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LA VECCHIA PSICOFISICA
Legge di Weber e Fechener che nasce nel ‘800:
Tanto più intenso è uno stimolo (es. più pesante) tanto maggiore sarà l’incremento necessario in un
secondo stimolo affinché si possa rilevare una JND.
,
Legge di Weber: = ∆/l e ∆ = (K è la costante per ogni senso minore di 1).
Per il peso, Weber trovo il valore della costante k=0,02 (2%).
ESEMPIO: Per una mela di 150g di peso, possiamo sentire il peso di una mela diversa solo se pesa al meno
153g (150g * 0,02 = 150g + 3g = 153g).
LA NUOVA PSICOFISICA
Negli anni ʼ60 la psicofisica classica viene criticata perché i soggetti sperimentali non sono meri rilevatori,
ma soggetti attivi con capacità valutative, adattive e decisionali che la psicofisica deve tenere in
considerazione.
Nel 1957 Stevenson impiegò il METODO DI STIMA DI GRANDEZZA e dimostrò che i soggetti sono in grado
di valutare direttamente l’intensità delle loro sensazioni assegnano loro un valore numerico.
Legge di Stevenson: = r .
Attraverso questo metodo della STIMA DI GRANDEZZA Stevenson dimostrò che esiste una relazione,
esprimibile sotto forma di funziona matematica, tra l’intensità di una sensazione e l’intensità dello stimolo
che la evoca. Questa è una funzione di potenza (esponenziale) dove l’esponente può essere un numero
superiore o inferiore a 1 (a seconda del tipo della stimolazione).
Esempio: Le sensazioni generate da una scarica elettrica sono caratterizzate da esponenti superiori a 1 il
che implica che al crescere dell’intensità della scarica, la sensazione sarà sempre più intensa.
La nuova psicofisica tiene in considerazione anche i concetti quali l’adattamento.
L’Adattamento sensoriale: (Helson, 1964) è un aggiustamento delle capacità sensoriali dopo
un’esposizione prolungata a stimoli fissi. Uno stesso stimolo, della stessa intensità ripetuto nel tempo, non
provoca la stessa risposta. La risposta dell’organo sensoriale si adatta. I recettori di quell’organo sensoriale
riducono la loro ricettività.
TEORIA DELLA DETENZIONE DEL SEGNALE nasce come critica alla vecchia psicofisica che non tiene conto
del soggetto come decisore.
(Green e Swets, 1966) Questa teoria considera l’influenza della presa di decisione sulla rilevazione
dell’esistenza o meno dello stimolo da parte del soggetto.
Il segnale è presente o assente rispetto ad un rumore di fondo?
2 fattori influenzano la valutazione sensoriale: la sensibilità dell’organismo e il criterio soggettivo di
decisione.
- HIT – segnale presente e soggetto risponde correttamente SI
- MISS– segnale presente e soggetto risponde sbagliando NO. Non sentire il suono del telefono.
- FALSE ALARM – segnale assente e soggetto risponde sbagliando SI.
- CORRECT REJECTION – segnale assente e soggetto risponde correttamente NO
LA VISTA È IL SENSO PIÙ SVILUPPATO DELL’UOMO.
Tutto ha origine dalla luce. L’energia fisica è in grado di attivare i fotoricettori presenti nell’occhio che
rilevano la luce.
SPETTRO VISIBILE: la gamma delle lunghezze d’onda a cui l’uomo è sensibile (400-700 nm) è solamente una
parte delle lunghezze d’onda possibili. Questo range è chiamato SPETTRO VISIBILE.
L’occhio umano non rileva i raggi gamma, raggi x, ultravioletti, infrarossi, microonde e le onde radio.
Altre specie sono diversamente sensibili rispetto all’uomo. Alcuni animali (rettili, insetti) rilevano anche le
onde ultraviolette. Questo è adattivo ed è una funzione dell’evoluzione.
Il cervello ha bisogno di complicati apparati per poter interpretare i segnali che arrivano dai ricettori che
sono stimolati dalla luce.
STRUTTURA DELL’OCCHIO: le onde di luce sono recepite dall’organo occhio.
Il rivestimento esterno del bulbo oculare è costituito da una membrana biancastra, piuttosto resistente,
detta sclera (o bianco dell’occhio). In prossimità della porzione anteriore dell’occhio, nell’area protetta
dalle palpebre, la sclera è ricoperta da una sottile membrana trasparente (congiuntiva) che raggiunge il
bordo della cornea. e riveste anche la superficie interna umida delle palpebre e dei bulbi oculari.
La luce entra nell’occhio attraverso la cornea, la membrana trasparente convessa davanti all’iride e alla
pupilla. La cornea ha una funzione protettiva per la parte anteriore dell’occhio e contribuisce alla messa a
fuoco dei raggi luminosi che colpiscono la retina, posta nel fondo oculare.
Dopo aver attraversato la cornea, i raggi luminosi attraversano la pupilla (il punto nero al centro
dell’occhio).
1) La CORNEA: è una membrana trasparente convessa che funge da canalizzatore dei raggi luminosi verso
la pupilla. La cornea ha una funzione protettiva per la parte anteriore dell’occhio e contribuisce alla
messa a fuoco dei raggi luminosi che colpiscono la retina, posta nel fondo oculare.
2) La PUPILLA: è un buco al centro dell’iride, estremamente sensibile alla quantità della luce disponibile.
