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GLI STUDI DI OHIO STATE E MICHIGAN
presso la Ohio State University e l'University of Michigan negli anni '50 hanno fortemente
influenzato lo sviluppo delle teorie comportamentali della leadership. Il programma di
ricerca della Ohio State trovò la presenza di due dimensioni indipendenti sottostanti al
comportamento dcl leader: la specificazione dei metodi di lavoro e la considerazione.
Il programma di ricerca dell'Università del Michigan individuò due stili attraverso i quali
identificare i comportamenti del leader: orientato ai dipendenti e orientato alla produzione.
Nello stile orientato alla produzione il leader è focalizzato sul risultato e per ottenerlo usa
supervisione diretta o regole, scritte o non scritte, per controllare il comportamento dei
collaboratori. Nello stile orientato ai dipendenti il leader si concentra sulle relazioni
interpersonali, sostituendo controllo e regole con la creazione di un'atmosfera di mutuo
rispetto e fiducia.
3. Teorie situazionali o contingenti
L’assunto di base delle teorie situazionali o contigenti è che comportamenti o stili di
leadership diversi siano efficaci in certe situazioni e in altre no. Non esiste una leadership
universalmente efficace, perché l’efficacia è influenzata dalle caratteristiche del contesto in
cui il leader agisce. Un esempio di teoria contingente è quella di Fiedler.
II MODELLO DI FIEDLER
Dopo aver osservato che in alcune situazioni i leader fortemente focalizzati sui compiti
ottenevano migliori risultati, mentre in altre situazioni erano i leader attenti alle relazioni a
conseguire i migliori risultati, Fred Fiedler sviluppa la prima teoria contingente di
leadership. Questa teoria assume che i leader possano essere orientati al compito o alle
relazioni. I leader orientati al compito sono prevalentemente gratificati dal raggiungimento
dei risultati e dal completamento dei propri compiti. I leader orientati alle relazioni sono
gratificati dallo sviluppo di relazioni interpersonali buone e confortevoli.
Secondo questa teoria entrambi i tipi di leader possono essere efficaci e ciò dipende dal
controllo situazionale che il leader possiede.
A sua volta il controllo situazionale del leader dipende da tre fattori:
la struttura del compito — quanto il compito è chiaro e ben pianificato attraverso il
▪ numero e la chiarezza di regole e procedure;
le relazioni tra il leader e i membri del gruppo — quanto nel gruppo sono presenti
▪ buone relazioni affettive e un clima positivo e di fiducia sia tra i membri, sia tra i
membri e il leader;
la posizione di potere del leader — quanto il leader dispone di autorità legittima e
▪ ampia autonomia decisionale.
Un controllo situazionale favorevole per il leader è uno in cui sono presenti un'elevata
struttura del compito, buone relazioni tra il leader e i membri del gruppo, e una forte
posizione di potere del leader.
Al contrario, un controllo situazionale sfavorevole per il leader è caratterizzato da una bassa
strutturazione del compito, cattive relazioni tra il leader e i membri, e una posizione di
potere debole per il leader.
4. Teorie dell’approccio relazionale COME CI SI RELAZIONA CON GLI ALTRI NELL’ESERCIZIO DELLA
LEADERSHIP
L'approccio relazionale Le teorie esaminate finora hanno una visione relativamente statico
della leadership. Gli studiosi di leadership hanno iniziato a considerare la leadership come
un processo dinamico che emerge e si sviluppa a partire dalla relazione tra il leader e i
collaboratori. All'interno di questo approccio esaminiamo le teorie transazionale e
trasformazionale, e la teoria LMX.
LA TEORIA TRANSAZIONALE E LA TEORIA DELLA LEADERSHIP TRASFORMAZIONALE
La teoria TRANSAZIONALE sottolinea come la leadership emerga attraverso una relazione di
reciproco scambio tra leader e collaboratori, la «transazione», descritta come un processo
attraverso il quale il leader arriva a conquistare la credibilità, la fiducia estima dei
collaboratori. La teoria transazionale assume che gli individui adottino quei comportamenti
che permettono loro di soddisfare i propri obiettivi. Nella misura in cui preferiscono
ottenere ricompense, gli individui adottano quindi quei comportamenti che li permettono
di ottenere tali ricompense ed eliminano quelli che invece non le producono.
LEADERSHIP TRASFORMAZIONALE influenza i follower con l’ispirazione, l’emozione, la
motivazione, la visione, e l’immaginazione per influenzarli e per avere una performance al
di là del proprio stretto dovere. Il leader trasformazionale si preoccupa dei membri del
gruppo, delle loro aspirazioni, e considera ogni membro come un'entità volta a esprimere le
proprie potenzialità. Il leader trasforma quindi i propri collaboratori coinvolgendoli nella
loro autorealizzazione, che viene a coincidere con il raggiungimento degli obiettivi del
gruppo.
LA TEORIA LMX
Un'altra teoria all'interno dell'approccio relazionale è la teoria LMX Leader Member
Exchange), che pone l'accento su come il leader riesca a mantenere la sua posizione
attraverso una serie di taciti accordi con i membri del gruppo di collaboratori. L'idea di base
della teoria LMX è che le relazioni tra il leader e i collaboratori non siano tutte uguali in
quanto questi ultimi possono offrire supporto differente al Leader.
