RELAZIONI UMANE
Sono 3 le chiavi di lettura critica che si danno del taylorismo
1. La prima è una critica che sottolinea come il taylorismo sia
stato un modo per sfruttare al massimo il lavoro, all’interno di
questa critica troviamo due sottocritiche; la prima è quella di
portare ad un'alienazione dei lavoratori, la seconda è di essere
un metodo per espropriare i contenuti intelligenti del lavoro.
Questa visione pessimistica è ancora oggi molto forte.
2. La seconda critica va a guardare a come far sì che il lavoro
recuperi significato, la rivalorizzazione del lavoro dovrebbe
avvenire a 3 livelli: intellettuale, morale e sociale.
3. La terza critica sostiene che il taylorismo è un fenomeno
contingente, è una forma superata storicamente dall’emergere
altre forme.
Si sviluppa parallelamente al taylorismo un campo di ricerca
psicologico che va a guardare al rapporto tra quello che è il
rendimento del lavoro con una serie di aspetti esterni al lavoro e
dell’ambiente di lavoro.
Cominciano una serie di studi svolti da psicologi e da fisiologi sulla
relazione fra queste due cose: ad esempio quanto incide
l’illuminazione sul rendimento dei lavoratori, quanto incide la
rumorosità del luogo di lavoro.
Gli psicologi iniziano a studiare lo sforzo psicofisico e il rapporto
che ha con le curve di rendimento. Criticano a Taylor il fatto che
l’uomo non funziona come una macchina, va guardato al complesso
dell’azione più che al singolo movimento.
Viene contestato il fatto di imporre dall’esterno dei ritmi stabiliti,
che non sono adatti, Taylor lo fa prescindendo dai limiti fisici e
psicologici.
Accusano Taylor di essersi soffermato sull’aspetto dello sforzo fisico
senza considerare la situazione psicologica, l’accusa non è
all’impianto teorico di taylor ma a dei limiti tecnici che presenta.
La questione della noia e della monotonia
C’è un rapporto tra la fatica che viene percepita e la monotonia di
quel lavoro, una stessa attività la si percepisce in maniera diversa a
seconda del significato che assume.
La motivazione incide su quanto si percepisce la fatica e sul
rendimento; si sviluppano tutti questi studi su un tema ignorato da
Taylor, ossia la monotonia.
Tre autori arrivano ad elaborare l’idea che la monotonia sia minima
in due situazioni opposte, da un lato quando il lavoro è talmente
meccanico che mentre lo si esegue si può pensare a tutt’altro,
l’altra situazione è l’assenza totale di monotonia. Tra queste due
situazioni non c’è un effetto negativo sul rendimento.
Per giungere a ciò si può arrivare alla rotazione dei lavoratori,
questo permette di ridurre in parte la monotonia.
Seconda opzione è il cottimo, il fatto che la retribuzione sia legata
al numero dei pezzi prodotti sia un qualcosa di motivante.
Terza è prevedere dei compiti che abbiano un minimo di senso,
compiti conclusi.
Un’altra indicazione è quella di lavorare in gruppo e con
adeguati riposi. SCUOLA DELLE RELAZIONI UMANE
Una seconda scuola fondamentale è “la scuola delle relazioni
umane”, il fattore umano c’è ed è presente e deve essere messo al
servizio.
Si sviluppa in seguito ad esperimenti totalmente in linea con Taylor
e che dovevano verificare la condizione tra condizione di lavoro, e
noia.
La componente motivazionale incide più di tutte sul rendimento
che ha una matrice psicosociale, è una spinta a voler dimostrare di
più e rispondere ad una sfida. (es: del rendimento aumentato del
30%).
Si evidenzia come più che i fattori fisiologici (a cui guardava Taylor),
contano i fattori psicosociali, gli aumenti del prodotto sono dovuti
all’effetto di ridurre la fatica fisica attraverso le pause, inserendole
avendo in mente il ragionamento di Taylor, ossia per una questione
fisiologica.
Questi psicologi in realtà scoprono che durante le pause si istaurano
relazioni sociali tra gli operai.
Anche il fatto che la conduzione del gruppo sia improntata su uno
stile non autoritario ma al contrario volto ad instaurare un buon
clima ha portato all’aumento del rendimento dei lavoratori.
Mayo riconosce un qualcosa che aveva già detto Taylor, notando
che non c’è più qualcuno che dice agli altri operai di far meno ma
tutto il gruppo è determinato a dare il massimo, perchè quel gruppo
percepisce di essere oggetto di attenzione e di essere sotto
esperimento quindi questo porta a dare di più.
I limiti metodologici del primo studio sono:
-non aver considerato il contesto storico; Mayo inizia le ricerche nel
1927, dopo due anni avverrà la crisi economica. Lui svolge le
ricerche sul rendimento operaio in un momento particolare e in cui
c’era un timore molto forte di perdere il lavoro.
-sottovalutazione della sostituzione di due operaie per scarso
rendimento: effetto punizione ed effetto imitativo
-adozione di differenti parametri di valutazione (produzione totale
settimanale o media oraria)
-in questa ricerca manca il gruppo di controllo.