L’iride che è l’area colorata dell’occhio che circonda la pupilla, si dilata e si contrae (regolato dall’azione
del muscolo sfintere della pupilla e del muscolo dilatatore) in funzione della quantità di luce ambientale
e all’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico (tende a dilatarsi anche quando siamo
interessati/attratti da qualcosa o qualcuno). Quando l’ambiente è buio, l’iride lascia penetrare più luce
nell’occhio (allargando o dilatando la pupilla) e al contrario, quando l’ambiente è luminoso, ne lascia
penetrare meno (contraendo o costringendo la pupilla).
3) Il CRISTALLINO: è la struttura in grado di focalizzare i raggi di luce proiettandoli nella parte posteriore
dell’occhio. Attraverso l’azione di piccoli muscoli (detti muscoli ciliari), il cristallino si fa più spesso per
mettere a fuoco gli oggetti vicini e più sottile per gli oggetti lontani.
4) La RETINA: è una struttura altamente specializzata posta nella parte posteriore dell’occhio, costituita da
uno strato di cellule nervose e vasi sanguinei che le nutrono. Qui avviene il fenomeno della trasduzione
(trasformazione dell’energia luminosa in impulsi elettrici che verranno poi inviati al cervello attraverso
il nervo ottico). Nella parte più posteriore della retina si trovano 2 tipi di recettori: i BASTONCELLI
(cellule altamente sensibile alla luce e specializzati nella visione periferica/ notturna – non codificano
per il colore) e i CONI (cellule che permettono la messa a fuoco specializzata e la percezione del colore).
5) La FOVEA ( è nella retina, la regione centrale di massima acutezza visiva, presente al
fovea centralis)
centro della macula lutea. È il punto centrale in cui viene focalizzata la nostra attenzione visiva. Ha una
forma di avvallamento circolare di cca 1,5 mm densamente popolata dai coni che permettono la visione
del verde e del rosso. È la regione dell’occhio che permette di mettere a fuoco le immagini. È la regione
più adatta a rappresentare in modo dettagliato un oggetto. La fovea non contiene bastoncini. Si stima
che una persona con normale visione del colore riconosce almeno 7 milioni di colori diversi. Fanno
eccezione i daltonici (disturbo che coinvolge il cromosoma X). La visione anomala dei colori dei
daltonici ha fornito indizi circa il meccanismo del funzionamento normale.
Alla base della percezione del colore sono coinvolti 2 processi:
1) TEORIA TRICROMATICA DELLA VISIONE: (Young-Helmholtz) sostiene che la retina è popolata da tre
diversi tipi di coni:
a. uno sensibile alle lunghezze d’onda medie (associabili al verde),
b. uno sensibile alle lunghezze d’onda corte (associabili al blu-viola) e
c. uno sensibile alle lunghezze d’onda lunghe (associabili al giallo-rosso).
La stimolazione di un diverso tipo di cono ci permette di vedere i colori diversi. Le miscele di colore
sarebbero attribuibili alla co-attivazione delle diverse proporzioni di questi tre diversi tipi coni.
Questa teoria, però, non spiega alcuni fenomeni, come quello EFFETTO DELL’IMMAGINE RESIDUA, che
invece viene esplicata attraverso una diversa teoria:
2) TEORIA DEI PROCESSI OPPONENTI/OPPOSTI DEL COLORE: (Hering, 1878) sostiene che le cellule
recettive sono accoppiate e lavorano in modo opposto l’una rispetto all’altra. Per esempio, quando le
cellule che codificano per il giallo vengono eccitate, quelle che codificano per il blu diventano inibite e
viceversa:
a. giallo/blu → eccitazione/inibizione;
b. rosso/verde → eccitazione/inibizione;
c. bianco/nero → eguale stimolazione dei 3 tipi di coni
Entrambi i processi: tricromatico e degli opposti di colore, concorrono alla visione del colore a diversi livelli
del sistema sensoriale umano. I processi tricromatici avvengono all’interno della retina, mentre i processi
opposti avvengono sia a livello della retina che a livelli successivi di elaborazione.
A livello di BASTONCELLI e CONI, la luce innesca delle reazioni chimiche a causa della presenza di sostanze
fotosensibili: la RODOPSINA e la IODOPSINA, che modificano la loro composizione chimica e questa
reazione chimica viene trasmessa alle cellule nervose della retina nella sua porzione più anteriore.
A questo livello abbiamo:
• le cellule bipolari che ricevono i segnali da uno o più ricettori e li trasmettono alle cellule gangliari;
• le cellule gangliari che sintetizzano l’informazione visiva e la inviano al cervello attraverso una
fascia di assoni gangliari che complessivamente formano il nervo ottico.
• Il nervo ottico che passa attraverso una fessura nella retina, nella quale sono assenti i coni e i
bastoncelli. Per questo motivo esiste una piccolissima porzione della retina che non è in grado di
rappresentare la porzione corrispondente del campo visivo (punto cieco). L’uomo non se ne rende
conto perché la percezione viene completata dal processo di completamento, secondo cui il
cervello completa automaticamente le immagini che mancano.
Il Nervo Ottico è parte del sistema nervoso centrale (SNC).
I segnali delle due metà sinistra delle due retine sono inviati all’emisfero sinistro mentre il segnale che
provengono dalle due meta destra delle due retine vengono inviati all’emisfero destro.
Perché ciò avvenga è necessario che una parte delle fibre si divida in modo tale che l’informazione
codificata dalla porzione nasale di ciascuna retina venga inviata all’emisfero opposto. Questo incrocio viene
chiamato DECUSSAZIONE e avviene a livello del chiasma ottico. Prima di raggiungere la corteccia visiva
sono presenti altre stazioni