile
perché non è ad un determinato atto giuridico ma ad una fonte in generale e bisogna
vedere se quella fonte è poi stata modificata nel tempo.
Interpretazione= il giudice per applicare la legge deve prima interpretarla. La
disposizione è il testo scritto di un atto giuridico, la norma è il frutto
dell’interpretazione di quella disposizione. Come si arriva alla norma? Come si deve
interpretare?Nelle disposizioni delle preleggi abbiamo l’art. 12 che da alcuni criteri che
valgono sempre: il primo criterio è quello letterario che però è del tutto insufficiente
perché non esiste un vocabolario giuridico per cui un termine ha sempre lo stesso
significato nell’ambito del diritto es. la parola domicilio assume significato diverso
oppure furto= chi si impossessa della cosa altrui sottraendola… ci sono un sacco di
parole che vanno interpretate. Intenzione del legislatore= si guarda la ratio legis, qual
era l’obiettivo di quella legge che è abbastanza desueto. Se non si riesce a decidere il
giudice usa il criterio dell’analogia legis cioè vado a vedere com’è regolato un caso
analogo ma quando è un caso analogo? E sono più casi analoghi? È un criterio che
aiuta ma mette il giudice in una condizione di spiegare quali sono gli elementi simili, il
criterio analogo è vietato nel diritto penale. L’art. 12 va a descrivere criteri più
complessi e mette in fine i principi generali dell’ordinamento giuridico dello stato=
analogia iuris. Ciò vuol dire che il giudice deve sempre decidere ma quali sono questi
principi generali? L’art. 12 è un tentativo non ben riuscito per stabile dei criteri cui si
devono rifare i giudici. Non ben riuscito perché: 1 è intrinseco ovvero anche l’art. 12 va
interpretato e poi perché da solo l’art 12 è insufficiente. Bisogna contestualizzare la
norma, prenderla e vederla in un sistema con altre norme, questa è l’interpretazione
sistematica. Si parla anche di interpretazione autentica che non è una vera e propria
forma di interpretazione del giudice ma proviene dallo stesso organo che ha dettato
una disposizione e indica come deve essere interpretata per es. il legislatore fa una
legge, si rende conto che c’è la probabilità che quella norma venga interpretata in
modi diversi e quindi fa una successiva legge per indicare come va interpretata la
norma. Il problema dell’interpretazione autentica nasce dal fatto che attraverso questa
tecnica il legislatore tenta di imporre il proprio modo di leggere una disposizione in
contrasto con la giurisprudenza e con provvedimenti giurisdizionali già espliciti, cerca
in qualche modo di interferire nello svolgimento di un determinato processo. Il
problema diventa tanto più evidente quando il legislatore sceglie un’interpretazione
che non è mai presa in considerazione dalla giurisprudenza stessa. Deve essere
sempre uno dei significati possibili che si poteva dare a quella disposizione. Di fatto è
vincolante.
Le antinomie= contrasti tra norme diverse, quali sono i criteri a cui può fare ricorso il
giudice se si trova davanti la possibilità di fare applicazione di norme che fanno
riferimento a fonti diverse? Il criterio temporaneo, cronologico, se o due leggi di pari
rango che sono tra loro in contrasto applico la più recente, opera attraverso
l’abrogazione della norma precedente. L’abrogazione interviene sull’efficacia della
norma si vuole sostituire una norma con un’altra. L’abrogazione può essere di diversi
tipi: espressa o esplicita= una legge prevede espressamente l’abrogazione di un’altra
norma oppure referendum abrogativo. Accanto all’abrogazione esplicita abbiamo
l’abrogazione tacita per incompatibilità=una norma successiva va a disciplinare delle
disposizioni che appaiono in modo diverso rispetto alle precedenti e l’abrogazione
implicita= una norma viene disciplinata ex novo dal legislatore senza una norma
precedente. La differenza con l’abrogazione esplicita è che nel primo caso è prevista
dal legislatore e vale erga omnes, nel secondo caso l’abrogazione implicita o tacita è
l’effetto di un’interpretazione e quindi vale solo tra quelle parti quindi un altro giudice
la potrebbe interpretare in un altro modo e quindi vale inter partes. Opera sul piano
dell’efficacia e non della validità e vuol dire che io giudice sono stato a chiamato ad
esprimermi sulla legittimità di un provvedimento amministrativo ma nel frattempo
viene cambiata la legge che era stata utilizzata dalla pubblica amministrazione per
emanare un certo procedimento, se viene abrogata la legge precedente il giudice
continua ad applicare la norma abrogata perché era quella in vigore nel momento in
cui era stato emanato il provvedimento. In materia penale è vietata una legge
retroattiva ma normalmente la legge vale per il futuro. Se c’è una controversia davanti
ad un giudice questo deve applicare la norme che era in vigore nel momento del
processo. Altro criterio per risolvere conflitti è il criterio gerarchico che presuppone che
ci siano delle fonti primarie e altre secondarie. Con una costituzione rigida è intuitivo
che al vertice c’è la Costituzione, la legge deve rispettare la Costituzione, il
regolamento deve rispettare la legge. cosa succede se la legge è in contrasto con la
Costituzione? Il criterio gerarchico opera attraverso l’annullamento che implica che
quella legge che si va ad annullare era in realtà illegittima.
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