R
della mano destra l’indice indica l’asse x, il medio indica l’asse y e il pollice indica l’asse z) e
pertanto si ha: ∧ ∧ ∧
i i = 0 j j = 0 k k = 0
∧ ∧ ∧
i j = k j k = i k i = j
Le proprietà viste permettono di scrivere il prodotto vettoriale di due vettori v = ix + jy + kz
1 1 1
e w = ix + jy + kz in termini delle loro componenti:
2 2 2
∧ − − −
v w = i(y z z y ) + j(z x x z ) + k(x y y x )
1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2
Questa formula può essere riscritta in modo più sintetico e facile da ricordare usando la nozione di
determinante di una matrice.
1.9 Prodotto misto
Se u, v e w sono tre vettori nello spazio tridimensionale il loro prodotto misto è definito dal numero
reale · ∧
u v w
Si può dimostrare che il prodotto misto non varia permutando ciclicamente i tre vettori nella
formula scritta sopra: · ∧ · ∧ · ∧
u v w = v w u = w u v
Geometricamente il valore assoluto del prodotto misto rappresenta il volume del parallelepipedo
costruito sui vettori dati. ∧
Se il prodotto misto è nullo allora u è perpendicolare a v w ovvero giace nel piano individuato
da v e w. Naturalmente vale il contrario. Si conclude che:
· ∧ ⇔
u v w = 0 u, v, w complanari
che implica che i tre vettori siano linearmente dipendenti.
Questo fatto ci fornisce un metodo analitico per verificare che tre vettori nello spazio siano
linearmente dipendenti oppure no. Considerando
u = (x , y , z ) v = (x , y , z ) w = (x , y , z )
3 3 3 1 1 1 2 2 2
sappiamo che i tre vettori sono linearmente indipendenti se
· ∧ − − − ̸
u v w = x (y z z y ) + y (z x x z ) + z (x y y x ) = 0
3 1 2 1 2 3 1 2 1 2 3 1 2 1 2
4
2 Spazi vettoriali
Finora abbiamo visto come identificare i vettori nel piano e nello spazio, scelto un sistema di
riferimento cartesiano, attraverso coppie o terne ordinate di numeri reali. Abbiamo anche visto la
somma e la moltiplicazione per uno scalare operando direttamente sulle componenti dei vettori.
Consideriamo v = (v , v ) e u = (u , u ):
1 2 1 2
v + u = (v + u , v + u )
1 1 2 2
λv = (λv , λv )
1 2
Questo ci suggerisce che è possibile considerare n-uple ordinate di numeri reali come vettori di uno
spazio astratto a n dimensioni.
n
2.1 Lo spazio R n
Consideriamo l’insieme delle n-uple ordinate di numeri reali:
R n {(x ∈
= , x , . . . , x ) : x
R R}
1 2 n i
n
Possiamo indicare gli elementi di con x, y. Se per esempio consideriamo x = (x , x , . . . , x ),
R 1 2 n
chiamiamo gli x componenti del vettore x. Possiamo definire in modo naturale la somma e la
i n
moltiplicazione per uno scalare di due vettori in :
R
(x , x , . . . , x ) + (y , y , . . . , y ) = (x + y , x + y , . . . , x + y )
1 2 n 1 2 n 1 1 2 2 n n
λ (x , x , . . . , x ) = (λx , λx , . . . , λx )
1 2 n 1 2 n
Queste operazioni godono delle stesse proprietà viste nel piano e nello spazio, con l’unica differenza
che non possono essere rappresentate o visualizzate (è impossibile visualizzare uno spazio con
n > 3).
2.2 Spazi vettoriali astratti
Definizione 2: Si dice spazio vettoriale su un campo numerico (per noi o un
K R C)
insieme V di elementi per i quali sono definite:
- un’operazione di somma che associa ad ogni coppia di elementi di V un altro (unico)
elemento di V .
