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MEC).
Un altro esempio di questo tessuto intrecciato sono i tendini che
(i punti di inserzione tra muscolo ed osso)
essendo costantemente posti a sollecitazioni devono avere una struttura adattta: vi sono delle fibre
parallele tra loro, con dei fibroblasti disposti ordinatamente.
Alcune patologie che interessano il collagene sono lo scorbuto, ossia una malattia derivante dalla
carenza di vitamina C e che porta ad un’errata conformazione del
(essenziale alla sintesi del collagene)
collagene e dunque del connettivo, con una conseguente deformazione dei caratteri somatici del
viso, problemi alle gengive e nella rimarginazione delle ferite; nella sindrome di Ehlers-Danlos
invece il collagene diventa elastico ed estensibile a causa di una mutazione del gene che trascrive la
sua formazione; questo comporta una ipermobilità degli arti.
Talvolta il collagene può non associarsi in fasci, e dunque si fa riferimento a “fibre reticolari”, che
formano un reticolo abbondante nell’impalcatura degli organi linfatici ed
(come i linfonodi, la milza)
emopoietici e nel parenchima delle ghiandole. Queste sono molto spesso composte dal
(fegato e rene)
tipo di collagene III.
Si organizzano anche nella membrana
basale, con specifiche tipologie di
collagene (III, IV E VII) e con proteine
di adesione cellulare come integrine,
laminine e fibronectine.
Vada notato che per osservarle è
necessaria una colorazione con nitrato
d’argento (impregnazione argentica),
perché hanno dimensioni al di sotto del
potere di risoluzione del microscopio
ottico.
Lo stroma costituisce il sistema connettivale di sostegno di un organo o di
(esempio linfonodo e fegato)
una ghiandola, mentre il parenchima è la parte dell’organo che ne caratterizza la funzione (ad esempio
nel linfonodo saranno i linfociti mentre nel fegato saranno gli epatociti).
Le fibre elastiche sono invece fibre distensibili con
(sono capaci di distendersi e tornare alla loro forma originale),
una regione centrale amorfa costituita dall’elastina, ed una regione periferica che fa da guaina e
composta da fibrillina. Se la quantità delle fibre elastiche supera quelle delle fibre collagene, si
parla di tessuto connettivo elastico.
Si distinguono in moltissimi organi che devono
muoversi o modificare le loro dimensioni, come le
arterie elastiche (sottoposte alla variabile pressione esercitata dal
, che quando
sangue spinto dal cuore, detta gittata cardiaca)
sezionate proprio grazie alle fibre elastiche che si
organizzano in lamine hanno sempre una forma
tondeggiante.
Proprio a causa di questo, in realtà, quando un’arteria
viene recisa rimane beante, facendo spruzzare il sangue
a zampillo – questo non avviene nel caso delle vene
perché hanno una quantità minore di fibre elastiche, ed
infatti nel caso venissero recise l’emorragia è meno
intensa.
Un altro caso di organizzazione a fibre elastiche è quello dello stroma polmonare:
quest’organizzazione elastica permette il respiro, distendendo il polmone quando questo deve
accogliere l’aria inspirata.
Quando la fibra elastica è rilassata ha un aspetto disorganizzato ed ondulato (organizzazione che dipende
mentre durante la distensione è più allineata, perché l’elastina aiuta
dalla disposizione di elastine e fibrilline),
le molecole di fibrillina ad “unirsi”.
L’elastina si può associare anche in una rete (che si ritrova a ridosso della membrana basale, congiungendo
l’epidermide al derma).
Le cellule dei connettivi sono divise in cellule fisse
e migranti o anche non
(che sono poco mobili),
residenti. Le cellule fisse nascono e muoiono nel
tessuto connettivo, ed in esso svolgono tutte le loro
funzioni; le cellule migranti invece si spostano dal
connettivo ad altri distretti.
In alcuni casi possiamo differenziare le cellule in “-
blasti”, ossia le cellule più giovani e relativamente
indifferenziate che si occupano della produzione e
liberazione dei componenti della matrice, e “-citi”
che sono cellule quiescenti e secernenti la MEC.
Le cellule migranti verranno viste in seguito.
Vediamo alcune cellule fisse: • I fibroblasti sono delle cellule basofile che hanno sede
nei TCPD, e ne sintetizzano tutta la matrice: hanno una
forma “stellata allungata” possiedono abbondanti
quantità di RER (con numerosi ribosomi data la forte attività
e Golgi, oltre che un nucleo eucromatico.
metabolica)
Una volta invecchiate diventano fibrociti, cellule più
assottigliate ed allungate.
Esistono anche i “miofibroblasti”, ossia fibroblasti con
filamenti contrattili.
• I reticolociti presentano dei prolungamenti cellulari simili ai dendriti neuronali, e vengono
trovate a livello del timo.
• I mastociti, delle cellule con abbondanti granuli nel citoplasma – questi granuli possono
contenere diverse tipologie di sostanze, e le libera
mediante degranulazione, un’esocitosi regolata
pari ad una risposta infiammatoria.
Si attivano direttamente dai patogeni che
invadono i tessuti (o dai loro derivati), o dagli
allergeni che legano le IgE presenti nella superficie di alcuni mastociti: sono responsabili
delle reazioni allergiche.
