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INDICATORI NEGATIVI DIRETTI
Tasso di mortalità: numero di morti in un anno per ogni 1000 abitanti (n° morti/n° medio
abitanti-anno) x 1000
Anche l’Italia ha un tasso di mortalità relativamente alto perché siamo un paese di vecchi.
Si può distinguere tra tassi di mortalità:
- Infantile: rapporto tra i morti nel primo anno di vita e il totale dei nati vivi nello stesso
anno, per 1.000 nati
- Neonatale: rapporto tra i morti nei primi 28 giorni di vita e il totale dei nati vivi nello
stesso anno, per 1.000 nati
- Perinatale: rapporto tra la somma dei nati morti e dei deceduti nei primi 7 giorni (168
ore) e il totale dei nati vivi e morti, per 1.000 nati
Ci sono stati grandi progressi dell’umanità negli ultimi 100 anni (è diminuita la mortalità
infantile). Viviamo ancora in un mondo in cui 5,4 milioni di bambini (sotto i 5 anni di vita)
muoiono ogni anno. 10 bambini morti ogni minuto.
Tasso di mortalità per causa
Numero di morti per una causa specifica in un anno per ogni 100.000 abitanti (n° morti per
causa/n° medio abitanti-anno) x 100.000.
Si parla di transizione epidemiologica: nel 1900 si moriva di più per influenza e polmonite
(malattie infettive) mentre oggi si muore più per malattie cardiache, cancro, ictus…. È
cambiato lo spettro di malattie di cui moriamo. La transizione epidemiologica cambia sempre.
C’è stato un cambiamento progressivo delle caratteristiche delle malattie che ha
accompagnato il miglioramento complessivo delle condizioni di salute dalla fine del XIX alla
prima parte del XXI secolo. Si passa da un quadro dominato dalle malattie infettive a uno in
cui prevalgono malattie cronico-degenerative (cardiopatie, tumori …). Le ragioni della
transizione pidemiologica riguardano:
- Progresso medico
- Benessere materiale e sociale
- Igiene e salute pubblica
Col progredire degli anni si va verso bassa mortalità infantile e numero minore di bambini per
donna cioè bassa natalità (nei paesi per lo più sviluppati).
Il Covid-19 è stata la seconda causa di morte nel 2020. I nuovi dati OMS hanno registrato circa
15 milioni di morti a causa del Covid.
Tra gli indicatori negativi indiretti vi sono i fattori comportamentali (abitudini alimentari
inadeguate, uso di alcool, tabacco, droga, carenza di attività fisica)
MARTEDì 19/03
L’epidemiologia è la scienza che studia la distribuzione delle malattie nelle popolazioni ed i
fattori (positivi e negativi) che ne influenzano l’insorgere e la diffusione.
Il primo epidemiologo moderno viene riconosciuto nel medico inglese John Snow, per le sue
indagini condotte sul colera a metà del XIX secolo, quando ancora non era noto l’agente
eziologico della malattia. La metodologia di Snow è tuttora utilizzata per lo studio delle
epidemie come si fece per il Covid-19.
La pandemia è un’epidemia su scala mondiale: è un’epidemia localizzata in più continenti. Si
può parlare di endemia quando un virus ha raggiunto un tale livello di diffusione da essere
considerato come stabilmente presente tra la popolazione (come l’influenza o il raffreddore). Il
valore R è il numero medio di infezioni che l’infettato può fare.
La ricerca epidemiologica è una priorità assoluta e permette di acquisire conoscenze
essenziali per creare piani di contenimento e per valutare se le misure prese funzionino.
In sintesi, uno dei più importanti obiettivi dell’epidemiologia è l’individuazione delle cause di
malattia. L'epidemiologia ha anche un altro obiettivo, ancor più ambizioso: quello di prevenire
o ridurre la frequenza di malattia in una popolazione ANCOR PRIMA di conoscerne le cause. In
situazioni di emergenza gli epidemiologi possono essere considerati alla stregua di pionieri
che per primi entrano in azione quando compare una malattia 'nuova’.
Esiste una classificazione degli studi in due macrocategorie:
- Studi osservazionali: lo studioso osserva e descrive, ma non interviene (si registrano i
dati, si fa una mappatura ecc.)
- Studi sperimentali: il ricercatore compie interventi diretti sulla realtà allo studio (es
formulazione di vaccini).
Ci sono anche
- Epidemiologia descrittiva: risponde alle domande chi? Dove? Quando? Può portare a
formulare ipotesi su eventuali relazioni causa-effetto. Per questo studio si usano
misurazioni di frequenza.
- Epidemiologia analitica: risponde alla domanda perché? Indaga la relazione causa-
effetto e si usano misure di associazione/rischio.
Queste due fanno parte dell’epidemiologia osservazionale.
- Epidemiologia sperimentale: risponde alla domanda funziona? Valuta l’efficacia di
interventi sanitari (preventivi o terapeutici) e misura l’efficacia dell’intervento.
I valori assoluti in epidemiologia vengono usati soprattutto quando si tratta di eventi rari in cui
anche un solo caso costituisce una segnalazione importante sul piano sanitario (es.
accertamento di un caso di influenza aviaria in un essere umano in Italia). Uno dei pochi casi
in cui si impiega la frequenza assoluta è la rappresentazione della curva epidemica (asse x:
tempo — asse y: numero di eventi). Dalla forma della curva possiamo ricavare informazioni
sull’andamento della malattia.
