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MONTAGGIO SEMANTICO
Il montaggio semantico è una forma di montaggio che ha trovato il suo momento di massima
identità negli anni Venti del cinema rivoluzionario sovietico, Eisenstein
Per lui il compito del cinema non era quella di rappresentare la realtà, ma quella di
interpretarla correttamente
Lo strumento atto a questa interpretazione è il montaggio, che produce il senso
Associare fra loro due immagini può infatti determinare la costruzione di un significato che
non è proprio a nessuna delle due immagini prese in sé e per sé, ma è prodotto al loro
accostamento
"Ottobre", Eisenstein, 1928
Nel film il regista vuole screditare la figura di Kerenskij, considerato una figura reazionaria
ancora legata allo zarismo, al potere militare e alla burocrazia
Egli è qualcuno che è ancora parte del sistema precedente
Il montaggio associa i suoi eleganti guanti e stivali di pelle alle immagini del simbolo dello
stesso zarismo e della burocrazia e a quelle dei funzionari di palazzo e gli ufficiali
dell'esercito
Eisenstein fa uso di un pavone meccanico per deridere il pavoneggiarsi del personaggio che
sta per essere nominato primo ministro nel finale del film
L'idea è che se uno si pavoneggia nel diventare primo ministro non può essere un vero
rivoluzionario!
Il montaggio stesso stabilisce quale sia il giudizio politico che secondo il regista si debba
attribuire al personaggio
Un altro esempio di montaggio semantico/connotativo è quello, già visto in precedenza, de
“Il padrino”, con l’accostamento delle immagini del battesimo e quelle del barbiere: le due
immagini introducono il concetto di “fare bella la mafia”, dandole una patente di credibilità,
pratica alla quale la stessa Chiesa si sottomette
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MONTAGGIO FORMALE
Il montaggio formale, gioca sulla dimensione grafica delle inquadrature, lavorando
sull'analogia o il contrasto di forme, superfici, linee e punti
Anche il montaggio formale ha la propria origine negli anni Venti, cinema dei pittori e dei
poeti
Si trattava di un cinema che amava giocare sugli accostamenti di forma, prassi oggi molto
diffusa nell'audiovisivo a carattere pubblicitario o musicale
"Un chien andalou", Luis Bunuel, 1929
Si tratta di un grande classico del cinema surrealista
Il film si apre con l'accostamento di una nube che passa davanti alla Luna e l'occhio di una
donna che viene tagliato con un rasoio
In questo caso il cinema surrealista doveva portare avanti un nuovo modo di vedere
l'immagine: esso presenta anche una funzione semantica, per questo vediamo l’occhio reciso
"Full Metal Jacket", Kubrick, 1987
Osserviamo una scena di conversazione tra due soldati che sono inquadrati con due
inquadrature differenti e sono posizionati agli spazi opposti della stanza
Le due immagini giocano su evidenti accostamenti: notiamo un avampiano con degli oggetti,
un uomo seduto con le spalle al muro, sul terzo piano vediamo un altro uomo seduto sul letto
e sul fondo vi sono altri due individui (tutti soldati)
La maniera in cui queste immagini sono strutturate ricerca un ordine visivo che è
presupposto alla successiva manifestazione del caos
Anche in "Psycho", nella già analizzata scena della doccia, troviamo esempi di montaggio
formale, come nell’accostamento tra l’occhio di Marion e il foro della vasca e il movimento a
spirale (intradiegetico con l'acqua e il foro, extradiegetico con l'occhio e la macchina da
presa che ruota)
[ Nei film di Hitchcock si può evidenziare questa idea del vortice: dei personaggi ordinari,
per via delle loro azioni, si trovano ad essere risucchiati in un vortice da cui non riescono a
sottrarsi ]
MONTAGGIO DISCONTINUO
Anche detto montaggio sgrammaticato, si afferma negli anni Sessanta delle Nouvelle
Vague
Il cinema in quel periodo si mantiene in ambito narrativo, ma cerca nuove forme
d'espressione e cambiamenti radicali
Questo cinema rende lo spettatore consapevole di essere spettatore
Il montaggio non vuole essere invisibile, rende a chi dichiararsi come tale
Tipico del montaggio discontinuo è il jump cut
Si tratta di ogni effetto di montaggio che su un piano spazio temporale trasgredisce i codici
della continuità classica realizzando così una rappresentazione incerta, disordinata, instabile e
caotica
Nello spazio è jump cut ogni stacco che unisce due inquadrature troppo simili l'una all'altra,
senza una sufficiente variazione di distanza e angolazione
[ come già visto, lo troviamo anche nella scena della doccia in “Psycho” ]
Sul piano del tempo si parla di jump cut quando due inquadrature di fila di uno stesso
personaggio divise tra loro da una breve ellissi lo colgono in due posizioni diverse, dove il
montaggio classico avrebbe inserito un piano di transizione per dargli modo di spostarsi
"Fino all'ultimo respiro", Godard
Una scena di conversazione in auto inquadra solo la nuca e il profilo dell’attrice Jean Seberg
Il suono procede in assoluta continuità mentre le immagini si succedono a sbalzi, con
stacchi e piccole ellissi
"Il bandito delle 11", Godard
