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IL DIRITTO
Per Hegel, il diritto è una manifestazione dello Spirito Oggettivo. Si fonda sull'idea di volontà
generale, dove la libertà individuale è situata nel contesto collettivo.
Formazione del Diritto: si sviluppa attraverso tre momenti:
Proprietà:
1. l'individuo è riconosciuto come titolare di diritti. La proprietà è essenziale
per la realizzazione della libertà.
Contratto:
2. rappresenta la mediazione tra volontà individuali, creando relazioni
giuridiche. Il contratto è essenziale per il riconoscimento reciproco tra individui.
Torto:
3. quando un individuo viola i diritti di un altro, il sistema giuridico interviene per
ripristinare l'equilibrio e l'unità della volontà generale.
CRITICHE E CONTRASTI
Hegel critica il contrattualismo, un approccio che considera lo Stato come una mera somma di
volontà individuali. Secondo Hegel, lo Stato non è una scelta, ma una necessità razionale, in
quanto esprime una forma di libertà collettiva.
Questa concezione contrasta con le teorie di pensatori come Beccaria, specialmente riguardo alla
pena di morte. Hegel ritiene che non sia possibile separare l'individuo dallo Stato, e che lo Stato
stesso sia un'espressione della razionalità umana.
MORALITÀ ED ETICITÀ
Moralità:
1. La moralità rappresenta un soggetto interiore che si fa carico delle responsabilità
o morali. Hegel critica l'approccio kantiano del dovere, considerandolo astratto e
ipocrita. La moralità deve includere l'impegno concreto nella vita sociale.
Eticità:
2. Rappresenta la libertà concreta e collettiva. Si articola in tre gradi:
o Famiglia: il nucleo fondamentale che crea legami e connessioni sociali.
Società Civile: luogo di integrazione dei singoli, dove si sviluppano bisogni e
conflitti. Qui gli individui perseguono i propri interessi, creando potenziali
disuguaglianze.
Stato: rappresenta il culmine dell'eticità, dove i diritti vengono riconosciuti e
tutelati. Lo Stato non è solo un'entità giuridica, ma una realizzazione della vita
etica collettiva.
LO STATO
Spiritualità e Razionalità: Hegel vede nello Stato l'espressione suprema dello Spirito
Oggettivo, un ente razionale che realizza l'unità tra individuo e comunità.
Diritto Statale: Comprende il diritto interno (Costituzione) e il diritto esterno (relazioni
internazionali). Hegel propone una concezione dello Stato come un ente etico, non solo
come custode dei diritti individuali.
Guerra: In una visione controversa, Hegel considera la guerra come un mezzo per
preservare l'identità dello Stato. La guerra non è vista come un male in sé, ma come
necessaria per mantenere la salute etica di una nazione. Questo contrasta con le idee di
pace perpetua di Kant, sottolineando invece la natura conflittuale della storia umana.
FILOSOFIA DELLA STORIA
Hegel afferma che la storia è il progresso dello Spirito Assoluto, dove l'idea di libertà si è incarnata
"solo ciò che è razionale è reale"
negli Stati moderni. La famosa affermazione sottolinea la
necessità di interpretare la realtà come espressione della razionalità.
STATO ETICO
Monarchia Costituzionale: Hegel propone uno Stato che realizza l'unità tra vita politica e
istituzioni. La sua visione è che la società si integri attraverso la vita politica, in cui gli
individui si riconoscono come parte di un tutto.
Identità Individuale: Secondo Hegel, l'identità si materializza nelle istituzioni. La libertà è
situata nell'individuo, ma si realizza attraverso le relazioni sociali e le istituzioni.
CONCLUSIONE
La filosofia del diritto di Hegel rappresenta un sistema complesso e articolato che intreccia diritto,
eticità, storia e libertà. La sua visione dell'individuo come parte integrante di un'unità razionale e
collettiva ha influenzato profondamente il pensiero politico e filosofico moderno. L'approccio
dialettico, insieme alla sua critica del contrattualismo e alla concezione dello Stato, offre una
prospettiva unica sul rapporto tra individuo e società.
JOHN AUSTIN E IL GIUSPOSITIVISMO,
A PARTIRE DA JEREMY BENTHAM
John Austin (1790-1859) cercò di rendere autonomo il diritto da altri ambiti di riflessione,
distinguendo le categorie giuridiche da quelle della morale, della teologia e della politica. Insieme a
Jeremy Bentham e John Stuart Mill, Austin è uno dei capostipiti della scuola dell’utilitarismo e del
giuspositivismo, che afferma la possibilità di studiare le istituzioni sociali in modo obiettivo, privo di
pregiudizi ideologici. Bobbio ha sottolineato l’approccio anti-giusnaturalista di Austin, il quale è
ricordato per:
la distinzione tra leggi in senso proprio e leggi non giuridiche,
una concezione rigorosa della sovranità, priva di contaminazioni teologiche,
una versione del concetto di comando.
LA CONCEZIONE IMPERATIVISTICA DEL DIRITTO
Austin, seguendo le orme di Bentham, sviluppa una concezione imperativistica che identifica il
diritto con la legge, concepita come un comando sanzionato dal sovrano. Questa visione è
influenzata da Hobbes e presuppone la volontà espressa dallo stato, inteso come società giuridica
indipendente.
