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POSTDEMOCRAZIA
Sulla base di lettura della J.P. Moragn si può parlare di Postdemocrazia,
introdotto nel 2003 dal
politologo e sociologo britannico Colin Crouch che sintetizza nel suo pensiero la
parabola
discendente dei sistemi democratici degli ultimi decenni.
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Il ragionamento parte dall’osservazione dei mutamenti intercorsi nel rapporto
di convivenza tra
democrazia liberale ed economia capitalista.
Già Bobbio considerava questo rapporto ambiguo perché per quanto vitale per
un certo periodo
poteva in qualche modo se si rompeva l’equilibrio tra Economia e Democrazia
portare alla
scomparsa della Democrazia.
Crouch osserva che nel corso del tempo il rapporto si è rovesciato sovvertendo
il principio
ispiratore dei regimi democratici della seconda metà del ventesimo secolo –
principio consistente
nel primato della politica sull’economia, costituzionalismo emancipante che
esprime alla politica il
compito di guidare l’economia -.
Crouch osservava che la globalizzazione dei mercati ha modificato questi
rapporti ed ha dato
origine all’Anti-sovrano che è un intreccio di corporations e di istituzioni
sovranazionali e trans-
nazionali di tipo economico politico e militare i cui interessi condizionano in
maniera decisiva i
processi decisionali interni agli stati nazionali la cui direzione e il cui potere è
ormai fortemente
indebolito eccezion fatta per le super-potenze, istituzioni sovranazionali che
hanno carattere
economico politico o militare.
Pensiamo alla presenza della Nato; i paesi membri della Nato non possono
determinare una politica
militare autonoma. Se la nato decide che il 2% deve essere destinato alle
politiche militari, lo stato
sarà espropriato da una decisione politica di grande rilievo e questo rapporto
invertito tra
dimensione sovrannazionale e dimensione statuale tra politica ed economia è
la sintesi dell’idea
post-democratica.
La teoria dualista che resta quella considerata dagli studiosi la più attendibile e
autorevole si è ormai
diluita completamente e di questo dualismo c’è una traccia molto limitata
quanto meno nel nostro
contesto.
Tornando alla post-democrazia che coglie ed è il risultato di questi fenomeni
storici Crouch ci dice
che non è un regime antidemocratico in senso proprio quanto una alterazione
del modello liberale di
democrazia nella quale la determinazione degli indirizzi politici e le scelte di
fondo sono rimesse
agli organi politici.
Nell’assetto post-democratico le scelte sono determinate dal mercato
autonomamente rispetto ai
poteri legittimati dal consenso popolare.
Crouch diceva che la politica nazionale diventa così una sorta di appendice del
capitalismo
globalizzato che disponendo anche di un forte potere mediatico tende ad
imporre i temi delle
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agende politiche ed esercita manipolazione delle informazioni funzionale ad
una manipolalizzazione delle masse.
Gli indirizzi politici operano a livello sovranazionale e gli organi sono degli
esecutori di questo ai
quali nella maggior parte dei casi non possono sottrarsi.
I detentori del potere politico sono assolutamente vincolati dalla scelta delle
politiche europee.
Spesso i grandi capitalisti determinano l’agenda politica mediante il controllo
delle tv o dei social
network.
Es: la stampa, di proprietà degli Agnelli, non parlava mai della crisi della Fiat.
Il controllo dei mezzi di comunicazione di massa sono i veri grandi capitalisti e
non sono più
persone fisiche perché a differenza di prima non ci sono più i Ford o i Rockfeller
ma abbiamo
pacchetti azionari.
Aggiunge Crouch che, anche se l’elezione si svolge e la democrazia non si
interrompe e a
condizionare i governi perché con le elezioni si formano le maggioranze il
dibattito elettorale
diventa uno spettacolo saldamente controllato e condotto da professionisti
nelle tecniche di
persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionato da
questi soggetti. C’è una
oligarchia politica che trasforma la competizione elettorale in uno spettacolo e
l’esempio massimo è
il dibattimento americano che è uno spettacolo in cui si aspetta il dibattito
televisivo.
Già Dicey alla fine dell’800 spiegò come il sistema britannico si sia sviluppato
coi giornali che
hanno formato l’opinione pubblica. Dopo la stampa arriva la radio, ai primi
decenni del 900, i
grandi dittatori facevano un uso immane delle radio per far arrivare alle piazze
i LORO discorsi o
come Roosvelt che tutti i giovedì con la radio raccontava quello che aveva fatto
nei giorni
precedenti e nei giorni successivi. La televisione arriva per ultima, il primo
politico che sa usare
sapientemente l’immagine piuttosto che la voce è Kennedy che distrusse Nixon
in un dibattito e
stravince le elezioni e diventa un presidente conosciuto e amato.
La democrazia ha sempre usato i mezzi di comunicazione a disposizione e le
prime forme di
democrazia nascono dopo l’invenzione della stampa perché con la stampa dei
giornali si hanno gli
strumenti di informazione.
