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CRASI
La crasi < κρᾶσις, “fusione”; cf. κεράννυμι, “mescolo”) consiste nella contrazione della vocale finale di una
parola con la vocale iniziale della successiva. In conseguenza della crasi si forma solo una parola,
mescolanza delle due originarie.
Tale parola porta sulla vocale originata dalla contrazione il segno della coronide (graficamente è come
uno spirito dolce).
Nella nuova parola originata dalla crasi l’accento NON è presente sulla prima parola e si mantiene
inalterato sulla seconda. L’accento acuto diventa circonflesso quando l’accento della parola originata
dalla crasi è regolato dalla legge del trocheo finale: es. τὸ ἔπος > τοὖπος.
ἄνδρα: ἀνήρ, ἀνδρός:
< sostantivo con il tema in liquida (-ρ) caratterizzato da una triplice apofonia.
484d-485a τῶν λόγων οἷς
καὶ γὰρ τῶν νόμων ἄπειροι γίγνονται τῶν κατὰ τὴν πόλιν, καὶ δεῖ χρώμενον ὁμιλεῖν
/
ἐν τοῖς συμβολαίοις τοῖς ἀνθρώποις καὶ ἰδίᾳ καὶ δημοσίᾳ, καὶ τῶν ἡδονῶν τε
/
(proposizione relativa)
καὶ ἐπιθυμιῶν τῶν ἀνθρωπείων, καὶ συλλήβδην τῶν ἠθῶν παντάπασιν ἄπειροι γίγνονται. ἐπειδὰν οὖν
ἔλθωσιν εἴς τινα ἰδίαν ἢ πολιτικὴν πρᾶξιν,
(484e) /
(proposizione temporale con sfumatura eventuale)
καταγέλαστοι γίγνονται, ὥσπερ γε οἶμαι οἱ πολιτικοί, ἐπειδὰν αὖ εἰς τὰς ὑμετέρας διατριβὰς
/ | | /
ἔλθωσιν καὶ τοὺς λόγους, καταγέλαστοί εἰσιν.
/
(proposizione temporale con sfumatura eventuale)
συμβαίνει γὰρ τὸ τοῦ Εὐριπίδου· λαμπρός τέ ἐστιν ἕκαστος ἐν τούτῳ, καὶ ἐπὶ τοῦτ᾽
ἐπείγεται, νέμων τὸ πλεῖστον ἡμέρας τούτῳ μέρος,
ἵν᾽ αὐτὸς αὑτοῦ τυγχάνει βέλτιστος ὤν· 26
ὅπου δ᾽ ἂν φαῦλος ᾖ, ἐντεῦθεν φεύγει καὶ λοιδορεῖ τοῦτο, τὸ δ᾽ ἕτερον
(485) /
(proposizione temporale)
ἐπαινεῖ, εὐνοίᾳ τῇ ἑαυτοῦ, ἡγούμενος οὕτως αὐτὸς ἑαυτὸν ἐπαινεῖν.
E infatti (sott. “coloro che praticano la filosofia anche in età adulta”) sono inesperti (= “non sanno”)
delle leggi della città e dei discorsi che bisogna praticare nelle relazioni con gli uomini (lett.
“impiegando i quali bisogna stabilire rapporti nelle relazione con gli uomini”) sia nella sfera privata
che pubblica, e (sono inesperti) dei piaceri e dei desideri umani; in sintesi, non sanno proprio nulla
dei modi di fare degli uomini. Dunque, quando capita debbano affrontare una qualche faccenda
privata o pubblica, diventano ridicoli, come d’altra parte diventano ridicoli, credo, i politici, qualora
si mescolino alle vostre discussioni e ai vostri discorsi. Accade infatti ciò che dice Euripide:
«Ciascuno è brillante e si slancia in quel campo dove supera se stesso, trascorrendo lì la maggior
parte della giornata»; quando invece è incapace (in un determinato campo), allora lo rifugge e lo
disprezza, mentre elogia, per una sorta di amor proprio, l’altro campo (quello in cui è brillante),
ritenendo così di elogiare se stesso.