Due amanti hanno appena compiuto un omicidio e fuggono da un attico alla strada in auto,
attraverso Parigi e poi fuori dalla città con una serie di jump cut che non rispettano la
cronologia degli eventi, ma con una serie di continui salti in avanti e ritorni indietro
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PIANO SEQUENZA E PROFONDITÀ DI CAMPO
Il montaggio narrativo classico e quello connotativo eisensteiniano hanno un rapporto
coercitivo nei confronti dello spettatore: unos stabilisce cos'è importanti ai fini della
narrazione, l'altro ai fini del senso
Lo spettatore è come preso per mano, vede quello che il regista vuole fargli vedere
André Bazin, critico e teorico francese, attivo soprattutto negli anni Quaranta e Cinquanta,
afferma che la vocazione ontologica del cinema è il rispetto della realtà in tutta la sua
ambiguità, determinata dal nostro modo di percepire una realtà che si dà senza che un
montaggio venga a stabilire a ciò che è importante e ciò che lo è meno
Bazin attribuisce particolare importanza alla profondità di campo e il piano sequenza
La profondità di campo / di fuoco è un'inquadratura che si sviluppa in profondità su più
piani tutti a fuoco
Il piano sequenza è un'inquadratura che da sola risolve un intero episodio narrativo, come
una scena di conversazione
Il "long take" è un piano di lunga durata che esibisce la volontà di non ricorrere al
montaggio, ma non risolve un intero episodio narrativo
Facendo a meno del montaggio, la profondità del campo e il piano sequenza possono stabilire
con lo spettatore un rapporto meno coercitivo
Essi sono in grado di dare vita a immagini più complesse e polisignificanti, è lo spettatore a
decidere cosa è più importante e cosa lo è meno
Di fronte a una sequenza tradizionalmente montata tutti gli spettatori vedono lo stesso film,
altrimenti “ogni spettatore vede un film diverso”
Piani sequenza e profondità di campo tendono a proporre una rappresentazione più fredda,
meno coinvolgente di ciò che è narrato, più distante, quindi l'analisi dello spettatore è più
fredda e non emotiva
Queste osservazioni valgono per determinati utilizzi del cinema, ad esempio non valgono nel
cinema postmoderno
"Quarto potere", Welles, 1941
Osserviamo la scena del tentato suicidio della moglie di Kane
Il marito si accorge della cosa e accorre nella stanza
[[[ Un regista americano avrebbe mostrato un totale della stanza con la donna stesa a letto, il
piano ravvicinato sul sonnifero, l’inquadratura della donna, una semitotale nell'altra stanza
dove c'è il marito, poi il marito che si sposta verso la stanza della donna seguito da un
movimento di macchina, in seguito un primo piano di lui che apre la porta, un dettaglio sulla
mano, poi la figura intera, sottolineando in ogni momento l'importante di ciò che accadeva ]]]
Welles rappresenta tutto ciò su un piano sequenza in tre piani di profondità, sonnifero,
volto della donna e uomo
Diversi elementi significanti sono disposti in profondità, polisignificanza
Lo spettatore è lasciato con la libertà di percorrere con il proprio sguardo questo spazio
Nella scena della visita del dottore, notiamo nuovamente un piano sequenza a tre livelli con
il volto di Susan, poi Kane seduto e il dottore e l'infermiera in piedi
Osserviamo anche la scena dell’affidamento del piccolo Kane
L’inchiostro scuro sulla carta bianca nella prima parte di questa sequenza viene ripreso alla
scena successiva dal piccolo Kane che gioca nella neve
Il long take viene avviato con l'arretramento della macchina da presa
Non si tratta di un piano sequenza
C’è un’evidente profondità di campo, data la disposizione dei personaggi: la madre e il
tutore, poi il padre e infine il piccolo Kane sullo sfondo
I genitori vogliono mandare Kane in città a studiare per divenire giornalista, il padre è
contrario all'idea, la madre e il tutore sono convinti
Il piccolo Kane, personaggio su cui ha a che vedere la situazione, è sullo sfondo, ma è
riquadrato ed è in movimento, corre avanti e indietro, per questo risulta evidenziato anche
se lontano
Questo è un long take dinamico, rispetto all'inizio c'è un movimento di macchina all'indietro
che si allontana dal piccolo Kane che gioca
Ci sono correzioni di quadro per mantenere in campo i personaggi, l'ultimo stacco è sulla
madre che chiama il bambino dalla finestra
Negli altri due esempi abbiamo dei punti di vista statici
[ Comune ai due esempi precedenti è l'angolazione dal basso, caratteristica del cinema di
Welles ]
"I racconti della luna pallida d'agosto", Mizoguchi, 1953
L’uccisione della protagonista è girata in piano sequenza senza fare ricorso al montaggio
La profondità di campo entra in gioco nella parte finale dove la donna, col bambino legato
alla schiena, si affaccia a terra colpita a morte mentre sullo sfondo ci sono i soldati che si
azzuffano fra loro per entrare in possesso del pugno di riso strappatole
Come scrive Luc Moullet , "Il piano è pieno di effetti, ma tocca allo spettatore andare a
cercarli, non so regista porgerceli su un vassoio mediante qualche sollecitazione