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La struttura, intesa come modo di produzione, è costituita dalle forze produttive e dai rapporti di produzione. Le forze
produttive sono tutto ciò che serve a produrre, cioè gli uomini, i mezzi e le conoscenze. I rapporti di produzione sono i
rapporti di proprietà; rappresentano come vengono distribuite e gestite le risorse.
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La dinamica della storia è data dai continui cambiamenti della struttura a causa di questa tensione dialettica.
Il materialismo storico di Marx propose una concezione materialistica della realtà. Sebbene tutta la realtà sia considerata di
natura materiale, il materialismo storico indica che ogni sapere filosofico, culturale e artistico dipende dalla storia e dalla
società in cui è maturata e di è sviluppata.
L'ideologia del materialismo storico espresse e rappresentò le esigenze delle classi lavorative, cercando di far sorgere nel
proletario urbano quella coscienza di classe indispensabile per organizzare, lottare e trasformare la società borghese
dell'epoca. La coscienza di classe mira a far comprendere che il potere e la ricchezza del capitalista si creano grazie al lavoro e
al plus-lavoro dei proletari. Il lavoratore svolge un lavoro in più che produce un valore superiore (plus-valore) rispetto a quello
che glie viene retribuito con il salario. Tutto il sovrappiù prodotto va a incrementare il capitale. La lotta di classe che ne
consegue fra il proletario e il borghese capitalista che detiene il potere economico deve sfociare nella rivoluzione a partire dei
conflitti di lavoro. Il conflitto fra il proletario e la borghesia comincia nel mondo del lavoro perché l'operaio vive una
situazione di alienazione nel lavoro in fabbrica: nella società industriale il proletario non è più partecipe del lavoro che
produce, non ce capisce il significato, il valore e non comprende il suo ruolo nella catena produttiva.
Prendere coscienza di sé del proprio e dell'importanza della classe lavorativa significa ottenere migliori condizioni nel lavoro
produttivo e rendersi conto che senza il proprio lavoro la società capitalistica non ha possibilità di svilupparsi.
Il concetto di bene in Marx
Sebbene non tratti esplicitamente del tema del bene, Marx indica chiaramente in cosa deve consistere la piena realizzazione
dell’uomo, la sua perfezione. Egli osserva che la struttura capitalistica dei rapporti di produzione, mediante la proprietà
privata dei mezzi di produzione stessa, sottrae all’uomo il prodotto del suo lavoro, cioè gli toglie la sua stessa essenza, lo
aliena.
Se l'economia capitalistica da un lato rappresenta l'espressione della società borghese, dall'altro ne dà una rappresentazione
ingannevole, in quanto non viene considerata come un'economia della società borghese, ma come il sistema economico
naturale per l'uomo. Inoltre, l'economia capitalistica non evidenzia la contraddizione su cui si basa, ossia il conflitto tra
borghesia e proletariato, contraddizione che Marx chiama alienazione.
L’alienazione nei termini dell’economia politica classica, da cui Marx prende le distanze, è una privazione dell’operaio. Essa in
realtà sottointende una schiavitù più profonda e subdola, che è da intendere sotto il dominio del suo prodotto, del capitale.
Spiega infatti Marx che il lavoro resta esterno all’operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l’operaio quindi non si
afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale,
bensì mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito.
La spersonalizzazione alienante del lavoro capitalista richiama quella religiosa di Feuerbach, che sosteneva che più l’uomo
mette in Dio e meno serba in sé stesso, Allo stesso modo, l’operaio mette nell’oggetto la sua vita, e questa non appartiene
più a lui, bensì all’oggetto.
Nei Manoscritti economici e filosofici, Marx elenca i quattro modi in cui l’operaio è alienato nella società borghese:
▪ dal prodotto del suo lavoro, che diventa un oggetto estraneo che ha potere su di lui;
▪ dalla sua attività lavorativa, che percepisce come diretta contro sé stesso;
▪ dalla sua stessa essenza laddove la ripetitività lo degrada e lo abbrutisce;
▪ dalla relazione con gli altri esseri umani, per essere stato ridotto a mero strumento.
L’uomo pertanto, per riappropriarsi della sua essenza, deve abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione, vale a dire la
struttura capitalistica dei rapporti di produzione, ed instaurare il comunismo.
→ Hegel, con il termine alienazione, indica l'estraniazione del soggetto da sé, lo spirito che si fa altro da sé nella natura
per poi potersi riappropriare di sé in modo più arricchito. Quindi l'alienazione riveste in Hegel sia un significato
negativo che positivo.
→ Invece Feuerbach indica l'atto con cui l'uomo proietta fuori di sé l'infinito che è in lui, sottomettendosi ad esso, e
perciò si tratta di una visione totalmente negativa.
→ Marx considera l’alienazione fatto reale. Riprendere l’accezione di Feuerbach nel suo senso negativo di scissione,
interpretandola però in senso socio-economico.
