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MOSAIC).
Generazioni
Baby Boomer (1945-1968): alto potere di spesa e comportamento
d’acquisto legato a benefici funzionali ed economici.
Generazione X: più istruiti, scettici e disillusi ma pronti al cambiamento
Generazione Y: high-tech con potere di spesa crescente, soddisfazione
legata a valori emozionali; richiedono allineamento tra promesse
dell’azienda e offerta finale.
Generazione Z: altamente tecnologici e difficilmente fidelizzabili, driver
principali dell’acquisto facilità d’uso ed esperienza di brand.
Segmentazione aziendale
I criteri di segmentazione del mercato aziendale (Business2Business) sono:
1. Dimensione dell’azienda: le grandi aziende si caratterizzano per un
volume di ordine più elevato e da procedure di acquisto formalizzate,
sono i principali segmenti target e richiedono un marketing mix su
misura.
2. Settore: ogni settore industriale ha caratteristiche ed esigenze diverse, in
alcuni casi potrebbe essere necessaria un’ulteriore segmentazione del
settore.
3. Localizzazione geografica: i bisogni e le procedure di acquisto variano
anche a seconda della regione in cui ci si trova
4. Criteri di scelta: gli acquirenti possono considerare come criterio di
scelta il prezzo, la performance o il servizio
5. Aziende acquirenti: gli acquisti possono essere centralizzati o
decentrati. Gli acquisti centralizzati riguardano imprese esperte nei
prodotti che acquistano e nei fornitori di tali prodotti, queste godono di
maggiore potere contrattuale rispetto ai decentrati.
Criteri per una segmentazione efficace
1. Significatività: i clienti di ciascun segmento devono avere
caratteristiche omogenee tra loro ma diverse da quelle degli altri
segmenti.
2. Misurabilità: le caratteristiche di ciascun segmento devono essere
identificabili e comprensibili, le caratteristiche demografiche sono facili
da definire al contrario dei tratti della personalità.
3. Accessibilità: creazione di programmi di marketing efficaci per i
segmenti identificati (es. integrazioni mobile per gen z).
4. Attuabilità: possesso di risorse per sfruttare le opportunità evidenziate
5. Redditività: segmenti abbastanza grandi da rendere redditivo il loro
servizio, non sono però da trascurare i micro-segmenti.
Target Marketing
Il target marketing è la fase del processo STP in cui le aziende decidono i
segmenti che intendono servire con una proposta di valore coerente con i
fattori rilevanti di acquisto di ciascun segmento. Il target marketing può
avvenire secondo 4 strategie: indifferenziato, differenziato, mirato e
personalizzato.
Target marketing indifferenziato
Il target marketing indifferenziato riguarda la creazione di un unico
marketing mix per l’intero mercato (Ford T nera). Il marketing
indifferenziato può avvenire di base per via della scarsa conoscenza del
cliente e comporta meno costi e meno impegno per i marketing manager.
Target marketing differenziato
È la strategia di creazione di marketing mix specifici per soddisfare tutti o
alcuni dei segmenti individuati. Il marketing differenziato consente di
sfruttare le differenze tra i segmenti e di realizzare economie di scala
distribuendo i costi su più gruppi potenziali di clienti.
Target marketing mirato
Il target marketing mirato è relativo alla creazione di un solo marketing
mix al fine di servire un unico segmento target. Il marketing mirato è
appropriato per le aziende con risorse limitate consentendo ad esse di
concentrarsi sul soddisfacimento di un solo gruppo di clienti. La sfida per i
marketer del marketing mirato consiste nel far evolvere la propria strategia
di targeting contemporaneamente all’evoluzione del mercato nel tempo.
Target marketing personalizzato
Il target marketing personalizzato è la pratica di creazione di marketing
mix specifici per singoli clienti con esigenze uniche e grande potere di
acquisto. Il marketing personalizzato è tipico del B2B ed è associato ad
un’intensa relazione tra fornitori e clienti. Negli ultimi anni il marketing
personalizzato è emerso anche nei mercati di consumo attraverso prodotti
personalizzabili dai consumatori, i quali rendono i consumatori più
propensi a pagare e ad acquistare e generano atteggiamenti più positivi
rispetto ai prodotti di massa.
Analisi quantitativa della domanda
Il mercato può essere suddiviso in 4 sottomercati: il mercato potenziale
(soggetti interessati all’acquisto), il mercato disponibile (interessati e
possibilità di acquisto), il mercato target (mercato disponibile a cui
l’impresa si rivolge) e il mercato penetrato (consumatori che acquistano il
prodotto).
Il potenziale di mercato rappresenta l’insieme dei consumatori attratti dal
prodotto, la differenza tra il potenziale di mercato e la domanda primaria
(domanda del settore) è detta gap di potenziale. Ciò che interessa
maggiormente all’impresa è il gap concorrenziale, ossia la differenza tra la
domanda primaria e secondaria (le vendite dell’impresa). Il gap
concorrenziale può essere studiato attraverso l’analisi della quota di
mercato, la quale può essere relativa o assoluta.
