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Tradizionale e nell'evoluzione recente
Impostazione tradizionale: norme antiche. Quando sono nate era previsto che fosse un diritto dello stato di nazionalità (cittadinanza) esercitare la protezione diplomatica. Perciò era a agire); inoltre c'era la discrezionalità dello stato esercitarla (poteva scegliere anche di non clausola di rinuncia alla protezione diplomatica in contratto di investimento. Però la società non può rinunciare a questo diritto, nonostante l'esistenza di questa clausola, perché è un diritto dello stato e non della società.
Evoluzione recente: Questa impostazione tradizionale è stata superata e se ne è affermata una più moderna che tiene conto dei diritti umani dei singoli individui. Ad oggi si ritiene che questo diritto alla protezione diplomatica sia dello stato, ma anche dell'individuo. Il primo caso in cui è emersa questa questione è quello dinnanzi.
alla CIG, caso LaGrand 2001, Germania c.Stati Uniti. Alcuni cittadini tedeschi furono condannati a morte negli Stati Uniti senza esserestati informati del loro diritto di richiedere la protezione del consolato tedesco. La Corte internazionale di giustizia si pronunciò dicendo che l'articolo 36 della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963 stabilisce che su richiesta della persona detenuta, lo stato dove l'individuo viene condannato deve informare il consolato dello stato di cittadinanza di quell'individuo immediatamente. Sulla base di quanto detto, la Corte ha concluso che questo articolo ha creato non solo un obbligo per uno stato e un diritto per un altro, ma ha creato anche dei diritti individuali che possono essere invocati dallo stato di cittadinanza (perché sono comunque solo gli stati che possono adire la corte). Si iniziano da qui ad affermare i diritti dell'individuo. Poi recentemente c'è il più Progetto di articoli
sulla protezione diplomatica (2006), che però non prende posizione sulla questione della protezione diplomatica (se riguardi sia stati che individui o solo stati). L'art. 1 del Progetto di articoli sull'esercizio della protezione diplomatica prende posizione. In ogni caso, al di là di questa questione, la protezione diplomatica resta discrezione dello stato. Infine c'è la questione che riguarda se lo stato sia obbligato a intervenire in caso di gravi e massive violazioni dei diritti umani di propri cittadini che si trovino in un altro stato. Questo secondo il V Commentario art. 2 par. 3 (sempre del Progetto di articoli) viene riconosciuta una tendenza favorevole (ma si tratta solo di tendenze). LA CONDIZIONE GIURIDICA DELL'INDIVIDUO NEL DIRITTO INTERNAZIONALE: DIRITTO INTERNAZIONALE UMANITARIO Insieme di norme internazionali consuetudinarie e pattizie che hanno da una parte lo scopo di disciplinare l'uso della violenza (diritto dell'Aja) e dall'altra hanno l'obiettivo di proteggere i diritti umani in situazioni di conflitto armato (diritto di Ginevra).Il diritto umanitario, anche noto come diritto internazionale dei conflitti armati, diritto bellico o ius in bello, ha lo scopo di limitare la guerra e proteggere le vittime dei conflitti armati, in conformità al diritto di Ginevra. Esso si occupa di regolare la condotta dei belligeranti, vietando l'uso di mezzi di guerra che causano danni superflui. Questo diritto è emerso dopo la prima e soprattutto la seconda guerra mondiale, principalmente per regolare i conflitti tra stati.
È importante distinguere il diritto internazionale umanitario dal diritto dell'uomo, che comprende l'insieme delle norme che impongono agli stati l'obbligo di rispettare i diritti dell'individuo. Mentre il diritto umanitario si concentra sulle norme che regolano la condotta durante i conflitti armati, il diritto dell'uomo si applica in tempo di pace.
La violazione delle norme del diritto umanitario costituisce un crimine di guerra e può essere perseguita penalmente a livello individuale.
È importante distinguere tra guerra e conflitto armato. Nel caso Tadić, ad esempio:
(Confitto armato: definizione data dal Tribunale Penale per la ex Jugoslavia TPIJ), esiste un conflitto armato ogniqualvolta che si ricorre alla forza armata tra stati o vi è una violenza prolungata tra autorità governative e gruppi armati o tra tali gruppi all'interno dello Stato, senza necessariamente avere una dichiarazione di guerra. È una nozione più ampia di guerra. Art. 165 Codice penale militare di guerra: per conflitto armato si intende il conflitto in cui almeno una delle parti fa uso militarmente organizzato e prolungato delle armi nei confronti di un'altra per lo svolgimento delle operazioni belliche.- Guerra: nel diritto internazionale classico era la guerra tra stati e doveva essere dichiarata.
