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LEVA COMUNICAZIONE
Quando parliamo di comunicazione in ambito agro-alimentare ci addentriamo in un campo abbastanza
controverso. Il cibo viene innanzitutto inteso come nutrizione, salute e soddisfazione. Nel cibo ricerchiamo
infatti gli aspetti nutritivi, essenziali per affrontare al meglio le giornate, gli aspetti di salute che permettono
di portare avanti una vita sana, e gli aspetti di soddisfazione, perché anche il cibo deve essere gradevole.
Durante gli anni, però, la comunicazione riguardo al cibo ha subito un drastico cambiamento. Inizialmente il
cibo veniva mostrato senza filtri, in una sola ottica consumistica e poco attenta alla salute delle persone; col
passare degli anni, però, le abitudini dei consumatori sono cambiate, l’esigenza di “salute” si è fatta via via
sempre più grande e le problematiche di obesità crescenti in tutto il mondo hanno portato le varie aziende
alimentari a mostrare i propri prodotti sotto un altro aspetto, ovvero quello della salute e della qualità degli
stessi (vedi slide per esempi di pubblicità e comunicazione).
Il sistema, i settori e le filiere agro-alimentari
Sistema agro-alimentare
Nella sua ultima definizione, per sistema agro-alimentare si intende “un insieme complesso di attività
coinvolte nel flusso di beni e servizi dal punto iniziale delle aziende agricole fino ai consumatori finali”.
Quali sono le caratteristiche del sistema agro-alimentare?
1) E’ un sistema multifunzionale. Nell’ambito del sistema si svolgono molteplici funzioni tra le quali,
oltre a quella di produzione, vi sono quella paesaggistica, territoriale e sociale. Un valido esempio
possono essere le “fattorie didattiche”, che oltre alla mera produzione agricola sono molto attive
nel contesto sociale del territorio, aprendo le porte ad iniziative culturali ma anche terapeutiche
(basti pensare alla “pet-terapy”);
2) E’ un sistema aperto; quanto più l'economia è sviluppata e la divisione del lavoro accentuata, tanto
più i rapporti del sistema agro-alimentare con il resto dell'economia sono numerosi ed intensi;
3) Un sistema agroalimentare è definito in base ad un dato momento storico e ad una data società e,
quindi, al modello di consumo alimentare che lo caratterizza. In particolare, con riferimento ai paesi
sviluppati, nel tempo si è passati dal modello alimentare tradizionale al modello agroindustriale e,
da questo, al modello della sazietà generalizzata.
Settore agro-alimentare
Un “settore” è una porzione del sistema economico (agro-alimentare) nella quale sono aggregate imprese
simili che producono beni simili.
Filiera agro-alimentare
La filiera agro-alimentare è uno spaccato del sistema agro-alimentare che consente di isolare tutte le
aziende e gli operatori che concorrono alla realizzazione di un singolo prodotto o di una famiglia di prodotti,
dal produttore fino al consumatore. La filiera del prosciutto crudo, ad esempio, comprende gli allevatori, le
aziende che trasformano il prodotto, quelle che lo trasportano e il supermercato dove avviene la vendita.
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É vietata la redistribuzione e la pubblicazione dei contenuti e immagini non autorizzata espressamente dall´autore. Per info contattare
flavio.morabito@studenti.unipr.it o flavio.morabito1@gmail.com
Il settore agricolo in Italia
Principali tendenze/problemi
1) Aziende agricole prevalentemente di piccole dimensioni, la maggior parte di queste a conduzione
diretta e con manodopera familiare;
2) Sviluppo “dualistico” dell’agricoltura italiana. Da un lato si hanno le piccole aziende che hanno
come obiettivo la valorizzazione della componente umana presente nella famiglia contadina,
dall’altro si hanno le aziende capitalistiche che hanno come obiettivo la massimizzazione del
profitto.
3) Ricambio generazionale. Normalmente le aziende agricole italiane sono gestite da agricoltori
anziani, poco istruiti e poco innovativi; le aziende gestite da giovani agricoltori, invece, sono
caratterizzate dalla presenza di nuove tecnologie, nuove innovazioni, una maggiore attenzione ai
temi della sostenibilità e sono generalmente più “appetibili”, questo grazie anche all’istruzione più
elevata dei millennials.
4) Formazione imprenditoriale non adeguata;
5) Diversificazione delle attività agricole:
o Deepening (approfondimento): L’azienda agricola differenzia il suo potenziale produttivo
spostandosi su beni agricoli con caratteristiche diverse da quelli convenzionali (es.: prodotti
biologici o tipici, indicazioni geografiche), oppure muovendosi lungo la filiera, acquisendo
funzioni a valle della fase della produzione (es.: vendita diretta);
o Broadening (allargamento): è il processo di allargamento delle attività che producono
reddito, alcune delle quali possono essere indipendenti dalla produzione agricola vera e
propria, valorizzando l’attività imprenditoriale in un contesto rurale più ampio di quello
strettamente agricolo (es turismo rurale, fattorie didattiche, gestione paesaggio,
conservazione biodiversità, bioenergie);
o Regrounding (riposizionamento): definito anche come “pluriattività”, prevede
l’integrazione dei redditi aziendali con redditi extra aziendali.