La quota di mercato assoluta è il rapporto tra vendite dell’impresa e
vendite nel suo mercato di riferimento (Q /Q).
i
La quota di mercato relativa è il rapporto tra la quota di mercato
dell’impresa e quella di un determinato concorrente o determinati
concorrenti. Il termine di paragone può essere il concorrente più forte
(leader dominante), i principali concorrenti (quota relativa ai leader)
oppure il concorrente più vicino in termini di dimensioni.
Posizionamento strategico
Il posizionamento del brand è l’ultima fase del processo STP, può essere
definito come la progettazione dell’offerta del brand affinché questo
occupi una posizione significativa e distinta nella mente del cliente target e
nei confronti dei brand concorrenti. Lo strategic brand positioning consta
di 4 fasi: la definizione del quadro competitivo di riferimento,
l’individuazione e la selezione dei POP e dei POD, la creazione di una
mappa di posizionamento e la definizione del brand mantra.
Definizione del quadro competitivo di riferimento
Il quadro di riferimento può essere inteso in senso stretto (concorrenti
diretti con prodotti altamente sostitutivi) e in senso allargato (anche
concorrenti che soddisfano indirettamente lo stesso bisogno).
POP e POD
I Punti di parità (POP) rappresentano le associazioni relative al brand che
sono condivise con i brand concorrenti. Le associazioni POP possono
essere di categoria (essenziali per legittimare e rendere credibile l’offerta
di un brand nel mercato di riferimento); correlazionali (associazioni
mentali negative a fronte di associazioni positive: prezzo alto per alta
qualità) e competitive (si sfruttano i POD dei competitor, trasformandoli in
POP).
I punti di differenza (POD) sono attributi e benefici associati
esclusivamente ad un brand e non riscontrabili nei brand concorrenti. I
POD devono soddisfare i criteri di desiderabilità, di fattibilità e di
differenziabilità.
Mappa di posizionamento e del brand
Sono rappresentazioni visive delle percezioni dei consumatori riguardo a
un brand e ai suoi concorrenti. La costruzione delle mappe si basa
sull’analisi dei POP e dei POD (e delle dimensioni su cui si muovono, la
più utilizzata è quella prezzo/qualità) e permette di comprendere la
situazione attuale del brand, dei concorrenti e delle esigenze dei
consumatori e le scelte strategiche da fare nel futuro.
Definizione del brand mantra: poche parole che rappresentano il cuore e
l’anima del brand, strettamente legati all’identità del brand e alla promessa
chiave. Il mantra è rivolto ai dipendenti in modo che questi riescano a
comprendere qual è l’obiettivo che il prodotto persegue.
Output del posizionamento
Una volta compresa la strategia di posizionamento generale si sviluppa una
dichiarazione di posizionamento, cioè l’affermazione delle qualità del
prodotto. La qualità della dichiarazione di posizionamento può essere
valutata in base alla chiarezza (messaggi complicati non vengono
ricordati); alla coerenza (cambiare posizione crea confusione); alla
credibilità (le posizioni del brand saranno verificate da consumatori e
stakeholders) e alla competitività (la dichiarazione deve far emergere i
POD).
Storytelling
Lo storytelling è una tecnica di posizionamento basata sulla creazione di
una storia che riesca a coinvolgere le emozioni dei consumatori. Lo
storytelling può avvenire attraverso una storia (cronologia di eventi) o un
racconto (che contiene anche immagini di fantasia).
Creazione del brand
Deciso il posizionamento, la creazione del brand passa per tre principali
step: l’identificazione degli elementi hard del brand (nome, logo,…), i
quali dovranno essere memorabili, significativi e piacevoli (non
trascurando la protezione, l’adattabilità e la trasferibilità del brand); la
pianificazione di un’attività di comunicazione integrata di marketing
(coerente e che trasmetta valori core, promessa di brand e identità); la
creazione di un sistema di associazioni secondarie.
Brand
La definizione principale di brand è quella che lo identifica come un nome,
un termine, un design o un simbolo che ha la funzione di identificare i
prodotti e distinguerli dalla concorrenza. Al lato di questa definizione è
però possibile affermare che il brand è anche uno strumento di creazione di
valore. Si può distinguere il marchio, la rappresentazione formale del
prodotto, dalla marca, la quale rappresenta l’anima del prodotto.
La marca è funzione di tre aspetti: l’aspetto fisico, la personalità e lo stile
Corporate brand e product brand
Il corporate brand è focalizzato sull’impresa e sui suoi valori, è
strategicamente importante nel lungo periodo e le responsabilità ad esso
collegate sono del CEO e dei top executive.
Il product brand riguarda un prodotto e l’importanza per l’azienda è
funzionale del solo ciclo di vita di questo.
Brand Architecture
La brand architecture è la modalità in cui i diversi product brand si
relazionano con il corporate brand. La Brand Architecture può essere
branded house (in tutti i marchi ricompare il brand); house of brands (il
brand principale non ricompare nella collezione di tutti gli altri brand
distintivi dell’organizzazione) e hybrid brand (ibrido tra branded house e
house of brands).
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