Tuttavia, tale concezione perde forza in ambito internazionale, dove la consuetudine, come norma
impersonale, gioca un ruolo fondamentale. Austin sostiene che il diritto deve essere studiato come
un campo autonomo, libero da contaminazioni metafisiche, e che deve determinare da sé le
condizioni della sua validità.
“giurisprudenza” “teoria generale del diritto”,
La non è metafisica né teologia, ma una ossia scienza
del diritto positivo, che si concentra su ciò che è, piuttosto che su ciò che dovrebbe essere. Questa
impostazione metodologica, di chiara derivazione benthamiana, distingue la “giurisprudenza” dalla
riflessione etica, proponendo una visione analitica e descrittiva.
CARATTERISTICHE DEL DIRITTO POSITIVO
positive law
Austin distingue rigorosamente il dalle altre norme giuridiche, identificando le sue
caratteristiche essenziali. Secondo la sua concezione imperativistica, la legge è un comando
rivolto a una classe di persone, differente dai comandi occasionali e individuali.
Inoltre, è fondamentale l’esistenza di una sanzione, in quanto una norma non può definirsi
giuridica se non comporta conseguenze negative per i destinatari. In questo contesto, Austin
esclude preghiere o precetti religiosi dal fenomeno giuridico.
Secondo Austin, il diritto positivo è fondato su tre elementi necessari:
Comando
Obbligo
Sanzione
Un comando assistito da una sanzione deve essere emesso da un’autorità sovrana; pertanto,
comandi da genitori o rapporti tra Stati non hanno natura giuridica.
LA CENTRALITÀ DELLA SOVRANITÀ
La centralità della sovranità è cruciale nel pensiero di Austin. Essa implica l’indipendenza politica,
caratterizzata dall’assenza di subordinazione a un’autorità superiore. Lo Stato è definito sovrano
poiché è abitualmente obbedito e non obbedisce a nessun altro organo. Questa posizione
differenzia l’approccio di Austin dal normativismo di Kelsen.
ABITUDINE ALL’OBBEDIENZA E CODIFICAZIONE
Austin adotta la nozione di “abitudine all’obbedienza” mutuata da Bentham, definendo “sovrano”
chi riceve stabile obbedienza in base a un calcolo utilitaristico. Tuttavia, la definizione di sovranità
di Austin presenta delle lacune, non chiarendo completamente cosa si intenda per autorità
suprema.
Entrambi i pensatori sostengono la codificazione, ma Austin la vede come uno strumento di
sistematizzazione del diritto vigente, mentre Bentham la considera un mezzo per un rinnovamento
radicale. Austin sostiene che il codice non è una semplice raccolta di leggi, ma una riformulazione
del diritto, affermando la sua impostazione metodologica di studio avalutativo del diritto positivo.
CONCLUSIONE
In sintesi, John Austin è una figura chiave del giuspositivismo, la cui opera ha segnato una svolta
nel modo di concepire il diritto nelle università inglesi, spostando l'attenzione da un approccio
pratico a uno sistematico e teorico. La sua distinzione tra diritto e morale, insieme alla centralità
della sovranità, rimane un tema centrale nel dibattito giuridico contemporaneo.
REALISMI GIURIDICI, DA JOHN DEWEY AD ALF ROSS:
IL RUOLO DEL GIUDICE, LE CONFIGURAZIONI DEL DIRITTO, IL
FATTO DELLA DEMOCRAZIA
REALISMO GIURIDICO
fine dell’Ottocento primi del Novecento,
Tra la e i emergono diversi movimenti culturali che
generano concezioni e pratiche del diritto radicalmente diverse dalla filosofia del diritto precedente.
“realismo giuridico” “giusrealismo”.
Si parla di o La tradizionale bipartizione
giusnaturalismo giuspositivismo tripartizione:
tra e si trasforma in una
giusnaturalismo
giuspositivismo
giusrealismo
realismo giuridico
La terza prospettiva si distingue in due correnti principali:
americano realismo giuridico scandinavo.
e Entrambi manifestano un'ostilità verso il
pragmatico-
giusnaturalismo e il giuspositivismo, e si caratterizzano per un approccio
comportamentistico legato a una concezione sociale del diritto, focalizzandosi
concretezzapiuttosto astrazioni
sulla che su razionali.
PENSIERO AMERICANO
pensiero americano,
Nel la questione del metodo della scienza del diritto differisce notevolmente
common law,
da quella europea. In un sistema di si riflette sulla logica dell’attività
Holmes Dewey.
giurisprudenziale. Tra i pensatori chiave troviamo e
Holmes pragmatica
propone una visione del diritto: “La vita del diritto non è logica: è frutto
fatti sociali
di esperienza”. Sostiene che i e le intuizioni dei giudici influenzano più delle
deduzioni logiche nella creazione del diritto. La norma diviene quindi un mezzo per studiare
prassi giuridica.
le azioni dei giudici, spostando l’attenzione dall'asserzione normativa alla
Dewey critica il sillogismo giuridico e afferma che la giurisprudenza deve essere radicata
mediazione
nella realtà sociale, con una funzione di tra gli scopi perseguiti in giudizio.
Roscoe Pound giurisprudenza sociologica,
(1870-1964) sviluppa l’idea di una distinta
law in book law in action.
tra e