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BIOPOLITICA

Sono molti i pensatori che cercano di spiegare il presente e il passato sulla base di paradigmi

di biopolitica. Questi tentativi nascono da una sorta di constatata insufficienza della

concettuologia giuridica a spiegare alcuni fenomeni. Vecchi modi di rappresentazione dei

fenomeni di cui si è avvalso il diritto vengono decostruiti, criticati e si mira poi a rinvenire il

nucleo essenziale del fenomeno.

Si pensi ad esempio a come siamo abituati a definire il sovrano: sovrano è colui che non

riconosce alcun superiore. La linea biopolitica non si accontenta di questo e critica il tentativo

di far apparire questo come elemento essenziale. Secondo la biopolitica, la sovranità sta nel

potere di vita e di morte che il sovrano ha sulla persona nei cui confronti la sovranità si

esercita.

Biopolitica/biopotere=termine coniato da Michel Foucault; politica della vita; forma di potere

che interviene e comanda l’intera vita della popolazione, dalla nascita alla morte (es.

ospedali, carceri sono luoghi in cui il potere esercita un controllo sulle persone sulla loro

materialità e sulla loro vita biologica). Il potere controlla e domina la nuda vita delle persone,

la vita biologica (zoé). La biopolitica tende a svelare che vi è sempre stata nel corso della

storia una politica della vita intesa nella sua biologia. È la vita materiale, il corpo, i bisogni

essenziali, ad essere il vero fulcro su cui si manifesta la sovranità. Sovrano è chi decide della

vita e della morte.

Zoé =vita biologica che accomuna uomini e animali, nuda vita esclusa dal politico, vita

 fisica legata ai bisogni essenziali

Bios =vita umana qualificata, vita relazionale, vita politica

Giorgio Agamben, filosofo, scrive in particolare tre libri che intersecano l’ordinamento romano:

Il potere sovrano e la nuda vita; Stato di eccezione; Quel che resta di Auschwitz.

Homo sacer.

L’archivio e il testimone. Egli ritiene di poter individuare nella storia dei momenti e degli

istituti paradigmatici.

Domanda 3: Agamben parte dal paradosso della sovranità (già rinvenibile in Carl Schmitt): il

sovrano è nello stesso tempo fuori e dentro l’ordinamento giuridico; il sovrano è colui che

ha il potere di proclamare lo stato di eccezione (quindi sta dentro), di sospendere la

legge. Il sovrano si colloca al contempo fuori e dentro la legge perché può sospendere la

legge, quindi nel momento in cui sospende la legge sta fuori la legge. La regola, la legge,

sospendendosi, dà luogo all’eccezione. Lo stato di eccezione è quindi la situazione che

risulta dalla sospensione dell’ordinamento. L’eccezione è la forma originaria del

diritto.

Domanda 4: La sovranità per Agamben è perciò la struttura originaria in cui il diritto si

riferisce alla vita e la include in sé attraverso la propria sospensione decidendo cos’è vita e se

sia degna. Chi viene messo al bando non è semplicemente posto fuori dalla legge, ma è

abbandonato dalla legge, esposto nella soglia in cui vita e diritto, esterno e interno, si

confondono.

Domanda 5 collegata alla 4: Per Agamben è la vita in sé, la nuda vita, l’elemento che

nell’eccezione si trova nella relazione più intima con la sovranità e rinviene la prova nell’homo

sacer, figura arcaica dell’ordinamento romano. La sopravvivenza dell’ordinamento e del

diritto, per Agamben, è garantita dalla possibilità per il diritto di sospendere se stesso.

Disapplicare il diritto significa far intervenire il mondo della natura – e quindi se serve anche la

forza bruta che sta al di fuori del diritto – all’interno del diritto.

Nel libro si confrontano in particolare due tesi:

- Giorgio Agamben, filosofo di cui si è già detto

- Luigi Garofalo, giurista 1

Homo sacer

Fonti richiamate da Agamben e da Garofalo sull’homo sacer

Domanda 6definizione fornita da Festo, voce Sacer mons (Lindsay 424): homo sacer è colui

che il popolo ha giudicato per un illecito; e non è lecito sacrificarlo, ma chi lo uccide non sarà

condannato per omicidio. Quindi, l’homo sacer è quel soggetto che non è consentito mettere

a morte attraverso l’immolazione e tuttavia a chiunque è consentito dargli la morte

impunemente (=senza rischiare di essere incriminato per omicidio volontario, come previsto

dalla legge di Numa)

legge regia di Numa sull’omicidio volontario: Se qualcuno procura volontariamente la morte

ad un homo liber, sia parimenti ucciso.

legge di Numa sull’omicidio involontario: Se invece sarà involontariamente ucciso si

sacrificherà un ariete a vantaggio dei parenti.

Dionigi di Alicarnasso, Antiquitate Romanae, 2.10.3: accenna all’uso dei Romani, risalente

alle origini, di rendere sacre a una divinità le persone che essi avessero voluto impunemente

uccidere.

 Macrobio, Sat. 3.7.5-8: già Macrobio, attivo nel quarto secolo d.C., fa fatica a comprendere

come sia possibile che l’homo sacer sia liberamente uccidibile e insacrificabile.

