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L'acquisire un'identità
L'acquisire un'identità (un sé) non è affatto qualcosa di innato e naturale ma è qualcosa di costruito socialmente che deve essere appreso. Tant'è che i bambini, i pazzi o gli anziani sono in qualche modo impossibilitati, perché non sono in grado di aderire alle regole o non le hanno apprese.
Processi concreti di presentazione che occorre tenere affinché il sé si costituisca. Per Goffman esistono due tipi di regole:
- Regole sostanziali: sono autoevidenti e hanno uno scopo molto concreto, empirico.
- Regole cerimoniali: non hanno alcuno scopo pratico.
Qual è lo scopo di queste norme che non hanno fini concreti? Hanno un puro scopo rappresentativo, servono a costruire e rappresentare un'immagine del sé (fiori, anello). Costituiscono un insieme dai confini sfumati che è difficile riassumere in un elenco.
Queste regole cerimoniali funzionano per esprimere due contenuti e realtà.
differenti: deferenza e contegno.
1. Regole cerimoniali finalizzate ad esprimere deferenza
Il comportamento deferente è un comportamento che tende a sottolineare la considerazione di cui gode un individuo presso di noi. Tramite le regole di deferenza comunichiamo al soggetto il prestigio che lui ha nei nostri confronti. La deferenza è un'espressione simbolica dell'apprezzamento in cui teniamo nei confronti di un individuo, nei confronti della sua proprietà, della sua opera e delle sue cerchie sociali. Comportamento teso a segnare il prestigio che gode un soggetto presso di voi. Il soggetto stende un'aura attorno anche a ciò che gli appartiene (valigetta del rettore). Espressione simbolica: la deferenza ci deve essere ma non dev'essere mai presa alla lettera, significa che basta il gesto e il simbolo di deferenza. (Es. magari un pomeriggio di questi andiamo a prenderci un caffè e poi si presenta veramente). Basta l'espressione.
La simbolica della deferenza ma non deve quasi mai essere presa alla lettera. La deferenza costituisce un principio fondamentale, la deferenza non possiamo auto-attribuircela ma deve arrivare dall'altro. Non esiste soltanto la deferenza nei confronti di un superiore, ma esiste anche tra soggetti alla pari. (Es. ascensore o caffè offerto, scambio di deferenza alla pari). È da intendersi a livello universale oltre che ad essere un inchino verso i superiori.
La deferenza non è una questione semplicissima poiché la sua espressione può avvenire in due modi diametralmente opposti, per i quali è impossibile garantirne la compresenza.
- Deferenza di discrezione
La deferenza può essere espressa per Goffman tramite dei rituali di discrezione. Noi comunichiamo all'individuo che rispettiamo, la sua inviolabilità (oltre che della sua persona anche della sua proprietà e della sua opera). Per comunicare deferenza ci teniamo
A distanza dal soggetto in questione. Attorno a tutti i soggetti c'è un confine spaziale che non possiamo oltrepassare. Goffman questo confine spaziale lo chiama "sfera ideale". In realtà l'aggettivo "ideale" è un po' fuorviante perché questa sfera è molto fisica (es. distanza minima che si deve tenere da qualcun altro). Man mano che si sale lungo la scala gerarchica si osserva un'estensione della sfera ideale più grande. Per profanare in maniera brutale il sé di una persona si viola la sfera ideale. La discrezione consiste nel comunicare all'altro che siamo ben consapevoli dei confini che definiscono la sua sfera ideale e non vogliamo entrarci. Questo concetto ha molto a che fare con quei comportamenti difensivi o protettivi, evitiamo di notare, evitiamo di porre attenzione a.
[Goffman studia il fenomeno della discrezione in un reparto psichiatrico in cui erano ricoverate
pazienti femmine che erano convalescenti, in remissione. Assieme a queste pazienti c'erano due ragazzi remittenti alla leva, per punizione venivano usati come cavie per testare psicofarmaci. G. partecipa alla vita di questoreparto e vede che la deferenza di discrezione si concretizza in alcune attenzioni. Per esempio, era tabù parlare delle precedenti esperienze di ricovero psichiatrico tra le pazienti. Inoltre i due remittenti venivano individuati con il loro nome di battesimo. Quando invece erano sotto l'effetto dei farmaci non si chiedeva loro di tematizzare gli effetti che stavano vivendo].
- Deferenza di presentazione
Esiste un altro tipo di deferenza che è l'opposto della discrezione. La deferenza di presentazione consiste in complimenti (come stai bene oggi), apprezzamenti, in piccoli favori, inviti a pratiche sociali. Queste due forme di deferenza sono l'opposto dell'altra. Le forme di saluto per Goffman sono il classico esempio di
1. Deferenza di presentazione. Con le persone che vediamo tutti i giorni basta un cenno, quando non ci si vede per un po' di giorni il saluto è codificato per essere più lungo. La deferenza è una comunicazione simbolica dell'apprezzamento in cui noi teniamo l'altro.