– CASO ESTREMO: LEADERSHIP CARISMATICA
Il tema della leadership è ricco di sviluppi e di nuove teorie che emergono costantemente; i
tre più importanti: la leadership carismatica, la leadership autentica e la relazione tra
leadership e genere.
La leadership carismatica si manifesta quando un leader usa la forza dei suoi talenti e delle
sue capacità per suscitare profondi cambiamenti nei collaboratori. Il leader carismatico fa
largo uso del potere per influenzare gli altri ed è particolarmente efficace in tempi di
incertezza e di crisi. La leadership carismatica ha il potenziale per permettere ai
collaboratori di raggiungere prestazioni straordinarie, siano esse positive o negative. Per
questo motivo, il leader carismatico può avere effetti eccezionali sia in situazioni
estremamente positive, come nella ricerca del potere sociale di Gandhi, sia estremamente
negative, come nella ricerca del potere personale di Adolf Hitler.
La leadership autentica
L'aspetto che differenzia questo tipo di leadership dalle altre è il ruolo centrale che
l'autocoscienza e un senso dei valori ben sviluppato hanno per il leader autentico. I leader
autentici usano i diversi tipi di leadership richiesti dalla situazione coerentemente col loro
sistema di valori, avendo ben presente ciò che è, per loro, moralmente giusto o sbagliato.
I leader autentici motivano i collaboratori al raggiungimento del risultato facendo leva sulla
speranza, sull'ottimismo, sulla resilienza e sull'auto-efficacia. I collaboratori si fidano del
leader e sperimentano emozioni positive come risultato della trasparenza e di un cli-ma di
supporto creato dal leader.
Leadership e genere
Esistano differenze nei comportamenti e negli stili di leadership tra donne e uomini? Parte
degli studiosi hanno individuato delle differenze di stile tra i due generi. Laddove gli uomini
tendono a utilizzare uno stile di leadership transazionale, basato cioè sul potere derivante
dalla posizione gerarchica e sull'utilizzo di sanzioni e premi per influenzare il
comportamento dei collaboratori, le donne tendono a preferire uno stile trasformazionale,
basato sulla condivisione del potere e delle informazioni e sull'incoraggiamento dei
collaboratori all'autorealizzazione.
Un'altra parte di studiosi sostiene che non esista nessuna differenza documentata nei
comportamenti e negli stili di leadership di uomini e donne in posizioni organizzative
analoghe. La diversa efficacia di uomini e donne non è quindi da ricercarsi nello stile o nei
comportamenti, bensì negli stereotipi consolidati che influenzano la percezione di quale sia
un «comportamento maschile» appropriato e un «comportamento femminile»
appropriato. I collaboratori, in quest'ottica, si formano delle aspettative comportamentali e
tendono a preferire la guida e a essere più facilmente influenzati da chi rientri nelle loro
aspettative, quindi da donne che adottano stili e comportamenti «da donna» e da uomini
che adottano stili e comportamenti «da uomo».
NON SOLO LEADER: IL RUOLO DEI COLLABORATORI
Contrariamente alla leadership, il ruolo dei collaboratori (la followership) non è sta-to
studiato in modo sistematico.
Ultimamente il ruolo dei collaboratori sta acquisendo un interesse crescente a seguito degli
studi di Robert Kelley che nel suo modello propone cinque tipologie di collaboratori
I collaboratori alienati pensano criticamente e indipendentemente, ma la passività del loro
comportamento crea una distanza psicologica ed emotiva col leader.
Ancora più pericolosi per il leader sono gli accondiscendenti perché, non segnalando
problemi potenziali, possono creare l'illusione che tutto vada bene. Questi collaboratori
non pensano indipendentemente o criticamente, ma sono molto atti-vi nel loro
comportamento.
Le pecore sono collaboratori che non pensano indipendentemente o criticamente, sono
passivi nel loro comportamento e fanno sempre quello che viene chiesto loro dal leader.
I sopravvissuti sono i collaboratori meno dirompenti e rischiosi per l'organizzazione.
Controllano continuamente la direzione del vento e si comportano di conseguenza.
I collaboratori che pensano indipendentemente e criticamente e che sono indipendenti e
attivi nel comportamento sono quelli di maggior valore per il leader. Questi collaboratori
efficaci hanno quattro caratteristiche fondamentali: si autogestiscono, si
autoresponsabilizzano permettendo quindi al leader di delegare responsabilità senza
preoccuparsi del risultato, si impegnano per l’organizzazione e investono nel proprio
sviluppo professionale. Uno dei compiti del leader dovrebbe essere quello di aiutare i propri
collaboratori a diventare efficaci.
CONFLITTO E NEGOZIAZIONE
Il conflitto tra due o più persone può essere definito come una situazione di disaccordo o
contrasto in termini di interessi, posizioni, esigenze, idee ecc…
Nell’ambito delle organizzazioni è possibile distinguere:
, si sviluppa quando siamo incerti sulle aspettative delle persone
CONFLITTO INTRAPERSONALE
con cui interagiamo o crediamo di non essere competenti o sufficientemente preparati per
svolgere una determinata attività. ESEMPIO: Prendiamo il caso di un Manager che vuole controllare in
le attività svolte da un suo collaboratore Perché crede che questo genere di controllo faccia parte del suo
ruolo di dirigente. Il collaboratore del canto suo potrebbe interpretare