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L'educatore come tessitore di contesti integrativi
L'educatore è quindi un tessitore di contesti integrativi, uno dei perni di un sistema educativo che interconnette nella loro autonomia e specificità le altre realtà deputate alla crescita educativa e alla promozione sociale (scuola, sport, associazioni, oratori, gruppi informali). In questa prospettiva potrà rinforzare il proprio ruolo in un contesto educativo più ampio, rileggendo in termini di relazione attiva tra i luoghi del suo lavoro e con la città e il territorio la sua operatività relazionale. È importante conoscere molto bene il territorio in cui opera, le sue risorse come le sue criticità, perché nel suo lavoro sono strumenti preziosi. "Dall'educazione alla pedagogia, avvio al lessico" di Bretagna: Il titolo ci fa subito capire come in questo testo ci sia un'importanza particolare assegnata al linguaggio, le categorie che andremo a definire sono molto importanti su cui occorre avere.Unaparticolare attenzione >>> Che cosa ha fatto si che ad un certo punto di sviluppassero educazione,formazione e istruzione e che cosa le di erenzia se ciò esiste? Il libro è un lungo itinerario che ciconduce a de nire queste tre categorie e dimensioni. L’autore dice che due sono le concezioni cheriguardano il rapporto tra pensiero e linguaggio: la prima concezione viene da Kant per il quale illinguaggio è il custode del pensiero, cioè uno strumento empiricamente sensibile che segue ilpensiero che nn è empiricamente percettibile, quindi secondo questa prospettiva la lingua sarebbela contro gura sensibile dei concetti astratti >>> questa concezione ha sue radici nel dualismocartesiano (res extensa e res cogitans) = la lingua sarebbe un prodotto secondario rispetto alpensiero. La seconda concezione è legata a tutto il romanticismo e vede la parola come l’organo5fi fi fi ffi ff ffi ff ff fi fi fi fi fi fi fi fi ffi
Il pensiero è costitutivo del linguaggio, ovvero la parola costituisce una vera e propria attività produttiva del pensiero, quindi non esiste pensiero del mondo senza il linguaggio che lo esprime. Il pensiero e il linguaggio si richiamano reciprocamente. Da tempo prevale questa circolarità tra il pensiero e il linguaggio, quindi la convinzione che cambiare il linguaggio non significhi solamente introdurre una diversità di suoni e di segni, ma significhi cambiare il modo in cui percepiamo le cose. Infatti, il linguaggio attribuisce significato alle cose e ai fatti che accadono, consente di organizzare le categorie della realtà, di collocare le cose e i fatti nel tempo (ricordare il passato e progettare il futuro). Usare alcune espressioni invece che altre significa da un lato cambiare i sentimenti e le emozioni con cui ciascuno accompagna la visione e la sensazione di quella cosa e dall'altro cambiare la cosa stessa perché ciascuno agisce su di essa in base al modo.
concreto con cui si conosce ed esprime la cosa attraverso il linguaggio. Le lingue cambiano non solo dal punto di vista della propria materialità ma cambiano perché appartengono a sistemi di significato (modi di pensare il mondo) diversi. Questa concezione porta all'abbandono di ogni idea geroglifica del linguaggio inteso come immagine o fotografia della cosa, ma porta anche ad abbandonare l'idea che la parola sia totalmente al posto della cosa che sarebbe in sé inconoscibile. Ciò che bisogna affrontare è il problema della parola che è sempre in relazione con la cosa in un rapporto di analogia che dipende dal mondo culturale che ha costruito e creato quel linguaggio e dalla soggettività che ha elaborato ed espresso quel linguaggio. In contesti comunicativi diversi non solo le stesse parole ma anche gli stessi usi linguistici possono dar luogo a significati diversi. Il rapporto tra pensiero e linguaggio è molto.più complesso del semplice rapporto di rappresentazione, e questo ci dice che un grande tema è quello della traduzione. Questo apre la possibilità del relativismo delle interpretazioni: ogni concetto, ogni lettura e ogni interpretazione può essere vera o falsa, rispondente o meno alla realtà; e per non finire nel gioco di tutto è interpretazione occorrono degli altri molto forti di tipo culturale per ricercare quella lettura che ci appare più convincente (situato nel tempo e nello spazio) >>> non solo i modi linguistici ma anche quelli del pensiero risentono della collocazione spaziale e temporale. Esistono molti modi per leggere l'educazione, sia per restituirne le dinamiche sia a livello descrittivo (così come è), interpretativo (perché e a che ne) che normativo (come dovrebbe essere per essere migliore); anche qui si pone il problema della traduzione che non è solo un passaggio linguistico ma è