Correggendo i risultati si vede che l’aumento del rendimento è
molto dovuto ai motivi disciplinari, alla paura generata dalla
depressione economica. Nonostante ciò resta l’importanza delle
pause. In compenso si ridimensiona il ruolo svolto dalla
gradevolezza dei rapporti umani, non è solo quello a favorire
l’impegno umano nella produzione.
Alla fine la scuola delle relazioni umane è un qualcosa che fa
funzionare meglio il taylorismo, compensano alcuni aspetti di esso
portando l’attenzione sulla dimensione umana, senza modificare
però quello che è il modello dell’organizzazione del lavoro di Taylor.
A fronte della crescente spersonalizzazione del processo produttivo
consegue una maggiore personalizzazione dei rapporti gerarchici.
La seconda ricerca aveva come obiettivo quello di migliorare i
rapporti non solo tra i lavoratori ma anche con la direzione, ha
come tema l’analisi dei motivi di lamentela e di soddisfazione dei
lavoratori.
Questa ricerca avviene tramite interviste, queste hanno causato un
effetto di sfogo da parte dei lavoratori che coglievano l’occasione
per esprimere le loro ansie e preoccupazioni
Mayo e i suoi decidono di estendere il campione dell’intervista a
tutti i lavoratori. Osservano in primo luogo una differenza di genere,
le donne si mostrano più sensibili ad aspetti riguardanti le
condizioni di lavoro e gli uomini più sensibili all’aspetto di sicurezza
economica riguardo il lavoro.
I risultati di questa seconda ricerca sono che i motivi di lamentela
vengono ricondotti a fattori di natura psicologica, a motivi legati alla
vita privata. Un osservazione che Mayo fa è che c’è la necessità di
inserire la figura dello psicologo nelle fabbriche.
L’idea è che la direzione aziendale deve investire su uno psicologo
in azienda poichè ciò si riflette poi sul rendimento del lavoratore.
La terza ricerca è sui fattori di solidarietà e di antagonismo
informale, cioè il fato che spontaneamente si creino in un gruppo di
lavoro delle dinamiche di solidarietà o di antagonismo che poi
impattano sulla produttività.
Osservando un gruppo di lavoratori si è visto che vi si crea:
-un autolimitazione informale della produzione da parte di gruppi di
operai
-creazione di norme informali (non lavorare ne troppo ne troppo
poco, non fare la spia)
-presenza di sottogruppi
L’elemento che si nota è che c’è una dimensione informale in
fabbrica che pesa molto e che quei comportamenti che Taylor
attribuiva alla natura umana dei singoli, in realtà diventano più
comprensibili in termini di norme di gruppo.
Il conflitto viene riconosciuto quindi come un elemento presente
nelle dinamiche di gruppo e che va gestito.
Queste 3 ricerche portano ad elaborare l’ideologia delle relazioni
umane:
-l’importanza del fattore umano, delle interazioni sociale, una
maggiore attenzione alle istanze psicologiche aumenta il
rendimento.
-l’uomo ha una dimensione sociale e questa ne condiziona il
comportamento, accanto alla dimensione sociale l’uomo può anche
identificarsi con una coscienza collettiva ma questo non viene
ancora riconosciuto.
-Mayo è molto pessimista sull’industrializzazione e sull’urbanesimo
perché ha fatto venir meno alcune istituzioni intermedie e ha
prodotto una situazione di anomia (mancanza di norme sociali),
questo è il prodotto della società industriale. A fronte di questo
pessimismo, Mayo è convinto che spetti alla fabbrica assolvere un
ruolo e una funzione reintegratrice, la fabbrica deve farsi carico
dell’anomia e di dare una risposta. La fabbrica dovrebbe essere
come una famiglia. Nella fabbrica vede la possibilità di ricostruire
una comunità che l’industrializzazione ha disgregato. una soluzione
che può adottare la fabbrica è quella di creare servizi integrativi e
ricreativi per i lavoratori (es. gite aziendali, giornalino aziendale-
spazio dove il dipendente può raccontarsi o sfogarsi, spazi fisici
sociali dove i lavoratori possono incontrarsi e organizzarsi).
-primato degli aspetti informali, pensare il lavoro come di gruppo e
non individuale, le gerarchie sappiano ascoltare e consigliare.
CASO FIAT
1899-1950 - LE ORIGINI
-1899 → costituzione della FIAT da parte di un gruppo di aristocratici
proprietari terrieri e della borghesia d’affari torinese.
-1902 → Agnelli assume la carica di amministratore delegato e
prende come riferimento la Ford Statunitense con l’idea di produrre
grandi volumi in serie.
-1915 → con lo scoppio della guerra la produzione in parte si
converte per la realizzazione di veicoli militari su commessa statale.
-1915 → comincia la realizzazione dello stabilimento “lingotto”.
-1925 → al lingotto entra in funzione la catena meccanizzata.
-1937 → iniziano i lavori per la costruzione di Mirafiori che verrà
inaugurato nel 1939
-La seconda guerra mondiale comporta nuovamente una riduzione
drastica della produzione di autovetture ad uso civile.
Le precondizioni per lo sviluppo di questa industria sono
state:
-La lungimiranza dell’amministrazione comunale che lo asseconda e
sostiene, accesso alle fonti energetiche, estensione della
comunicazione ferroviaria, assistenza sociale, edilizia popolare,
istruzione professionale (viene istituito il politecnico).
-Humus favorevole allo sviluppo della cultura positivista e del
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