- un’operazione di prodotto che associa ad ogni coppia formata da un elemento di V e da
un numero appartenente a un altro (unico) elemento di V .
K
Le operazioni cosı̀ definite devono possedere tutte le proprietà già viste nel piano e nello
spazio. Gli elementi di V si chiamano vettori, quelli di si chiamano scalari.
K n
L’insieme dei vettori nel piano, quello dei vettori nello spazio e lo spazio sono esempi di spazi
R
vettoriali sul campo R.
Definizione 3: Sia V uno spazio vettoriale e V un sottoinsieme di V . Se V , munito delle
1 1
stesse operazioni di V , risulta essere anch’esso uno spazio vettoriale, diremo che esso è un
sottospazio vettoriale di V .
Per verificare che V sia effettivamente un sottospazio non serve verificare le proprietà delle op-
1
erazioni che ne definiscono uno (se le proprietà valgono per V valgono anche per V ), ma si deve
1
verificare che eseguendo tali operazioni non si esce da V :
1
∀ ∈ ∈ ∈ ∈
v , v V , λ v + v V e λv V
R
1 2 1 1 2 1 1 1
Consideriamo l’insieme dei polinomi in una variabile V . Per esso sono definite le operazioni di
somma e prodotto per uno scalare con le stesse proprietà richieste per gli spazi vettoriali: l’insieme
dei polinomi in una variabile è uno spazio vettoriale (anche se non immaginiamo un polinomio
come un vettore!). ≤
Consideriamo ora l’insieme dei polinomi in una variabile di grado n 2. Anche in questo caso
parliamo di uno spazio vettoriale, che è sottospazio di V . Lo si può verificare immediatamente
≤ ≤
notando che la somma di due polinomi di grado n 2 è ancora un polinomio di grado n 2 e che
moltiplicando per uno scalare λ qualsiasi il grado n non aumenta.
5
2.3 Indipendenza lineare, base e dimensione
In uno spazio vettoriale qualunque si può definire la nozione di combinazione lineare di vettori
e di indipendenza lineare in modo analogo a quanto fatto per i vettori nel piano e nello spazio.
Si dice combinazione lineare di n vettori v . . . v ogni vettore del tipo
1 n
w = α v + α v . . . α v
1 1 2 2 n n
∈
con α Si dice che n vettori sono linearmente dipendenti se esiste una loro combinazione
R.
i
lineare, a coefficienti non tutti nulli, che dà il vettore nullo. si dicono linearmente indipendenti se
α v + α v . . . α v = 0
1 1 2 2 n n
implica che α = 0 per i = 1, 2, . . . , n.
i
Definizione 4: Sia V uno spazio vettoriale e supponiamo che esistano n vettori e , e , . . . , e
1 2 n
tali che:
– e , e , . . . , e sono linearmente indipendenti.
1 2 n
– ogni altro vettore di V può essere scritto come combinazione lineare di questi, ossia: per
∈
ogni v V esistono n coefficienti reali v , v , . . . , v tali che
1 2 n
n
X
v = v e
i i
i=1
Allora si dice che e , e , . . . , e costituiscono una base per V e che esso ha dimensione n.
1 2 n
Può accadere che non esista alcun n per cui V ha una base di n vettori; in tal caso si dice che V
ha dimensione infinita. Un esempio è l’insieme dei polinomi in una variabile V visto nella pagina
precedente: il sottospazio V ha dimensione 3, ma lo spazio V ha dimensione infinita, poiché ci
1
sarà sempre un polinomio che non è combinazione lineare dei precedenti.
I coefficienti v , v , . . . , v si chiamano componenti scalari di v rispetto alla base e , e , . . . , e .
1 2 n 1 2 n
Se la base è fissata possiamo individuare v scrivendo
v 1
v 2
v = (v , v . . . v ) o v =
.
