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Il ruolo giusto d’assegnare all’insegnante è, “facilitatore-
regista”, colui che dona le direttive, guida, dirà quello che
s’aspetta dai suoi alunni e dopo lascia la scena, lascia che sia
l’alunno al centro, il protagonista, deve stare accanto ai suoi alunni
nel processo di insegnamento-apprendimento senza influire in
maniera eccessiva, ma lasciando la libertà di esplorare.
Le opportunità dell’avvento delle tecnologie e del web 2.0,
(modalità di fruizione delle risorse di internet, del web, differente
dalla generazione precedente chiamata web 1.0, è ricca di diverse
modalità di interazione tra gli utenti che comprendono blog, wiki,
social network, ecc.), la caratteristica preminente è l’elevato grado
di interazione. I benefici primari di queste nuove modalità nuove
sono: pensiero critico, esplorazione, sino a sviluppare una capacità
di pensiero critico e di giudizio. Si incrementa la motivazione, la
partecipazione e soprattutto nel web 2.0, si ritrova la centralità
dello studente, nel momento in cui si andranno ad analizzare i
meccanismi di base che stanno al di sotto degli strumenti, e
quando gli studenti utilizzano, collaborando tra di loro, il Web per
creare un testo condiviso, come può essere il Wiki. Importante è lo
spirito critico, il quale concetto si ritrova anche nella stesura delle
8 competenze chiave redatte dal Parlamento Europeo e dal
Consiglio d’Europa, dove viene inserita la competenza digitale,
nel saper usare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie
della società dell’informazione, soffermandosi sulla
consapevolezza delle potenzialità e del ruolo che tali strumenti
hanno in riferimento anche a possibili rischi ed effetti indesiderati.
La tecnologia in sé non è un fattore determinante ma assume
valore nel momento in cui diventa veicolo per giungere a
determinati obiettivi in maniera innovativa, attraverso una
metodologia didattica. Non si dovrebbe attuare
occasionalmente ma per essere realmente efficace deve dare
una continuità nel tempo; instaurare una serie di meccanismi
di rinforzo che vanno a consolidare una pratica costante.
Infatti dar vita ad un’attività significativa nel momento in cui
si instaura un’attività costante, costruisce un patrimonio
condiviso da tutti, una risorsa per tutti coloro che vi
partecipano al processo di apprendimento: insegnanti,
genitori, studenti, ecc. Ci sono anche gli effetti collaterali,
“implicazioni negative”, che avvengono all’interno della dinamica
del processo insegnamento- apprendimento. Riuscire a governare
il processo e non subirlo, è più difficile per lo studente che per
l’insegnante, in quanto laddove si inseriscono attività di
esplorazione sul web, di utilizzare contenuti, strumenti del web
2.0, costringe lo studente a lavorare al di fuori degli orari
scolastici più di quanto facesse prima; c’è un carico di lavoro
aggiuntivo per lo studente, in quanto sono attività che richiedono
tempo, dedizione, poiché impegna ore al di fuori di quelle
scolastiche, fuori dagli orari di studio domestico. Il carico di
lavoro è maggiore anche per noi insegnanti in quanto il processo
non è automatico e non si governa da solo ma necessita di essere
progettato in una visione di sistema, in una maniera corretta. Per
quanto riguarda le attività in classe con utilizzo di tablet,
dispositivi, connessione internet, c’è il rischio di avere una serie
di distrazioni e di dispersione dell’attenzione in alcuni casi si
registra un impatto del 50%. Bisogna attrezzarsi ed organizzarsi in
maniera tale da minimizzare questo impatto; ovviamente non si
deve lasciar svolgere l’azione didattica in maniera autonoma
perché è normale che si presentano digressioni, mentre un
processo guidato da una regia, viene monitorato, progettato in
maniera corretta da minimizzare questi impatti. Occorre una curva
degli apprendimenti tecnologici sia per docenti che per studenti,
dando la possibilità di capire come si utilizzano gli strumenti
tecnologici.
-Cosa si intende e come si caratterizzano i cosiddetti “nativi
digitali” rispetto ai “migranti digitali”?
La diffusione delle tecnologie della comunicazione ed in
particolare quelle legate al web 2.0, sta producendo forti
mutamenti nella società e sul modo con il quale le persone
interagiscono. Il livello di mutamento delle abitudini comunicative
si evidenzia maggiormente nei soggetti più giovani, i
cosiddetti “nativi digitali”, coloro i quali sono nati in un contesto
fortemente pervaso di tecnologie. I nativi digitali, hanno avuto un
esplorazione di questo mondo molto precoce, per loro è l’ambiente
normale d’apprendimento, possiedono un codice digitale,
apprendimento multitasking, condividono e creano la conoscenza
sul web, hanno diverse modalità di codificare l’espressione in
diversi canali di comunicazione, la “multicodalità”. Al contrario
gli “immigrati digitali”, possiedono un codice alfabetico,
l’apprendimento non è più reticolare ma bensì lineare, lo stile
comunicativo è uno a molti, apprendimento trasmesso e domina
l’autorità del testo. Ho elencato alcune peculiarità con le quali si
caratterizzano entrambe le generazioni, il problema adesso è
decidere quale stile di apprendimento sia veramente efficace.