2. Regole cerimoniali finalizzate ad esprimere contegno. Il contegno è definibile come capacità che il soggetto ha di autocontrollarsi. Chi ha un buon contegno è chi sembra essere o dà l'impressione di essere padrone di sé stesso. Goffman: "L'individuo il cui contegno è buono o corretto mostra una serie di qualità: modestia, sincerità, padronanza della parola e dei movimenti, i desideri, gli appetiti, la calma e l'equilibrio nelle situazioni difficili". L'individuo che ha un buon contegno è anche chi ha autocontrollo per quanto riguarda le emozioni, i desideri e gli appetiti. Goffman riassume
L'aspetto di contegno in questi termini: "L'individuo che ha un contegno corretto è colui che ha interrotto molte vie di percezione che gli altri potrebbero utilizzare per raggiungerlo". Avere contegno significa anche che non si dà la possibilità all'altro di capire come mi sento veramente. Dò l'impressione all'altro di essere calmo, di non essere stanco, di non essere divorato dalla paura e dall'appetito ma in realtà dentro sto in modo diverso. - Giulia Slaviero
Il contegno, che cos'è? È un linguaggio simbolico che ha a che fare con il nostro essere. Per Goffman, in tutte le interazioni, nel momento in cui entriamo in interazione, automaticamente a livello inconscio trasmettiamo due contenuti comunicativi: uno di deferenza e uno di contegno. Trasmettiamo due flussi comunicativi:
- Con la deferenza comunico all'altro qualcosa che riguarda lui.
- Con il contegno comunico qualcosa
all'altro che riguarda me.
Tutti noi quando entriamo in relazione abbiamo la facoltà di trasmettere questi due flussi comunicativi.
A che cosa servono questi due flussi comunicativi?
Il sé è questo costrutto ibrido, perché è un misto di contegno e deferenza che non può essere elaborato quando non si è in interazione. Soltanto quando siamo in interazione parliamo i linguaggi della deferenza e del contegno.
È evidente che il contegno che vi è richiesto quando si è in interazione con il proprio fidanzato o con i propri genitori è diverso dal contegno richiesto quando si è in interazione con il proprio datore di lavoro o con il capotreno. Però quando stiamo con gli amici o i fratelli a volte siamo obbligati all'intimità (lockdown) perché anche l'intimità non è così informale. Esistono delle regole di contegno e di deferenza che strutturano anche quel
Tipo di interazione. Goffman con questo ci vuole dire che, in realtà, tutte le situazioni sociali che noi viviamo sono regolate da plessi normativi che stanno alla base della presentazione del sé, ma siccome queste situazioni sociali sono diverse, in esse vivono delle modulazioni diverse di deferenza e contegno, ne consegue che il sé che noi elaboriamo all'interno di queste situazioni sociali è sempre diverso e non è detto che ce ne sia uno dominante.
Per Goffman questa pluralità è un indice di libertà. Siamo prigionieri quando ci viene imposto un solo sé.
Conclusione: Goffman ci segnala che l'individuo è inserito in quello che possiamo chiamare "sfera ideale". Esiste uno spazio delimitato all'interno del quale il soggetto è inserito.
La deferenza di discrezione consiste in una forma di comunicazione tesa a segnalare il fatto che non abbiamo nessuna intenzione di violare la sfera ideale.
in cui è inserito l'altro. 23Giulia Slaviero Lezione 6° - 19/10 √• Esistono dei ruoli sociali che sono abilitati socialmente a violare sistematicamente la nostra sfera ideale? Le autorità, lo psicologo, il medico hanno tutti mandati che limitano la nostra sfera ideale. Inoltre, il barbiere, l'estetista sono professionisti che hanno un mandato che permette loro di violare la nostra sfera ideale. Perché andiamo dal barbiere, dall'estetica, dal sarto? Perché ci aiutano a "mantenere un buon contegno". G. nota che, svolgendo analisi in un reparto psichiatrico dove erano ricoverati i pazienti molto malati, ogni 15 giorni i parenti di questi pazienti vengono a trovarli. Nei giorni precedenti alla visita dei parenti devono essere resi presentabili, lavati, rasati, vestiti. Accade che questi pazienti non hanno alcuna intenzione di fare tutto ciò, quindi che viene utilizzata la forza fisica verso queste persone. G. dice: se un
individuo non è in grado di mantenere un buon contegno e si rifiuta di collaborare con chi ha l'incarico di farglielo mantenere, va incontro a forme di violenza accentuate, ovvero ad azioni che violano la propria sfera ideale.
La società ci obbliga a mantenere un buon contegno. Si parla di "violenza istituzionalizzata".
Conclusione di G: Essere individui è un fatto sociale. Essere un individuo è una cosa innata? G. ci fa vedere che essere un individuo è un fatto sociale, normativo che è sanzionato penalmente. Se non riusciamo ad essere individui (con un certo contegno) veniamo esclusi (pazzi) e sottoposti a comportamenti che ledono la nostra libertà. Essere individui dev'essere appreso.
Pluralità di sé che si scontrano
Il "sé" per G. è una realtà multipla. L'individuo possiede differenti identità, molteplicità del sé. Ci sono pluralità di
sé ma li indossiamo uno alla volta, separatamente. Quando vengono a contatto due diversi sé, un individuo si trova in imbarazzo. Che per G. è il sentimento più sgradevole che si possa provare.