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STORIA DEL CINEMA A, Villa

Cos'è il cinema? Quale è la sua storia?

Nel 1895 i fratelli Lumière proiettano per la prima volta una veduta dell'arrivo del

treno nella stazione proiettano poi in un caffè di Parigi, non esisteva l'idea di sala

cinematografica, così come ora la sala cinematografica ha perso la sua centralità

perché oggi tutti i luoghi possono esserlo. 40 anni dopo il regista Orson Welles da

vita al cinema classico hollywoodiano con 'Quarto Potere', diversa concezione del

cinema. Nella Parigi del 1800 il cinema è un'attrazione per le folle, qualcosa di nuovo

e sconvolgente. Nella Hollywood degli anni 40 invece il cinema è un'industria. Ogni

contesto ha la propria storia. Alcuni autori hanno tentato di dare una definizione di

cinema, i cosiddetti teorici del cinema che a distanza di anni si interrogano sulla

natura del cinema (con naturale soggettività delle loro definizioni). Alcuni di questi

sono Walter Benjamin, Balasz, Sergej Ejzenstejn... Alcuni hanno teorizzato che il

cinema sia un linguaggio sulla base dei film di Hitchcock.

Prima proiezione pubblica, 27 dicembre 1895 ad opera dei fratelli Lumière che

mostrano in un caffè il loro cinematografo. Data di origine del cinema. Anche se i

Lumière pensavano che “Non avrà una vita lunga questa macchina”. Cosa

parzialmente vera, in realtà il cinema nasce nella stazione pre-cinematografica in cui

si sta iniziando a pensare come trasformare una fotografia in qualcosa di dinamico.

Passaggio dallo statico al dinamico che è un obiettivo condiviso di molte persone tra

Europa e USA a cavallo tra i due secoli. Passaggio che vede coinvolti molti artigiani

e scienziati che lo trovano uno strumento importante per scoprire cose che l'occhio

nudo non può cogliere. Perciò gran parte del pre-cinema è legato alla scienza più

che alla creatività e all'arte, fase in cui si valutano le potenzialità di questo mezzo

come esplorazione dello sguardo umano perché riproduce la realtà in movimento,

come se la realtà vivesse nuovamente. Un precursore dei fratelli Lumière fu Muiric

che fu attratto dalla possibilità di verificare che nel galoppo di un cavallo tutte e 4 le

zampe sono sollevate da terra, cosa che a occhio nudo non possiamo vedere e che

dimostrerà mettendo in fila una serie di macchine fotografiche e mettendo in

sequenza le fotografie ha dimostrato che in effetti il cavallo alzava le zampe. Muiric

cercava il movimento. Dunque fa scorrere le fotografie in sequenza seguendo una

temporalità e creando quindi il movimento, 21 fotogrammi al secondo generano

movimento e non sembrano foto ma realtà. Quindi il movimento che vediamo al

cinema non è il movimento della realtà ma il movimento costruito artificialmente. Il

movimento reale del cavallo viene scomposto in fotografie e poi ricomposto in

maniera artificiale grazie a una macchina. Il primo periodo del cinema si occupa

quindi di perfezionare le macchine. Quindi il cinema delle origini è una macchina.

Nel 1895 fu la prima volta in cui una folla vide un'immagine sullo schermo pagando il

biglietto. E pare che quella sera gli spettatori si spaventarono vedendo un treno

entrare nel bar e andare contro di loro, sorta di shock percettivo. Gli spettatori sono

abituati alla staticità e non al movimento e in più sono abituati a immagini piccole e

non enormi. Elemento perturbante. Stessa cosa avviene 15 anni dopo si scopre il

primo piano (inquadratura in cui viene ripreso un volto), cosa incredibile all'epoca

perché significa che lo spettatore vede solo un volto ma a dimensioni enormi. Un

altro elemento di crisi è il fatto di essere in un bar, io vedo il treno in un bar non in

una stazione. I Lumière vogliono fare business e assumono degli operatori che

riprendano micro-vedute in giro per il mondo (brevi perché una bobina è breve e

dura solo un minuto). Quindi, pur rimanendo in Francia, posso vedere cose che

accadono in Egitto, a Roma... frammenti di mondo a portata di tutti, nel bar posso

vedere tutto il mondo. I Lumière commercializzano l'esperienza non la macchina,

trovata commerciale. Obiettivo: archiviare tutto il visibile pur rimanendo a Lione. Si

parla di veduta perché:

1. pone l'accento sul fatto che qualcuno sta guardando, colui che proiettava piazzava

la macchina che era inamovibile (non era mobile come oggi) sceglie un punto

privilegiato

2. Chi veniva filmato era consapevole di esserlo, quindi non è la realtà ma una

messa in scena, c'è teatralità proprio perché la macchina è fissa. Non c'è intento

documentarista.

3. I Lumière cercano di mostrare anche la profondità, il treno arriva in diagonale, lo

stesso fanno gli operai uscendo dalla fabbrica. Questa tridimensionalità ci da l'idea di

essere nella realtà. Inoltre si decide di mettere in scena tante persone, l'inquadratura

si riempie di corpi nei 50 secondi di durata della bobina. Si prova la sensazione della

folla, questo è in linea con il periodo storico, momento di industrializzazione in cui

nascono le grandi città. Esperienza della folla importante per la modernità. Stessa

cosa vale per il treno che all'epoca era un'esperienza. Sul treno noi siamo fermi e si

muove la realtà, si muove sulla base di uno scorrimento proprio come il cinema.

