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UNITÀ DIDATTICA 3 - MERCATI, PREZZI E ALLOCAZIONE DELLE RISORSE
1 Lezione - La concorrenza perfetta
a
1. La concorrenza perfetta
In un paese vengono offerti tantissimi beni e servizi diversi, ognuno dei quali è scambiato in
un mercato ove si riuniscono acquirenti e venditori, i quali, rispettivamente, cercano il costo
più basso e vogliono vendere al maggiore prezzo possibile.
Dunque, i differenti prodotti non sono commerciati nello stesso modo, pertanto è necessario
soffermarsi sulla struttura di mercato; i quattro tipi fondamentali sono la concorrenza perfetta,
il monopolio, la concorrenza monopolistica e l’oligopolio.
Innanzitutto, la concorrenza si caratterizza per essere impersonale, in quanto non compete a
un individuo specifico; in particolare, quella perfetta presenta delle caratteristiche precise,
cioè richiede un numero elevato di soggetti che acquistano o vendono solo una piccolissima
frazione della quantità totale del mercato, non potendo, quindi, influenzare in maniera
significativa il prezzo del prodotto; i venditori offrono beni standardizzati, per cui i
consumatori non percepiscono differenze significative tra essi; infine, è possibile entrare e
uscire dal mercato facilmente, vista l’assenza di barriere significative, tali da scoraggiare i
nuovi entranti, i quali possono svolgere la propria attività alle stesse condizioni delle imprese
già esistenti.
Tuttavia, molti mercati presentano notevoli barriere all’entrata aventi natura legale, quale le
leggi sulla zonizzazione che pongono dei limiti rigidi al numero di imprese che possono
operare in una determinata area, anche se alcune possono sorgere senza alcun intervento
statale, semplicemente perché i venditori già presenti nel mercato hanno un vantaggio
notevole che i nuovi entranti non possono riprodurre.
Al contempo, la concorrenza perfetta richiede una facile uscita, cioè un’impresa che subisce
una perdita nel lungo periodo deve essere in grado di vendere il suo impianto e le sue
attrezzature e lasciare l’industria senza incontrare ostacoli.
Tali condizioni che un mercato deve soddisfare per essere perfettamente concorrenziale sono
molto restrittive, infatti, quello appena delineato è un modello, cioè una rappresentazione
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astratta della realtà, che non è in grado di cogliere tutti i dettagli del mondo reale.
Alcuni mercati agricoli soddisfano le severe condizioni della concorrenza perfetta in maniera
rigorosa, così come molti mercati finanziari e alcuni di beni e servizi di consumo, per cui il
suddetto modello può applicarsi solo a un numero ristretto di casi, ma nonostante ciò gli
economisti vi ricorrono, poiché esso consente di utilizzare delle tecniche semplici per fare
valide previsioni sulla risposta di un mercato alle variazioni dei gusti dei consumatori, della
tecnologia e delle politiche economiche.
2. L’impresa perfettamente concorrenziale
Il mercato è un insieme di singoli soggetti economici, quindi, in quello perfettamente
concorrenziale le imprese e i consumatori si influenzano reciprocamente con una serie di
meccanismi di feedback.
Come tutte le imprese, anche quella perfettamente concorrenziale è soggetta a un vincolo di
costo, il quale dipende dalla tecnologia di produzione dell’impresa e dai prezzi dei suoi input,
e a un vincolo di domanda.
Come già detto, nella concorrenza perfetta il prodotto è standardizzato, di conseguenza, gli
acquirenti non distinguono quello di un’impresa piuttosto che quello di un’altra, le quali sono
solamente piccoli produttori in relazione all’intero mercato di un determinato bene, a
prescindere dalla quantità offerta, che non può incidere su quella di mercato né sul prezzo.
Ciò posto, un’impresa può espandere la sua produzione senza dovere abbassare il prezzo, in
quanto non ha potere a riguardo e deve accettare quello di mercato come dato, per cui nella
concorrenza perfetta essa è un price taker; conseguentemente, l’unica decisione dell’impresa
riguarda la quantità di prodotto da realizzare e vendere, rendendo possibile determinare il
costo di produzione dell’impresa e, quindi, il suo ricavo totale.
Visto che il prezzo è sempre lo stesso, per ogni unità aggiuntiva prodotta il ricavo totale
aumenta, per cui il ricavo marginale rimane costante, il quale, in corrispondenza di ogni
quantità, è pari al prezzo di mercato.
Ovviamente, un’impresa realizza il profitto quando il prezzo è maggiore rispetto al costo
totale medio da sostenere per la produzione di ogni unità, nel caso contrario, invece, l’impresa
subisce una perdita. 46
3. I mercati concorrenziali nel breve e lungo periodo
Il breve periodo è un orizzonte temporale troppo ristretto per consentire ad un’impresa di
variare tutti i suoi input, infatti, la quantità di almeno uno deve rimanere costante, dunque è
un periodo insufficiente affinché una nuova azienda possa acquistare input fissi per entrare nel
mercato o possa ridurli a zero e uscire dallo stesso, conseguentemente, il numero delle
imprese non cambia.
Invece, nel lungo periodo le imprese sono in grado di variare tutti i loro input, acquistandoli
per entrare nel mercato e conseguire un profitto economico, o vendendoli per uscirvi e porre
fine alla perdita subita.
