Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 24
Appunti di Diritto romano  Pag. 1 Appunti di Diritto romano  Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Diritto romano  Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Diritto romano  Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Diritto romano  Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Diritto romano  Pag. 21
1 su 24
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Lo stacco della scienza giuridica e l'importanza dell'arte della retorica

Scipione Emiliano aveva attirato attorno a sé grandi uomini romani di cultura. L'aspetto significativo è che risulta che a frequentare attivamente questo circolo furono proprio i giuristi citati da Pomponio, la triade di Manilio, Bruto e Scevola. Questo fa pensare, anche alla luce di altri dati, che c'è uno stacco, un passaggio in avanti della scienza giuridica. Questi giuristi, infatti, sono coloro che hanno fondato il diritto civile. Con questi si inizia a prendere in considerazione l'arte del parlare, l'arte della retorica. I giuristi facevano diritto a tutto tondo, mentre l'oratoria interessava maggiormente gli avvocati in quanto dovevano occuparsi della captatio benevolentiae dei giudici in modo da soddisfare le esigenze del proprio cliente. La dialettica è una tecnica che viene importata dalla Grecia, dove si chiamava "diairesis", la traduzione letterale sarebbe "divisione".

Si tratta di un procedimento logico che trovava la sua origine nelle discussioni che faceva Socrate e riportata dal suo allievo Platone, che la intese come una discussione entro determinati ambiti. Fu poi riportata da Aristotele, allievo di Platone, che abbraccia questo ragionamento in maniera molto severa. Si tratta di una sorta di continua scomposizione in catena di generi e specie. Questo metodo viene adottato ampiamente dal giurista Gaio nella sua opera di istituzioni di diritto romano.

Es: atto giuridico, diviso in inter vivos e mortis causa. A loro volta gli atti inter vivos si dividono in contratti bilaterali, unilaterali e gli atti mortis causa si dividono in testamenti e donazioni mortis causa.

Anche la grammatica fu influenzata da questi giuristi, in quanto un certo Gellio scrive un'opera "le notti attiche" in cui ricorda alcuni fatti curiosi che riguardano anche il lavoro della giurisprudenza. Egli parla di un problema che si pose all'attenzione di questi giuristi,

ovvero l'interpretazione del testo della legge Atinia del 149 a.C.. Aveva disposto il divieto di usucapione in caso di beni furtivi. Differenza col nostro ordinamento art. 1153 cc. Regola del possesso vale titolo. Gellio ci dice che la legge diceva "Quod subruptum erit, eius rei aeterna auctoritas esto" ovvero "per ciò che sarà sottratto, di quella cosa vi sia l'eterna auctoritas (divieto di usucapione)". La forma subruptum (part pass verbo subritio) erit (fututo essere). Sono accostate una forma verbale che guarda al passato e una che guarda al futuro. Questo aveva fatto notare a Gellio che ci si doveva porre una domanda sull'efficacia retroattiva della norma. E' necessario dare valore assorbente al participio passato e quindi considerare la legge retroattiva o considerare in primo piano il futuro erit e quindi negare l'efficacia retroattiva? Dall'interpretazione strettamente letterale di questa legge quindi si pongono

problemi diversi. Gellio non cidice come la disputa andò a finire, ma è importante sottolineare questa apertura mentale dei giuristi e diun nuovo assetto nel modo di sentire il diritto.

25 marzo 2021

Lezione 8

Come si può vedere da Pomponio c’è uno stacco tra generazioni di giuristi.

Non c’è grande utilizzazione delle tecniche della retorica da parte degli avvocati civilisti in quanto sonocompletamente sostituiti dai giuristi e questa figura come oggi la intendiamo praticamente non esiste.

Sappiamo, però, di un processo civile, uno dei pochi, che va sotto il nome di “causa curiana”. Prende ilnome da una delle parti che si chiamava Curio che era l’attore del processo. In particolare, tratta di unacausa ereditaria. Veniva in questi casi riunito un collegio, il cd. Collegio dei centumviti. 100 uomini scelti inbase a criteri territoriali ed erano competenti a giudicare su cause ereditarie, facevano parte di un albo

di persone influenti nella comunità. Nel primo secolo d.c. questo numero fu leggermente aumentato a 105. Leggendo le testimonianze di Cicerone, i fatti si svolsero tra il 94 e il 92 a.c.

Un cittadino romano era sposato e non aveva figli. Sua moglie gli comunica di essere incinta ed egli si preoccupa immediatamente di fare testamento. Stabilisce come suo erede suo figlio, ma qualora morisse, gli dovrà succedere un certo Manio Curio. Questo diventa un cd. Sostituto pupillare, una persona di cui evidentemente il padre si fidava e che decide di porre come erede surrogato. Tuttavia, accade che dopo la redazione del testamento e prima del parto il testatore muore. Viene fuori che la moglie non era incinta. Curio però era stato nominato come sostituto del figlio, che comunque non è nato.

