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SU QUALCOSA – SONO CONVINTO DI QUALCOSA

Che si voglia indagare sull’origine, certezza, estensione della conoscenza e sui diversi gradi della convinzione/credenza, dell’opinione, dell’assenso, in ogni caso per Locke si tratta di ragionare soltanto sulla facoltà del conoscere, non sull’ipotetica sostanza che conosce. Cioè Locke sposta completamente il discorso che fin lì la filosofia aveva fatto, che era sempre legata in un modo o nell'altro all'indagine del ‘che cos'è la mente?’, al tema ‘che cosa fa la mente?’. Locke è chiarissimo: “non mi voglio immischiare nella considerazione fisica dello spirito, io non voglio neanche pormi il problema di che cosa sia la mente, esaminare in che cosa consista la sua essenza, in che modo i moti dello spirito, le alterazioni del corpo spieghino le sensazioni con gli organi che poi diventano idee nell’intelletto e tutte queste cose se

dipendano meno dalla materia. Io non voglio occuparmi dell'ambito ontologico, della questione ontologica di che cos'è la mente. Io voglio soltanto occuparmi della conoscenza come facoltà, come funziona, il che cosa fa la mente, non il che cos'è la mente e infatti per lo scopo che mi sono prefisso cioè l'indagine della conoscenza umana questo è più che sufficiente. Basterà considerare le facoltà di discernimento dell'uomo, dell'essere umano e di come queste facoltà sono adoperate nei riguardi degli oggetti con cui queste facoltà hanno a che fare." Cioè si tratta proprio di un cambiamento di prospettiva radicale, non più il 'che cos'è la mente?', ma il 'che cosa fa la mente?'... Se con questa indagine sulla natura dell'intelletto, potrò scoprire quali siano i suoi poteri, fin dove si estendono, a quali cose

siano in qualche grado proporzionati, e quando essi ci vengono meno, suppongo che si potrà utilmente convincere lo spirito affaccendato dell'uomo ad essere più cauto nell'immischiarsi di cose che superano la sua comprensione, a fermarsi quando ha raggiunto il proprio limite, e ad adagiarsi in una quieta ignoranza di quelle cose che, dopo averle esaminare, si constata sono al di là della sfera delle nostre capacità."

(Introduzione al "Saggio sull'intelletto umano")

E quale sarà l'auspicabile risultato di questa indagine? "Se con questa indagine, dice Locke, io potrò scoprire quali sono i poteri dell'intelletto, cioè quali sono i poteri di questa facoltà di conoscere, fin dove si estendono e a quali cose siano in qualche grado proporzionati e quando essi ci vengono meno. Cioè se io riesco a stabilire qual è l'ambito in cui si può applicare l'intelletto,

Che è nella possibilità dell'intelletto di conoscere, ecco se io riesco a stabilire tutto questo potrò convincere facilmente lo spirito affaccendato dell'uomo ad essere più cauto nell'immischiarsi di cose che superano la sua comprensione, cioè riuscirò a tracciare un limite e convincere l'intelletto umano a non oltrepassarlo, fermarsi quando ha raggiunto il proprio limite e adagiarsi in una quiete ignoranza di quelle cose che dopo averle esaminate si constata sono al di là della sfera delle nostre capacità. Se dopo averci pensato con un ragionamento, dopo aver ben ponderato riusciamo a stabilire che cos'è che possiamo conoscere, che cos'è che non possiamo conoscere, possiamo una volta per tutte smetterla di affaccendarci, di affaticarti vanamente per conoscere qualcosa che non potremmo mai conoscere, perché al di là del limite del nostro intelletto.

Attenzione!

stabilire un limite vuol dire definire la manchevolezza del nostro intelletto. L'intelletto non può capire tutto, non può sapere tutto, c'è un limite. Ma vuole anche dire che entro questo limite l'intelletto può conoscere tutto. Cioè stabilire il limite comporta da una parte il riconoscimento della limitatezza ovviamente dell'intelletto, ma dall'altra anche l'affermazione del suo potere perché al di qua del limite, cioè nella sua giurisdizione, nel territorio che gli compete, l'intelletto può davvero tutto. Noi possiamo fidarci dell'intelletto quando opera al di qua di questo. Quindi per Locke la questione è definire il potere dell'intelletto non per dimostrare che l'intelletto non è capace di far tutto, non è capace di conoscere tutto, per sottolineare le manchevolezze dell'intelletto al contrario proprio per sottolineare il suo potere. Il suo poteresarà tanto maggiore quanto più serenamente l'intelletto saprà accettare il suo limite, è inutile come dice Locke affaticarsi, affaccendarsi immischiandosi in cose che superano la nostra comprensione. È inutile continuare a litigare se la mente sia corpo, spirito o qualunque altra cosa, perché questo ambito di questioni è al di là della nostra possibilità di comprensione. Ragioniamo invece su che cosa fa, ragioniamo sulle sue competenze e stabiliamo questo confronto, perché questo ci garantisce il potere del nostro intelletto. "sostanza":"Se qualcuno vorrà esaminare la propria nozione di sostanza pura in generale, troverà che non ne ha nessun'altra idea se non la supposizione di non si sa quale sostegno di quelle qualità che sono capaci di produrre idee semplici in noi; qualità che comunemente si chiamano accidenti. Se a qualcuno si chiedesse qual è il cuiineriscono il colore o il peso, non avrebbe da dire se non che si tratta delle parti solide estese; ese gli si chiedesse a che cosa ineriscono quella solidità e quell’estensione non si troverebbe in unaposizione molto migliore dell’indiano (…), il quale diceva che il mondo era sostenuto da un grandeelefante; chiestogli su che sono poggiava l’elefante, rispose, su una grande tartaruga: maquando gli si chiese che cosa sostenesse questa tartaruga dalla schiena cos’ ampia, rispose:qualcosa che non sapeva cosa fosse. (…)” (“Saggio sull’intelletto umano”)

