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NON LE CHIEDE ALL’ESAME!!!
Solitamente queste due poesie vengono trattate in parallelo e, di solito, si osservano le affinità.
26 6° lezione – 05/04/2023
30 maggio secondo modulo
Poesia L’orto
Prima edizione nell’aprile 1946 ne La fiera letteraria
Il titolo è parola chiave fin dal primo Montale, fin dagli Ossi di Seppia. Si intende una sorta di giardino. La
prima poesia di Montale Meriggiare pallido e assorto doveva intitolarsi Fra gli orti. Richiamare questo
termine nel ’46 significa ricollegarsi con il luogo dell’infanzia del poeta: Monterosso.
L’orto assume una simbologia, è sia quel terreno delimitato della poesia, ma è anche l’orto recintato da un
muro oltre il quale è impossibile passare. Impedisce il gesto di andare oltre, la libertà. È ostacolo il recinto.
Siamo nel ’46, 30 anni dopo la sua prima poesia. C’è cambiamento perché l’orto non è più recintato, ma fa
vedere un parco, quello che in questa poesia viene definito l’oltre. L’orto quindi non è più termine reliquario
come lo si era definito negli Ossi (reliquario sorta di cimitero, legato alle memorie passate). In questa
poesia l’orto è pensato in maniera diacronica perché si fa un confronto: il passato di Monterosso con quello
che sarebbe successo poi all’io poetico, con la vita successiva e questo per Montale significa confrontare due
donne: quella di Monterosso (Anna degli Uberti) con Irma. Per usare una terminologia di Auerbach, filologo
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romanzo, Anna e Irma sono viste l’una come figura dell’altra. Anna è una sorta di presentimento e
preparazione dell’altra che rappresenta immagine della donna completa. Quindi il punto d’arrivo qui è Clizia
che è la figura completa di tutte le altre donne precedenti, in particolare di Anna. In questa poesia si ripetono
le caratteristiche tipiche di Clizia.
Messaggera angelo, figura di Cristo, colei che unifica le religioni (cristianesimo + ebraismo).
Clizia è anche colei che avrebbe potuto dare una svolta al destino di Montale, ma così non è stato, tanto che
il poeta si chiede quanto lui avesse avuto libertà di scelta.
La poesia è scritta quando non c’è più la guerra, quindi rispetto ad Iride ci porta altrove. La guerra non incalza
più. La donna angelo di prima che salvava il mondo durante la bufera, può tornare a rivestire un ruolo privato
e personale come era all’inizio.
Metro.
4 strofe di 13 versi ciascuno. Sono stanze.
Strutture a canzone perché poesia alta.
Endecasillabi e settenari-alessandrini.
Anafora + accumulazione ripetitiva di alcuni termini. Anafora di Io non so … se
Nella terza strofa questa anafora termina. Strofe di un unico periodo. Nella terza strofa c’è anafora L’ora
che…
Anche la quarta strofa è unico periodo e c’è anafora del vocativo oh
Ci sono varie rime, soprattutto nella terza strofa.
Analisi
L’orto per Montale è il giardino della casa di Monterosso
Io non so messaggera … si rivolge alla donna che scende dal cielo. Il termine messaggera è quello di angelo
che viene dal cielo sulla terra. Questa apostrofe non c’era nella prima redazione. Il testo iniziale diceva
prediletta del mio Dio. Nei vangeli prediletta è aggettivo rivolto a Maria. Nella seconda redazione, invece,
prediletta diventa apposizione del termine messaggera, quindi altro termine rivolto all’amata.
Del tuo forse del tuo Dio forse sei prediletta. Del mio sì. Distinzione fra ebraismo di Irma e dei suoi familiari
e il cristianesimo di Montale. Qui parla di due religioni appartenenti a popoli diversi
Che ti posi sui gradini scoscesi è della prima redazione, gradini della chiesa che, però, di solito non sono
scoscesi, quindi sono più rivolti ai gradoni delle Cinque Terre. Eliminato perché designazione troppo
geografica
Se nel chiuso dei meli … comincia una sorta di accumulazione in anafora. Il chiuso riporta all’orto che di
solito è chiuso da un recinto. Con il termine meli si fa riferimento ai meli presenti nel giardino di Monterosso.
Meli lazzeruoli sono un tipo di mela selvatica, quindi non occorreva coltivarli, molto diffusi in Liguria.
Ove si lagnano… fra questi meli si lamentano (verso che ricorda un lamento) i luì nidaci che sono i passeri
stanziali. Si chiamano nidaci perché fanno il nido e quindi stanno fermi, non emigrano. Il fatto che si parli di
lamenti e nido qui fa riferimento ai gridi lamentosi dei piccoli nati che chiedono da mangiare. Quindi tutto il
giorno si lamentano
Estenuanti a sera arrivati verso sera questi lamenti diventano estenuanti. Non se ne può più di sentirli
Io non so se nell’orto dove le ghiande … piovono: cadono
Oltre il muro il muro è quello che delimita l’orto ed è quello di Monterosso. Oltre il muro (terine chiave) si
sfaldano leggere come l’aria le ghirlande dei carpini. Le ghirlande sono fioriscenze a grappolo che si staccano
dai carpini che indicano lo spumoso, cioè oltre il muro vanno a finire verso il mare. Onde che si infrangono
sulla sabbia. Si confondono con il confine del mare.
