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L'insieme è chiamato dalle fonti "Opera pompeiana", il neutro plurale sta
ad indicare una molteplicità di edifici, che insieme formano un unico
complesso sfarzoso. Questo complesso scandisce le diverse parti in modo
da lasciare al centro un tracciato adeguato a far passare tutti i trionfi che
da Pompeo in poi avrebbero interessato Roma.
Abbiamo la possibilità di ricostruire questo complesso perché diverse fonti
antiche lo descrivono, oltre ad avere la testimonianza della Forma Urbis
severiana.
Aldilà del passaggio per i trionfi, c'è l'altra parte del complesso che consta
di un gigantesco teatro culminante con un tempio. C'è una novità
dirompente per l'architettura di Roma: si tratta del primo teatro in
muratura realizzato a Roma. L'inizio dei lavori si data al 61 a.C., nello
stesso anno in cui Pompeo celebra il suo terzo trionfo, quello della
campagna d'Oriente, il suo trionfo più ricco a livello di bottino. I lavori
durano parecchio per le tempistiche antiche, terminano nel 52 a.C.
Questo lavoro comporta l'impegno del primo teatro realizzato interamente
in muratura, a Roma si aspettano gli anni 50 per avere i primi teatri in
pietra. Se guardiamo al resto del mondo romanizzato (colonie latine e
romane), già alla fine del III e poi nel II secolo a.C. si hanno i primi teatri in
pietra. Perché a Roma si aspetta così tanto? C'è una normativa precisa che
il Senato aveva dato a Roma: i teatri e gli anfiteatri dovevano essere solo
in materiale deperibile per essere smontati e rimontati solo all'occorrenza.
Era una norma che non era mai stata violata. Perché erano sede delle
riunioni del popolo romano più coinvolgenti che avrebbero facilmente
portato a catalizzare il consenso politico sui personaggi più eminenti, se
questi avessero per esempio promosso dei ludi, o rappresentazioni
teatrali. In quanto benefattori, avrebbero trovato nel teatro una cassa di
risonanza della propria personalità. Quini era un modo per impedire di
concentrare troppa attenzione su personaggi politici che promuovevano
ludi o spettacoli, per evitare che diventassero troppo osannati. Pompeo è il
primo che riesce a far approvare il progetto al Senato. Le fonti, soprattutto
Plutarco (Vita di Pompeo), ci informano che Pompeo presenta il progetto al
senato sottolineando che questo teatro non era come gli altri, ma era
sacro e strettamente legato al tempio, e se si poteva realizzare in altre
aree (es Tivoli) Roma non poteva dire di no alla divinità. Questo è un
grande atto propagandistico: il teatro passa come teatro sacro ma diventa
poi teatro con una grande valenza politica, già con Pompeo ma anche con
i primi imperatori di età imperiale.
I Romani chiamavano lo sfondo della rappresentazione "scenae frons" (il
fronte della scena), non è mai solo una quinta architettonica ma prevede
cicli scultorei. Tra le sculture c'è Dioniso con altre divinità legate alla
teatralità, le Muse, legate ad altre forme di arte. In età imperiale i cicli
delle scenae frontes spesso raffigurano i membri della casa imperiale. La
legge quindi viene completamente annullata, si ha il teatro come luogo di
espressione del consenso politico.
Pompeo, Cesare, Augusto avviano anche una competizione sulle divinità
dedicatarie dei templi. Pompeo dedica questo tempio a Venus Victrix
(Venere Vincitrice), perché a Venere aveva fatto voto prima del
completamento della campagna d'Asia. È una provocazione diretta alla
gens Iulia, e quindi a Cesare in quel momento, che già aveva improntato il
proprio programma con la discendenza diretta da Iulo e quindi da Venere,
che secondo il mito troiano aveva generato Enea.
Il lato di accesso est all'opera pompeiana era affrontato a poca distanza al
lato della Porticus Minucia Vetus. Pompeo è anche il primo che, in un
complesso a suo nome, fa realizzare uno spazio dedicato al senato.
Portare il senato in un complesso con un committente come Pompeo è il
segno del deterioramento delle istituzioni repubblicane. La gestione delle
istituzioni e la manifestazione della cultura artistica e architettonica
diventano espressione della lotta politica.
Tant'è forte questa valenza di controllo sul senato che Pompeo fa creare
sul fondo dell'aula del senato una grande nicchia in cui pone una propria
statua ritratto, quindi il senato si andava a riunire alla presenza dominante
di Pompeo. Si sta già prefigurando la fine della Repubblica. Non si sa bene
quale sia questa statua, alcuni studiosi pensano che sia la statua colossale
di Pompeo condottiero che oggi si trova nell'aula del consiglio di Palazzo
Spada, dove si riunisce il consiglio di stato. Non è un'attribuzione sicura,
ma è sostenuta da diversi studiosi. Sarebbe clamorosa, ha anche il globo
in mano. Il trionfo del 61 a.C. si apriva con la prima tabula triumphalis che
raffigurava tutto il mondo allora conosciuto. Pompeo poteva dire di aver
trionfato sui tre grandi comparti del mondo allora conosciuto: Spagna,
Africa, Asia. Pompeo è il primo che attua una propaganda culturale che
non è più della repubblica, ma fa riferimento alla concentrazione del
potere. Cesare si adegua, aveva anch'egli tre trionfi, nel 46 fa in modo di
celebrare il quarto trionfo, la guerra in Africa contro i pompeiani
transfughi, ma celebrare il trionfo su altri romani sarebbe stata la sua fine.