Il settore distributivo dei prodotti agro-alimentari
Per intermediario commerciale si intende un’azienda indipendente che opera come raccordo tra sistema
della produzione e il mercato finale della domanda (consumatori). Un canale di distribuzione è costituito
dalla combinazione di intermediari commerciali attraverso le quali il prodotto passa dal produttore
all’utilizzatore o consumatore finale. L’intermediario può acquisire la proprietà della merce che viene
trattata, oppure può limitarsi a svolgere funzioni ausiliarie (contratto di agenzia) per favorire il
trasferimento della proprietà dei prodotti dal venditore all’acquirente. L’azione svolta dagli intermediari
commerciali contribuisce a creare le cosiddette utilità, che possono essere di 3 tipi:
- Utilità di tempo: l’intermediario si occupa di conservare e stoccare i prodotti, facendo risparmiare
tempo all’azienda che gli si affida;
- Utilità di luogo: l’intermediario potrebbe concentrare le produzioni simili in un unico posto,
facendo confluire lì tutti i possibili acquirenti (vedi mercati ortofrutticoli, mercati di fiori ecc);
- Utilità di possesso: l’intermediario si assume il rischio commerciale.
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Assortimento e formati distributivi
L’assortimento all’interno di un punto vendita può essere di due tipologie, profondo o ampio. Con
ampiezza dell’assortimento ci si riferisce alla presenza di più prodotti diversi all’interno dello stesso punto
vendita, mentre con profondità dell’assortimento ci si riferisce alla presenza nel punto vendita di più
marche/varianti di uno stesso prodotto.
La classificazione dei formati distributivi può avvenire in base a:
- Attributi logistici (prossimità, ampiezza dell’assortimento, orari di apertura);
- Attributi informativi (preselezione, profondità dell’assortimento, informazione diretta)
Fatta questa premessa, i formati distributivi possono essere di diverse tipologie:
- Negozi tradizionali: piccole e piccolissime imprese distributive il cui numero per abitanti è elevato e
il cui raggio di azione è limitato. Si tratta solitamente di negozi di quartiere, frequentati solo dalla
comunità locale;
- Supermercato: esercizio di vendita al dettaglio operante nel campo alimentare organizzato
prevalentemente a libero servizio e con pagamento all’uscita, che dispone di una superficie di
2
vendita maggiore di 400 m e di un assortimento profondo di prodotti di largo consumo in massima
parte preconfezionati nonché di alcuni prodotti non alimentari; 2
- Ipermercato: esercizio al dettaglio con superficie di vendita maggiore di 2.500 m , suddiviso in
reparti alimentari e non, ciascuno dei quali aventi le caratteristiche di supermercato e di grande
magazzino, oltre che a un ampio assortimento; 2
- Discount: esercizio al dettaglio con superficie di vendita compresa tra i 200 e 1000 m ,
caratterizzato da politiche di prezzo aggressive, basso livello di servizio e da un assortimento di
ridotta ampiezza e profondità;
- Minimarket: punto di vendita simile al supermercato, con libero servizio, pagamento all’uscita e
dimensione compresa tra 200 e 400 mq di superficie di vendita. Costituiscono un’alternativa per i
consumatori che intendono effettuare un acquisto di integrazione senza dover dedicare ad esso
molto tempo. La piccola dimensione e la limitatezza del mercato di riferimento consentono a
questa tipologia di vendita un adattamento notevole alle esigenze dei consumatori locali.
Settore distributivo
La grande distribuzione organizzata (GDO) è il moderno sistema di vendita al dettaglio. Viene fatta una
distinzione tra strutture della Grande Distribuzione (GD) e strutture della Distribuzione Organizzata (DO). La
Grande Distribuzione è caratterizzata da grosse strutture centrali controllate da un unico soggetto
proprietario, che gestiscono punti vendita quasi sempre diretti (vedi Esselunga, Carrefour, Lidl ecc). La
Distribuzione Organizzata consiste invece in piccoli soggetti consorziati in gruppi di acquisto, che si
uniscono per ottenere vantaggi economici e spuntare prezzi migliori per tutti gli associati in forza del
maggior potere contrattuale nei confronti dei fornitori (vedi Despar, Crai, Coop ecc).
Come ormai noto, la diffusione in Italia di queste nuove tipologie di distribuzione è avvenuta più
lentamente rispetto agli altri paesi europei, e i motivi sono di facile comprensione. In primo luogo il
modello insediativo ed urbanistico nazionale si è rivelato inadatto ai nuovi formati del commercio
moderno, in secondo luogo il forte legame con i consumi di tradizione delle comunità italiane e l’economia
di prossimità hanno impedito alla GDO di accaparrarsi velocemente la fiducia dei consumatori.
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Da circa un ventennio, anche in Italia la distribuzione moderna (o grande distribuzione organizzata) dei
prodotti agroalimentari sta progressivamente aumentando la propria presenza mentre si riduce quella dei
formati distributivi tradizionali. Valore aggiunto
Il valore aggiunto misura l'incremento di valore che si verifica nell'ambito de