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IMPARARE IL LINGUAGGIO DA PARTE DEL BAMBINO

Analisi dei suoni linguistici ascoltati per distinguere le unità costituenti la propria lingua madre (fonemi, morfemi,

parole e frasi)

Padroneggiare gli schemi articolari necessari a produrre i fonemi e le sequenze di fonemi della propria lingua madre

Acquisizione e amplificazione del vocabolario

Padroneggiare regole morfologiche e sintattiche per combinare frasi grammaticalmente corrette

Imparare a conversare

ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO: TEORIA INNATISTA di Noam Chomsky (linguista statunitense, 1928)

Chomsky ipotizzò l'esistenza di un dispositivo innato per l'acquisizione del linguaggio (LAD - Language Acquisition

Device), un organo adibito al linguaggio

Il LAD è la base biologica sulla quale si sviluppa il linguaggio

Il LAD è strutturato secondo una grammatica universale (GU)

La GU è una teoria linguistica che teorizza che i principi della grammatica siano condivisi da tutte le lingue e siano

innati per tutti gli esseri umani

Secondo Chomsky, il linguaggio è un insieme di regole che il bambino deve scoprire

L'acquisizione del linguaggio è un processo attivo di scoperta di regole e di verifica di ipotesi, in cui è importante

partire da un numero limitato di ipotesi, che sono quelle presenti nella conoscenza innata del linguaggio

La teoria di Chomsky tenta di spiegare come mai si impara a parlare in maniera così rapida e come mai le tappe

principali dello sviluppo linguistico siano le stesse in tutte le culture e le classi sociali

Il bambino è creativo nell'uso del linguaggio, è capace di produrre e capire espressioni nuove senza mai averle

ascoltate in precedenza

La teoria innatista spiega la produzione di ipercorrettismi, forme verbali autocorrette che seguono regole diverse da

quelle degli adulti e che probabilmente il bambino non ha mai udito

Il linguaggio che il bambino produce può essere più ricco di quello a cui è stato esposto

Il linguaggio infantile non viene visto come una rozza imitazione del linguaggio adulto, ma come un processo attivo e

creativo, guidato da regole

La teoria chomskyana considera il linguaggio indipendete sia dall'intelligenza che dalla capacità comunicativa

La conoscenza e la competenza linguistica precede l'esecuzione, il bambino possiede le regole prima di saperle usare

Non viene considerata l'esposizione del bambino al linguaggio esterno, non si considera ad esempio la comunicazione

adulto-bambino come oggetto di indagine

ACQUISIZIONE DEL LINGUAGGIO: TEORIA INTERAZIONISTA

Si ritiene che i bambini debbano possedere una sufficiente conoscenza del mondo prima di imparare a parlare

L'ipotesi cognitiva inserisce lo sviluppo del linguaggio all'interno dello sviluppo cognitivo e recupera le ipotesi di

Piaget sui rapporti tra linguaggio e pensiero

Piaget sosteneva che la comparsa del linguaggio (nel sesto sottostadio sensomotorio) segna il passaggio

dall'intelligenza sensomotoria all'intelligenza rappresentativa

Contemporaneamente all'acquisizione del linguaggio (18 mesi), i bambini esibiscono altre manifestazioni della

capacità simbolica, come imitare azioni, disegnare e giocare a far finta

C'è un'abilità condivisa fra le attività simboliche e la progressiva decontestualizzazione delle prime parole: la capacità

di rappresentare uno stato di cose, distinguendo la rappresentazione dalla cosa rappresentata

Lo sviluppo cognitivo precede la comparsa del linguaggio ed è autonomo rispetto ad esso, mentre il linguaggio deriva

e dipende dallo sviluppo cognitivo

Piaget sostiene che il bambino impara facendo, agendo sulla realtà, e soltando in un secondo momento capisce cosa fa

L'esecuzione viene prima della competenza

SVILUPPO DEL LINGUAGGIO E CONTESTO SOCIALE

Si ipotizza che tra la comunicazione prelinguistica e la comparsa del linguaggio vi sia una relazione di continuità

Nelle prime espressioni verbali si definisce la differenza tra significato locutivo, ovvero il contenuto della frase, e il

significato illocutivo, ovvero l'intenzione con cui il parlante pronuncia la frase

Diverse relazioni semantiche possono essere espresse da frasi strutturalmente identiche: l'analisi sintattica del

linguaggio infantile non consente di cogliere i diversi significati che il bambino intende esprimere con le parole

Il linguaggio rivolto dagli adulti ai bambini è un linguaggio ben adattato alle limitate capacità di comprensione dei

giovani interlocutori (vedi materis)

Si considera l'interazione sociale tra bambino e care-giver come una base importante e portante dello sviluppo

linguistico

Non esiste soltanto un LAD ma anche un LASS (Language Acquisition Support System), ovvero un sistema di supporto

per l'acquisizione del linguaggio, che corrisponde al ruolo svolto dall'adulto e dal contesto sociale di crescita

FASE PRELINGUISTICA

La fase prelinguistica è la fase dello sviluppo comunicativo che precede e prepara la comparsa del linguaggio

L'evoluzione del sistema fonologico inizia subito dopo la nascita e ragginge un punto critico attorno i 9-10 mesi,

quando i suoni prodotti dal bambino diventano quelli caratteristici della lingua materna

Comparsa dei primi gesti I PRIMI SUONI

I primi suoni che il neonato o il lattante produce sono di natura vegetativa, come sbadigli e ruttini, o compaiono legati

al pianto

Il pianto gioca un ruolo fondamentale nella interazione neonato-care-giver e viene distinto in pianto di fame, pianto di

dolore e pianto di irritazione (compare intorno alla terza settimana e incentra un desiderio di attenzione)