Quindi il trionfo viene celebrato su Numidia, che aveva dato ai pompeiano
un aiuto militare. Subito dopo viene realizzato uno stadio in Campo
Marzio, con giochi che durano diversi giorni. Ma è ancora uno stadio
deperibile, che poi viene rimosso, non in muratura.
Ma Cesare, in questi anni, fa approvare una legge detta lex de urbe
augenda (legge sull'accrescimento della città), che prevedeva addirittura
in un Campo Marzio che era già pieno, di spostare il corso del Tevere più a
Nord, prosciugandone un lato, per allargare ancora di più il Campo Marzio.
In questo spazio allargato era prevista un'Opera Cesariana (che NON si è
mai realizzata, perché Cesare è stato assassinato subito dopo), più grande
di quella di Pomepo, con una Porticus più grande, un teatro legato a Marte
(sempre divinità di riferimento del Campo Marzio). Questo complesso si
sarebbe avvicinato ai Saepta dove Cesare aveva avviato la
ristrutturazione come Saepta Iulia. La città si trasforma secondo le
vicende delle lotte politiche. Se Cesare non fosse stato assassinato l'anno
dopo, Roma avrebbe cambiato la sua forma, per esigenze politiche.
Foro di Cesare
Cesare fece in tempo a realizzare l'altro progetto, che è quello del Foro di
Cesare. Il primo dei fori cosiddetti imperiali è di colui che fu imperator ma
non fu mai princeps, e cioè Cesare. Il primo e cioè il più prossimo al Foro
romano. Quell'operazione che Pompeo aveva avviato in Campo Marzio,
Cesare la avvia nel Foro, ma non la termina perché muore prima, quindi la
Curia sarà portata a termine da Augusto. Questo foro è una grande piazza
porticata che culmina sul fondo con un tempio. Il portico meridionale
termina con un'estensione fatta per incorporare degli spazi preesistenti,
quello che le fonti chiamano Basilica Argentaria. Lì c'erano già delle
taverne argentarie, Cesare non le elimina e quindi le incorpora nel Foro
come basilica argentaria. Sappiamo con chiarezza dalle fonti che il centro
di questa piazza accoglieva una statua equestre di Cesare (rimanda un po'
ad Alessandro). Inoltre, il cavallo di questa statua aveva le zampe anteriori
a forma di piedi umani, solamente un cavallo era stato disegnato dalla
tradizione in questo modo, e cioè Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno.
Ancora una volta, questa è, in un contesto estremamente politico,
un'espressione di imitatio alexandri.
Il tempio era dedicato a Venus Genètrix, Pompeo qualche anno prima
aveva dedicato a Venus Victrix. Quindi Cesare può riproporre il culto di
Venere nella facoltà di genetrice (protettrice della rinascita, della
fecondità, dei raccolti), che già esisteva. Cesare adotta questa epiclesi,
ma crea uno slittamento semantico, risemantizza anche un culto romano:
per Cesare Venere è genetrix perché è la progenitrice e quindi garante del
suo potere. Mentre invece Pompeo aveva fatto un voto a Venere, ma non
era suo diretto discendente. Alla luce di ciò, il potere di Cesare risultava
più efficace. Venere era divinità della famiglia di Cesare, e infatti è alla
base della riorganizzazione dei culti di Augusto.
Si tratta di un tempio etrusco italico con scalinata, è un periptero sine
postico (perché non ha la fila dietro). Ha una novità importante: accoglie
una grande abside, sede della statua di Venere. C'è un alto podio, per la
prima volta non accessibile frontalmente. Si doveva passare lateralmente
e fare vari ordini di scalini. È un'architettura che rispetto alla tradizione,
limita l'accesso, stabilisce una separazione rispetto all'accesso
indiscriminato ai templi. Nel 44 a.C., poco prima delle Idi di marzo, Cesare
ricevette qui il senato, davanti a questo tempio, e i senatori di Roma non
ebbero la possibilità di disporsi sulla scalinata, e Cesare si mise al centro
del pronao, FORSE intenzionalmente consapevole delle posizione
tradizionale dell'augure, che quindi segnava ancor di più il distacco
rispetto al senato, che era ancora l'istituzione massima di Roma. Si
poteva, inoltre, cogliere l'accostamento tra il dictator e Venere, posti sullo
stesso asse visivo. Le particolarità del tempio sono due: l'abside che
sfonda la parete posteriore e l'inaccessibilità della scalinata frontale.
La statua di culto di Venere Genitrice era opera di Arkesilas, scultore
neoattico. Il modello per questa Venere era l'Afrodite di Callimaco. È una
Venere che si sta rivestendo per come è condotto il movimento, si pensi al
rapporto con l'acqua che ha una forte valenza generatrice.
Ritratti fisiognomici, I secolo a.C.
Si tratta di ritratti caratterizzati da una riproduzione nei minimi particolari
del volto con tutte le particolarità e asperità, e su tutti i segni del tempo. Il
Patrizio Torlonia è un ritratto che ha la massima espressione tra la fine del
II e la prima metà del I secolo a.C. e fa parte di una collezione privata.
Da tempo questo modo di rappresentare i volti viene attribuito ad un
privilegio proprio della classe aristocratica, lo ius imaginum, cioè il diritto
a rappresentare l'immagine. Un grande aiuto viene da Polibio e dalla
de