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ORIGINE ED EVOLUZIONE DEL DIRITTO DEL LAVORO In ogni epoca è stato necessario organizzare il lavoro altrui, talvolta di grandi masse di persone, per finalità produttive. Ciascuna epoca, però, ha configurato la relazione giuridica avente a oggetto questo lavoro in modo coerente non soltanto con le proprie necessità economiche ma anche con il proprio sistema di valori e la propria strutturazione sociale. Il diritto del lavoro è un diritto peculiare che nasce nel momento in cui si creano le condizioni sociali, politiche e giuridiche affinché il legislatore possa predisporre una normativa indirizzata alla tutela dei lavoratori: nel corso del tempo, esso ha visto profonde trasformazioni perché sono entrate in vigore nuove norme/leggi a tutela dei lavoratori e dal punto di vista politico si è spostato il baricentro del diritto del lavoro. Il primo presupposto per la nascita del diritto del lavoro è quello dell'abbandono dello Stato liberale, in cui il potere era nelle mani di pochi individui che non concedevano dei veri e propri diritti, ma si limitavano a fare delle concessioni ai cittadini (ciò era sinonimo di instabilità sociale), ed era basato dal punto di vista giuridico sul principio di neutralità dei pubblici poteri (concetto estraneo al diritto del lavoro): chi detiene il potere rimane neutrale all'interno del conflitto sociale e non interviene sul lato dell'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, poiché la relazione giuridica tra lavoratore e datore di lavoro è autonoma. Questo avviene perché lo Stato liberale è improntato sul principio di uguaglianza formale: tutti sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione e nessuno necessita dell'aiuto dello Stato. Il progetto politico delle rivoluzioni liberali prevedeva la liberazione dell'individuo dalle rigide gerarchie sociali caratteristiche dell'ordine medioevale: la libertà avrebbe permesso a ciascun individuo di migliorare le proprie condizioni materiali di vita diventando proprietario di quanto prodotto grazie alla propria iniziativa e alla propria laboriosità. L'uguaglianza liberale, però, era un'uguaglianza astratta, che programmaticamente rinunciava a correggere le disparità socio-economiche esistenti nella realtà e che, di conseguenza, finiva col favorire chi già occupava una posizione preminente. L'uguale posizione giuridica dell'imprenditore capitalista e di chi aveva bisogno di lavorare per vivere, in particolare, permetteva al primo di esercitare senza ostacoli il proprio prepotere negoziale e di pattuire condizioni di assunzione per sé estremamente favorevoli (e particolarmente miserabili per il proprio dipendente). I gravi fenomeni di sfruttamento resi possibili da questo assetto giuridico saranno all'origine di aspri conflitti sociali e comporteranno, per reazione, la nascita delle coalizioni sindacali, gli scioperi e la contrattazione collettiva delle condizioni di lavoro: infatti la forza contrattuale dei disocc
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Publisher
A.A. 2023-2024
105 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/07 Diritto del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pandinho30 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione al diritto del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Catalini Paola.