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La tecnica del chroma-key e il contributo di Petro Vlahos
Settanta. Tuttavia, anche questa tecnica non è priva di problemi: le inquadrature non sono movimentate, nel caso di WaltDisney c'è maggiore movimento di macchina e ciò è possibile solo in virtù del fatto che l'immagine in background e in foreground che si sovrappone all'immagine in live action degli attori è realizzata in post-produzione, cioè disegnata, ed è ovvio che il movimento di macchina si può fare a posteriori, in funzione al movimento dettato dagli attori. Petro Vlahos e il chroma-key Petro Vlahos (1916 - 2013), di origine greca, è stato un ingegnere e un inventore, considerato uno degli innovatori scientifici e tecnici d'avanguardia delle industrie cinematografiche e televisive. Vlahos ha reso il blockbuster moderno possibile, ha consentito, grazie alle sue ricerche, di combinare e raffinare il chroma-key e il processo noto come blu screening controllando il movimento tecnologico delletelecamere al fine di creare i moderni effetti speciali. Per questi suoi fondamentali contributi ha vinto un premio Oscar e un Emmy Award. Vlahos, pioniere del chroma-key, fu uno dei primi a introdurre degli strumenti tecnici che consentissero di ottenere almeno dei movimenti di macchina semplificati pure in caso di una sequenza realizzata in chroma-key, fu lui a inventare sistemi di motion control che consentivano di remotare la testa sulla quale era posizionata la cinepresa, con la quale si realizzava il chroma-key: questa testa remotata compiva un determinato movimento, per esempio una panoramica con una velocità d'ingresso e una decelerazione in uscita e questo movimento con la stessa tempistica veniva utilizzato per la realizzazione dello sfondo. A questo punto si potevano miscelare uno sfondo e un soggetto anche con un movimento di macchina che però aveva limitazioni legate alle tecniche coeve che erano di tipo rigorosamente meccanico, al massimo elettrico.andrà avanti con tecniche di questo genere almeno fino alla metà degli anni Ottanta, quando verranno poi imposte le tecnologie digitali dell'informatica, la possibilità di controllare le macchine mediante l'elettronica e l'informatica.
Nel film di George Lucas, Star Wars, (1977) sono evidenti alcune tecniche farraginose utilizzate per la realizzazione di scene a effetto nonostante l'Industrial Light & Magic avesse elaborato, per l'occasione, tutta una serie di mezzi evoluti per ottenere risultati eccezionali noti a tutti gli appassionati di cinema.
Negli anni Novanta si sono potuti realizzare nuovi effetti speciali in blue screen, basti pensare alla famosa scena in Forrest Gump (1993) di Robert Zemeckis in cui il protagonista stringe la mano a John Kennedy; nonostante questa evoluzione nelle tecniche cinematografiche sono ancora molti i passi da compiere per migliorare i risultati ottenuti.
Con il film Matrix (1999) dei fratelli Wachowski
dall'utilizzo di un green screen. Tuttavia, con l'avanzamento delle tecnologie, il green screen è diventato il metodo preferito per creare l'effetto di chroma-key. Il green screen consiste nell'utilizzare uno sfondo verde durante le riprese, che verrà successivamente sostituito con un'altra immagine o video durante la fase di post-produzione. Questo permette di creare scenari virtuali o di inserire gli attori in ambientazioni diverse da quelle reali. Oltre al green screen, l'evoluzione dell'effetto di chroma-key ha portato all'utilizzo di tecniche avanzate come il bullet time. Questa tecnica permette di riprendere una scena da diverse angolazioni contemporaneamente, creando un effetto di rallentamento e rotazione attorno all'azione principale. Questo effetto è stato utilizzato in molti film e ha contribuito a rendere le scene più spettacolari e dinamiche. Le moderne tecnologie di tracking di movimento di camera e del movimento degli attori nella scena hanno ulteriormente migliorato l'effetto di chroma-key. Queste tecnologie consentono di registrare con precisione i movimenti della telecamera e degli attori durante le riprese, facilitando così la fase di post-produzione e garantendo un risultato più realistico. In conclusione, l'effetto di chroma-key ha subito un'evoluzione significativa nel corso degli anni, passando dall'utilizzo del blue back al green screen e beneficiando delle moderne tecnologie di tracking di movimento. Queste innovazioni hanno reso possibile la creazione di effetti speciali sempre più spettacolari e realistici nel cinema.Dal colore, i segnali RGB trapelano ma non rendono più complicata la realizzazione dell'effetto chroma-key. Oggi si predilige il green screen come supporto e tecnologia per realizzare un effetto di chroma-key; le ragioni per cui si utilizza prevalentemente questo colore sono molte, alcune legate all'avvento delle tecniche video, notoriamente più sensibili al colore verde, altre alla possibilità di illuminare uniformemente il verde e ottenere lo stesso i diaframmi e un'illuminazione adeguata al soggetto che deve essere collocato all'interno dello spazio scenico.
Nonostante la prevalenza del green screen, se le riprese in chroma-key vengono realizzate in esterni si predilige ancora il blueback, più adatto a un'illuminazione naturale anche perché, agli albori di queste tecnologie, il blu/azzurro veniva usato come sfondo per sostituire un cielo uniforme e neutro o un'ambientazione esterna che non richiedesse elementi scenografici sovrapposti.
Questo tipo di lavorazione consente una riduzione dei tempi di elaborazione dell'immagine, la sovrapposizione con un matte dipinto in fase di ripresa e l'ottenimento di un'immagine conclusa, un master definitivo, con un minor dispendio di lavoro: il verde, quindi, è adottato ormai in via generale, in tutte le lavorazioni indoor, in teatro di posa.