Crouch dice che la massa è apatica limitandosi a reagire ai segnali che riceve e
anche questa è una
considerazione importante registrandosi un distacco che è un fenomeno reale
tra i professionisti
della cultura e i destinatari di questo messaggio.
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I partiti politici di una volta avevano militanti, ora hanno un numero limitato di
dirigenti che danno
il loro messaggio agli iscritti ma non c’è nessuna politica diffusa sul territorio e
siffatto evento lo si
registra nel decadimento della partecipazione elettorale.
In ultimo, Crouch diceva che, se le forme della democrazia rimangono
inalterate la perdita di
terreno dei governi a fronte di élite non rappresentative crea forme di
indebolimento che
indeboliscono lo stato sociale, incrementano le disuguaglianze a favore di
vantaggi lobbistici che
diventano i veri soggetti forti di questo sistema.
L’inclusione decresce fortemente e con questo c’è una aggressione allo stato
sociale e un
incremento dello stato sociale in merito alla povertà. Ci sono pochi ricchi che
controllano oltre la
metà delle ricchezze globali mentre invece cresce esponenzialmente il numero
delle persone che ha
difficoltà economiche e tutti questi sono dati meramente statistici che valgono
per i paesi più
sviluppati.
C’è poi l’aggressione allo stato sociale perché si impone il lavoro precario e si
indebolisce la
protezione dei lavoratori.
Certe normative adottati negli anni 70 del secolo scorso sono contrarie agli
interessi
dell’imprenditore e l’indebolimento delle associazioni sindacali fa prevalere gli
interessi economici
anche sulle scelte legislative.
L’economia prevale, dunque, sui diritti dei singoli.
C’è un altro fenomeno che connota la post-democrazia e che ormai pare
irreversibile ed è la
dilatazione dei costi della politica; per essere eletti servono fondi rilevanti che
quasi mai a meno che
non si tratti di ricchissimi vengono coperti dall’autonomia del politico e servono
finanziatori.
Evidentemente questo fenomeno fa sì che la politica sia drogata degli interessi
del mercato e che al
momento della decisione gli interessi dei finanziatori siano privilegiati.
Queste dinamiche fanno sì che anche sul versante delle politiche economiche si
registri un
abbandono dei momenti Keynesiani come temperamento alla libertà
dell’imprenditore.
Il politico diventa uno strumento dei poteri economici che finanziano la politica
e i leader aziendali
sostengono di interpretare interessi generali proponendo ricette per la
soluzione dei problemi che
vedono vincolate le loro proposte nelle anticamere dei governi.
Nell’ultimo comizio di Trump c’era Musk, l’uomo più ricco del mondo, che ha
proposto la sua
ricetta e non solo sostenendo Trump.
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L’imprenditore che direttamente o indirettamente si rende portatore di
interesse generale quando
ovviamente il suo interesse è di rafforzare il suo impero economico e gli altri
interessi sono
considerati in quanto non contrastanti con la finalità sua.
I poteri privati costituiscono i poteri pubblici e le stesse garanzie giurisdizionali
vengono ridotte in
quanto le corti sono capaci di intervenire solo per le lesioni più gravi dei diritti
fondamentali.
Il costituzionalismo nasce per limitare il potere politico e adesso, invece,
ribaltandosi il potere tra
economia e costituzione i rapporti di forza tornano a prevalere rispetto alla
prescrittività dei testi
costituzionali.
Il fenomeno della postdemocrazia che Crouch evidenzia marginalmente ha una
ulteriore
conseguenza rilevante; gli interlocutori dei grandi poteri economici esistenti
sono i vertici del potere
esecutivo che in queste sedi rappresentano gli interessi del proprio stato e in
quella sede media i
propri interessi nazionali con quelli degli altri. Quel soggetto al vertice una
volta esercitata questa
funzione ritorna nel proprio paese e fa delle proposte che tengono conto di
questi accordi e di questa
dialettica sovrannazionale e molto spesso questi accordi sono presentati come
necessari rispetto ai
quali le altre istituzioni pubbliche non possono esercitare una forma di
opposizione e non possono
ostacolare quanto deciso dai governi con gli altri governi.
Oggi conta più la persona che il partito.
CONTRODEMOCRAZIA
Per rimediare agli effetti perversi delle dinamiche post-democratiche ed in
particolare a quella
dell’eccessivo rafforzamento e l’inarrestabile centralità del potere pubblico si è
inculcata un’altra
formula o, meglio, un’altra teoria che prende il nome di contro democrazia. Tale
termine non
esprime una contrarietà alla democrazia ma è stato coniato dal sociologo Pierre
Rosamballon cui
problema che viene posto è che di fronte alla centralità apparentemente
irreversibile conquistata dal
potere esecutivo fa riscontro una incapacità di questi soggetti di rispondere alle
domande della
società perdendosi la rappresentatività; i governi non sanno cogliere e tutelare
gli interessi
effettivamente dei singoli cittadini al punto che l’esecutivo va contro i cittadini
che li legittimano.
Tale incapacità di confrontarsi e di rispondere alle società sempre più
complesse trasforma gli
organi del potere esecutivo svincolat