Ratio del diu: In guerra non tutto è concesso e il tentativo di regolare la guerra risale a centinaia di anni fa. Però la ragion d'essere di queste norme è che non ogni atto di violenza è necessario per vincere.
il conflitto, "La guerra mira a costringere uno Stato a sottostare alla volontà di un altro Stato, annientando con la forza le resistenze di opporre [...]. Ma non ogni atto di violenza è necessario a questo fine; e la violenza che non è necessaria può, senza contraddizione e con comune vantaggio, essere vietata" (Anzilotti, Corso di diritto internazionale, Roma, 1915, p. 195). Fonti: Ci sono sia fonti di diritto consuetudinario che convenzionale. Per quanto riguarda le fonti convenzionali, si dividevano principalmente in due gruppi: le convenzioni dell'Aja (per regolare la guerra), e quelle di Ginevra (miravano a tutelare le vittime dei conflitti armati). Quelle più recenti comprendono norme con entrambi gli scopi. Soprattutto le Convenzioni di Ginevra godono di un'adesione pressoché universale. Si ritieneche molte di esse siano sia pattizie che consuetudinarie.- Principio di eguaglianza dei belligeranti:
Come evidenziato dal Tribunale statunitense di Norimberga, Il caso degli ostaggi, e dal Preambolo del primo Protocollo addizionale del 1977 (della Convenzione di Ginevra), nel momento in cui il conflitto armato è iniziato e la forza è stata usata da una o dall'altra parte, indipendentemente da ciò, le regole del diritto umanitario sono uguali per tutti (al di là che si stia o meno violando il diritto internazionale). Non ci sono distinzioni tra chi ha commesso illecito e chi si sta difendendo, o tra chi ha iniziato per primo (non è rilevante l'origine del conflitto).
- Ambito di applicazione (del diritto umanitario)
- Ratione temporis: a livello temporale, a partire da quale momento si inizia ad applicare il diritto umanitario? Mentre in passato si aspettava la dichiarazione di guerra, adesso il diritto umanitario si applica nel momento in cui si
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usa la violenza bellica e fino a che la violenza noncessa (quindi a partire dal momento in cui inizia un conflitto armato).- Ratione materiae: qualificazione del conflitto armato- Loci: in che territorio si applica? Soltanto al territorio delle parti coinvolte nel conflittoarmato.
Ratione materiae:Qualifica il tipo di conflitto. Ne esistono di due tipologie: conflitto armato internazionale (eoccupazione militare) e conflitto armato non internazionale.
Conflitto armato internazionale (tra due o più stati): Guerra dichiarata o qualsiasi altro conflitto armato che sorga tra due o più Alte Parti contraenti, anche se lo stato di guerra non è riconosciuto da una di esse. Questo vale anche per i casi di parziale del territorio di un'Alta Parteoccupazione totale o contraente, anche se questa occupazionenon incontra alcuna resistenza armata (Art. 2 comune alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949).i conflitti per l'autodeterminazione
In più esistono
(che riguardano solo popoli che lottano contro l'al’occupazione/dominazione coloniale, contro straniera o contro un regime razzista, ed esercitano dunque il diritto dei popoli all’autodeterminazione). L’art. 1 (4) del I Protocollo addizionale del 1977 anche ai conflitti per l’autodeterminazione. Se estende queste norme umanitarie il conflitto interno è per l’autodeterminazione allora si applicano le stesse norme del diritto internazionale umanitario. Inoltre, nei conflitti armati internazionali, i combattenti catturati hanno diritto a un trattamento favorevole, lo status di prigioniero di guerra, e non possono essere processati o puniti per aver preso parte al conflitto, godono quindi di immunità). Questo invece non vale se il conflitto armato è interno (es. gruppo armato di ribelli che imbraccia le armi contro il proprio stato, che è considerato un reato penalmente perseguibile). TPIJ, caso Tadić, 1995, Secondo la esiste un conflitto
armato ogni qual volta venga fatto ricorso alla forza armata tra stati. Ci sono alcuni elementi che contraddistinguono il conflitto armato internazionale:
- Violenza armata: qual è la soglia minima di violenza per definire un conflitto armato? Nel momento in cui uno stato ricorre alla forza armata contro un altro si parla di conflitto armato internazionale (senza soglia minima).
- Da parte di chi? È lo stato che deve ricorrere alla forza armata, a volte non direttamente ma tramite mercenari o altri.
- Reciprocità? Perché si parli di conflitto armato internazionale è necessario che uno stato attacchi e l'altro risponda? No, basta che uno stato attacchi un altro. Es. Libano, nel 2006 Israele bombardò alcune basi militari di Hezbollah in Libano. Il Libano non rispose al bombardamento ma comunque è un conflitto internazionale.
(natura giuridica dell'occupazione militare)
o Occupazione bellica: Il sovrano territoriale perde il possesso di
fatto (de facto) del territorio, ma mantiene il titolo de iureterritorio, non c'è alcun trasferimento(di diritto), resta comunque sovrano di tale di sovranità e loL'occupante non può acquisire lecitamentestato occupato non si estingue. il territorio occupando altriquesto ne deriva che l'occupazionestati (ai sensi del diritto internazionale). Da è uno stato transitorio(in passato l'occupazione era un mezzo di appropriazione, ma oggi non più, perché la potenzaoccupante acquista il possesso ma non il titolo).l'occupazione bellica?Come definire La Convenzione si applica in tutti i casi in cui uno stato occupasia in maniera totale che parziale, anche se l'occupazioneil territorio di un altro, non incontraresistenza armata. Un territorio è considerato come occupato quando si trova posto di fatto sottol'autorità dell'esercito L'occupazione non si estende che ai territo