τῶν νόμων ἄπειροι γίγνονται τῶν κατὰ τὴν πόλιν, καὶ τῶν λόγων καὶ τῶν ἡδονῶν τε καὶ
[…]
ἐπιθυμιῶν τῶν ἀνθρωπείων: ἄπειρος, -ον, “inesperto”, “non pratico”, “non avvezzo”, è un aggettivo
τῶν νόμων, τῶν λόγων, τῶν ἡδονῶν
della prima classe a due uscite e regge il genitivo (qui abbiamo
καὶ ἐπιθυμιῶν τῶν ἀνθρωπείων). L’espressione si può anche rendere più liberamente “non sanno
[…]”, “non conoscono […]”. Le leggi chiamate in causa sono le leggi della città: letteralmente “sono
νόμων), τὴν πόλιν)”.
inesperti delle leggi (τῶν quelle che (τῶν) riguardano la città (κατὰ I piaceri e i
τῶν ἀνθρωπείων, ἀνθρώπειος,
desideri sono “quelli umani / dell’uomo” (< -α, -ον, aggettivo della
prima classe a tre uscite). 27
τῶν λόγων οἷς δεῖ χρώμενον ὁμιλεῖν ἐν τοῖς συμβολαίοις τοῖς ἀνθρώποις καὶ ἰδίᾳ καὶ δημοσίᾳ:
/ οἷς, τῶν λόγων. Χρώμενον
proposizione relativa introdotta dal pronome relativo che si riferisce a è
un participio congiunto con soggetto sottinteso: il caso accusativo si spiega in quanto il participio si
δεῖ συμβόλαια
trova nell’infinitiva retta da impersonale. I sono quei rapporti d’affari che richiedono,
da parte dei partecipanti, capacità di contrattare sotto un profilo pratico.
ἐπειδὰν οὖν ἔλθωσιν εἴς τινα ἰδίαν ἢ πολιτικὴν πρᾶξιν ἐπειδὰν αὖ εἰς τὰς ὑμετέρας διατριβὰς
(cf.
ἔλθωσιν καὶ τοὺς λόγους): ἐπειδάν
proposizione temporale con sfumatura eventuale introdotta da +
ἔρχομαι ἐλυθ- ἐλθ-
congiuntivo aoristo del verbo (ἐλευθ- / / N.B. tendenzialmente l’aoristo forte
(o secondo o tematico), proprio di verbi con radice in consonante, si forma usando il grado ridotto).
17 ἐρχ- ἐλευθ-
Il verbo appartiene ai cosiddetti politematici . Dal tema deriva il presente; dal tema il
ἐλθ- ἐλυθ-
l’aoristo e, infine, da il perfetto con raddoppiamento attico.
futuro; da
LA PROPOSIZIONE TEMPORALE: esprime quale relazione di tempo vi sia tra l’azione espressa nella
reggente. Si distinguono tipi di rapporti temporali: contemporaneità, anteriorità, posteriorità.
La proposizione temporale esplicita è introdotta da:
17 N.B. Verbi politematici = verbi che si avvalgono di temi diversi (e indipendenti l’uno dall’altro) per formare i vari
ὁρα-
tempi che costituiscono la coniugazione. Esempio: per esprimere l’idea del “vedere” per il presente si usa il tema
ἰδ- ὀπ-
per il presente, per l’aoristo, per il futuro. 28
1. ὅτε, ὁπότε, ὡς, ἡνίκα ὅπου (= “quando” = lat. ἐν ᾧ, ἕως (= “mentre” = lat. per indicare che
cum); dum)
l’azione della temporale è a quella della reggente;
contemporanea
2. ἐπεί, ἐπειδή (= “dopo che” = lat. ὡς τάχιστα, ἐπεὶ (ἐπειδή) τάχιστα, ἐπειδὴ πρῶτον (=
postquam);
“appena che” = lat. ἀφ' οὗ, ἐξ οὗ (= “dacché”, “da quando” =
ubi, ubi primum, cum primum, simul ac);
lat. se si indica un’azione la quale si verifica quella della reggente.
ex quo), dopo
3. πρίν (= “prima che” = lat. ἔστ&ep