D'altra parte quando si è di fronte ad un testamento invalido interviene la legittima, quindi è la legge che determina chi deve subentrare nella successione. In questo caso,

alla luce della composizione della famiglia, dovrebbe essere chiamato il collaterale più vicino al padre. Succede che Curio cita il collaterale in giudizio con la rei vindicatio ereditatis. Ci furono in questo processo delle arringhe di diritto civile da parte di giuristi. Per Curio come avvocato c'è Lucio Licinio Crasso. Dalla parte del convenuto Quinto Mucio Scevola (figlio di Publio Mucio Scevola). Era necessario impostare le arringhe pur venendo meno ai propri ideali per aggiudicarsi la vittoria. Cicerone parla bene di entrambi i giuristi, entrambi vengono considerati uomini di grande prestigio. Il convenuto pronuncia la sua arringa per primo, deve propendere sostanzialmente per una interpretazione letterale (piuttosto che equitativa, come dai suoi ideali). L'avvocato dell'attore, invece, doveva affermare che la clausola testamentaria era da subordinare al fatto che il figlio fosse nato. Venendo meno questa condizione fondamentale, la clausola era nulla. Crasso,invece, affermava che il testatore nel momento in cui aveva inserito il nome di Curio, aveva mostrato di avere una grande considerazione dell'uomo, quindi a prescindere dalla validità delladisposizione, il testatore aveva voluto privilegiare Curio rispetto agli altri parenti. Una disposizione così chiara non può essere dismessa a piacimento, non solo per motivazioni giuridiche, ma anche sociali, in quanto se noi dovessimo concedere a tutti i tribunali la facoltà di intendere diversamente rispetto a ciò che è stato scritto dal testatore, vuol dire che si concede alla società la possibilità di travisare la volontà dei padri di famiglia. L'auditorio rimase particolarmente colpito dalle parole di Mucio. Crasso si era anche lui impadronito delle tecniche di retorica provenienti dalla Grecia, come l'argomentazione dell'assurdo, scherzi e battute pro captatio benevolentiae, tecnica del ridicolo (per dimostrareIl ridicolo nell'argomentazione della controparte). Sicuramente l'arringa del collega è straordinaria, ma, afferma Crasso, la sua arringa fa venire in mente una storia, quella di un giovane ragazzo che passeggiando in riva al mare trova lo scalmo di una barca. Viene in mente l'idea di partire da uno scalmo per costruire una nave. Scevola infatti non aveva fatto altro che costruire un intero processo partendo da un fatto limitato e ridotto come il caso che si ha di fronte. Dice Cicerone che egli rimase a lungo sorridendo e insistendo su questa argomentazione, riuscendo ad ottenere innanzitutto l'attenzione dell'auditorio che sembrava totalmente rapito dalle argomentazioni del convenuto. Alla fine, afferma che è favorevole all'idea del pieno rispetto del diritto civile, però è qualcosa di talmente serio e importante che non si può risolvere tramite una questione di parole, ma attraverso l'equità. Il cuore del

diritto civile è capire ciò che è giusto in ogni singolo caso. Dimostrò quindi che il diritto civile non è composto solo dalla sua interpretazione letterale. Il problema è definire cosa è e chi decide per l'equità. Diritto romano 26 marzo 2021 Lezione 9

Sempre seguendo la narrazione di Pomponio, ci concentriamo su Mucio Scevola e su Sulpicio Rufo. Siamo alle porte dell'affermazione del principato di Ottaviano Augusto, il quale cercherà di riportare in auge i vecchi valori della Repubblica che erano stati calpestati dalle lotte civili (Mario e Silla, popolari e ottimati, fratelli Gracchi) e dalle ininterrotte lotte esterne. Gli storici scrivono che al momento della presa di potere di Augusto è passata una cometa nel cielo, segno del fatto che il popolo credeva fermamente in questo uomo che avendo assunto il potere nelle sue mani, potesse portare ad un cambiamento. Nei primi decenni in effetti egli prova a ristabilire

Le condizioni in cui Roma versava precedentemente; voleva essere un protettore della patria, più che un vero e proprio sovrano, fermo restando il funzionamento delle magistrature repubblicane. In una prima fase Augusto davvero cercava questo compromesso, un primus inter pares, un princeps. Successivamente, però, Augusto cambia la sua linea di governo e si afferma come un sovrano assoluto e infatti tutte le istituzioni repubblicane sono svuotate dei loro poteri che vengono assegnati allo stesso Augusto (senato, consoli). Questo porta alcune conseguenze anche nell'ambito del rapporto con la giurisprudenza. Una figura molto importante fu il giurista Labeone. Quinto Mucio Scevola costituì il diritto civile "generatim" (divisione per genera) in un'opera che consta di 18 libri. È un'opera complessa, un vero e proprio trattato di diritto civile. Compì una operazione di riunione di tutta la materia del diritto civile conosciuto fino a

quel momento. Certamente lo fa utilizzando gli strumenti della dialettica. Prima di questo trattato scrisse una monografia (oros in greco) che conteneva delle definizioni, regole. Ci sono giuristi che credono nella definizione, mentre altri in linea di massima propendono per le regole, ovvero proposizioni conclusive dopo l'analisi di un caso, ciò che serve per disciplinare una fattispecie, in maniera molto generale. Questo permette al giurista successivo di utilizzare la stessa regola in un caso analogo. Il procedimento è sempre quello di partire dalla fattispecie concreta per elaborare una fattispecie astratta. La definizione, come affermato dal giurista Giavoleno, è pericolosa, perché viene sempre modificata nel tempo da ogni giurista che avrà a che fare con lo stesso caso concreto. La regola, invece, potrà essere riadattata dal giurista successivo elasticamente sul caso concreto. Senza arrivare al ruolo di definizione così stringente,

Quinto Mucio con i libri oroi sia arrivato ad un lavorodi elaborazione che poi lo portò alla stesura di questo trattato di diritto civile.

Ci sono degli archetipi da cui parte e di cui fa delle distinzioni.

Dettagli
A.A. 2021-2022
24 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/18 Diritto romano e diritti dell'antichità

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher angelica141189 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto romano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Frunzio Marina.