Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ESPERIMENTI
LA BALLATA DEGLI ELEFANTI
ATTIVITA’ NATA ALL’INTERNO DEL PROGETTO <CAPIRE SI PUO’>
E’ un’attività che viene presentata ai bambini per capire diversi concetti, tra cui i
RIFERIMENTI SPAZIALI e le UNITA’ DI MISURA. Nella 1° lezione i bambini
entrano in classe e si dispongono naturalmente in fila; viene cantata la filastrocca
della BALLATA DEGLI ELEFANTI che indica le azioni che i bambini andranno a
svolgere. AD ESEMPIO: 2 passi avanti e 3 indietro e volta per volta il numero dei
passi viene cambiato.
Alla fine della lazione ci si è accorto che i bambini hanno interpretato il gioco come
una danza ma non sono riusciti nell’intento dell’attività, ovvero sembravano dubbiosi
sul come muoversi o da dove muoversi o perfino quanto doveva essere lungo il passo.
Nella 2° lezione si è deciso di associare SIMBOLI ad AZIONI. È stato messo a terra
dello scotch rosso per indicare la linea di partenza, sul pavimento sono stati posti dei
gettoni per indicare i passi. GETTONI ROSSI: passi in avanti; GETTONI BLU’:
passi indietro; i bambini hanno associato la linea di partenza al NUMERO ZERO,
continuando così ad ogni passo dato dopo la linea ad associare un numero (ovvero
1,2,3…) come i luoghi dove i passi li portano. Ripetendo l’attività i bambini si
mostrano più coordinati.
GIORGIO: durante questa attività inizia ad usare le operazioni per svolgerla, ed
introduce il concetto del “COME SE” ovvero fare 3 passi in avanti e 1 indietro è
come fare 2 passi in avanti. In questo modo Giorgio comincia già ad utilizzare la
struttura della ballata per compiere delle operazioni, che ricalca perfettamente lo
schema di compensazione. Il resto della classe non si mostra pronta allo stesso
ragionamento di Giorgio ma Nella 3° lezione tutti i bambini sembrano aver capito la
STRUTTURA e sembra che tutti abbiano imparato a rispondere in che luogo si
arriverà prima di svolgere concretamente l’azione i bambini, quindi, sono pronti ad
accogliere lo
SCHEMA DI COMPENSAZIONE.
Da ciò i bambini riescono a comprendere i concetti di:
- NUMERO DISCRETO = PASSI
- LINEA DEI NUMERI = 0,1,2,3,…
- SCHEMA DI COMPENSAZIONE = quello che usiamo nella struttura
additiva.
- RIFERIMENTI SPAZIALI = LINEA DI PARTENZA DISTANZA TRA I
PASSI
- L’UNITA’ DI MISURA = LUNGHEZZA DEL PASSO.
IL MOSTRO DEL RISO
Il mostro del riso è un’attività che si può presentare ai bambini alla fine della 1°
elementare in cui si inizia ad introdurre il concetto di DISCRETO e CONTINUO.
Viene raccontata la storia secondo la quale 4 villaggi di contadini sono costretti a dare
ogni giorno 4 cucchiai ciascuno al mostro del riso. Dato che il mostro non è molto
furbo, di notte i contadini intrufolandosi nella sua tana si riprendono il riso che
avevano ceduto. Ma sorge qui un problema… Alcuni contadini riprendendo il riso in
quantità minore rispetto a quella ceduta in precedenza, altri invece al contrario ne
riprendono di più. Tutte queste questioni, affrontate già nella ballata degli elefanti,
sono rincontrate dai bambini in un contesto diverso, ma isomorfo dal punto di vista
della struttura, in cui è centrale la questione del DISCRETO-CONTINUO e in cui la
questione dell’unità di misura dei passi “lunghi quanto” diventa il cucchiaio “pieno
quanto”.
Da qui si propone un’attività in classe, i bambini vengono divisi in 4 villaggi (4
banchi) al cui centro è posta una vaschetta trasparente con dentro una figurina di un
mostro. Viene dato ad ognuno di loro un bicchiere con del riso, la quantità di riso
all’interno è uguale per tutti, e un cucchiaio. SITUAZIONE INIZIALE: le tane dei 4
mostri sono vuote.
NELLA 1° FASE: viene chiesto ai bambini di mettere nella vaschetta 4 cucchiai di
riso, alcuni ne mettono di più altri di meno.
Al termine dell’operazione viene chiesto ai bambini di confrontare tra loro i bicchieri,
ovviamente ognuno si ritrova una quantità diversa.
NELLA 2° FASE: viene chiesto ai bambini di riprendersi il cucchiaio di roso, e di
confrontare la situazione ATTUALE con quella INIZIALE. Molti non riescono ad
operare il confronto perché non la ricordano. Quindi si voglia trovare un metodo per
ricordare e permette di riprendere la stessa quantità di riso ceduto.
Il RICERCATORE: muove un’altra questione ovvero all’inizio nella tana non c’era
riso ora si, perché? se avete dato e ripreso 4 cucchiai di riso. Risponde solo
LORENZA: i cucchiai non sono tutti quanti uguali. Vero è che se ognuno da una
quantità e se la riprende è “come se” nessuno avesse dato niente, però in questa
situazione i cucchiai riempiti non contenevano la stessa quantità.
LORENZA: propone quindi di contare i chicchi di riso per ogni cucchiaio. Ma
questo risulterebbe un’operazione lunga e minuziosa.
STEFANO: propone un’operazione più fattibile e veloce, ovvero segnare con una
tacca la quantità di riso che si aveva in precedenza in modo che nella 2° fase si
riprenda la stessa quantità di riso ceduta.
