LA GRAVIDANZA DAL PUNTO DI VISTA PSICODINAMICO
Questa intervista è generalmente usata per donne alla prima esperienza di
gravidanza, per esplorare come viene vissuta per la prima volta.
Freud : desiderio di maternità connesso con dinamiche edipiche; per Freud la
gravidanza rappresenta una compensazione per il pene mancante ed è una desiderata
e auspicata giunzione con il proprio padre (desiderio della donna di voler avere un
figlio con il padre).
Freud prima considerava la gravidanza connessa alle dinamiche edipiche, ma il
complesso di edipo inizia a 3 anni. Poi si è iniziato a render conto che il bambino,
avendo già una realtà psichica prima dei tre anni, era necessario considerare anche le
fasi preedipiche. Nei primi momenti a prendersi cura dei bambini è la madre, quindi in
quest’ottica il desiderio di gravidanza è rappresentato come il desiderio di
identificazione con la madre. È così che Freud inizia a considerare il rapporto del
bambino con la madre, infatti, fino a quel momento aveva considerato solo quello con
il padre; ciò è accaduto perché lo stesso Freud aveva vissuto dinamiche traumatiche
con la madre (perché la mamma di Freud poco dopo la nascita di Freud era rimasta
nuovamente incinta, ma quando nasce il fratellino, poco dopo muore). Considerare il
legame con la mamma, per Freud avrebbe significato ritornare anche su queste sue
dinamiche.
Deutsch : desiderio di procreazione connesso con la funzione ricettiva della donna
(tendenza nell’identità della donna a contenere, ricevere).
Bibring : crisi maturativa la crisi ha delle potenzialità di crescita (anche se non
sempre si verificano). Secondo questa definizione la gravidanza, quindi, può
rappresentare sia aspetti evolutivi, che aspetti di estrema vulnerabilità (parlando di
“crisi maturativa”, si includono entrambe le possibilità, perché il concetto di “crisi” ha
un’accezione negative, mentre “maturativa” fa riferimento a qualcosa di evolutivo).
Definizione che include tutte le possibilità della gravidanza.
Fines : la gravidanza è una tappa fondamentale per l’identità femminile. Considera la
gravidanza come il terzo processo di separazione-individuazione dalla propria
madre (i primi due si sono verificati con l’inizio della deambulazione e con
l’adolescenza).
Ammaniti (è stato uno psicoanalista italiano): sottolinea come durante la gravidanza
ci sia un aumento della permeabilità tra la sfera somatica e quella mentale. Ciò può
esser connesso ai cambiamenti ormonali.
La donna vive una doppia identificazione, perché la donna diventa madre, ma
continua ad essere figlia e dentro di sé, avendo un bambino, ha sia l’aspetto
materno che figliale. Si verifica una doppia identificazione con il feto (che viene
accudito) e con la madre (che accudisce). Questo le permette di giungere a un’unione
infantile con la madre (desiderata e idealizzata).
La gravidanza le permette di mettersi nei panni della mamma, perché la donna
comincia ad essere madre come la madre e questo le permette di comprenderla, su
aspetti che prima non comprendeva o non condivideva.
La donna cede ad aspetti regressivi connessi con la gravidanza (i desideri/ le voglie
che nascono durante la gravidanza sono come quando era bambina).
DESIDERIO DI GRAVIDANZA VS DESIDERIO DI MATERNITÀ (FINES) il desiderio
di gravidanza è il bisogno narcisistico di provare che il proprio corpo funziona come
quello della mamma; il desiderio di maternità è la volontà e la disponibilità a prendersi
cura del bambino.
Il desiderio di gravidanza è in primo piano nelle gravidanze che si verificano durante
l’adolescenza (perché in questa fase della vita, il rapporto dell’adolescente con la
mamma è in primo piano, per dimostrare che il suo corpo funziona come quello della
mamma o addirittura meglio).
Lebovici parla di oscillazioni nel rapporto tra fantasia e realtà durante la gravidanza.
Egli parla di “bambino immaginario” perché viene immaginato a livello cosciente,
da parte della donna e del partner e queste fantasie sono il frutto di proiezioni
(tendenza della mamma ad attribuire al bambino proprie caratteristiche o
caratteristiche di altri familiari, anche ad esempio nell’attribuzione del nome).
Bambino fantasmatico: sono fantasie inconsce. Nei sogni che la donna riferisce è
possibile attingere a un livello più profondo, in cui possono emergere tali fantasie
inconsce.
Il bambino alla nascita sarà già “vestito” di proiezioni consce e inconsce e questo si va
a incontrare o scontrare con quello che è il bambino reale.
LE FASI DELLA GRAVIDANZA
La Bibring parla di due stadi:
1° stadio: fusione della mamma con il feto (la mamma e il feto sono un
tutt’uno, perché non ci sono ancora elementi che indicano distinzione).
2° stadio: percezione dell’autonomia con il feto (che inizia quando la mamma
inizia a sentire il feto che si muove, quindi lo inizia a percepire come distinto da
sé).
