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GLI INTERVENTI DELLA CITTÀ A PARTIRE DAL 1700

I principali interventi messi in atto nelle città alla fine del XVIII secolo riguardano essenzialmente riorganizzazioni interne a

tessuti urbani consolidati: si tracciano boulevard su antiche mura, si rettificano le strade principali, si aprono piazze

celebrative, si strutturano parchi pubblici e luoghi dedicati allo svago e alla flânerie.

La rettifica dei nuovi impianti stradali verrà effettuata attraverso una modalità che poi si ritroverà nel corso del tempo con altri

piani dell'Ottocento. Tale modalità è lo sventramento e l’eliminazione del tessuto compatto considerato minore (nel senso di

minore valenza rispetto a quelli che erano gli esempi monumentali) attraverso il rettilineamento dei fronti stradali. Questa

azione costituisce uno degli elementi visivamente più impattanti a livello urbanistico. Questi rettilineamenti, eseguiti da

architetti e urbanisti, comportano sventramenti o diradamenti edilizi di parti del tessuto. Il concetto dello sventramento-

diradamento è particolarmente importante perché lo ritroveremo come costante nel prosieguo del tempo. Fra i due termini

c’è una differenza:

• Il termine "sventramento" si riferisce a un intervento urbanistico radicale in cui viene eliminato completamente il

tessuto edilizio preesistente, inclusi gli edifici fino alle loro fondamenta, per fare spazio a nuove strutture che

rispondono in modo diverso alle esigenze storiche e sociali del momento.

• Il "diradamento edilizio", invece, è un intervento più moderato e localizzato, tipico dei secoli XIX e XX. Esso

comporta la rimozione di piccole parti del tessuto urbano, con interventi mirati che non incidono significativamente

sulle fondamenta degli edifici, intervenendo solo in piccole aree e mantenendo gran parte della struttura originale.

LA CITTÀ DEL 1700 /soggetto autonomo - diritti della città - istanze igieniste/

La teoria architettonica di fine Settecento riscopre la città come soggetto autonomo su cui intervenire attraverso specifici

piani urbanistici generali (anche se quelli di questo periodo non potrebbero essere definiti tali in quanto al piano non

affianchiamo la componente strategica di governo su una porzione di territorio molto estesa).

Si inizia a parlare per la prima volta di diritti della città, un discorso che gradualmente si amplia anche alle categorie non

facenti parte dell’élite che possono accedere ai servizi, tra cui quelli legati alla cultura come il museo. Quest’ultimo svolge

un'importante funzione nella trasformazione della città, perché nasce la necessità di costruire intorno ad esso.

Da questo momento in poi si afferma anche il discorso delle istanze igieniste, cioè il concetto per cui la città non potesse più

rispondere a determinate esigenze legate alla dignità umana; quindi, vi è la necessità di spazi corretti e riveduti. Non si

trattava solo di pulizia nel senso pratico, ma anche di igiene dal punto di vista mentale e filosofico. In questo periodo si

assiste alla nascita del pensiero positivista, promosso da A. Bronte attraverso il suo scritto "L’Evoluzione Creatrice", che

inizia a cogliere gli aspetti positivi della dimensione transitoria dello spazio. La filosofia positivista porta un'ottimistica visione

sia nelle teorie di riorganizzazione dello spazio che nelle trasformazioni fisiche delle città. Quest'ottimismo è sostenuto dagli

investimenti fatti nelle grandi capitali europee, che influenzano anche i centri più piccoli dell'Europa occidentale.

Inoltre, accanto al filone della filosofia positivista, esiste un altro filone comunicativo rappresentato dai memoir e dalla

manualistica enciclopedica, che mettono in discussione la trattatistica rinascimentale basata sull'esemplificazione del

corpo umano, portando a un ribaltamento generale delle idee. Data la complessità e la pluralità delle forme urbane, gli

intellettuali del periodo iniziano a cercare regole spaziali come il rettilineamento, il diradamento e la formazione di spazi

pubblici con forme ricorrenti. Questa ricerca di regole diventa quasi un'ossessione e influisce sulla formazione del nuovo

spazio pubblico. Le regole cercate non sono astratte ma vengono utilizzate per trasformare e geo metricizzare lo spazio

urbano attraverso modelli matematici.

METAFORA DELLA CITTÀ FORESTA - LAUGIER

Nel 1753 l’abate Marc-Antoine Laugier scrive l’Essai sur l’Architecture, contributo rilevante sul piano dell’estetica urbana,

tradotto a distanza di pochi anni dalla sua prima edizione in inglese e tedesco e riproposto in italiano da Francesco Milizia

(Principj di architettura civile, Finale 1781.

A partire dalla seconda metà del 1700, Laugier (Lusgì) descrive la metafora della città foresta, immaginando uno “spazio

foresta” che verrà in seguito regolarizzato da interventi massivi da parte di architetti paesaggisti.

L’autore si ispira alle opere di Lenotre, architetto paesaggista che ha realizzato il giardino di Versailles. Dall’organizzazione

dei parchi nasce lo spunto per la riorganizzazione urbana, in quanto questi sono la connessione fra elementi naturali ed

elementi artificiali, che iniziano ad essere disegnati col sistema dell’apertura scenografica (specialmente in Francia).

