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LA SITUAZIONE SOCIALE E POLITICA
La situazione critica dal punto di vista economico e finanziario si sposa sempre con una situazione critica a
livello sociale.
Il contesto politico:
• Affermazione di due partiti politici di massa:
- Partito socialista italiano (PSI)
- Partito popolare italiano (PPI): 1919 fondato da don Luigi Sturzo
• Fasci italiani di combattimento: 1919 fondato da Benito Mussolini
• Tra il 1919 e il 1922 ci fu un continuo alternarsi di governi con maggioranze precarie (le decisioni da
prendere sono difficili).
I problemi della popolazione alla fine della guerra:
• Mancanza di lavoro e inflazione BIENNIO ROSSO:
La reazione della popolazione a questo disagio sfocia nel
• I lavoratori agricoli occupano le terre
- Leghe bianche (ispirazione cattolica)
- Leghe rosse (ispirazione socialista)
• I lavoratori dell’industria scioperano e occupano le fabbriche
- Confederazione generale del lavoro (socialista)
- Confederazione italiana dei lavoratori (cattolica)
• La piccola borghesia cittadina assalta i negozi e i magazzini che si trova compressa tra l’alta finanza
delle banche che distrugge il risparmio e il mondo dei lavoratori che ottiene l’aumento salariale.
Di fronte a questa nuova situazione come risponde il governo? Risponde con un atteggiamento incerto e
neutrale di fronte al malcontento degli industriali e alla paura di una rivoluzione da parte della borghesia.
Il fascismo si afferma perché è capace di porsi come risolutore dei problemi:
- Tutela degli interessi agrari
- Tutela degli interessi industriali
- Tutela degli interessi della borghesia
ECONOMIA E POLITICA DURANTE IL FASCISMO
Il periodo del fascismo si può dividere in due:
- Dal 1922 al 1925 il fascismo è ancora un fascismo parlamentare è c’è dialogo con gli altri
partiti e dal punto di vista economico si caratterizza ancora da un carattere liberista
- Dal 1925 il partito si trasforma in un vero e proprio regime e dal punto di vista economico si
caratterizzerà per un sempre maggiore intervento dello Stato sull’economia.
L’orientamento politico economico di Mussolini:
• Nel 1921 Mussolini fa il suo primo discorso alla Camera: affermando di voler abolire lo Stato
collettivista per ritornare ad uno Stato manchesteriano (si fa riferimento alla scuola di economia di
Manchester, la prima scuola liberista).
• Nel settembre del 1922 Mussolini fa un discorso a Udine dove dice che lo Stato deve spogliarsi di tutti
i suoi attributi economici (amministrazione pubblica che va sfoltita perché pesa troppo sui conti
dello Stato = basta Stato ferroviere, basta Stato postino, basta Stato assicuratore).
• Le direttive della politica governativa di Mussolini sono quelle di rendere lo Stato una macchina
efficiente che possa mettere in condizione i privati di aumentare la produzione e la produttività e
creare lavoro
• Programma di restaurazione economica di stampo liberistico: Alberto de Stefani ministro delle
finanze e del tesoro. Alberto De Stefani
Obbiettivi della politica economico di (ministro del tesoro d’accordo con le idee di
Mussolini): 29
• Risanare il bilancio azzerando il disavanzo (lo farà tagliando spese ministeriali)
• Seguire una politica economica produttivistica dando spazio all’iniziativa privata e incrementando
le esportazioni verso l’estero (cambi, dazi, lavoro)
• Incremento del saggio di accumulazione del capitale, ovvero creare le condizioni per mettere a
disposizione dei privati la maggiore quota di risparmio. Si capisce che il risparmio è un bene
collettivo (congresso nazionale del risparmio a Milano).
I risultati della politica economica di Alberto de Stefani:
• Risanamento del bilancio partire dal 1924 si raggiunge il pareggio attraverso ad una
→a
determinata politica fiscale:
- Alleggerimento per i ceti agiati (imprenditori e proprietari)
- Appesantimento per i ceti popolari
- Riduzione del rapporto tra imposte dirette e indirette
• Drastica riduzione della spesa pubblica:
- 65000 licenziamenti nella pubblica amministrazione (solo i precari)
Una parte del risparmio viene dirottata dalla spesa pubblica a favore della politica produttivistica
• Aumento di risorse disponibili per gli investimenti che comporta tra il 1922 e il 1925 una crescita
annua del PIL del 5,3%. Questa crescita è dovuta ad un aumento delle esportazioni di prodotti finiti
(lira italiana soggetta a svalutazione che aiuta le imprese italiane ad esportare all’estero) ed un
aumento delle importazioni cerealicole e di materie prime. Questo però porta ad uno squilibrio della
bilancia dei pagamenti.
Il rapporto dollaro/sterlina/lira (svalutazione della lira) inizia a scendere e questo problema è stato
causato dalla crescita dell’inflazione.
Nel 1922 il rapporto tra l’attivo bancario e il PIL è del 26% e questo voleva dire che l’economia
italiana era finanziata dalle banche per il 26%; nel 1925 il rapporto è pari al 37%.
Tra il 1922 e il 1925 le banche continuava a prestare in quantità maggiore rispetto alla loro effettiva
possibilità (stampano carta moneta a tutto spiano), quindi continuando a comportarsi senza regole.
E come ben sappiamo una crescita economica influenzata dal credito bancario è una crescita destinata
a crollare.