• Adipociti
Nella parte superiore del grafico sono presenti anche i macrofagi , ma
(anche detti istiociti o cellule spazzino)
attenzione: sono derivanti dei monociti, che sono delle cellule libere circolanti nel sangue.
Quando avviene una lesione al livello del tessuto connettivo, un’infiammazione o un’infezione, i
monociti migrano dal torrente ematico al tessuto connettivo e si differenziano fino a diventare
macrofagi inattivi.
Sono cellule assai importanti perché
fagocitano sia particelle estranee che
cellule apoptotiche, danneggiate od
anomale. Chiaramente sono quindi
coinvolte nelle risposte immunitarie, in
quanto fagocitano le sostanze estranee –
spesso, quando le masse estranee sono
cospicue, si fondono insieme formano dei
sincizi detti “cellule giganti da corpo
estraneo”, ed è possibile notarli in sede
d’infezione. La fagocitosi avviene spesso con due fasi distinte, vale a dire
l’adesione alla particella e poi la conseguente ingestione (la vera e
propria fagocitosi). La prima parte avviene solo se il patogeno viene
riconosciuto da parte del macrofago – questo può avvenire mediante
specifici recettori espressi dal macrofago, o specifiche molecole
espresse dal patogeno stesso.
Gli istiociti poi vanno a far parte del sistema dei fagociti mononuleati
(o APC, antigen presenting cell), che dopo aver digerito l’agente
patogeno / antigene, espongono una porzione di esso sulla propria
membrana cellulare. Questo consente ai linfociti T helper di
riconoscere queste sostanze ed innescare la risposta immunitaria.
Sono in grado di rilasciare sostanze microbiche come il monossido
d’azoto, o citochine (che attivano i linfociti B ed il loro differenziamento in
e fattori di crescita che
plasmacellula, con attivazione della risposta immunitaria)
amplificano il processo infiammatorio.
Ogni istiocita è specifico al proprio tessuto – per esempio nel fegato parleremo di cellule di Kupffer,
mentre nel polmone di cellule della polvere. Sono considerati istiociti anche gli osteoclasti, che
vedremo dopo, ma che in realtà sono solo cellule che possiedono lisosomi secretori.
I tessuti connettivi si originano dal mesenchima, un tessuto connettivo di riempimento embrionale
che riempie gli spazi della gastrula, che a sua volta deriva generalmente dal mesoderma.
Negli embrioni si parla di tessuto connettivo embrionale, che a sua volta è diviso in connettivo
mesenchimale , e connettivo mucoso
(che costituisce il mesenchima) (che è presente nel cordone ombelicale come
, mentre negli
“Gelatina di Wharton”, e che viene mantenuto in minima parte nell’individuo adulto, nella polpa dentaria)
adulti si tende a parlare più di tessuto connettivo propriamente detto, a sua volta classificato in
diversi tipi.
I tessuti connettivi propriamente detti costituiscono gli organi molli cavi e pieni. Per fare un po’
di chiarezza su questi termini:
1. Un organo pieno è sempre costituito da uno stroma di tessuto connettivo (che ne costituisce la
e dal parenchima, che è formato da cellule funzionali che svolgono le
parte strutturale e trofica)
funzioni dell’organo.
Il tessuto connettivo può anche formare la capsula di rivestimento esterna, formando dei
setti che separano l’organo in parti più piccole, dette lobi e lobuli. Nell’organo pieno è poi
sempre presente un “ilo”, che è la regione in cui i vasi sanguigni, nervi e vasi linfatici
entrano ed escono, così come sono presenti i dotti escretori ed altre strutture specializzate.
2. Un organo cavo si costituisce da più strati di tessuto, detti tonache e già precedentemente
visti. In questo tipo di organizzazione il tessuto connettivo si può trovare in tutte le quattro
tonache, anche se in modo diverso.
Il tessuto connettivo lasso ha una estesa componente cellulare, abbondante MEC e minore quantità di fibre: è il
più comune tessuto di riempimento. Forma la tonaca propria e la tonaca sottomucosa degli organi cavi, oltre che
lo stroma degli organi pieni.
Il tessuto connettivo denso ha un’abbondante componente fibrosa, e può essere regolare se le fibre irregolari
hanno un’unica direzione (e viceversa). Può anche essere fibroso o elastico se regolare.
Il tessuto adiposo fa anch’esso parte dei tessuti connettivi, ed è distinto in uniloculare (o bianco) ,
che forma il tessuto di riserva lipidica e di tessuto di sostegno (come la loggia renale del rene, che lo mantiene in
, ed il tessuto adiposo bruno (o multiloculare) specialmente presente nella vita embrionale
posizione)
e nel neonato, ed utile come sistema di termoregolazione.
Il tessuto uniloculare è detto tale perché nell’adipocita è presente un unico vacuolo lipidico, che
origina da “zolle” lipidiche che la cellula allarga via via che la produzione di lipidi aumenta,
fondendole poi nel vacuolo lipidico. Va a formare una struttura detta “anello con castone”.
Si organizza formando i “pannicoli adiposi sottocutanei”, che
vengono influenzati fortemente dal sesso, dell’età e da fattori
genetici; nelle donne vi è una forte adiposità nelle anche, natiche,
cosce, addome al di sotto dell’ombelico e mammelle (adiposità
ginoide), mentre negli uomini si concentra nella regione dello
stomaco (adiposità androide). Questi pannicoli vanno a
determinare la forma