Il lavoratore è alienato 45
rispetto al prodotto del suo lavoro, perché egli produce un oggetto che non gli appartiene rispetto al suo stesso
lavoro, perché egli diventa strumento del capitalista,
rispetto alla sua natura, in quanto il lavoro, che dovrebbe esprimere la libertà umana, diventa forzato e ripetitivo,
rispetto al prossimo, che è il capitalista, che lo sfrutta e fa sì che il suo rapporto con lui e con l'umanità in generale sia
conflittuale.
La causa dell'alienazione risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione, per cui il capitalista sfrutta per il proprio
profitto coloro che hanno come unica ricchezza la loro forza lavoro. Solo l'eliminazione della proprietà privata e l'avvento del
comunismo potranno distruggere l'alienazione.
Dalla filosofia all’economia
Il soggiorno di Marx a Parigi, iniziatosi nel 1844, orientò il suo interesse decisamente verso i problemi economici, come è
attestato dai Manoscritti del 1844, che contengono la prima formulazione della sua critica all'economia politica classica. Da
questa Marx riprende anzitutto la nozione di lavoro, osservando che nella società capitalistica, formatasi in seguito alla
rivoluzione industriale, cioè all'introduzione delle macchine come mezzi di produzione, il lavoro non è altro che una merce, il
cui prezzo è costituito dal salario, il quale è determinato unicamente dalla legge della domanda e dell'offerta.
Poiché l'operaio è costretto, per sopravvivere, a vendere il suo lavoro: colui che lo acquista, cioè il padrone delle macchine, lo
paga al prezzo più basso possibile e si appropria della differenza tra il valore del prodotto e il costo della forza-lavoro
necessaria a produrlo, che costituisce il suo profitto, formando in tal modo il capitale. La tendenza della società capitalistica è
di pagare il lavoro sempre meno e di accrescere sempre più il profitto, cioè il capitale, determinando in tal modo uno
sfruttamento sempre maggiore degli operai.
Uno dei temi fondamentali del marxismo è la lotta contro la riduzione della forza lavoro a merce. Il lavoro nella società
capitalistica, secondo l’espressione di Friedrich Engels, riduce l’uomo a un accessorio della macchina. L’uomo è costretto a
essere uomo parziale mentre il comunismo vuol realizzare per l’uomo la possibilità di diventare un individuo totalmente
sviluppato.
https://sites.google.com/site/didaskalika/filosofia-iv-g-e-v-g/ottocento/marx
Un contributo portato da Marx grazie alla sua formazione hegeliana è infatti l'osservazione che il lavoro è un'oggettivazione
dell'uomo, perché l'uomo si realizza nel prodotto del suo lavoro, cioè trasferisce, per così dire, in esso la sua stessa essenza,
come aveva detto Hegel nella Fenomenologia.
Tuttavia, nella società capitalistica la proprietà del prodotto del lavoro viene sottratta a colui che lo produce, cioè all’operaio,
perciò l'oggettivazione si trasforma in una alienazione e quindi l'uomo non solo si oggettiva nel lavoro, ma anche si aliena in
esso, cioè diventa proprietà altrui, viene espropriato della sua stessa essenza.
L'alienazione però non è necessaria, come credeva Hegel, ma è dovuta solo al modo in cui è organizzata la produzione nella
società capitalistica, cioè al fatto che in questa i mezzi di produzione, vale a dire le macchine, sono proprietà privata.
Secondo Marx, l’alienazione è superabile, e il superamento di essa è costituito dal comunismo, cioè da una nuova
organizzazione dei rapporti di produzione, in cui la proprietà privata dei mezzi di produzione, che è la vera causa
dell'alienazione, sia stata abolita e questi siano diventati di proprietà comune.
Nella società comunista, pertanto, cessa l'alienazione del lavoro (non il lavoro come oggettivazione di sé), cioè l’uomo si
riappropria della sua essenza, realizza la perfetta autocoscienza, vale a dire la coscienza di sé come essere sociale, ovvero
come essere appartenente ad un genere.
In questo modo, l'uomo si riconcilia con gli altri uomini, realizzando pienamente la sua natura sociale, e si riconcilia anche con
la natura, perché questa, trasformata da un lavoro non più alienato, non è più causa di alienazione e viene essa stessa
umanizzata.
Il comunismo dunque, conclude Marx, è un perfetto umanismo ed insieme un perfetto naturalismo. Tutte le attività
dell’uomo sono sociali e l’uomo stesso si rivela come essere sociale: la sua vita individuale e la sua vita come essere
appartenente ad una specie non differiscono tra loro. In questo senso, l’uomo come totalità esprime il bene supremo
dell’uomo. 46
Il lavoro nella società capitalistica cin comparazione al lavoro nel mondo antico
Come mostra Hannah Arendt nella Vita activa, nell’antichità greca il lavoro necessario alla soddisfazione dei bisogni vitali era
considerato un’occupazione servile, la quale escludeva dalla cittadinanza, vale a dire dalla partecipazione agli affari pubblici,
coloro che lo svolgevano. Il lavoro era indegno del cittadino non perché fosse riservato agli schiavi; al contrario, era riservato
a questi proprio perché lavorare significava asservirsi alla necessità. E questo asservimento poteva essere accettato so