anche un passaggio culturale perché in contesti diversi si sono prodotte teorie dell'educazione diverse e quello che resta è la verità dell'educazione che è un'unità inscindibile di pensiero, di lingua, di vita, di mondo e di umanità. Nessuna teoria sarà mai in grado di cogliere perfettamente la verità dei processi educativi (consapevolezza che l'educazione eccede qualunque interpretazione teorica di solo dalla definizione di educazione si potranno definire anche gli altri due termini (+essa). Importante). L'avere cura delle parole significa avere cura del pensiero, del modo in cui concepiamo le cose ed è molto importante e va ricordata sempre; quindi se c'è questa circularità potente tra pensiero e linguaggio il modo in cui ci esprimiamo dice anche il modo in cui pensiamo = come scrivo ci dice come penso >>> imparare ad esprimerci correttamente. Se parliamo di educare,parliamo di azioni e di processi complessi che rimandano ai loro termini costitutivi (educazione, formazione ed istruzione) che sono atti; malgrado questi tre termini presentino degli aspetti comuni. Chi o che cosa educa, forma e istruisce? Arriveremo a definire delle specificità e a cogliere la relazione che li lega. Perché, quando e come si comincia a svolgere queste azioni? Chi produce i segni indicati dai tre termini e perché lo fa? Prima domanda: sono gli esseri umani e le persone che educano i soggetti e le persone ma ciò non è abbastanza. Spesso non è solo il soggetto ad educare ma anche altre strutture e organizzazioni formano ed istruiscono. Ma gesti di azione educativa sono anche la prigione, l'ospedale, la città, la fabbrica, lo sport e così via. Foucault si interroga sulla capacità di alcuni luoghi e istituzioni di educare ma anche di controllare, punire e disciplinare i comportamenti delle persone.persone all'interno di Dispositivo educativo questi luoghi. = complessa strutturazione di pratiche e di discorsi che intestano l'organizzazione dello spazio, del tempo, la corporeità delle persone e le loro relazioni entro un contesto determinato. C'è un disciplinamento del comportamento delle persone che abitano quelle istituzioni che si conformano all'organizzazione dei tempi, degli spazi e dei corpi all'interno. Il modo in cui le cose sono organizzate influisce sul nostro comportamento; il modo in cui costringere le persone a stare dentro un contesto ma anche in cui le persone possono contestare il modo in cui si sta in quel contesto, ecco tutto questo educa, istruisce, forma e a volte conforma (conformazione sociale). Nei luoghi elencati c'è una forza propria del dispositivo (relazione tra spazi, tempi e corpi) che consente l'espressione di educazione, formazione ed istruzione la quale non è necessariamente
fi fi fi fi fl fifi fi fi fi fi fi fi ffbuona. Nel modo in cui è costruita una prigione (presenza o meno di spazi individuali per i detenuti, di spazi comuni/umani, di attività ricreative e culturali) c'è una modalità di educare, istruire e formare oppure di sorvegliare e punire = lo stesso vale per luoghi come le comunità o centri sociali. La psicanalista, Francoise Dolto parla di educazione come di umanizzazione della vita >>> nei contesti elencati quali possibilità di umanizzazione della vita delle persone che ci vivono ci sono? E ciò ci dice di quanto sia buona quella forma di educazione. Quali possibilità vengono liberate o sono solo contesti costrittivi? Se il contesto è annichilente non si può fare molto anche se l'educatore è bravo. Martedì 22 febbraio ISTITUZIONI DI PEDAGOGIA 5^ LEZIONE: La genealogia è lo studio della genesi di un fenomeno, è una narrazione che tiene
insieme elementi anche molto diversi e che li lega dando un insieme ordinato dotato di senso che o re una precisa linea interpretativa dell'oggetto di studio che si sta indagando. L'autore distingue la genealogia che ha un'origine di tipo documentale (le relazioni tra gli eventi possono essere ricostruiti su una base di una ricerca documentale storica) e quella che ha origine da dei legami che hanno a che fare con una costruzione immaginativa, culturale e letteraria. L'interconnessione tra questi due livelli è possibile costruendo un quadro teorico che tenga insieme la verità e la verosimiglianza (non è detto che quella storica sia più vera) >>> racconto dell'origine dell'educazione che intreccia questi due livelli.
Genealogia dell'esperienza umana: ominidi, homosapiens che nasce nella savana africana e da lì comincia un grande movimento migratorio che fa si che egli provveda al popolamento umano della terra.
in forma diasporica che ad un certo punto assume delle forme convergenti che riconoscono una tappa fondamentale nella nascita dell'agricoltura (12 mila anni fa), grazie all'agricoltura e alla scrittura queste forme di vita convergenti trovano la loro espressione nella nascita delle prime città. L'educazione è una forma culturale che difende dal tempo e dal luogo (contesti sociali in cui si origina) e nasce come cura della prole ma che poi si speci ca e trova forma so sticate: educazione, Il processo evolutivo dell'uomo è formato da delle tappe importanti: formazione e istruzione. sviluppo del cervello a livello sico, espansione della faringe (condizione anatomica della possibilità del linguaggio), presenza nel cervello dell'area di Broca = area del linguaggio articolato, è un'area nellobo frontale sx che sovrintende al controllo e alla corretta disposizione sintattica dei segni, è la possibilità di una