Per Locke, noi conosciamo attraverso i sensi, ricavando dai sensi delle idee che sono i contenuti della nostra menteche Locke chiama idee semplici. Le idee semplici noi le combiniamo in idee complesse e le mettiamo in connessionetra di loro.

Esempio: io mi trovo ora di fronte ad un tavolo, questo tavolo noi lo percepiamo come un insieme di singole idee,

per esempio un'idea, nel senso di una sensazione, di solidità o una certa idea di colore, delle idee relative all'estensione e alla forma. Tutte queste diverse idee mescolandosi tra loro, combinandosi tra loro formano un'idea complessa a cui noi diamo il nome di tavolo.

Le idee complesse sono idee che sorgono dalla combinazione delle idee semplici, per semplicità di organizzazione delle nostre esperienze.

Esempio: io chiamo tavolo quell'insieme di impressioni, di idee semplici che mi si presentano con una certa costanza. Tutte le volte in cui mi trovo di fronte un oggetto caratterizzato da un insieme di impressioni che sono idee semplici, che sono sempre più o meno le stesse, io costruisco l'idea del tavolo mettendo insieme delle idee che hanno una certa frequenza nella mia esperienza. Alcune caratteristiche sono essenziali per identificare un tavolo, mentre altre no. Infatti, ad esempio, il fatto che in questo istante il tavolo è

illuminato in un certo modo perché so che quella è unapercezione, un'impressione che cambia nel tempo molto rapidamente, non è una caratteristica essenziale. Mentre, per esempio, l'impressione di solidità, l'idea semplice della solidità, è una qualità che resta abbastanza costante e quindi io posso attribuirla alla mia idea complessa di tavolo. Quando io parlo però di sostanza è chiaro che intendo un'idea complessa. Quando io penso al mio tavolo, per esempio, la sostanza del tavolo sarà quell'insieme di idee semplici, che devono potersi appoggiare su qualcosa e questo qualcosa sarà la sostanza, il corpo del tavolo. Ma se io rifletto su che cosa significhi sostanza in generale "sostanza pura" allora effettivamente l'idea è un'idea molto vaga, io non ho nessuna idea precisa di che cosa sia la sostanza. La sostanza è semplicemente il sostegno, il supporto.

delle qualità che sono all'origine delle idee semplici che noi abbiamo dai nostri sensi. Queste idee semplici, queste qualità nell'oggetto li chiamiamo accidenti, per esempio l'idea della solidità è un accidente, il colore del tavolo. Un accidente è una qualità che sta appoggiata su qualcos'altro che io chiamo sostanza. Tuttavia, se mi chiedessero davvero che cos'è questa sostanza a cui attribuisco il colore o il peso, non saprei dire niente in merito. Direi semplicemente che è qualcosa di solido ed esteso. Ma allora la solidità e l'estensione (anche quelle sono delle qualità, non sono ancora la sostanza) su che cosa poggiano? Qual è il fondamento? Qual è la sostanza pura che sta alla base di qualunque qualità accidentale? Ebbene a quel punto dice Locke, non sarei in una posizione migliore di quell'indiano che diceva che il mondo era sostenuto da un grande elefante

il grande elefante era appoggiato su una tartaruga e quando gli si chiede "ma allora la tartaruga su che cosa poggia?", non lo sa e dice che non sapeva che cosa fosse questo ultimo fondamento. Noi siamo nella stessa condizione, cioè la sostanza alla fine è soltanto ciò che sta sotto e ciò che è substante, per questo lo chiamiamo sostanza. La sostanza è l'idea di un sostegno delle qualità che scopriamo esistenti. Sub-stantia: "L'idea quindi alla quale diamo il nome generale di sostanza, non è altro che il sostegno supposto ma sconosciuto di quelle qualità che scopriamo esistenti, che non possiamo immaginare sussistano 'sine re substante', senza che qualcosa per sostenerle; e chiamiamo perciò quel sostegno 'substantia', il che, secondo il vero valore della parola, in inglese comune si dice star sotto o sostenere." ("Saggio sull'intelletto umano") NoiDiciamo che la sostanza è quel supporto su cui in un certo senso poggiano, su cui stanno, le diverse qualità lastabilità, l'estensione, la forma, il peso, ma anche il colore, ma anche il materiale (ad esempio, un tavolo può essere di legno può essere di ferro). La sostanza è il sostegno delle qualità ed è un sostegno supposto, che io non posso vedere, ma che posso solo immaginare.
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Publisher
A.A. 2021-2022
178 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gagar29 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Steila Daniela.