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Una sera tutti erano all’osteria, e parlarono della situazione attuale. Tutti sembravano
così contenti degli ultimi avvenimenti, come se i problemi fossero finiti, se pure così
non era, e Corrado si arrabbiava a notare ciò. Disse la sua, e si trovò in accordo con
Nando.
Capitolo 10
A Torino, e nel resto d’Italia, ricominciarono i bombardamenti da parte degli inglesi,
per distruggere tutti i tedeschi. Le persone furono costrette a rifugiarsi di nuovo in
collina, senza poter raggiungere la città. Elvira e la madre non vedevano di buon
occhio “la gente dell’osteria”, in quanto a consideravano un gruppo di sovversivi,
teppisti. Corrado discusse per questo motivo sia con Egle, che con Elvira stessa,
arrabbiandosi, diventando cattivo e superbo nelle risposte. Tanto da non riconoscersi
più, non capiva quale fosse il suo stato d’animo e cosa lo portava ad essere sempre
diverso con ognuno. Un altro allarme suonò, e Corrado rifletteva, su sé stesso, Cate e
Dino. Elvira interruppe i suoi pensieri, chiamandolo a tavola, ma nessuno di loro parlò,
si mangiò e basta, fino a che non terminò l’emergenza.
Capitolo 11
L’8 settembre gli inglesi sbarcano in Italia per cacciare via e i tedeschi, che però
resistono, occupando e controllando ancora molte città italiane. Non si capiva cosa
volessero fare i tedeschi, le radio raccontavano cose contrastanti, così come i giornali.
Di Roma, la capitale, non si sapeva nulla. Nando e Fonso non erano all’osteria, poiché
erano andati a Torino per combattere e furono poi arrestati. Cate era speranzosa,
sapeva che tutta quella situazione si sarebbe risolta il prima possibile, si trattava
soltanto di resistere ancora un po’. Corrado nutriva ancora ostilità nei confronti di
Elvira, e uscì via. Tra le persone in giro c’era scompiglio, tra chi voleva i tedeschi, che
finora li avevano “protetti” e chi voleva che andassero per sempre via, perché non
avevano fatto nulla di buono. Corrado e Cate quel giorno mangiarono insieme, lei
doveva poi ritornare in ospedale e lui decise di andare con lei. Cate incolpava Corrado
di non far nulla, probabilmente perchè non aveva visto fame e disgrazia come lei. Si
sarebbero visti la sera. Alle Fontane Cate gli raccontò meglio di Nando e Fonso, e che i
soldati italiani scappavano, perché nessuno aveva intenzione di resistere.
Capitolo 12
Torino sembrava tranquilla, ma così non era. La salvezza sembrava vicina, eppure non
arrivasse mai, e infatti non venne. C’erano fuggiaschi ovunque, Torino era occupata
dai tedeschi e accadevano tantissime cose. La gente cercava di sopravvivere. L’Italia
era di nuovo in mano ai tedeschi, e se quell’estate c’era stata speranza di pace, ora
non ce ne era nemmeno un po’, anzi sembrava andasse tutto sempre peggio. Corrado
girava per il bosco, cercando di evitare le Fontane, Dino e Cate, e restò per molto
tempo in casa a studiare e a leggere libri. Per Corrado quella casa sembrava un rifugio
materno, d’infanzia. Dino iniziò a passare più tempo con Fonso e Nando, piuttosto che
con Corrado, che chiese a Cate di mandarlo ogni mattina lì da lui a studiare, invece di
lasciarlo libero per le strade. Fonso non era quasi mai alle Fontane, perché si era
aggregato ai partigiani che si nascondevano in montagna, alleati contro i tedeschi.
Quando lo si vedeva non si parlava granché. Quando andava via si parlava della
guerra, Corrado cercò di spiegare che in effetti quella situazione non era solo colpa dei
tedeschi, la guerra c’era anche in altri posti del mondo e tutto dipende dalla volontà
delle persone. Cate lo provocò.
Capitolo 13
Corrado afferma di aver paura della guerra, di tutto quello che stava succedendo,
niente più dava speranza, ma solo terrore. Si vergognava di ciò che vedeva e sentiva,
avrebbe voluto essere un animale e non capire nulla. La Resistenza continua e le
giornate passano così. Dino va a casa di Corrado, ogni mattina per fare lezione, Elvira
lo conosce e fa a Corrado domande suu di lui e sulla sua famiglia. Quando Elvira non
c’è, il bambino racconta le ultime novità della situazione tra fascisti e partigiani. Nel
frattempo, Castelli, professore della scuola di Corrado, va a casa sua per parlare.
Castelli si confida, è preoccupato per la ripresa delle lezioni e del fatto di dover
ritornare a insegnare in una scuola comandata dal fascismo. Con l’arrivo dell’autunno,
le lezioni ripresero. Corrado riprese anche a incontrarsi con Cate. Lui, lei e Dino, di sera
salivano in collina. Cate pensava che Corrado avesse tutto, e che non gli mancasse
nulla, ma lui esprimeva le sue paure e il desiderio che tutto quel trambusto finisse.
Ognuno, secondo Corrado, si trova in certe situazioni perché ci è portato dalla vita che
conduce, e che le persone come Cate, gli piacevano.