-Nell’ambito della prima lezione è stata proposta la lettura di
approfondimento “Insegnanti e nativi digitali”.
-Come cambia il ruolo dell’insegnante nello scenario evidenziato
dall’autore? E quali sono le condizioni necessarie a supportare i
cambiamenti di paradigma che vengono evidenziati?
La lettura proposta nell’ambito della prima lezione è stata l’analisi
di un articolo di Guglielmo Trentin, ricercatore del “Consiglio
nazionale delle ricerche”, il quale esamina il passaggio da un
insegnamento tradizionale ad un insegnamento Web 2.0. L’autore
inizia dal discorso “nativi digitali”, fa un excursus sul ruolo della
tecnologia, le attività di formazione, le conoscenze pregresse dello
studente, come devono essere potenziate ed integrate nel processo
d’apprendimento e il ruolo della scuola in questo processo
complesso e articolato.
Si richiede al docente di imparare ad insegnare in una modalità
diversa da quella con cui lei/lui, a suo tempo, è stato formato,
interventi formativi non solo di tipo formale ma soprattutto si
fonda il processo d’apprendimento sulla modalità di tipo informale
che sollecitano le potenzialità del Web nell’accedere e condividere
informazioni, conoscenze e la perpetua interazione sociale e
scambi comunicativi. Il ruolo chiave dell’insegnante è quello di
creare le condizioni necessarie affinché si crei e si stimoli il
processo di assorbimento e di sistematizzazione
dell’informazione, proponendo attività di studio, di risoluzione di
problemi, sviluppo di artefatti, sia individualmente che
collaborativamente. La scuola, in sé, oltre la figura
dell’insegnante, funge da ruolo strategico, che oltre a formare
dovrà porsi come obiettivo quello di “meta-formare”, di sfruttare
l’occasione dell’utilizzo di metodi e strumenti basati sulle risorse
web 2.0 per farli acquisire abitualmente agli studenti a favore del
loro processo di apprendimento nell’arco di vita.
I docenti, (nella maggioranza dei casi migranti digitali), devono
allontanarsi dalla prassi tradizionale per acquisirne una nuova,
basata su proposte metodologiche ispirate alla e-pedagogy, in
grado di sfruttare a pieno le potenzialità delle tecnologie della
comunicazione sia per l’interazione sociale e sia per l’accesso ai
saperi.
Nell’integrare l’uso delle tecnologie 2.0 nella prassi didattica, il
docente deve mutare il proprio approccio all’insegnamento,
spostandosi da un modello verticale di tipo trasmissivo del sapere
a uno più orizzontale, basato su processi collaborativi, oltre che di
studio individuale, in cui permane la centralità del suo ruolo anche
se più in veste di “facilitatore”, diventando una figura meno
autoritaria, vicina allo studente. Le condizioni necessarie a
supportare tali cambiamenti devono essere
in primis l’investimento di risorse nei processi di apprendimento,
di strumenti tecnologici 2.0, un docente motivato e convinto della
loro efficacia sul piano didattico-pedagogico.
L’insegnamento e l’apprendimento (in inglese teaching e learning)
sono processi importanti che sono collegati all’acquisizione di
conoscenze, valori, tradizioni, abilità, comportamenti, ecc. Questi
due processi sono alle due estremità del processo di acquisizione
della conoscenza. L’insegnamento implica la trasmissione della
conoscenza mentre l’apprendimento implica l’acquisizione della
conoscenza. Questa è la principale differenza tra insegnamento e
apprendimento.
Insegnamento
L’insegnamento è il processo di impartire conoscenza o istruire
qualcuno a fare qualcosa. Tuttavia, il processo di insegnamento può
non solo coinvolgere la conoscenza, ma può anche includere
diverse forme come valori, modi, abilità, comportamenti, tradizioni
e storie.
Anche se spesso associamo l’insegnamento a professioni nel
campo dell’istruzione , l’insegnamento è qualcosa che facciamo
tutti. I genitori insegnano ai loro figli a mangiare correttamente; i
nonni possono insegnare ai loro nipoti vecchie storie – in breve,
tutti insegniamo agli altri qualcosa o l’altro.
L’insegnamento in un istituto di istruzione è svolto da professionisti
come istruttori , insegnanti , tutor , professori e docenti . L’insegna
mento che si svolge negli istituti scolastici è
strutturato. Gli educatoriavere orari, programmi e programmi di
studio; gli studenti sono anche classificati in diversi gradi e classi
in base alla loro età o ai livelli di conoscenza. I metodi di
insegnamento tradizionali includono principalmente l’educatore
che tiene lezioni agli studenti e gli studenti che memorizzano o
annotano ciò che viene detto dall’educatore. Ma i metodi di
insegnamento contemporanei coinvolgono principalmente la
partecipazione attiva degli studenti: gli studenti sono costretti a
imparare attraverso la sperimentazione, lo studio autonomo e
l’esperienza.
Apprendimento
L’apprendimento è l’acquisizione di con