Gli attori sono completamente immersi nel verde: dato che è possibile ottenere un ottimo risultato in chroma-key, anche in presenza di movimenti di macchina complicati a 360° intorno al soggetto, gli attori sono chiamati a lavorare completamente immersi nel verde, con pochissimi punti di riferimento che consentano ai supervisori degli effetti speciali e al regista di unire gli elementi digitali delle riprese e ottenere l'immagine definitiva.
Nel caso di grandi produzioni cinematografiche si lavora appunto in un teatro immerso nel verde, colore particolare che deve essere adatto per questo tipo di riprese.
Al fine di consentire un perfetto scontorno, una perfetta eliminazione in trasparente di tutto ciò che si è deciso di non inserire nel girato finale. Tuttavia, il chroma-key, anche se ottenuto con questo colore così efficace, ormai divenuto uno standard in tutte le lavorazioni analoghe, necessita di determinati accorgimenti relativi all'illuminazione: più questa è accurata in fase produttiva più tutta la lavorazione di scontorno successiva e quindi di sovrapposizione dell'immagine non costituirà un problema di pulizia e di rotoscoping da realizzare successivamente.
Il rotoscoping è una tecnica di animazione utilizzata per creare un cartone animato in cui le figure umane risultino realistiche. Il disegnatore ricalca le scene a partire da una pellicola filmata in precedenza. In origine, le immagini filmate in precedenza venivano proiettate su un pannello di vetro traslucido, dove fungevano da supporto per
L'attività di disegno. Questo tipo di lavorazione ora è assolutamente computerizzata.
La digitalizzazione per una buona resa delle riprese
La digitalizzazione è il punto di contatto, il luogo nel quale si interviene sullo scontorno del verde rispetto al soggetto: per evitare problemi di resa dello scontorno bisogna fare attenzione a ogni dettaglio, per esempio agli indumenti indossati dall'attore in quanto possono riflettere la luce dell'ambiente circostante rischiando di far tracimare nello spazio scenografico il colore verde che potrà a sua volta creare un problema di chroma-key.
Le difficoltà non sono solo di ordine tecnico ma anche di interpretazione attoriale dato che, nel momento in cui un attore deve realizzare la sua performance all'interno di un ambiente e di una scenografia asettici, egli deve trovare altri punti di contatto, altri stimoli, per rendere calzante la recitazione; qualsiasi scena ambientata in un determinato
spazio attoriale comunicaqualcosa all'attore ma in questo caso non c'è alcuna comunicazione perché il verde è uniforme e non trasmette alcuna informazione.
L'attore del green screen ha difficoltà nell'individuare i punti di attenzione perché non può ricorrere ai trucchi utilizzati nel cinema classico (come, per esempio, guardare l'assistente alla regia in mancanza del partner). Per ovviare a queste carenze non indifferenti, che possono pregiudicare seriamente la performance attoriale, vengono utilizzati altri punti di riferimento che consentono anche di registrare i movimenti di macchina e di sovrapporre i segnali digitali realizzati dal vivo in un'unica immagine.
Se il chroma-key non viene realizzato con adeguati strumenti e con un adeguato budget e risulta carente di efficaci strumentazioni, possono verificarsi complicazioni sgradevoli sia di tipo tecnico sia di tipo estetico.
L'importanza
dell'illuminazioneDeterminante per la buona resa delle riprese fatte con queste tecniche è l'illuminazione che deve tenere conto di alcuniconsigli sempre validi:bisogna sempre considerare che esiste una luce primaria, detta di chiave, che illumina il soggetto dal punto di vista▪ prevalente → questa luce viene definita key light;la key light produce un'ombra dalla parte opposta dal punto di provenienza della luce che deve essere corretta perché▪ l'ombra troppo sostenuta riduce il profilo del soggetto e può creare un'ombreggiatura non adatta rispettoall'ambientazione che bisognerà sovrapporre in background al soggetto primario;tale illuminazione può costituire un problema di scontorno nella parte troppo scura e omogena quindi, per ovviare a▪ questo problema, bisogna posizionare una seconda luce, sempre di proscenio, laterale e leggermente spostata verso laparte posteriore, che si chiama fill light (luce diriempimento) che compensa in parte l'ombra prodotta dalla luce primaria.29Tenendo conto di questi accorgimenti, otterremo una luce ragionevolmente omogenea compatibile con la tecnologia del soggetto principale.
Per quanto riguarda il verde, bisogna garantire un'illuminazione assolutamente uniforme, senza chiazze di colore che si distacchino rispetto al pantone 345 con cui è stato realizzato il green screen: per rendere la campitura finale facilmente scontornabile serve un colore che non presenti aloni e pieghe tali da rendere più complicata la cancellazione in chiave del colore e un'illuminazione, una back light, che illumini a pioggia, in maniera omogenea tutto il verde.
Tutti questi accorgimenti, dal punto di vista tecnico, sono facilmente raggiungibili quando ci si trova su set statici, ma quando ci si trova in una situazione di movimentazione generale, sia dell'attore in performance sia delle telecamere che lo riprendono, il discorso cambia.
In questo caso,
L'illuminazione può costituire un problema soprattutto quando il budget non è adeguato.
La sovrapposizione delle immagini
Nel momento in cui si sovrappongono le immagini, si ha la necessità di omogeneizzare le due sorgenti video e renderle un tutt'uno in un'unica immagine.