Capitolo 14
Castelli, insegnante di francese e amico di Corrado, decide di dimettersi da scuola, per
motivi di salute (diabete), parlandone Lucini, un altro insegnante, che però era ancora
fascista, ed era dunque “intoccabile”. Corrado, dopo aver appreso la notizia, viene e
convocato dal Preside che cerca in qualche modo di avere informazioni in più sulla
decisione di Castelli. Il Preside costruisce un discorso sul fatto che non è prudente
esporsi, con azioni e atteggiamenti rischiosi, ma che bisogna mantenere ordine e
comportarsi bene, per dare “l’esempio” a ragazzi e famiglie, in realtà per non essere
sospettati di qualunque cosa. Corrado parlò poi con Castelli, che si mostrò restiò a
ritirare ciò che ormai aveva fatto: aveva bisogno dello stipendio, e non sarebbe mai
potuto andar via senza dire nulla. Corrado torna a casa sconsolato. Arriva Natale, che
Corrado trascorre alle Fontane, come promesso con Cate, e c’erano tutti, persino
Fonso e Nando. Si parlò di guerra, ma poi ci si divertì. Si fece finta di nulla e si
apprezza quel giorno di Natale. Corrado regalò dei libri e una torcia a Dino. Corrado
scese a Torino il giorno dopo, e apprese la notizia di Castelli, che era stato sospeso e
poi arrestato.
Capitolo 15
Finisce l’anno, siamo nel 1943. Tra i colleghi si parla di Castelli e di quello che è
successo. Il Preside sembrava essere in uno stato di preoccupazione continuo, e
Corrado ebbe compassione di lui. Ad un certo punto tutti si dimenticarono di Castelli,
ma Corrado no, ci pensava spessissimo. Vagando per la città, decide di entrare in una
chiesa, per avere un momento di tranquillità. Nasce così una riflessione sulla religione,
di cui Corrado parla anche con Cate. Lei non crede in Dio, e che per lei la preghiera
non rappresenta nessun sollievo, poiché bisogna agire, piuttosto che pregare. Le azioni
contano più delle parole. Poi parlarono di Dino, Cate vorrebbe crescerlo facendo si che
conosca tutto e con il tempo deciderà da solo cosa fare e a cosa credere. Rientrato a
casa, Elvira gli disse che un ragazzo delle Fontane era passato a cercarlo, così Corrado
di corsa si recò lì. Giulia era stata arrestata, e il problema era capire se fosse stato un
caso o se tutti loro erano stati sotto osservazione finora, e se lo fossero ancora.
Capitolo 16
Stava arrivando la primavera. Un giorno Corrado camminava per i boschi, fin quando
da lontano vide i tedeschi alle Fontane. Inizia a preoccuparsi, e quando sono andati via
manda Belbo a controllare. Il cane trova Dino, e il bambino racconta tutto a Corrado.
Avevano arrestato tutti, perché avevano trovato le armi in cantina. Dino non era stato
preso, e Cate l’aveva istruito su cosa fare. Corrado torna a casa, portando Dino con sé,
e Elvira gli dice che i tedeschi erano passati a cercarlo, e lei aveva dato i dati della
scuola, cosicché lo cercassero lì e andassero via. Elvira trova una soluzione: lo manda
in un collegio di preti in un monastero a Chieri, per nascondersi, e non farlo catturare,
mentre Dino sarebbe rimasto lì con lei. E’ molto dettagliata la descrizione del pessimo
stato d’animo di Corrado. Elvira gli prepara tutto, e così Corrado parte e va via.
Capitolo 17
Corrado trascorre i primi giorni nel collegio e descrive il suo stato d’animo. All’inizio
non riusciva a capacitarsi della situazione in cui era capitato, e la speranza sembrava
essere andata via del tutto. Poi inizia quasi a essere indifferente, come se quel posto lo
tenesse fuori dal resto del mondo, continuava comunque a pensare, ma in maniera
quasi rassegnata e distaccata. Pregava. Dopo 15 giorni di permanenza, inizia ad
insegnare ad un gruppo di ragazzi, come altri assistenti che si trovavano nel collegio,
con cui però preferiva non prendere confidenza in quanto come lui probabilmente
erano dei fuggiaschi, quindi meglio tenersi lontano dai guai. Passava molto tempo con
Felice, un giovane parroco che lo tiene informato su quanto accade fuori dal
monastero, in fatto di guerra e altro. Felice pareva non interessarsi molto della guerra,
la riteneva qualcosa di immondo di cui le persone non avevano bisogno. Un giorno
Corrado viene convocato, e si presentano a lui Evira con Dino. Lei gli racconta che
nessuno più era passato a cercarlo, e che aveva ricevuto una lettera da sua sorella,
nella quale tutto sembrava normale. Poi decidono che Dino sarebbe rimasto li in
collegio, perché aveva bisogno di un’istruzione e di qualcuno che lo crescesse, e
soprattutto per motivi di sicurezza, data la situazione. Elvira e la madre pensavano
molto a Corrado, con la speranza che un giorno sarebbe potuto ritornare a casa.
Capitolo 18
Dino e Corrado per non essere scoperti fanno finta di non conoscersi. Dino sembra
ambientarsi bene all’interno del collegio, anche se Corrado non approva molto la
maniera i cui si comporta: è troppo attaccabrighe e non sa tenersi nulla, soprattutto in
maniera esplicita fa capire di essere antifascista, e questo potrebbe metterlo in
pericolo. Dino è stufo del collegio, e non vuole ritornare a casa con Elvira, vorrebbe
stare con Fonso. Venne la primavera. Un giorno pare che la situazione si stia facendo
pericolosa, poiché un ragazzo si dichiara amico dei fascisti, dicendo che avrebbe
voluto denunciare il collegio per nascondere molti “traditori”. Così Corrado, avvisato
dal rettore, ritorna per un po’ a casa con Elvira e la madre, per paura di essere
scoperto. Ritornano in lui lo stato di preoccupazione, l’ansia e il malessere. Restò
chiuso in casa un po’ di giorni, nascosto, pensando a tutti gli altri, a Cate, a Dino e alla
guerra. Quando comprese che la situazione si era calmata, e sembrava essere stato
tutto un falso allarme, valutò di ritornare in collegio. Elvira per&