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I II
modificazioni; vengono invece introdotte delle poste rettificative nel settore della sezione opposta a quella in cui
III
si trovano le componenti economiche da correggere. Inoltre, va osservato che in realtà i costi poliennali e le
rimanenze non sono presenti nel conto economico, ma è presente una quota di ammortamento, cioè la differenza
tra il costo iniziale del fattore poliennale o la rimanenza dello stesso alla fine del precedente esercizio e la rimanenza
alla fine dell’esercizio considerato.
Tuttavia, il reddito così
determinato non è ancora esatto,
infatti esistono elementi di costo e
di ricavo che, pur non avendo avuto
manifestazione finanziaria
nell’esercizio, hanno già generato i
correlativi ricavi e costi: costi e
ricavi presunti, i quali danno luogo
a integrazioni correttive.
Le “integrazioni” di costi e di ricavi si distinguono di norma in base al decrescente peso dell’incertezza nella loro
determinazione; si hanno, infatti:
eventi aleatori nell’an e nel quantum relativi a rischi attuali, connessi cioè ad operazioni poste in essere, ma
per le quali non si sono ancora manifestati eventi dannosi (es. rischi su cambi, svalutazione magazzino), non
assicurati o non assicurabili.
Eventi certi nell’an ma incerti nel quantum, tra i quali si fanno rientrare le quote di costi di competenza ma
di futura manifestazione per trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato (TFR), per imposte e tasse,
per manutenzioni straordinarie … (bisogna prevederne l’ammontare, ma si verificano sicuro)
quota TFR
Es: rappresenta la parte differita della retribuzione di ogni lavoratore dipendente e sarà
→
└ percepita alla fine del rapporto di lavoro.
I costi relativi a fattori acquisiti in uso ma di futura manifestazione riguardano le quote di costi per fitti e
interessi passivi aventi manifestazione posticipata rispetto alla competenza (ratei passivi) [in questo caso i
fattori produttivi di cui si è acquisito l’uso verranno pagati dopo il loro utilizzo; per i ratei attivi la situazione è
opposta].
Conto economico e Stato patrimoniale sono due facce della stessa medaglia (reddito d’esercizio), e le relazioni
risultano ancora più evidenti in caso di rettifiche ed integrazioni che dal conto economico vengono trasferite nello
stato patrimoniale:
Rimanenze finali di esercizio: sono investimenti in attesa di realizzo alla data di chiusura d’esercizio.
attività stato patrimoniale
»
Risconti finali attivi: investimenti acquisiti nella disponibilità aziendale, che parteciperanno ad ulteriori cicli
produttivi.
attività stato patrimoniale
»
Risconti finali passivi: rinuncia alla disponibilità di taluni fattori specifici o generici, per i quali si è già
patrimonializzato un realizzo in parte non di competenza che va corretto.
passività stato patrimoniale
»
Rimanenze di ricavi poliennali: contratti che a fronte di un unico pagamento prevedono la fornitura di un
bene o di un servizio per più periodi amministrativi.
passività stato patrimoniale
»
Quote di costi presunti di futura manifestazione: quote di competenza dell’esercizio di tali costi presunti (per
TFR). passività stato patrimoniale
»
Quote di ricavi presunti di futura manifestazione: esprimono un’attesa di entrate che compete all’esercizio.
attività stato patrimoniale
»
Rimanenze di costi poliennali: la rettifica si ottiene detraendo il valore del fondo di ammortamento dal
valore del cespite ammortizzabile, così che si viene a perdere la misura del valore originario del bene e
della parte consumata fin lì, con l’effetto di non poter più valutare la probabile vita dei cespiti, se non con
la lettura della nota integrativa.
passività stato
» patrimoniale
Infine, l’”utile d’esercizio” viene Integrazioni di
incluso nel passivo dello stato costi es. prec.
patrimoniale perché rappresenta Rettifiche di
l’incremento che il capitale iniziale ricavi es. prec.
subisce per effetto della gestione. Integrazioni di Integrazioni di Integrazioni di
costi costi nuovo eser. ricavi nuovo eser.
Rettifiche di ricavi Rettifiche di ricavi Rettifiche di costi
nuovo eser. nuovo eser.
IL PRINCIPIO DI PRUDENZA: SUOI RIFLESSI NELLA DETERMINAZIONE DEL REDDITO E DEL NETTO
PATRIMONIALE DI BILANCIO
Tutte le componenti del reddito sono soggette a stima. Il risultato economico della gestione è un risultato incerto,
ancorché sia stato correttamente determinato: detta incertezza deriva dalle “previsioni” sul futuro delle
combinazioni aziendali. Tali previsioni sono caratterizzate da due fattori: a) Incertezza (il futuro non si può
L’effetto di tutto questo fa sì che le quantificazioni delle attività, prevedere con certezza)
passività e del netto patrimoniale siano b) Arbitrarietà (la previsione è
APPARENTI. influenzata dalle caratteristiche del
Si avrà annacquamento del capitale se si:
sopravvalutano le attività apparenti soggetto che la formula)
‣ sottovalutano le passività apparenti
‣ Un fenomeno simile può verificarsi anche nella
Σ > Σ
pp eff valutazione delle poste contenute nel conto economico,
oppure > per cui se la sommatoria dei costi apparenti è maggiore
app eff della sommatoria dei costi effettivi, oppure se la
Σ < Σ
app eff sommatoria dei ricavi apparenti è minore della
Si avranno le riserve occulte se si: sommatoria dei ricavi effettivi, allora il reddito apparente
sottovalutano le attività apparenti
‣ risulterà minore del reddito effettivo.
sopravvalutano le passività apparenti
‣ Σ > Σ
pp eff
Σ < Σ
pp eff <
oppure app eff
oppure <
app eff Σ < Σ
app eff
Σ > Σ
app eff Si potrà avere anche il caso opposto, e quinti il reddito
apparente risulterà maggiore di quello effettivo.
