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Concetto complesso, strutturato e speci co, usato per la prima volta da Kenneth Galbraith nel 1969. Utilizzo e sviluppo da metà degli anni ’90 per l’economia aziendale.

Oggetto di dibattito per più di 20 anni, ancora ampiamente discusso: dottrina e prassi hanno proposto una pletora di de nizioni, spesso simili ma non identiche, nessuna delle quali

generalmente accettata.

Risorse immateriali ≠ conoscenza ≠ capitale intellettuale

Risorse immateriali: “oggetto” intangibile dotato di valore per l’azienda

Conoscenza: mix di esperienze strutturate, valori e informazioni che consentono di valutare nuove esperienze e informazioni (comprende sia lo stock degli intangibili sia il frutto

scambiato tra questi assets)

Capitale intellettuale: de nizione evoluta nel tempo, “Il capitale intellettuale è una rappresentazione delle risorse intangibili, mentre la conoscenza è la corrente elettrica che corre

lungo questi asset per far crescere ed illuminare il capitale intellettuale” (Chatzkel, 2000) →

Relativismo del concetto di capitale intellettuale / molteplicità di de nizioni e tassonomie = CI oggetto “convenzionale”. Perciò:

- non è un oggetto assoluto ma relativo

- mutua nello spazio e nel tempo, al pari della società e dell’azienda

- caratteristiche, misure e valori associati al capitale intellettuale saranno anch’essi, inevitabilmente, relativi.

Il capitale intellettuale contribuisce a guidare successo e creazione di valore (valore = creazione di ricchezza in termini monetari, di utilità, sociali e sostenibili). Consente alle

organizzazioni die fruttare le proprie risorse tangibili. È alla base del successo di aziende leader nei propri settori industriali

- le risorse tradizionali (asset sici e tangibili) quali magazzini, impianti, uf ci e negozi rimangono importanti, ma non tanto quanto la conoscenza dei clienti, della tecnologia, dei

mercati, ecc. 17

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Per esempio, una catena di supermercati con enorme infrastruttura di vendita non potrebbe svolgere altrettanto

bene il proprio business facendo a meno di:

- intelligenza nel costruire i suoi negozi nelle “giuste” locazioni commerciali

- conoscenza dei consumatori per gestire le fasi cicliche dell’offerta di beni

- esperienza nella gestione delle scorte dei magazzini.

Capitale umano: insieme di competenze, capacità, esperienze dei membri dell’azienda. Risorsa temporanea,

altamente volatile

- viene meno nel momento le persone escono dal sistema aziendale

- da gestire in modo appropriato per evitare “fughe di valore”.

Maggiore attenzione in quanto oggetto di studio di molte discipline, considerato spesso il più importante dei tre

componenti ma dipende

- dove sono presenti e si formano gran parte delle risorse invisibili aziendali

- è spesso considerato come il mezzo che consente di generare valore.

Esempi:

- competenze: talento o doti tecniche accumulate e/o accresciute con investimenti in formazione

- atteggiamento mentale: attitudini, motivazioni, valori

- vivacità intellettuale: duttilità al cambiamento, propensione alle novità, abilità nel trasferire conoscenza da un

settore ad un altro.

Capitale strutturale: insieme di conoscenze esplicite e infrastrutturali dell’azienda

- entità di sistema, di processo e di rete che ne consentono il funzionamento ottimale

- infrastruttura che consente al capitale umano di esprimere il suo potenziale.

È di proprietà esclusiva dell’azienda. Ruolo fondamentale per sfruttare altri componenti del capitale intellettuale e constatare il turnover aziendale.

Formalizzazione del sapere consente ai nuovi assunti accesso all’esperienza passata

Esempi:

- organizzazione aziendale: infrastruttura e proprietà intellettuali (marchi e brevetti)

- cultura aziendale: risultato della continua interazione interna.

Capitale relazionale: insieme delle relazioni formali e informali stabilite con attori esterni

- conoscenze scambiate, ossia ricevute e trasferite, tra l’azienda e l’esterno

Non è di proprietà dell’azienda, ma è condiviso con i suoi interlocutori

- la volatilità della relazione dipende dal tipo di relazione

- tanto più sarà legata all’azienda e non al personale aziendale tanto meno sarà volatile.

Improbante l'aspetto qualitativo, non quantitativo.

Economia della condivisione. Dall’economia della conoscenza a quella della condivisione.

Lo spostamento da componenti materiali a quelli a base di conoscenza ha portato a ripensare gli stessi concetti di proprietà e scambio. Con la knowledge economy, nascono

nuovi servizi, come ad esempio i servizi di sharing, dove la parte fondamentale del servizio si collega a transazioni che non riguardano lo scambio della proprietà di un bene,

bensì lo scambio di informazioni (come il luogo, la disponibilità, la qualità) che permettono l’utilizzo di quel bene.

Lo spostamento da un’economia della proprietà ad una della disponibilità ha dato vita ad una pluralità di termini

- collaborative economy

- sharing economy

- peer economy

Collaborative economy: un’economia basata su reti distribuite di individui e comunità interconnessi, in contrapposizione ad istituzioni centralizzate, che trasforma il modo in cui

produciamo, consumiamo, nanziamo e impariamo.

