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Difficoltà per i ceti di riferimento a resistere alla forza di attrazione del PCI
Il PSLI/PSDI, il più piccolo tra i tre grandi partiti di massa, aveva difficoltà a resistere alla forza di attrazione del PCI, un partito monolitico con una struttura più solida e un punto di riferimento più forte. Come disse Mario Pannunzio nel 1948, "Il socialismo era uno stato d'animo, il comunismo invece un partito, una chiesa, un esercito". Nonostante la forza della tradizione, il PSI non riuscì a garantirsi una autonomia e una capacità di manovra sufficienti.
Nel contesto del "frontismo", i socialisti si trovavano in una posizione di debolezza rispetto ai comunisti. Lo stesso accadeva nelle organizzazioni di massa, che erano sostanzialmente controllate dal PCI. Il PSI era schiacciato dal PCI e condivideva il richiamo comune al mito sovietico e al leninismo come dottrina del partito, anche se all'interno del PSI questi elementi erano indeboliti e messi in discussione, mentre nel PCI erano ancora saldi.
Il PSI e il PCI condividevano anche un modello centralizzato di organizzazione.
organizzazione partitica (ma anche in questo caso, indebolito e messo in discussione dalla frammentazione interna Militanti ed elettori finivano per preferire il partito più saldo edel PSI). Organizzato, il PCI forniva ai suoi aderenti una identità più chiara, un senso di appartenenza più strutturato, un obiettivo politico più netto, un riferimento internazionale più preciso. I fatti d'Ungheria rappresentarono una battuta d'arresto nel provocarono la rottura sul processo espansivo del PCI (perse il 10% dei militanti) e patto d'unità d'azione con il PSI recuperare un percorso. I socialisti potranno così autonomista che condurrà ad aprire un dialogo con la DC. Questo segnò l'inizio della marcia di avvicinamento del PSI verso l'area della legittimità e verso il governo del paese: astensione del PSI- 1960: al governo Fanfani III; appoggio esterno- 1962: al governo Fanfani IV; centro
sinistra organico,- 1963: il i socialisti sono nel governo Moro I con 5 ministri e Pietro Nenni vicepresidente del consiglio;
Il socialismo è comunque un partito di sinistra di ispirazione marxista e che per questo attira diffidenza dagli ambienti legittimati a governare, che si aprono con lentezza a sinistra, ma anche dagli ambienti ecclesiastici ed episcopali, che non appoggeranno l'apertura a sinistra.
I Partiti Laici
Non possiedono una connotazione di massa. Nel loro complesso hanno l'ambizione di presentarsi come una "terza forza" democratica, con radici nella tradizione risorgimentale. L'aggettivo laici va inteso non solo nei confronti della religione tradizionale (sennò anche socialisti e comunisti sarebbero laici) ma anche in riferimento alla "religione civile", socialisti e comunisti per esempio erano organizzati in una vera e propria chiesa di religione e comunione civile, che indicano un orizzonte (terreno) da raggiungere.
Partito d'azione Derivava dall'esperienza clandestina di "giustizia e Libertà" (ne è la strutturazione politica) e dalle teorie del socialismo liberale di Rosselli. Si costituisce nella primavera del 1942, riprendendo il nome del partito fondato negli anni '50 dell'800 da Mazzini, richiamandosi al radicalismo mazziniano. Non ha un legame ideologico e organizzativo con il prefascismo essendosi formato e forgiato nella lotta giovani ed intellettuali antifascista. Ad aderirvi sono soprattutto . Il loro contributo Risulta alla resistenza (brigate giustizia e libertà) fu secondo solo a quello comunista. culturalmente e politicamente multiforme, data la sua natura di "confine" tra liberalismo repubblicano e ideali socialisti. Il PdA vorrebbe essere il partito motore di una unione delle forze antifasciste mirante a mettere in atto una rivoluzione politica e morale per l'Italia postfascista. C'era un netto rifiuto di unaPossibile "continuità" (istituzionale, politica e amministrativa) dello stato rispetto al prefascismo. Lo stato liberale, infatti, è considerato pienamente corresponsabile dell'ascesa e del consolidamento del fascismo (fascismo come autobiografia della nazione di gobettiana memoria). Chiede una radicale epurazione degli elementi fascisti dalle amministrazioni pubbliche. Propone una struttura dello stato sul modello del CLN a tutti i livelli (fabbrica, quartiere, città, provincia... fino a livello statale) quali strumenti diretti e assembleari di collegamento tra istanze popolari e potere centrale. I CLN dovrebbero essere il cuore del nuovo stato, secondo un modello di democrazia partecipata "dal basso", in altre parole il PdA vorrebbe un proseguimento dell'esperienza del CLN sulla base della democrazia diretta (come una sorta di compenetrazione tra democrazia rappresentativa e assembleare, diretta (permanente dualità tra Governo
centrale eI CLN nella visione azionistaassemblee locali) – Programma aggiornato di GL).dovrebbero diventare lo strumento di partecipazione diretta dei cittadini alla vitapolitica, attraverso i partiti di riferimento . In realtà questo modello non era condivisodalle altre forze del CLN:
Non era condivisa dalla DC- , che puntava alla continuità dello stato (stessaintelaiatura istituzionale e amministrativa e sovente stessi uomini) econseguentemente una epurazione “leggera”;
Non era condivisa dal PCI- , che voleva “recuperare” i fascisti in buona fede eresponsabile, non estremista,che voleva presentarsi agli italiani come forzainoltre, i comunisti preferivano mantenere l’intelaiatura centralistica dello stato,per favorire il recepimento delle riforme sociali proposte dal partito;
Lo stesso governo guidato da Ferruccio Parri (giugno-dicembre 1945), ovvero uno deifondatori del PdA, non poté fare quasi nulla in relazione agli obiettivi
del partito . La sua fine condurrà alla nomina di Alcide De Gasperi, che aprirà una stagione di esecutivi guidati ininterrottamente da esponenti della DC fino al 1981. Il PdA presenta una forte dialettica tra l'ala più "liberale" e quella più "laborista/socialista" . Pesante rapida sconfitta alle elezioni per la costituente (1,45%) a cui segue una disgregazione. La maggioranza dei militanti azionisti confluirà nel PSI, mentre alcuni aderiranno al PSDI e la componente liberal-repubblicana (Parri e La Malfa) entrerà nel PRI. Il Partito repubblicano è un partito dalla lunga storia che recupera la tradizione repubblicana mazziniana, che aveva conservato una sua identità negli anni del fascismo e dell'esilio. Ha un radicamento territoriale disomogeneo e concentrato in alcune zone del paese (in Romagna in particolare, l'unica area in cui il PRI presentava connotati di partito di massa). Paradossalmente ilRaggiungimento della repubblica, il principale degli obiettivi del PRI, apre un problema d'identità e di indirizzo progettuale programmatico. La leadership di La Malfa, confluito dal PdA, aiuta a trovare una soluzione attraverso relazioni internazionali e atlantiche. Al PRI, nella coalizione centrista, fu affidata la gestione di una specializzazione. Con il partito si propone come il paladino del buon governo, promotore di un programma di efficienza dell'amministrazione e finanziaria dello stato. Inoltre, si propose come ponte verso le aperture a sinistra (una sorta di garante date le sue tendenze a sinistra) Non potendo contare su una connotazione di massa, si propone come partito d'opinione (non potendo contare su un grande numero di iscritti come i partiti di massa si propone di influenzare l'opinione pubblica) che si rivolge ai ceti medi borghesi. Al centro dell'efficienza dello Stato.la moralità nella vita pubblica, il suo programma prevede una maggiore possibilità di (caute) aperture a sinistra e di riforme sociali. Il Partito Liberale Italiano, il nuovo partito non riuscirà ad uscire dalla tradizionale logica elitaria. Il suo orientamento prevalente era quello della conservazione sociale ed economica. Ha uno stretto rapporto con il mondo imprenditoriale e Confindustria. Per queste difficoltà a rapportarsi alla società di massa, ebbe una gestione lunga della segreteria di Giovanni Malagodi (1954-1972). Al PLI, nei governi centristi, venne affidata la gestione della politica economica della ricostruzione (Luigi Einaudi, Epicarmo Corbino...). Il PLI, in quanto alleato a destra, si oppose fermamente all'ostilità all'idea di un avvicinamento del PSI negli anni '50 e '60. Il punto focale era la programmazione economica e una politica di nazionalizzazioni, in linea con le posizioni confindustriali. Per cuiva alle opposizioni dei governi di centro-sinistra. Sicreerà una frattura con le altre forze politiche già sue alleate nelle coalizioni centriste che verrà ricomposta con molte difficoltà solo nel corso degli anni '70. Nel 1955 l'ala sinistra del partito, in contestazione alla linea politica "schiacciata" su Confindustria, si stacca e fonda il partito radicale (che non è il vecchio partito radicale, ma che si richiama alla tradizione del vecchio partito). Il Partito Radicale si richiama al partito radicale di inizio '900. Inizialmente è più un movimento d'opinione che non un partito. Composto soprattutto da intellettuali e alcuni dell'UGI (Unione Goliardica Italiana, negli anni '50 la sigla più forte dell'associazionismo studentesco). Tra questi studenti Marco Pannella diventa il leader dei radicali nel corso degli anni Sessanta. Con la leadership di Pannella, il PRDiventa un'esperienza originale nel panorama politico italiano (è stato definito un partito-Tensione libertaria e antagonista rivolta tanto verso i governi amovimento). Guida DC quanto verso l'opposizione comunista. Il PR fu fa portavoce delle esigenze di liberazione da modelli culturali e sociali sempre più avvertiti come arcaici nell'Italia ormai secolarizzata. Negli anni '70, dopo essere stati molto vocali porta nell'agenda politica nazionale battaglie che non nella battaglia per il divorzio, si erano mai viste come liberalizzazione politica, l'omosessualità, l'antimilitarismo, con l'obiezione di coscienza, l'ambientalismo, l'antinuclearismo, l'antiproibizionismo... modalità di azione inedite per la scena italiana, come la non-violenza, la disobbedienza. Era un partito