È necessario che i criteri di valutazione rispettino il Principio di prudenza, secondo cui i ricavi incerti, non ancora
realizzati, non devono essere contabilizzati, mentre tutti i costi di competenza, anche se ancora non sostenuti,
devono essere considerati in bilancio (“costi anche se paventati, ricavi solo se effettivi”): esso agisce nel senso di
comprimere i valori in modo da non gonfiare il netto effettivo o il reddito effettivo. Gli errori di valutazione danno
luogo a voci del conto economico che non si ispirano né al principio di competenza né a quello di prudenza:
Plusvalenze o Minusvalenze.
Un altro aspetto importante è la Relatività
Esistenza di vari interessi in gioco:
azionisti (distribuzione dei dividendi),
amministratori (risultati che dimostrano la loro abilità),
dipendenti (rivendicazioni sindacali),
Valutazione di bilancio effettuate Stato (prelievo fiscale), Finanziatori (rischio di insolvenza)
tenendo conto di tali interessi danno
luogo a politiche di bilancio, mentre
una valutazione corretta dovrebbe
essere improntata su criteri di
“neutralità”.
L’ANALISI DELLO STATO PATRIMONIALE PER UN GIUDIZIO DI PRIMA APPROSSIMAZIONE SULLA
SOLVIBILITÀ AZIENDALE. L’ANALISI DELLA REDDITIVITÀ: REDDITO NETTO, REDDITO OPERATIVO
Il bilancio è uno strumento di controllo a consuntivo ed è la sintesi della situazione economica e finanziaria con
riferimento a:
Un certo periodo amministrativo (attraverso il conto economico)
¤ Un certo istante alla fine del medesimo periodo (attraverso lo stato patrimoniale)
¤
Si può condurre un’analisi di bilancio statica e/o dinamica. Al fine di poter trarre dall’analisi di una situazione
patrimoniale giudizi sul livello di solvibilità della gestione bisogna avere l’accortezza di tenere distinte, all’interno
dell’attivo, le IMMOBILIZZAZIONI dal CAPITALE CIRCOLANTE (somma degli investimenti a rapido rigiro finanziario che
circoscrive quella parte di impieghi che si prevede torneranno in forma liquida a breve scadenza, o che lo sono già, e
che si renderanno disponibili per il pagamento degli impegni finanziari che andranno a scadere), e all’interno del
passivo, il CAPITALE PERMANENTE dai DEBITI A BREVE TERMINE.
Il confronto che esprime giudizi positivi o negativi sulle effettive capacità aziendali di far fronte tempestivamente alle
obbligazioni assunte è tra capitale circolante e debiti a breve termine.
Capitale
L’azienda si considera solvibile se circolante ≥ Debiti a breve termine
Tale indice denominato rapporto corrente o indice di disponibilità, si calcola: Capitale circolante
Il giudizio sulla solvibilità è tendenzialmente positivo Debiti a breve termine
se l’indice è maggiore di 1.
Ad esso corrisponde il margine di disponibilità o capitale circolante netto, che consente di misurare in valore
assoluto, l’eccedenza, o la deficienza, del capitale circolante rispetto alle passività a breve, e si calcola così:
Capitale circolante − Debiti a breve termine
Nelle analisi della solvibilità aziendale può ricorrersi all’indice di tesoreria o Test Acido, che depura il capitale circolante
delle componenti meno liquide, riducendolo alle sole liquidità immediate ed ai crediti esigibili:
Liquidità immediate + Liquidità differite >1
Debiti a breve termine
Ad esso corrisponde il margine di tesoreria,
che si ottiene: (Liquidità immediate + Liquidità differite) − Debiti a breve termine
Immobilizzazioni
Un’azienda è dotata di struttura finanziaria equilibrata quando ≤ Capitali permanenti
Tale disuguaglianza può essere tradotta dall’indice di copertura delle immobilizzazioni, che si calcola:
Capitale netto + Passività consolidate >1
Immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie
Per cui si verificherà che Capitale circolante > Debiti a breve termine
Ad esso corrisponde il margine di struttura che ha lo scopo di verificare come viene finanziato l’attivo fisso del
bilancio: Capitali permanenti − Immobilizzazioni
Un ulteriore aspetto della situazione finanziaria dell’azienda, strettamente connesso a quelli della solvibilità e
dell’equilibrio finanziario, è correlato alla cosiddetta analisi della struttura patrimoniale, che consente di valutare il
grado di indebitamento o, come anche suole dirsi, il grado di autonomia finanziaria.
Passività