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HDL.
È importante capire il ruolo delle lipoproteine nel trasporto dei lipidi nel plasma. Quando mangiamo introduciamo grassi
come trigliceridi e piccole quntità di colesterolo che vengono incorporati ai chilomicroni. I chilomicroni entrano nel
circolo dei vasi linfatici e vengono scissi grazie all’azione della lipoproteina lipasi, in acidi grassi utilizzati dai muscoli
e conservati nel tessuto adiposo come riserva energetica e in residui dei chilomicroni che vengono captati dal fegato
dove abbiamo la produzione dei VLDL (Very Low Density Lipoprotein) e dove ha inizio la via endogena. Queste
trasportano trigliceridi e colesterolo verso i tessuti periferici, e vengono a perdere trigliceridi e diventano IDL
ntermediate Density Lipoprotein)
(I che, sempre tramite la lipoproteina lipasi, vengono trasformate in LDL che perde il
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colesterolo e va verso i tessuti periferici. Quindi in questo caso dai tessuti periferici le HDL prendono il colesterolo libero
e vanno al fegato per lo smaltimento quindi abbiamo un’andata verso i tessuti periferici e principalmente viene trasportato
dall’LDL dai tessuti periferici al fegato abbiamo il contro trasporto delle HDL verso il fegato.
I valori di riferimento del colesterolo totale che consideriamo sono:
→ desiderabili inferiore a 200 mg/dl
→ borderline da 200-240 mg/dl
→ ipercolesterolemia superiore a 240 mg/dl
Bisogna ricercare una famigliarità per ipercolesterolemia quando si hanno valori maggiori o uguali a 250 mg/dl.
I trigliceridi sono invece considerati Colesterolo LDL→ inferiore a 130
normali quando hanno un valore inferiore ai 150 mg/dl,
• mg/dl
borderline tra 150 e 199 mg/dl
• Colesterolo HDL→
elevati quando sono da 200 a 299 mg/dl
• Superiore a 40 mg/dl nell’uomo
molto elevati maggiori o uguali a 500 mg/dl
• Superiore a 50 mg/dl nella donna
La riduzione del colesterolo LDL è il primo obbiettivo per prevenire gli eventi cardiovascolari. Infatti, deve essere valutato
questo valore ed eventualmente presa in considerazione una terapia non farmacologica (dieta) o farmacologica a
seconda del soggetto e del suo rischio cardiovascolare globale. Infatti, più basso è il colesterolo LDL minore è la probabilità
di avere un evento cardiovascolare. Più alto è il rischio, maggiore è la necessità di abbassare il colesterolo LDL e di fare
una terapia più aggressiva.
Regola→ una riduzione del colesterolo LDL pari all’1%, corrisponde all’1% di riduzione del rischio.
Le lipoproteine (o lipoprotidi) sono macromolecole derivanti dalla combinazione di una proteina con lipidi di varia
natura: colesterolo, esteri del colesterolo, fosfolipidi e trigliceridi. Le lipoproteine si possono classificare in:
Chilomicroni che costituiscono un elevato rapporto tra lipidi e proteine sono ricchi di trigliceridi esogeni cioè quelli
• introdotti con la dieta. La principale apoproteina è la B-48 che trasporta i trigliceridi;
VLDL “Very Low Density Lipoprotein” cioè i chilomicroni che vengono elaborati dal fegato e vengono trasformati in
• trigliceridi endogeni; Apo-100
IDL “Intermediate Density Lipoprotein” che si occupano del trasporto intermedio del colesterolo. L’apoproteina
• principale è la B-100, ricca di esteri del colesterolo.
LDL “Low Density Lipoprotein” sono ricche di esteri di colesterolo e raggiungono specifici tessuti che li rielaborano.
• Come per l’IDL, l’apoproteina principale è la B-100 che si occupa del trasporto di esteri del colesterolo.
HDL che hanno un elevato rapporto proteine lipidi al contrario dei chilomicroni proprio perché ha caratteristiche
• anti-aterogene. La principale apoproteina è la A-1, ricca di esteri del colesterolo.
L’elettroforesi delle lipoproteine è un esame che ci permette di classificare le lipoproteine in:
1. α-lipoproteine→ che sono le HDL, il colesterolo buono, protettivo,
2. Pre--lipoproteine→ che sono le VLDL
-lipoproteine→
3. cioè le LDL, il colesterolo cattivo
Durante l’elettroforesi i chilomicroni non migrano, quindi rimangono all’inizio, mentre strisciano/migrano
rispettivamente le LDL, le VLDL e le HDL.
Una classificazione fenotipica dell’OMS ci dice che le iperlipoproteinemia secondo la classificazione di Fredrickson
sono divise in 5 tipi:
Tipo I→ prevede un aumento delle lipoproteine chilomicroni. Da un effetto del siero cremoso. La caratteristica è
• ↑)
avere colesterolo normale, o lievemente aumentato e i trigliceridi aumentati (C o-↑ -T
Tipo IIa→ prevede un aumento di LDL. L’aspetto del siero è limpido, il colesterolo è aumentato o molto aumentato
• ma i trigliceridi sono normali. (C↑+↑-T o)
Tipo IIb→ prevede un aumento LDL e VLDL. Il siero è limpido o leggermente torbido colesterolo leggermente
• ↑- ↑)
aumentato e trigliceridi aumentati. (C- T 27
-
Tipo III→ prevede un aumento delle VLDL. Il siero è torbido con piccolo strato cremoso, colesterolo aumentato
• ↑ ↑)
e trigliceridi aumentati. (C -T
Tipo IV→ prevede un aumento delle VLDL. Aspetto del siero è torbido, il colesterolo normale o leggermente
• aumentato, trigliceridi normali o fortemente aumentati. (C o-↑ -To +↑)
Tipo V→ prevede un aumento di chilomicroni e VLDL. Siero cremoso e torbido, colesterolo normale o
• ↑)
leggermente aumentato e trigliceridi aumentati. (C o-↑ -T
Oltre alla classificazione fenotipica esiste una classificazione genotipica, a livello nucleare; si è cercato di creare una
classificazione che unisse i due criteri (=descrizione del siero + geni) dando luogo a classificazione genetico-
metabolica.