C'è già il desiderio di entrare nell'immagine (cosa che oggi facciamo con i visori che

ci fanno sentire immersi nell'immagine).

Quindi che cosa è il cinema?

In un primo momento il cinema si identifica con la macchina. Riflessione di WALTER

BENJAMIN, filosofo tedesco degli anni 30 che si dedica alla fotografia e al cinema

nell'avvento della modernità. Propone una riflessione retrospettiva. Non è possibile

studiare un'espressione artistica senza connetterla con il modo in cui si organizza la

percezione umana, dunque non possiamo prescindere dalla storia e dalla

percezione dell'opera. Da una definizione di Medium = tutto ciò che organizza la

percezione dell'umano in un dato contesto, ovvero l'insieme di condizioni storiche,

sociali che determinano la percezione della collettività. Quindi il medium genera la

nostra sensibilità del mondo a partire dalle nuove apparecchiature “apparatus” (il

cinematografo) attraverso cui esperiamo il mondo. Cioè il fulcro dell'attenzione non è

l'opera d'arte in sé ma la percezione che ha il soggetto dell'opera d'arte.

ES: il medium è il modo in cui internet influisce sulla nostra vita, per esempio noi

possiamo “dimenticare” certe cose perché internet ce lo ricorda, cosa impossibile per

generazioni precedenti vissute senza internet. Benjamin ci allerta però sulla

pericolosità del medium, la mia esperienza soggettiva rischia di scomparire se il

medium mi impone che cosa percepire dato che il medium è la mediazione tra me e

il mondo.

Come evitare il collasso dell'individualità?

Il cinema introduce il concetto di vicinanza, punta alla dialettica tra vicino e lontano,

tra tattile e ottico. Il cinema porta vicino ciò che è lontano e mi fa vedere le cose in

maniera diversa. Per esempio: “The Kiss” cortometraggio di fine 800 in cui si filma

un bacio molto casto tra due attori di teatro che lo compivano durante il finale di un

musical, cortometraggio che venne sanzionato come scandaloso perché il bacio,

decontestualizzato, possibile da vedere più di una volta e visto così da vicino, era

considerato osceno, non c'è più la “distanza di sicurezza” tra lo spettatore il bacio,

distanza che il musical prevedeva mentre il cortometraggio no perché l'oggetto è il

bacio stesso, non l'esito felice del musical. Inoltre se è ripetibile posso vederlo più di

una volta, sempre a disposizione. Per l'epoca era scandaloso, lo spettatore diventa

lo “spione” del bacio tra due sconosciuti. Il cinema genera una distanziamento del

pensiero che al contempo ci fa vedere la realtà e qualcosa di fittizio, è tutto e niente.

La fotografia è ciò che è stato, il cinema è ciò che è stato vivo perché quel bacio è

definitivamente scomparso, non è più reale, è il fantasma del bacio. Il cinema ci

avvicina alla realtà a patto di perderla, a patto di rinunciare alla realtà. Io posso

esperire così empaticamente il mondo tramite il cinema ma devo essere

consapevole che esiste un profondo distanziamento con quel mondo, quella realtà

non è più realtà. La modernità ha introdotto una prevalenza dell'occhio sul tatto, fare

esperienza del mondo attraverso lo sguardo prima che con il tocco, le città della

modernità incrementano questo aspetto, pensiamo alle vetrine, alla pubblicità, alle

esposizioni universali. Periodo in cui lo sguardo è sollecitato, bombardato. Si passa

da un periodo “tattile” a una modernità “visiva”. L'aura è una sorta di atmosfera che

trattiene le opere d'arte, avvolge l'oggetto e lo rende unico; dunque questi apparatur

snaturano l'aurea. La perdita dell'aura ha generato uno shock. Siamo sottoposti al

trauma della modernità. All'epoca di Benjamin siamo inoltre in una fase post bellica

che aveva generato un grande shock. Training= condizione di continuo

bombardamento visivo a cui si è soggetti nella modernità; sempre sottoposto a

sollecitazioni e verifiche, l'uomo nella modernità è diventato allenato e far fronte ai

continui test percettivi, Benjamin dice che questa innervazione può essere un

aspetto positivo perché può insegnare all'individuo di governare la realtà, facendone

un uso corretto senza però sottostare alla tecnologia. Il cinema schiude possibilità

alternative di visione del mondo, non è un limite ma una risorsa per la conoscenza.

(Su queste teorie influiscono gli studi sull'inconscio di Freud, ripresi con l'idea che

esista anche un inconscio ottico, il cinema viene paragonato ai sogni). Il cinema crea

un autoimmunità verso la nevrosi della modernità, lo provo e dunque so come non

farmi schiacciare dalla modernità. Il cinema è dunque un apparatur che è come un

gioco, il cinema esercita l'uomo

DRACULA di Bram Stoker, sequenza Dracula incontra Mina.

Coppola decide di fare questo film per omaggiare il centenario del cinema con una

serie di riferimenti all'epoca moderna di cui il cinema è simbolo e alle origini del

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher auroraval di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Villa Federica.