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LA NASCITA DEL CAMBIAMENTO CULTURALE – LA MODERNIZZAZIONE
“Modernizzazione e urbanizzazione – assieme a guerra, pestilenza e rivoluzione economica – sono le
occasioni di creatività culturale di più grande impatto”
È importante non solo guardare ai concetti in maniera “astratta”, come nel caso delle industrie culturali, ma
individuarne anche i riflessi nella realtà e come queste sono nate; quindi, casi in cui nella società moderna
nascono e si sviluppano le industrie culturali. Specialmente nel mondo moderno e urbano, l’industria
culturale ha avuto ancora maggiore impatto nella creazione delle industrie culturali (e anche nella creazione
di significato).
Se si vuole comprendere l’industria culturale e creativa si devono considerare di più i contesti e i luoghi dove
si sviluppano.
Spillman parte dall’impatto dell’espandersi delle comunicazioni di massa e dell’industria capitalistica dei
media che si ha sulla costruzione di significato (non è sufficiente guardare solo ai simboli e quindi agli
oggetti culturali ed analizzare le interazioni tra esse e le persone, l’habitus) nella società moderna.
Spillman, citando Thompson, dà importanza, in questo processo, ad alcuni cambiamenti fondamentali
avvenuti nel corso della storia, tra di essi vi è la nascita di nuove tecniche di stampa dalla metà del XV
secolo, cioè la stampa a caratteri mobili, poi l’evolversi della stampa commerciale con nuove possibilità di
diffusione della cultura e, infine, nel Novecento lo sviluppo delle telecomunicazioni e poi successivamente
dell’avvento dell’era del digitale.
Le tecniche di comunicazione di massa sono state uno degli sviluppi più significativi nella costruzione di
significato e nella circolazione di essa. Vi sono alcune caratteristiche che sono comuni ai vari mutamenti
avvenuti nella costruzione di significato della comunicazione di massa: la diffusione di beni simbolici su
vasta scala, la separazione tra produzione e consumo, la pluralità dei contesti nei quali le forme
simboliche sono accessibili e la circolazione sempre più pubblica di forme simboliche.
Per fare un esempio si può parlare dell’invenzione della carta stampa che ha portato ad una produzione
sempre maggiore di libri, e quindi ne ha incrementato anche la diffusione, oppure la divulgazione dei
giornali di notizie che fanno si che le persone si tengano informate su ciò che accade nel loro paese, che
prende in considerazione anche il sentimento di nazionalità.
LA CULTURA GLOBALE
Il Villaggio Globale è un termine coniato da McLuhan, che egli utilizza come una metafora per definire la
società globale. La diffusione di significati attraverso i media, quindi i mezzi di comunicazione di massa, fa
si che lo studioso definisca la popolazione mondiale come se fosse un villaggio antico, nel quale tutti gli
individui sono interconnessi tra loro. Si torna, quindi, ad una società tipica del villaggio, cioè neo-tribale, ma
su scala globale.
Il determinismo tecnologico di McLuhan vede la tecnologia come causa o motore, e determina le tappe
della società umana in base agli sviluppi delle tecnologie della comunicazione.
Il geografo David Harvey, in relazione alla concezione di villaggio culturale, parla di compressione spazio-
temporale, cioè di come tutto con il passare del tempo sembra rimpicciolirsi, infatti, le distanze nel mondo
moderno, con la diffusione della comunicazione di massa, diminuiscono drasticamente, come accade nelle
rappresentazioni delle Shrinking Map of the World. In queste, ad esempio, viene mostrato graficamente, su
di una cartina, come la diffusione di mezzi di trasporto sempre più veloci abbia accorciato, nel corso dei
decenni, le distanze tra i luoghi e quindi di come accorci anche le distanze tra le persone, si realizza così un
vero e proprio villaggio globale.
In un mondo che si rimpicciolisce, è anche interessante notare come le persone che rimangono ferme si
allontanano sempre di più.
Quando nel villaggio globale le culture si avvicinano possono sia scontrarsi che incontrarsi. La
globalizzazione, quindi, può portare sia alla omogeneizzazione, definita “Tesi della convergenza”; quindi,
l’avvicinamento tra le culture e l’espansione di determinate di esse; sia alla eterogeneizzazione che porta ad
uno scontro tra le diverse civiltà, detta “Tesi della divergenza”, da qui possono anche nascere
fondamentalismi e nazionalismi. Queste due visioni sono entrambe sostenute da fronti di studiosi e non ce
n’è una che prevale sull’altra.
“LE INDUSTRIE CULTURALI” – DAVID HESMONDHALGH
Vi sono specifiche tendenze, trasformazioni, in atto nelle industrie culturali a partire dagli anni 80:
Le industrie culturali si sono avvicinate al centro della scena economica, sono diventate quindi
importanti al pari delle altre industrie, diventando anche di grandi dimensioni e diffondendosi a
livello globale.
Le proprietà e l’organizzazione industrie culturali sono cambiate molto, sono infatti diventate sempre
più importanti e riconosciute. Si assiste alla nascita di grandi agglomerati che non sono specializzati
in una singola produzione ma comprendono la produzione di differenti prodotti culturali. Tali
agglomerati sono sia in competizione ma creano anche delle reti di cooperazione tra loro.