Una volta trovata un’unità di misura EFFICACE la questione viene guidata
nuovamente sul ragionamento della COMPENSAZIONE.
IL GIOCO DELL’ATTESA
E’ un’attività proposta ai bambini al fine di comprendere con artefatti il significato
del contare, le sostanze continue e discrete. tra un incontro e l’altro ogni bambino
aveva il compito di mettere tutte le mattine un particolare oggetto in un sacchettino
trasparente, che doveva poi riappendere, accanto a quelli di tutti gli altri compagni:
qualcuno doveva mettere un tappo al giorno, qualcun altro una foglia, una conchiglia,
una lenticchia, un chicco di riso e così via. Ad altri è stato assegnato invece il
compito di contare tramite una cucchiaiata quotidiana di una sostanza continua: per
qualcuno la farina, per altri il sale, altri ancora dovevano mettere riso o lenticchie,
però a cucchiai e non a chicchi, in modo da poter confrontare collettivamente, alla
fine, due diversi modi di guardare lo stesso materiale.
Nell’incontro seguente si chiede ai bambini di calcolare i giorni passati dal primo
incontro: per i bambini con oggetti discreti il compito risulta facile in quanto gli basta
contare gli oggetti contenuti nel sacchetto. Per i bambini con sostanze continue il
compito non è altrettanto facile: ricontando la sessa sostanza non esce mai lo stesso
numero.
IN QUESTO MODO SI ARRIVA AD ESPLICITARE IL SIGNIFICATO DEL
CONTARE: per prima cosa il conto deve TORNARE nel senso che ricontando la
stessa quantità e chiunque sia a contare, deve ripresentarsi sempre lo stesso risultato.
Per risolvere il problema Gaia propone di contare la sostanza in cucchiai rasi: ci si
rende conto che prendendo meno prodotto aumentano il numero dei cucchiai riempiti,
poiché l’unità di misura non è stata fissata all’inizio del gioco, due settimane fa,
anche se la fissassimo ora non si può risolvere il problema, a meno di non
ricominciare il gioco da capo.
GAIA: Propone quindi di riempire il cucchiaio con dei cucchiaini da caffè .
utilizzando unità di misura sempre più piccole per lo stesso oggetto, il margine
d’errore diventa via via più trascurabile.
L’ultima fase dell’incontro è dedicata alla raccolta di proposte per “ trovarsi con i
conti ” delle sostanze continue la prossima volta. Si è infatti giunti alla conclusione
che bisogna stabilire prima una buona “organizzazione” e solo in seguito
ricominciare il gioco daccapo.
La classe si divide in tre gruppi di discussione, ad ognuno dei quali partecipa
un’insegnante. La proposta più “convinta” viene da
Giulia, che suggerisce inizialmente di usare “uno di quei bicchieri con i numeri, e poi
decidere fino a che numero”; poiché però a scuola non ci sono misurini Giulia ritiene
che si possono usare i bicchieri della mensa che sono a righine e “decidere la riga”,
oppure qualsiasi bicchiere purché si segni il livello con un pennarello. Nei giorni
successivi la classe costruirà un misurino usando quest’ultimo metodo e ricomincerà
a contare i giorni, fino all’incontro successivo. Una volta ultimate queste
considerazioni si provano ad utilizzare i materiali con cui si è giocato in un modo
diverso: la maestra rovescia su un banco un misurino di farina, poi la appiattisce con
la mano e la spande in modo da formare un cerchio; ripete l’operazione con un
misurino di lenticchie ed uno di riso.
Come nota Giulia, “più i chicchi sono piccoli più il cerchio è grande”. Per quanto si
provi ad incastrare nel misurino gli oggetti in vari modi, ci si accorge che restano
sempre molti spazi vuoti. Allora forse una cosa del genere succede anche con il riso e
le lenticchie, solo che ci se ne accorge di meno perché gli spazi vuoti sono più
piccoli. Con la farina invece non ci sono proprio.
Durante l’incontro successivo, il ricercatore solleva nuovamente la questione sulle
cose facili o difficili da contare, proponendo ai bambini delle schede con una lista di
materiali da confrontare sul loro grado di contabilità. La scheda è anche costruita in
modo da esplicitare il perché un dato materiale è più o meno facile da contare, e le
risposte sono ricche ed interessanti. Dalle opinioni dei bambini traspare la loro
interiorizzazione dell’idea di conteggio come ripetizione (per un certo numero di
volte) di una sequenza di azioni, per poter compiere la quale è necessario soprattutto
poter “prendere” gli oggetti, o almeno toccarli. Solo in casi estremi qualcuno riesce
a farsi bastare una visione chiara e distinta. Il fatto che una sostanza come la farina
possa partire dal “caos”, da una situazione iniziale indistinta, per poi venire ordinata
ed acquistare un numero, perderlo ritornando al caos e riacquistarlo come se niente
fosse successo, sembra probabilmente a molti bambini un avvenimento quasi magico,
a giudicare dalla loro meraviglia. La scoperta viene meglio interiorizzata (o forse si
potrebbe dire: accettata come parte dell’ordine naturale delle cose) successivamente
attraverso la sperimentazione diretta.
Al termine dell’attività si rievocano le situazioni affrontate insieme nelle quali si è
dovuto stabilire un’unità di misura per potersi trovare.
LA TENDA MATEMATICA
viene usata per introdurre l’operazione aritmetica di
moltiplicazione. La cosa più semplice è “contare per n”, dove
n=