Ipotesi antiche di illeciti che comportano la caduta in sacertà dell’autore tramandate dalle

fonti:

- rimozione o spostamento delle pietre dai confini; -percuotere il pater/suocero da parte

del figlio/nuora

- compiere frodi

- trasgressione dei divieti contemplati dal rapporto tra cliente e patrono (divieto di

accusarsi a vicenda; divieto di arrecare testimonianze e votazioni avverse)  l’autore

cade in sacertà di Zeus Infero

- offese ai tribuni della plebe (resi sacrosancti, intangibili)

- aspirazione alla tirannide (crimine di adfectatio regni)

Come si diventa sacer?

La caduta in sacertà è automatica per l’autore che commette uno degli illeciti per il quale le

norme scritte o consuetudinarie prevedevano la sacertà; mediante il comportamento

oltraggioso, il soggetto offende una divinità e viene pertanto acquisito dalla divinità offesa;

entra in proprietà del dio  passa dalla sfera di appartenenza alla comunità umana alla sfera

di appartenenza della comunità divina;

in una prima fase arcaica della storia di Roma, la sacertà non era oggetto di una pronuncia da

parte di alcun organo politico o giuridico della comunità; non vi era un accertamento

giudiziale sul punto;

il controllo della sacertà era successivo ed eventuale: sorgeva il problema di verificare se un

soggetto fosse sacer nel momento in cui fosse stato ucciso;

l’autore dell’uccisione di un homo presunto sacer si sarebbe esposto all’accertamento

giudiziale della legge di Numa sull’omicidio;

per sfuggire alla condanna per omicidio volontario e ricevere una pronuncia di assoluzione,

l’autore dell’uccisione dell’homo sacer avrebbe potuto e dovuto dimostrare che l’homo ucciso

era sacer e non un liber. Avrebbe cioè dovuto fornire prova del comportamento illecito

commesso dall’homo e della sua conseguente caduta in sacertà.

A metà del quinto secolo a.C. circa, la caduta in sacertà rimane automatica. Ma vi era un

controllo preventivo circa la sacertà. L’uccisore dell’homo sacer non sarebbe stato

condannato solo se avesse agito in esito ad una pronuncia dichiarativa di sacertà del comizio

centuriato --> chi commette un certo misfatto diventa automaticamente sacer; l’assemblea

2

dichiara la sua sacertà (pronuncia meramente dichiarativa di uno stato già esistente); questa

dichiarazione è la prova precostituita liberatoria di cui potrà servirsi l’uccisore dell’homo

sacer.

Due tesi a confronto

HOMO SACER PER AGAMBEN HOMO SACER PER GAROFALO

la sua vita non ha alcun valore, è parificabile la sua vita ha un grande valore: tramite lui

ad un pidocchio, è un morto vivente, è un viene preservata la salvezza della comunità,

corpo privo di statuto giuridico e privo di viene ristabilita la pax deorum (=armonia tra

protezione giuridica uomini e dei rotta dal misfatto)  tramite la

caduta in sacertà si ricostituisce la pax

deorum violata e Roma sopravvive

è doppiamente escluso: dal diritto umano e È pienamente immerso nel diritto umano e

dal diritto divino nel diritto divino;

è escluso dall’ordinamento umano perché: è espressione del diritto umano perché:

chiunque lo può uccidere impunemente diritto (mores-norme non scritte di origine

(=liberamente uccidibile) consuetudinaria, leges regiae, norme scritte

di nuovo conio)

non appena l’homo compie l’illecito per il

quale il diritto prevede la sacertà, cade

automaticamente nella disponibilità del dio

che ha offeso

viene espulso dalla comunità cittadina e

acquisito dalla comunità divina

 la disciplina della sacertà è pienamente

giuridica

le conseguenze della sacertà sono

giuridiche addirittura il diritto romano ha

previsto e posto rimedio ad eventuali abusi

dell’istituto della sacertà

la legge sull’omicidio volontario viene la legge sull’omicidio volontario non

disapplicata e sospesa (eccezione) quando disciplina l’uccisione dell’homo sacer, ma

ad essere vittima dell’uccisione è un homo solo quella dell’homo liber. Sono fattispecie

sacer; diverse

in quanto uccisione di un homo dovrebbe  la legge di Numa sull’omicidio volontario

essere qualificato come omicidio, contempla l’uccisione dell’homo liber

ma in quanto per l’ordinamento l’homo  l’homo liber è l’homo che non è sacer

sacer è espressione di nuda vita l’homo liber è l’homo che appartiene alla

insignificante, la sua uccisione non viene comunità umana

perseguita e la norma disapplicata l’homo sacer è l’homo che appartiene al dio

e non più alla comunità

un argomento storico a favore della

originaria contrapposizione tra homo liber e

homo sacer: all’epoca di Numa ancora Roma

non conosceva il fenomeno della schiavitù,

quindi se nel precetto si parla di uccisione

volontaria dell’homo liber evidentemente si

riteneva contrapposta l’uccisione di un homo

che liber non era perché era sacer

un altro argomento a favore della originaria

contrapposizione tra homo liber e homo

sacer è rinvenibile nelle prescrizioni del

sacerdote di Giove (flamen Dialis): il flamen

Dialis veniva ritenuto manifestazione vivente

del dio; si legge che solo un homo liber

avrebbe potuto tagliare i capelli al flamen.

Non avrebbe alcun senso intendere homo

3

liber come “non

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Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

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