Il profitto economico si realizza quando il ricavo totale supera i costi produttivi sostenuti,
compresi quelli impliciti, quindi, i proprietari di un’impresa guadagnano più di quanto non
potrebbero dedicando il loro tempo e denaro ad altre attività.
Se il profitto economico positivo è temporaneo crea una soddisfazione solo momentanea ai
proprietari, senza avere un grosso impatto sull’industria concorrenziale, invece, se esso riflette
delle condizioni fondamentali del mercato e si prevede possa perdurare per molto tempo, si
verificano dei cambiamenti, in quanto i soggetti estranei vorranno entrare nel mercato,
potendolo fare, vista la mancanza di barriere all’entrata.
Parimenti, se le imprese non guadagnano abbastanza per coprire tutti i loro costi, devono
abbandonare l’industria, vendendo l’impianto e le attrezzature, in modo da ridurre la perdita a
zero.
L’entrata avviene con la formazione di un’impresa completamente nuova oppure quando una
già esistente aggiunge un nuovo prodotto alla sua linea produttiva; analogamente, un’azienda
può uscire completamente dal mercato, vendendo il suo patrimonio, per liberarsi
definitivamente dai relativi costi, o abbandonando una determinata linea di beni, ma
continuando a produrre altre cose.
L’entrata e l’uscita, a prescindere dalle modalità con cui avvengono, costituiscono delle forze
potenti dei mercati concorrenziali del mondo reale, determinandone l’evoluzione nel lungo
periodo, la quantità di prodotto che sarà disponibile ai consumatori e i prezzi che essi
dovranno pagare.
Dunque, in un mercato concorrenziale, il profitto economico positivo attrae nuove imprese
finché non diventa nullo, così come la perdita economica provoca l’uscita delle stesse sino a
quando esso non si riduce a zero.
Occorre specificare che il profitto economico nullo non coincide con quello contabile, in
quanto, anche se il primo è pari a zero, il secondo può essere sufficiente a coprire i costi
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impliciti del proprietario, incluso il compenso per l’eventuale reddito da investimenti
sacrificato, spingendo l’impresa a continuare la propria attività.
Per cui, un profitto economico nullo non è un risultato spiacevole, infatti, gli economisti, per
indicare esso o quello contabile, pari o superiore ai costi impliciti, parlano di profitto normale,
il quale viene, dunque, realizzato nel lungo periodo da un’impresa concorrenziale.
Quando cambiano le condizioni, come un incremento della domanda nel breve periodo che
porta ad un aumento del prezzo di mercato e ad una crescita della quantità offerta, si realizza
un profitto economico; tuttavia, considerando il lungo periodo, è sicuro che si verifica
l’entrata di nuove imprese, le quali determinano una maggiore offerta e una riduzione del
prezzo finché il profitto economico realizzato è nullo.
Un maggior numero di imprese comporta un aumento della quantità prodotta e, di
conseguenza, un incremento della domanda di input da parte dell’industria, quali materie
prime, lavoro, capitale e terra, per cui ci si aspetta che i prezzi di questi crescano.
Ovviamente, se gli input diventano più cari, ogni impresa deve sostenere dei costi maggiori
per realizzare qualsiasi livello di produzione.
Così, in un’industria a costi crescenti, l’entrata di nuove imprese provoca un aumento dei
prezzi degli input e anche di quello di mercato, al quale esse realizzano un profitto economico
nullo.
Però, un’industria potrebbe utilizzare una percentuale talmente piccola degli input
complessivi che, anche con l’entrata di nuove imprese, non si verificherebbe alcun effetto
percettibile sui loro prezzi; in questo caso si parla di un’industria a costi costanti.
Infine, un’altra possibilità è quella dell’industria a costi decrescenti, in cui l’entrata di nuove
imprese provoca una riduzione dei prezzi degli input e di quello di mercato, consentendo di
realizzare un profitto economico nullo.
Pertanto, in un’economia di mercato, le variazioni di prezzo agiscono come dei segnali che
portano le imprese a modificare la produzione per andare incontro alla domanda dei
consumatori, cosicché gli aumenti della domanda e dei prezzi segnalano ai suddetti agenti
economici di entrare nel mercato, espandendo la produzione dell’industria, invece, nel caso
opposto, la diminuzione della domanda e dei prezzi indica alle stesse di uscire dal mercato,
riducendo la produzione dell’industria.
Dunque, in un’economia di mercato, nessun singolo individuo né un organismo governativo
controllano tale processo, infatti, le imprese esistenti e ogni nuova concorrente rispondono ai
segnali di mercato e contribuiscono a spostarlo nel suo complesso.
D’altronde, come diceva Adam Smith, i singoli soggetti economici agiscono come guidati da
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una mano invisibile nell’interesse complessivo della società, sebbene cerchino semplicemente
di soddisfare i propri desideri. 49
MODULO - ECONOMIA POLITICA
UNITÀ DIDATTICA 3 - MERCATI, PREZZI E ALLOCAZIONE DELLE RISORSE
2 Lezione - Il monopolio
a
Come già detto nella lezione precedente, il modello della concorrenza perfetta può essere
utilizzato per rispondere a domande importanti sui mercati e le relative deviazioni, anche
quando non si soddisfano rigorosamente le condizioni richieste