Si ha un crescente numero di piccole e medie imprese, e delle relazioni tra queste e quelle più grandi.
Avviene una internazionalizzazione, in seguito allo sviluppo tecnologico e politico delle nazioni, che
sono sempre più in dialogo tra loro, l’internazionalizzazione si presenta come un effetto della
globalizzazione. C’è una supremazia da parte degli Stati Uniti.
L’avvento di Internet e del mondo digitale ebbe un grande impatto sulle industrie culturali, con una
semplificazione della produzione e dell’accesso ai prodotti da parte del pubblico.
È cambiato il rapporto con l’audience, cioè i consumatori, perché i nuovi mezzi di produzioni
consentono la diffusione di più prodotti di nicchia, che si rivolgono a fasce sociali differenti, con una
maggiore ricerca sulla richiesta del pubblico.
La trasformazione della politica culturale, cioè l’intervento pubblico nel settore culturale, che è
diventata da un lato più internazionale, nei rapporti con le corporation, e dall’altro più locale;
lasciando però indietro il livello nazionale.
È incrementa la pubblicità, che a sua volta ha alimentato la crescita dell’industria culturale.
I gusti e le abitudini culturali sono diventati più complessi nelle persone. A determinate classi non è
detto che sia corrispondente un determinato gusto. A questo si collega anche l’obsolescenza delle
mode che diventa sempre più rapida.
I testi sono profondamente modificati. Per testo si intende un concetto specifico secondo
Hesmondhalgh. Essi si sono diffusi e diversificati sempre maggiormente.
Il libro di Hesmondhalgh spiega come e perché la produzione culturale sia cambiata a partire dai primi anni
Ottanta, e come la produzione e il consumo di cultura non siano cambiati così tanto come, invece, molti
commentatori sostengono. Vi sono stati dei grandi cambiamenti nelle industrie culturale ma ci sono stati
anche tantissimi aspetti rimasti immutati. Si analizza come la produzione e la diffusione della cultura si sia
evoluta e modificata.
Si hanno alcuni elementi di continuità in questo processo di mutamento:
il ruolo della televisione, che attraverso ciò che trasmette conferisce importanza ad alcuni temi;
le star e le celebrità che vengono utilizzate per promuovere prodotti culturali e no;
la persistenza del dominio degli Stati Uniti;
la questione dei diritti di autore e del copyright, che nel rapporto tra chi produce e chi compra
rimane un aspetto fondamentale nelle industrie culturali e creative, in quanto la proprietà intellettuale
è ritenuta fondamentale in questo ambito.
Per comprendere questi cambiamenti si possono prendere in considerazione il tempo libero e le mode e
come esse si sono evolute e sono mutate nel corso del tempo, quindi nelle differenti generazioni.
Hesmondhalgh sottolinea sia i cambiamenti che le persistenze in produzione, distribuzione e consumo della
cultura.
Le industrie culturali appaiono importanti per tre motivazioni:
Producono e mettono in circolazione testi. Le industrie culturali producono prodotti, intesi come
testi, che influenzano la concezione del mondo dei singoli individui. Le persone sono influenzate
specialmente da quei testi trasmessi dai mezzi di comunicazione di massa, sia di informazione che di
intrattenimento; essi contribuiscono a formare identità, personalità e pensieri degli individui. Tali
testi sono messi in circolazione da grandi corporation che guardano ai propri interessi, ma dall’altro
lato ve ne sono di alcune che vanno in direzione opposta, per questo il mondo delle industrie
culturali è complesso e contraddittorio.
Organizzano e fanno circolare la creatività e la conoscenza, le industrie culturali si occupano
principalmente dell’organizzazione e della vendita di un particolare tipo di lavoro. Queste industrie
si occupano principalmente di creatività simbolica, e fanno una grande selezioni tra i creativi che
producono i testi, che spesso sono in una situazione in cui sono sottopagati e non possono essere
liberi di produrre ciò che vogliono, in più le industrie devono anche trovare un’audience per i testi
che producono.
Sono fattori di cambiamento economico, sociale e culturale, le industrie culturali e creative sono
fonte di profitto e di impego per molte economie. Hanno mutato spesso la concezione e l’importanza
che le persone hanno dato, nel corso del tempo hai prodotti della creatività. Molto speso si sostiene
come sia proprio la creatività ad aver cambiato la società in cui si vive.
LE ORIGINI DELL’ESPRESSIONE INDUSTRIA CULTURALE
Le origini risalgono alla Scuola di Francoforte, dedicatasi tra Prima e Seconda guerra mondiale agli studi
sulla società. Adorno e Horkheimer, facenti parte della scuola, coniarono il termine, scrivendo un testo nel
quale criticano la società statunitense (si erano infatti trasferiti dalla Germania negli Stati Uniti in seguito
allo scoppio della guerra), in quanto loro erano marxisti e considerano il termine industria culturale come un
ossimoro, era una definizione dispregiativa per loro; in quanto concepivano l’industria come un qualcosa che
appiattiva e non poteva essere relegata alla cultura, che se diventa produzione industriale, viene appiattita e
mercificata anch’essa, quindi volta al solo profitto. Hanno con questo termine un intento cr