Il pianto fisiologico può essere fermato distraendo il bambino con un'azione interessante o con qualcosa da afferrare

Tra i 2 e i 6 mesi compaiono le prime vocalizzazioni non di pianto, i primi suoni vocalici e possiamo assistere a

protoconversazioni, in cui le vocalizzazioni del bambino si altrenano a quello del genitore (roll-talking)

Verso i 6-7 mesi compare la lallazione canonica: produzione di sequenza consonante-vocale con le stesse

caratteristiche delle sillabe (da, ma) e spesso ripetute (dadada)

Nella fase di lallazione canonica compaiono alcune caratteristiche della lingua materna, in particolare la prosodia, cioè

l'intonazione

Attorno al 6°/7° mese si riduce l'iniziale ampiezza fonetica (ovvero la capacità di riprodurre tutti i contrasti fonetici

possibili) e si consolidano i suoni propri della lingua materna (30 suoni per l'italiano)

Tra i 10 e i 12 mesi la maggior parte dei bambini producono sequenze sillabiche complesse (dadu) che caratterizzano

la lallazione variata

Tra i 10 e i 12 mesi compaiono le prime protoparole che assumono un significato specifico quando vengono utilizzate

consistentemente in determinati casi

Dalla comparsa delle prime protoparole, lo sviluppo fonologico interagisce con lo sviluppo lessicale e grammaticale e ne

risulta influenzato

I bambini differiscono per le preferenze fonetiche (i suoni che preferiscono produrre), per la stabilità di queste

preferenze fonetiche e nell'organizzazione del proprio sistema fonologico

Il bambino utilizza, nel formare le prime parole, le sequenze fonetiche già sperimentate nella lallazione

L'inizio ritardato della lallazione canonica può essere indice predittivo di aprassia (disturbo del movimento

volontario), disartria (disturbi dell'apparato fonatorio), disordini fonologici e, in generale, disordini del linguaggio

GESTI COMUNICATIVI

Tra i 9 e i 12 mesi il bambino inizia ad usare gesti performativi o deittici, come indicare, mostrare,offrire, dare e

richieste ritualizzate

I gesti deittici esprimono un'intezione comunicativa e si riferiscono ad un oggetto esterno facilmente individuabile

A differenza delle azioni di tipo strumentale come l'afferrare, i gesti deittici sono inadeguati a raggiungere l'oggetto in

modo diretto, ma comunicano questa l'intenzione ad un'altra persona

I gesti deittici sono solitamente distali, prodotti a distanza e non implicano nessun contatto con il destinatario

I gesti deittici sono accompagnati dallo sguardo al destinatario del gesto, in alcuni casi il bambino guarda

alternativamente il destinatario e il bersaglio

Alcune ricerche hanno evidenziato 3 caratteristiche dei gesti comunicativi: sono usati con un'intenzione comunicativa,

sono convenzionali (consueti, abitudinari) e si riferiscono ad un oggetto/evento esterno

I gesti deittici vengono utilizzati sia per richiedere che per dichiarare

L'intenzione dichiarativa richiede capacità socio-cognitive, come la soggettività e l'attribuzione di stati mentali, più

evolute rispetto all'intenzione richiestiva

Il ritardo nella comparsa dei gesti dichiarativi è un indice di rischio per lo sviluppo comunicativo e linguistico (può

essere valutato come indice diagnostico precoce per la diagnosi di sindrome di autismo)

Dagli 11-12 mesi compaiono i primi gesti referenziali o rappresentativi

I gesti referenziali non esprimono soltanto un'intenzione comunicativa, ma rappredentano anche un referente

specifico, il loro significato non varia sulla base del contesto (come il gesto per dire ciao, o quello per dire no)

I gesti referenziali nascono all'interno di routine sociali o in contesti di gioco con l'adulto e vengono appresi per

imitazione

In seguito i gesti referenziali si distaccano dal contesto originario e sono utilizzati per scopi comunicativi piuttosto che

come schemi di azione o di gioco simbolico

Con i gesti referenziali compaiono le prime parole

Quando il linguaggio verbale si consolida e raggiunge un vocabolario di 50 parole, l'uso dei gesti referenziali

diminuisce drasticamente

La diminuzione dei gesti referenziali fa intuire come il bambino, nel primo sviluppo linguistico, preferisca comunicare

attraverso veicoli simbolici piuttosto che cimentarsi nell'uso di sequenze vocali ancora incerte

A 16 mesi gesti e parole si equivalgono, mentre con la crescita si assiste ad un'aumento dell'uso della parola e ad una

diminuzione dell'uso dei gesti, dovuta anche ad un ambiente esterno che offre al bambino più modelli vocali che

gestuali e che apprezza maggiormente i primi più che i secondi

LE PRIME PAROLE

Tra gli 11 e i 13 mesi compaiono le prime parole

Le prime parole apprese indicano persone, oggetti o azioni che il bambino campie abitualmente

Le prime parole riferite agli oggetti si riferiscono ad oggetti piccoli e manipolabili oppure oggetti che si muovono

Le prime parole sono usate in contesti specifici e spesso vengono ritualizzate, cioè sono legate alle situazioni e agli

eventi che servono a contestualizzare

Tra gli 11 e i 13 mesi, l'uso delle parole è non-referenziale e si distacca dall'uso referenziale che compare più tardi ed è

legato alla capacità del bambino di comprendere il carattere arbitrario della relazione tra suono e significato

Intorno agli 8-10 mesi, il bambino co

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
13 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ditoppaandrea di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia dello sviluppo e della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Eianti Marina.