All’interno del parco avviene la moltiplicazione della vista prospettica e delle parti dove poter passeggiare. Assistiamo a due

momenti: Appunti Fondamenti di urbanistica | SARA PIRAS

• da un lato, la metafora della città foresta induce gli illuministi a regolare lo spazio attraverso i parchi;

• dall’altro, nella città compatta inizia a trasferirsi la regolarizzazione presente all’interno dei parchi nella città stessa.

Laugier supera la percezione dello spazio urbano impostato secondo la visione rinascimentale (centrale, conclusa, definita

in un limite certo, misurabile, dalle geometrie note) in ragione di una sintesi visiva unificata non solo dallo sguardo quanto

dalla mente in grado di dare ordine alla varietà e alla sequenza delle immagini.

La "città come una foresta" rimanda all’urbanistica barocca, alla fluidità dello spazio in cui lo sguardo scorre senza

interruzioni, trasferita però nella dimensione infinita, nell’orizzonte senza limiti. Allo stesso tempo anticipa le soluzioni

ottocentesche e in particolare il grande piano per Parigi di Haussmann

Gli interventi suggeriti da Laugier riguardano la progettazione e la struttura della città, ponendo l'accento sulla definizione

geometrica e formale. Laugier propone di stabilire limiti urbani non solo attraverso fortificazioni, ma anche mediante

regolamenti che controllano la crescita della città, evitando un'espansione caotica. Inoltre, prevede ingressi monumentali

che fungono da confini tra la città e il territorio circostante, creando una sorta di "città-foresta" con ampi viali che si

convergono in punti focali di grande rilevanza architettonica. La città non è vista solo come un modello di funzionalità, ma

come uno spazio in cui gli architetti lavorano secondo regole precise ispirate dalla natura e dagli elementi architettonici

fondamentali, combinati in modi infinitamente variabili.

L’idea della città composta da Laugier richiama una città policentrica costruita come insieme di luoghi significativi

ognuno dei quali contiene e rappresenta un aspetto della vita civile • L’immagine della foresta indica non solo la

concezione ancora arcaizzante della città antica ma la volontà di assumere la natura come contesto dell’architettura, la

scena fissa in cui attraverso l’architettura si rappresentano le vicende umane.

➢ Lez_9_ 20 aprile (Transizione dal barocco all' Illuminismo e inizio città industriale)

Trasformazioni urbane ed architettura di età illuminista

IL PIANO DI PARIGI DI PIERRE PATTE

Nel 1765, Pierre Patte inizia a lavorare sulla regolarizzazione del rapporto tra elementi artificiali e naturali ed elabora un

piano per Parigi. Lo spazio, ancora caratterizzato da un tessuto medievale, viene ridefinito attraverso progetti specifici, come

il collegamento dell'Ile De Le citè al resto del tessuto. Non si tratta solo di un tentativo di collegamento dell’isola al resto

della città ma anche di una connessione morfologica-insediativa. I criteri di questa composizione risentono ancora delle idee

dell’abate Laugier: si tratta, infatti, di realtà autonome, inserite all’interno di un piano policentrico, legate tra loro da viali

prospettici. Gli episodi che compongono la tavola sono in adesione alla spazialità barocca, ma il disegno complessivo

mostra i segni inequivocabili del mutamento posto in essere dal principio della "varietà", del policentrismo

Tutto il sistema è organizzato secondo dei traguardi successivi creati da viabilità e piazze centrali, che in seguito sono state

regolarizzate con snervamento o diradamento. Le realizzazioni principali sono i boulevard e delle Place Royale. Insieme a

questo sistema inizia un lavoro di regolarizzazione dei piani edilizi.

Patte elabora nelle Mémoires un’idea di città basata sul tentativo di stabilire una stretta corrispondenza tra arte e tecnica.

Nel contesto della città come "opera d'arte", l'idea è di considerare non solo le funzioni della città, ma anche il suo valore

culturale e rappresentativo. Il concetto di città di Laugier enfatizza una struttura policentrica con luoghi significativi che

riflettono vari aspetti della vita civile e utilizza la natura come contesto architettonico. Questa idea di città non si fonda solo

su una scelta ambientalista, dunque, ma più intensamente nel desiderio di rendere evidente il confronto tra natura e storia, i

due poli dell’esistenza • Su questo confronto si costituirà il paesaggio della nuova città, antica nella concezione, ma ancora

da costruire. Appunti Fondamenti di urbanistica | SARA PIRAS

Es.1 Città di Nancy

Il piano urbanistico di Nancy, sviluppato nella fase di transizione tra il Barocco e l'Illuminismo, mostra un contrasto tra la

parte antica della città, chiusa da mura e strutturata secondo il vecchio regime, e l'area di ampliamento. Quest'ultima

presenta un'organizzazione più irregolare, ma con alcuni punti centrali da cui si sviluppano strade rettilinee. Un esempio

sono le piazze principali, che diventano elementi chiave della nuova struttura urbana.

L'ampliamento non ha solo una funzione pratica, ma anche estetica, rendendo la città più armoniosa rispetto alla sua

conformazione originale, più compatta e densa. L'urbanista Pierre Patte ha introdotto modelli innovativi che hanno

influenzato altre città francesi, segnando la transizione tra due epoche ar

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Publisher
A.A. 2023-2024
47 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sarapiras di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Colavitti Anna Maria.