La determinazione dei valori assoluti rappresenta il primo approccio a qualsiasi tipo di ricerca
e rimane comunque preliminare a qualunque elaborazione. L’uso dei valori assoluti nelle
analisi statistiche viene sostituito da altri tipi di misure relative, come proporzioni, rapporti,
tassi, che permettono di correlare il fenomeno in studio con le caratteristiche della
popolazione in cui esso si verifica. Le proporzioni sono spesso espresse in percentuale (%):
per esempio la % di tamponi positivi (indice di come sta andando la pandemia). Le misure di
frequenza si possono fare anche facendo confronti tra elementi non omogenei, ovvero tramite
rapporti.
I tassi sono dei valori di frequenza che tengono conto anche della variabile del tempo (al
denominatore). Quindi sono una misura “dinamica”, sono misurati durante un certo periodi di
tempo e misurano la velocità con la quale accade un certo evento (la probabilità di ammalarsi
nell’unità di tempo, ovvero l’incidenza).
Esistono diverse tipologie di tassi:
Tassi specifici: calcolato come numero di eventi riferito a categorie di popolazione in
riferimento a una specifica variabile (sesso, età, gruppo etnico, ecc.). Es. tasso di
fertilità, di mortalità ecc.
Tassi grezzi: sono influenzati dalle caratteristiche peculiari della popolazione cui si
riferiscono (distribuzione per classi di età, sesso, classi sociali, etnia, ecc.). Es. tasso di
mortalità, tasso di natalità. Queste caratteristiche sono diversamente rappresentate
nelle differenti popolazioni, così come sono soggette a variare nel tempo, all’interno
della medesima popolazione.
Tassi standardizzati
Merc 20/03
EPIDEMIOLOGIA OSSERVAZIONALE
Gli obiettivi dell’epidemiologia descrittiva sono:
- Descrivere la frequenza e la distribuzione di una malattia in una popolazione (tassi,
rapporti, proporzioni)
- Descrivere la distribuzione di particolari fattori predittivi della malattia (differenze fra
persone, tempo, luoghi)
- Esplorare la loro correlazione, a livello di gruppi e non di individui (es.: correlazione fra
alto grado di inquinamento ambientale ed elevata morbosità per patologie respiratorie;
% di fumatori e cancro del polmone)
Importanti perché rappresentano una tappa fondamentale per procedere alla formulazione di
ipotesi eziologiche (da verificare con studi analitici).
La limitazione principale degli studi descrittivi è che i dati sono aggregati (la popolazione è
studiata nel suo insieme e non è stratificata secondo fattori di rischio); quindi non può essere
accertata l’esistenza di un legame a livello individuale tra l’esposizione e l’effetto.
L’epidemiologia descrittiva determina la correlazione statistica fra due variabili (non la
relazione causa-effetto).
Bisogna fare studi analitici: l’epidemiologia analitica è la parte dell'epidemiologia
osservazionale che si occupa di ricercare la correlazione tra l’esposizione ad un fattore
(eziologico o di rischio) e la malattia rilevata nella popolazione. Il suo obiettivo è quello di
capire “perché?”: cerca relazioni causa-effetto tra i determinanti di salute (fattori di rischio o
protettivi) e l’insorgenza di malattie o il permanere dello stato di salute. Si avvale di strumenti
statistici detti “misure di associazione” (rischio relativo, odds ratio).
I criteri di casualità riguardano:
1. Forza dell’ associazione quanto l’incidenza della malattia fra gli esposti sia più elevata
della corrispondente incidenza nella popolazione di riferimento
2. Consistenza (riproducibilità): la consistenza di un'associazione richiede che studi
diversi, eseguiti in tempi diversi e in diverse condizioni sperimentali, evidenzino la
stessa associazione
3. Specificità: il fatto che un certo fattore determini specificamente una certa malattia e
che la malattia sia associata solo a quel dato fattore
4. Relazione temporale
5. Relazione dose risposta: la dose di esposizione al fattore in esame è proporzionale al
rischio di sviluppare la malattia
6. Plausibilità biologica:
7. Coerenza:
8. Evidenza sperimentale: in laboratorio si possono fare studi su modelli animali o su
cellule isolate o su colture d’organo
9. Analogia
La causa viene prima dell’effetto. Gli studi analitici servono per poter dimostrare un rapporto
di causalità. Si crea una tabella di contingenza (si stratifica la popolazione: si studia la
popolazione secondo la presenza di malattia).
Gli studi analitici possono essere classificati a seconda del fattore tempo in:
Studi trasversali: si realizza con dati ottenuti in un momento preciso. Danno la
fotografia della popolazione in un determinato istante o periodo di tempo (è uno studio
di prevalenza). I vantaggi di questi studi è che i costi sono bassi e i tempi sono brevi;
tuttavia non è possibile stabilire rapporti di casualità (eccetto casi in cui l’esposizione è
permanente).
Siccome l’esposizione e la malattia sono stabilite nello stesso istante spesso non si può
dire se l’esposizione preceda la malattia o ne sia la conseguenza (non c’è relazione
causale). Sono studi di prevalenza: non si può calcolare l’incidenza e quindi la
probabilità di sviluppare la malattia in funzione dell’esposizione. Si studia l’associazione
fra una o più variabili e una patologia (”a