Esempi:

- design: reti di persone che collaborano alla progettazione di prodotti e servizi come collaborazione tra professionisti o anche produttore-cliente (prosumer, es. piattaforma Quirky)

- nanza: prestiti al di fuori delle istituzioni nanziarie tradizionali (crowdfunding)

- formazione: nuovi modelli di open education grazie alla tecnologia (es. Wikipedia, corsi e test online, ecc.)

- sanità: condivisione risultati test, ecc.

Sharing economy: considerata come un sottoinsieme speci co dell’economia collaborativa, viene de nita come “un modello economico basato sulla condivisione di risorse

sottoutilizzate, che vanno dagli spazi sici no alle competenze professionali e che vengono condivise da alcuni utenti per un bene cio monetario o non monetario”.

Esempi:

- sharing di spazi sici (es. Arb&B);

- carpooling (es. blabla car);

- sharing attrezzature (es. Cohealo);

- sharing di tempo libero (es. Timerepublik).

Peer economy: economia tra pari = mercato person-to-person che facilitano la condivisione e lo scambio diretto di beni e servizi, basandosi sulla ducia reciproca. È de nita come la

parte peer-to-peer pura della sharing economy.

Esempi:

- incontro diretto produttori e compratori, es. siti e-commerce

- eBay: sito di vendita e aste online fondato il 3 settembre 1995 in California; in Italia è arrivato nel 2001 e l'anno successivo avvenne la fusione con l’Istituto di credito PayPal

- Etsy: un sito web dedicato all'e-commerce, all'interno del quale gli iscritti possono vendere prodotti artigianali oppure oggetti vintage. Fondato nel 2005, il sito può essere

paragonabile ad Amazon ed eBay ma operante nel mondo dell’artigianato.

Considerazioni. Le forme della condivisione possono dunque assumere forme diverse e si possono condividere dai beni sici agli spazi, al tempo e al denaro. Ci sono però tre

comuni denominatori nelle forme di condizione: potere distribuito, disruptive drivers, utilizzo delle risorse ef ciente e innovativo per ottimizzare le “idle capacities”.

Lo spostamento della ducia del pubblico verso attori che non fanno parte del sistema economico e sociale tradizionale richiede quello che viene chiamato “trust leap”.

La digital disruption: 10 hyper disruptive business model.

1. Modello subscription (Net ix Dollar Shave Club, Apple Music): questo modello blocca la possibilità di accedere nuovamente ad un prodotto o un servizio attraverso un modello

di lock in che comporta di pagare un canone di abbonamento

2. Modello freemium (Spotify, LinkedIn, Dropbox): in questo modello gli utenti pagano per un servizio di base o per un prodotto che incorpora i propri dati o il proprio pro lo, viene

poi richiesto un pagamento per poter accedere all’offerta premium; funziona quando i costi marginali per un’unità extra e i costi di distribuzione sono più bassi dei ricavi che si

ottengono attraverso la pubblicità o la vendita dei dati personali

3. Free model (Facebook): in questo modello “se tu non paghi per il prodotto signi ca che tu sei il prodotto”, viene infatti abbinato alla vendita di dati personali o all’inserimento di

pubblicità

4. Modello marketplace (eBay, iTunes App Store, Uber, AirBnB): in questo modello viene fornito un marketplace digitale che connette direttamente potenziali venditori con

potenziali clienti trattenendo una commissione di intermediazione

5. Modello access over ownership (Zipcar, Peerbuy, AirBnB): questo modello fornisce accesso temporaneo a prodotti o servizi che tradizionalmente sono disponibili solo per

l’acquisto Include tutti i disruptors connessi alla sharing economy, che generano i propri ricavi trattenendo una commissione da persone che monetizzano i propri beni (la casa,

la macchina, il capitale) af ttandoli a terzi

6. Modello hypermarket (Apple): in questo modello si utilizza il proprio potere di mercato e la scala per schiacciare letteralmente la concorrenza, spesso vendendo sotto costo

7. Modello esperienziale (Apple): in questo modello si fornisce un’esperienza superiore per la quale le persone sono disposte a pagare un premium price

8. Modello a piramide (Microsoft, Dropbox ): in questo modello di recluta un esercito di rivenditori e af liati che sono spesso pagati su commissione

9. Modello on demand (Uber Operator, Taskrabbit): in questo modello si ottengono delle commissioni da persone senza tempo libero ma con i soldi che pagano per ottenere

prodotti e servizi offerti da persone con tempo libero ma senza soldi

10. Modello ecosystem (Google): questo modello comporta la vendita di una suite ad incastro ed interdipendente di prodotti e servizi che aumentano di valore con ulteriori acquisti;

dipendenza nei consumatori? 18

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Modello del bilancio di esercizio.

I soggetti coinvolti nella vita dell’azienda hanno il diritto e il dovere di conoscere le condizioni dello svolgimento dell'attività economica, in termini di economicità, anche al ne di

assumere decisioni per il futuro

- soggetto economico

- soggetto d’istituto

- portatori di interesse

Chi esercita il governo economico? Amministratori, direttore generale, direttore commerciale, direttore di produzione, direttore amministrativo.

Chi fornisce contribuiti? Prestatori di lavoro, conferenti di capitale di rischio, conferenti di capitale di prestito, fornitori e clienti, Stato. →

Esigenze informative. Perseguimento della vita economica duratura dell’istituto, atta a garantire il soddisfacimento continuativo dei

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
25 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mmfrc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di innovazione aziendale strategica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Iacumin Lucilla.