Il problema della svalutazione della lira non è solo una questione finanziaria, ma anche una questione
1924, denuncia di
politica, infatti dipende da ciò che è accaduto in Italia nel ovvero la questione della
Matteotti durante le elezioni fatte con la famosa Legge Acerbo (chi otteneva la maggioranza relativa
otteneva i 2/3 dei seggi).
Inoltre tra le vicende esterne al Paese bisogna ricordare:
La riforma monetaria tedesca
o La decisione inglese di riportare la sterlina alla parità d’anteguerra
o La stabilizzazione di varie monete europee e anche in Italia con la conferenza del 1922 a Genova
o viene reintrodotto il Gold Exchange Standard.
L’azione di De Stefani nel 1925 di fronte al problema dell’inflazione:
I suoi obbiettivi:
• Frenare la speculazione borsistica
• Limitare il credito
I provvedimenti che prende:
• Regole rigide sulle operazioni di borsa (es. introduce la nomina governativa degli agenti di borsa e
inoltre erano obbligati a pagare una cauzione per tutelare eventuali sbagli fatti nel proprio lavoro).
• Aumento del tasso ufficiale di sconto
Effetti:
• Freno dell’attività borsistica con una conseguente caduta dei valori azionari
• Gli investimenti quindi vengono dirottati verso beni rifugio come terreni e immobili
• Aumenta la difficoltà di accesso al credito
Con questa politica De Stefani mise in difficoltà il ceto degli industriali e tutti coloro che avevano investito in
azioni, mette in difficoltà le banche.
RIFLESSIONE SULLA POLITICA ECONOMICA DI DE STEFANI
Fu liberismo neo manchesteriano?
Per quanto riguarda la politica doganale coerente
→
o - Riduzione dei dazi sulla merce dal 10,3% all’8,4%
30
Per quanto riguarda la politica dei salvataggi incoerente
→
o
La politica economica di De Stefani segue coerente il liberismo per quanto riguarda ad esempio la politica
doganale che favorì una migliore comunicazione mercantili; incoerente fu invece la politica dei
salvataggio (ad esempio il salvataggio del Banco di Roma).
Giuseppe Volpi di Misurata,
Nel luglio 1925 De Stefani venne sostituito con esponente del capitalismo
industriale, nonché presidente della SADE (energia elettrica). Con Volpi la politica economica diventa più
interventista e protezionista.
I suoi obiettivi:
• Bloccare l’inflazione, un elemento che stava continuando ad indebolire la lira e a scoraggiare il
risparmio; inoltre l’investimento in obbligazioni e in titoli pubblici era sempre più disincentivato.
• Stabilizzare il cambio della lira
•
I provvedimenti che prende con il ruolo di ministro delle finanze:
• Aumento dei dazi sul grano (perché se si continua ad importare grano, si continua a non essere
→
autosufficienti e fu proprio da qui che partì la BATTAGLIA DEL GRANO, una serie di incentivi che
favorivano la coltivazione delle colture di base).
• Sistemazione dei debiti di guerra Volpi va negli USA con Alberto Pirelli (gomme) per fare un
→
accordo sui debiti di guerra. L’accordo viene raggiunto e i debiti vengono dilazionati in 62 a tassi di
interesse bassissimi, in questo modo il debito diventa quasi ininfluente sul bilancio dell’Italia e le
consente di poter stipulare accordi favorevoli con i Paesi esteri, ad esempio una famosa banca
inglese (la Morgan) apre un credito per finanziare le industrie italiane, e inoltre anche diverse
banche americane fanno lo stesso per risollevare il mercato italiano.
Dopo la visita di Volpi agli Stati Uniti, questi ultimi si rendono conto di aver bisogno del mercato
europeo e per questo decidono di aiutare l’Europa a risollevarlo in modo che poi gli europei
potessero comprare i prodotti americani.
Nel 1926 Volpi fa un accordo anche con la Gran Bretagna per dilazionare i debiti di guerra. In.
questo modo
I risultati dei suoi provvedimenti sono:
• Riduzione del debito estero italiano
• Riduzione del rapporto debito/PIL (in questo modo vengono liberate risorse per gli investimenti nel
Paese. LEGGI FASCISTISSIME
Nel frattempo Mussolini nel 1925 emana le che modificano il contesto istituzionale,
permettendo a Mussolini di prendere scelte che riducono molte libertà come quella di stampa, di sciopero,
sindacale.
Uno degli obiettivi di Mussolini è riportare la lira in parità con la sterlina e il dollaro (per lui diventò una vera e
propria ossessione).
LA BATTAGLIA DELLA LIRA E QUOTA 90
La manovra che si avvia ha come obiettivo quello di stabilizzare la lira alla fine di agganciarla all’oro e
quindi di reintrodurre la convertibilità della lira e quindi portarla ad una posizione di parità con la sterlina e il
dollaro.
Il 18 agosto 1926 Mussolini tenne un discorso a Pesaro nel quale dichiarò che l’obiettivo del fascismo era
quota 90”
quello di portare la lira “a (90 era il cambio lira – sterlina al momento della marcia su Roma, 90
era la quotazione della lira sul mercato). quota 90 significa arrivare ad un punto in cui si dichiara che la
→
lira italiana si cambio con l’oro a questa parità.
Durante l’estate 1926 ci furono delle speculazioni al ribasso della lira:
Cambio con il dollaro: 31,6
o Cambio con la sterlina: 153
o
I provvedimenti bancari e monetari del 1926:
• 6 maggio: unificazione dell’emissione che comportò lo spostamento di tutte le riserve auree verso la
Banca d