Tipo I chiamato anche iperchilomicronemia famigliare
• Tipo IIa si possono avere tre diverse situazioni:
• 1. Ipercolesterolemia familiare, si sospetta nei soggetti con valori di 350mg/dl e in questo caso non è multigenica
ma è causato da un unico gene specifico, comune in tutta la famiglia.
2. Ipercolesterolemia poligenica→ se il soggetto ha un colesterolo pari a 225 mg/dl si parla di ipercolesterolemia
poligenica, ma potrebbe essere familiare perché è in terapia, quindi in quel momento ha valori bassi di colesterolo,
ma normalmente i livelli sono molto più alti; bisogna quindi aiutarsi con l’anamnesi→ serve uno screening per
vedere se i familiari presentano le stesse condizioni, senza però indagare tutta la genetica ma facendo una diagnosi
di presunzione attraverso esami ematochimici.
3. Ipercolesterolemia a fenotipi multipli
Un’ipercolesterolemia familiare è molto più grave di una poligenica perché la seconda quasi sempre può essere tenuta
sotto controllo con dieta e attività fisica, mentre per quella familiare sono sempre necessari dei trattamenti
farmacologici.
Tipo IIb iperlipemia a fenotipi multipli. (iperlipemia→ aumento di uno o più grassi, come colesterolo e trigliceridi)
• Tipo III disbetalipoproteinemia per via delle β-VLDL.
• Tipo IV ipertrigliceridemia familiare o iperlipemia a fenotipi multipli: in questo caso si possono individuare
• tutti i fenotipi andando ad analizzare tutti i valori che riguardano il colesterolo; l’ipertrigliceridemia può essere
valutata anche in base alle apolipoproteine che trasportano i trigliceridi (=apo C-1, apo C-2...). Sono molto importanti
perché con i valori dei trigliceridi alti si può anche arrivare a pancreatite;
Tipo V iperchilomicronemia familiare e ipertrigliceridemia familiare per fare la diagnosi si può fare un’analisi
• dei valori dei trigliceridi e contemporaneamente si valuta la familiarità con l’anamnesi; oppure si va a fare
un’elettroforesi in cui si notano pochi chilomicroni che non si muovono dal punto di partenza.
Un’altra caratteristica che possono avere questi soggetti è la presenza degli xantomi ovvero degenerazioni della pelle
(nodulini) di colore giallastro, dovuto all’accumulo di lipidi che caratterizzano una condizione di ipercolesterolemia
familiare; vengono infatti usati come indicatori per la diagnosi presuntiva, e poi certa della stessa; l’ipercolesterolemia
poligenica non presenta mai degli xantomi. Sono tutti accumuli che si possono risolvere chirurgicamente o con dei
farmaci. Gli xantomi cutanei possono essere di tipo:
eruttivo (caratteristica della iperlipidemia di tipo I e V). Spesso la diagnosi viene fatta quasi per caso, ad esempio
anche in seguito a onicocriptosi da unghia incarnita; quindi, si decide di verificare il profilo lipidico. Sono simili a cisti
sebacee, che se vengono spremute devono essere suturate.
palpebrale chiamato anche xantelasma (iperlipidemia IIa, IIb, IV). Non correlano necessariamente
ipercolesterolemia familiare; esiste anche un altro segno (=gerontoxon*) che è l’arco corneale che si presenta nei
soggetti anziani, o in caso di ipercolesterolemia e fanno pensare ad una ipercolesterolemia familiare eterozigote
(=fenotipo IIa).
piano (caratteristica della iperlipidemia IIa omozigote),
tuberoso (caratteristica della iperlipidemia IIa),
tubero-eruttivo (caratteristica della iperlipidemia III),
Gli xantomi tendinei possono presentarsi sul dorso della mano; sono difficili da osservare, quindi serve necessariamente
la palpazione per individuarli. In questo caso si parla di ipercolesterolemia familiare eterozigote. Non è molto comune
che si presenti a livello del polso. Sono molto più caratteristici gli xantomi al tendine di Achille→ siccome normalmente
hanno un aspetto molto affusolato, in caso di deformazione è molto facile individuarli.
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Le iperlipidemia familiari sono delle forme di dislipidemie causate da una mutazione genetica:
1. Iperlicolesterolemia familiare (FH) è una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante causata dalla
mutazione del gene che codifica per il recettore LDL che impedisce il legame con la lipoproteina LDL. Il recettore
LDL è responsabile della rimozione delle LDL (ricche di esteri del colesterolo). È una malattia monogenica con
fenotipo IIa e IIb e frequenza pari a 2 casi su 1000 e per quanto riguarda la formazione di aterosclerosi questa porta
fortemente all’accelerazione del processo aterosclerotico.
2. Iperlipidemia famigliare combinata (FCH) è una malattia caratterizzata dalla trigliceridemia e/o colesterolomia
con fenotipo IIa, IIb e IV, la frequenza varia da 3 a 5 su 1000 e predispone fortemente all’aterosclerosi.
3. Iperlipoproteinemia di tipo III ha fenotipo III e frequenza da 2 a 5 su 10000 e porta lo sviluppo dell’arteriosclerosi.
4. Iperchimicronemia familiare, fenotipo IV e V, frequenza da 1 e 2 su 10000 e porta una lieve rischio di aterosclerosi.
La diagnosi di ipercolesterolemia