Una vela tra corone … indicano una vela (simbolo di salvezza) in mezzo agli scogli che sono sommersi sotto
l’acqua, sono neri per questo. Sono lucenti, riflettono la luce del sole.
Prima stella anche di sera si fanno vedere più lucenti delle prime stelle serali
La seconda strofa continua lo stesso periodo della prima e non si è ancora trovato un verbo reggente.
Io non so se il tuo piede attutito … piede attutito è quello di Clizia perché nelle Occasioni appare sempre il
passo felpato di lei, quindi attutito nel senso che non fa rumore
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Il cieco incubo onde cresco … il cieco incubo è rappresentato dalla donna, in questo caso l’incubo
rappresenta l’amore che viene definito cieco (nella prima redazione era definito dolce cambio di
prospettiva). Cieco: termine usato anche da Petrarca: il cieco labirinto dell’amore. Incubo amoroso. In seguito
a questo amore cresco la morte, cioè da quando ti vidi il mio vivere è un lento morire. Amore con un morire
continuo, un connubio amore-morte
Io non so se il tuo passo che fa … pulsare le vene: fa battere forte il cuore quando ti avvicini
Intrico intrico dell’orto, ma anche della vita, serie di fatti che non si capiscono. Quindi io non so se il tuo
passo che mi fa battere il cuore forte quando ti avvicini a me è quello che ….
È quello che mi colse … è: verbo su cui si scaglia tutto. Tutta la serie di elementi visti finora, tipici di Clizia,
lui dice non so se quello che mi ha colto anche prima di conoscere Irma, cioè in un’estate precedente. Quindi
non so se tutto questo amore che ho per te non l’ho già provato prima di conoscere te Clizia (quindi
riferimento ad Anna degli Uberti)
Prima che una folata … specchio il Mesco è il promontorio vicino a Monterosso. La folata di vento è
recupero di una situazione presente negli Ossi, in particolare in una poesia che si intitola Vento e bandiere
(1928), scritta per Annetta. Quindi non so se questo sentimento d’amore sia lo stesso che mi ha colto prima
di incontrare Irma. Amore provato anche a Monterosso. Il vento è quello che ha portato via l’amore di Anna.
Infranto il mio specchio lo specchio è lei, la persona amata
Io non so se la mano … non è presenza fisica, sembra immaginata.
È la stessa … celesta: strumento a tastiera. Io non so se questa mano che mi sfiora la spalla (immaginata)
mi ricorda un’altra, colei che suonava la celesta. Quindi la mano di Clizia potrebbe ricordare Annetta. Il
riferimento al suono della celesta ritorna anche in un’altra poesia degli Ossi
Faceva eco a gemiti faceva eco a gemiti provenienti da nidi diversi da quelli dei passeri nidaci visti sopra.
Folto ormai bruciato il folco è l’intrito del verso 18. Giardino ormai bruciato, secco, arido nella memoria.
L’ora della tortura … linguaggio che si riferisce alla guerra. L’ora nel senso del periodo in cui sono durati la
tortura e i lamenti
Che si abbattè uso del passato perché i lamenti sono finiti. L’ora della tortura e dei lamenti è riferimento
ad un inno ecclesiastico molto noto Il giorno dell’ira (dies irae). Quindi l’ora della guerra che si abbattè sul
mondo
L’ora che tu leggevi … l’ora cioè il giorno, il momento che tu potevi leggere nel libro del futuro (Immagine
di un’Irma che sa leggere nel futuro)
Figgendo … fissando i tuoi occhi limpidi ma anche forti e duri come il cristallo. Qui il cristallo si riferisce
anche ad una sfera dove lei legge il futuro. Quindi gli avvenimenti che tu avevi già prefigurato grazie ai tuoi
occhi che vedono bene in fondo, sanno guardare a fondo nelle cose
Là dove … Vulcano continua il discorso scollegato dal verbo principale, quindi continua elencazione. Le
tendine di fuliggine: richiamo a Nuove stanze in cui si diceva che grazie alla donna la realtà poteva essere
nascosta ai mortali. Acri: perché fanno lacrimare gli occhi visto che si parla di fumo/fuliggine.
Alzandosi … che si alzano … officine: fabbriche. Vulcano è fabbro degli Dei, quindi riferimento a quando ci
si stava preparando per la guerra e lei lo aveva già intuito. C’erano queste acri tendine che ancora impedivano
alle persone normali di vedere quello che stava per accadere. Acri tendine di fuliggine ricordo del dies irae
Il dì dell’ira dies irae, il giorno del giudizio
Che più volte riferimento evangelico, anche Cristo aveva detto “prima che il gallo canti”, Pietro era
spergiuro, aveva detto il falso. Il giorno del giudizio che le Scritture avevano annunciato da tempo agli uomini
(spergiuri)
Non ti divise verbo reggente. Questo giorno dell’ira non ti ha impedito di condividere il sacrificio con gli
altri uomini. Lei è anima integra, inflessibile.
Non ti fuse … fuoco della guerra
Cuore d’ametista apposizione del tu. Cuore duro, inscalfibile che non si piega, contamina. Immagine di
una donna che ha un destino, donna che preannuncia il sacrificio di tutti, in particolare il suo
O labbri muti … sono le labbra di Clizia che sono mute perché non parlano più
Aridi … labbra diventate arid