La Pines individua quattro stadi:
1° stadio: dal concepimento ai movimenti fetali regressione e passività. In
questo stadio ci possono essere episodi psicosomatici (es. vomito e nausea) e la
Pines ritiene che essi siano movimenti espulsivi, cioè tentativi inconsci di
espellere il bambino, indice di un atteggiamento ambivalente della mamma nei
confronti del bambino.
2° stadio: dai movimenti fetali alle ultime fasi della gravidanza percezione
della differenziazione del feto dal sé materno.
3° stadio: travaglio e parto iniziano le ansie sull’integrità del bambino.
4° stadio: periodo post-partum (primo mese di vita del bambino), che la Pines
chiama X mese, come se la gravidanza non fosse finita, perché continua la
costruzione del legame tra madre e bambino, poiché ancora vi è la scoperta del
bambino reale.
Raphael Leff individua tre stadi:
1° stadio: unione simbiotica con il feto.
2° stadio: differenziazione tra il sé della mamma e il bambino (dopo che
iniziano i movimenti fetali).
3° stadio: riavvicinamento con il bambino (con la nascita).
Si può affermare che le prime due fasi sono comuni alle tre autrici (per tutte si verifica
prima una fusione e poi una differenziazione).
ULTIME FASI DELLA GRAVIDANZA E DEL PARTO
Si tratta di momenti molto critici.
La Breen sottolinea come con la nascita insorgono delle ansie, connesse alla perdita
di alcuni aspetti di sé della madre: perdita della gravidanza (perdita di sensazione
di pienezza, benessere, completezza); perdita del bambino interno (perdita di quello
che era diventato un compagno costante, si perde l’unione simbiotica); perdita del
bambino fantasmatico (perdita del bambino ideale immaginato, perché si incontra con
il bambino reale).
La nascita è, quindi, una perdita e in quanto tale c’è una sorta di elaborazione del
lutto, che giustificano sintomi depressivi post nascita (più o meno intensi e duraturi
da donna a donna), anche se spesso si tende a idealizzare la gravidanza.
Degli studi hanno mostrato come un attaccamento disorganizzato durante l’infanzia è
la causa del disturbo dissociativo durante l’età adulta e tale attaccamento deriva da
un atteggiamento spaventante della mamma (un atteggiamento spaventante non si
origina solo quando ci sono abusi o maltrattamenti, ma anche quando la mamma ha
vissuto dei lutti o traumi irrisolti, che fanno sì che ella si assenti in alcuni momenti, che
il bambino percepisce come spaventanti).
STILI MATERNI IN GRAVIDANZA
Possono influenzare la successiva relazione con il bambino.
Raphael Leff ha individuato due stili materni, inizialmente (poi ne ha aggiunto un
altro): Madre facilitator (facilitante): ha una storia per cui desidera e vuole la
gravidanza, quindi la mamma non fa fatica ad abbandonarsi alla regressione
che la gravidanza implica (cede alle cure e attenzioni che gli altri le danno). Il
rischio è l’idealizzazione, sia del bambino, sia di sé: non si ammettono i limiti,
non si tollera l’assenza di perfezione, quando in realtà non esistono mamme
perfette o figli perfetti.
Madre regulator (regolatrice): ha una storia in cui la gravidanza non è
desiderata di per sé, ma è desiderata in quanto necessario, come una specie di
passaggio obbligato (ad esempio, ha un’età per cui deve per forza avere una
gravidanza, perché aspettare ancora vorrebbe dire non essere più fertile o
perché ci sono pressioni da parte degli altri), quindi è una mamma che non si
lascia andare, che controlla costantemente quello che accade. Il rischio è la
razionalizzazione, non sa dire ciò che sente, controlla la parte emotiva
attraverso la razionalizzazione.
Successivamente ha aggiunto una terza categoria (non c’è nel libro, ma va ricordata):
madre reciprocator: condizione in cui c’è un equilibrio tra le due condizioni
precedenti, cioè tra idealizzazione e razionalizzazione (il problema, infatti, è
quando c’è solo una o l’altra cosa o quando una delle due è presente in misura
massiccia).
RAPPRESENTAZIONE MENTALE DURANTE LA GRAVIDANZA
La gravidanza porta a una revisione delle rappresentazioni mentali di sé e
dell’altro.
La rappresentazione è intesa come un insieme di: schemi cognitivi, affetti, fantasie
consce e inconsce, elementi mnestici.
La rappresentazione è un concetto che nell’area della teoria dell’attaccamento è stata
definita come modelli operativi interni.
La rappresentazione durante la gravidanza si origina dalle prime esperienze relazionali
(con la propria mamma, papà).
Fonagy e collaboratori hanno individuato come le rappresentazioni sono dei
predittori della relazione tra madre e bambino.
IRGAM
È stata creata con l’obiettivo di cogliere in profondità le rappresentazioni materne in
gravidanza.
È un’intervista semi-strutturata, anche se in realtà si tratta di un colloquio (perché
è importante cogliere le relazioni e non solo raccogliere dei dati).
Le fonti dell’IRMAG sono la pregnancy interview e l’AAI e il presupposto di base
dell’AAI è che l’organizzazione del pensiero e del linguaggio relativo alla propria
esperienza è indicativa dei modelli di funzionamento interni (un racconto coerente, in
cui non c’è negazione o non ci si perde nei dettagli è indice di un attaccamento sicuro
durante
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