1 2 n ..
v n
Chiamiamo il primo vettore riga e il secondo vettore colonna. Naturalmente cambiando la
base cambiano le componenti. 3
Un esempio di base è quella detta canonica in formata dalla terna i, j, k. In generale la base
R n
canonica è quella preferita e può essere scritta in come:
R
e = (1, 0, 0, . . . , 0)
1
e = (0, 1, 0, . . . , 0)
2 ...
e = (0, 0, 0, . . . , 1)
n
Se V è uno spazio vettoriale di dimensione n e V uno spazio vettoriale di V di dimensione m si
1
avrà sempre m < n, a parte il caso banale in cui V = V .
1
Se V è uno spazio vettoriale e v , v , . . . , v i vettori di V , l’insieme S di tutte le combinazioni
1 2 n
lineari di questi vettori costituisce un sottospazio di V che chiamiamo sottospazio generato da
tali vettori: ( )
n
X ∈
S = v : v = α v , α i = 1, 2, . . . , n
R,
i i i
i=1 6
n
2.4 Prodotto scalare in R
Nel piano e nello spazio, oltre alle due operazioni caratteristiche di ogni spazio vettoriale, abbiamo
definito anche il prodotto scalare e il prodotto vettoriale. Sebbene il secondo sia caratteristico
3 n
di , il primo può essere definito anche in . Consideriamo due vettori x = (x , x , . . . x ) e
R R 1 2 n
y = (y , y , . . . y ):
1 2 n n
X
·
x y = x y
i i
i=1 2 3
Questo prodotto scalare ha le stesse proprietà che aveva nel caso di e :
R R
· ·
v w = w v
· ·
u(v + w) = u w + u v
· ·
(tv) w = t (w v)
n
X 2
· ≥ ∀ · ⇔
v v = v 0 v e v v = 0 v = 0
i
i=1 n
In analogia a quanto accade nel piano e nello spazio, si dirà che in :
R
·
- due vettori v, w sono ortogonali se v w = 0. ∈
- due vettori v, w sono paralleli se v = λw per qualche λ R √ 1
n
2
P
·
|v| 2
v v = .
v
- definiamo modulo (o norma) di un vettore v il numero = i
i=1
Se V è uno spazio vettoriale dotato di prodotto scalare come descritto sopra e V è un sottospazio
1
di V , definiamo ⊥ {v ∈ · ∀ ∈ }
V = V : v w = 0 w V 1
1
⊥
In altre parole V è l’insieme dei vettori ortogonali a tutti i vettori di V . Si verifica che questo
1
1
insieme è un sottospazio di V , che prende il nome di spazio ortogonale a V . In uno spazio
1
vettoriale con prodotto scalare è definita la distanza tra due vettori come:
|u −
d (u, v) = v|
2.5 Basi ortonormali
Consideriamo uno spazio vettoriale di dimensione finita n, dotato di prodotto scalare. Fissata una
base e , e , . . . , e calcoliamo il prodotto scalare di due vettori
1 2 n n n
n
X X X
−→ · ·
v e u v = u v e e
u e v =
u = i j i j
i i j j i,j=1
i=1 j=1
Questa formula risulta particolarmente comoda quando gli n vettori risultano ortonormali, ossia:
· ̸
- sono a due a due ortogonali: e e = 0 per i = j
i j 2
· |e |
- ogni vettore ha modulo unitario: e e = = 1 per i = 1, 2, . . . , n.
i i
Una base di questo tipo si dice ortonormale. La formula scritta sopra diventa:
n n
X X
2 2
· |v| ·
u v = u v = v v = v se u = v
i i i
i=1 i=1
Notiamo subito che la formula risulta identica a quella definita per il prodotto scalare euclideo in
n 3
. Un esempio di base ortonormale è la base canonica in formata dalla terna di vettori i, j, k.
R R
Uno spazio vettoriale di dimensione n finita, dotato di prodotto scalare, ha sempre una base
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
-
Appunti su vettori, matrici e sistemi lineari
-
Istituzioni di matematica – Appunti
-
Appunti su matrici e vettori
-
Appunti Matematica