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Clivus Capitolinum (la rampa preferenziale per salire da nord al Capitolium), l’altro
arrivava al Palatino. Il primo tempio che celebra il potere senatorio si costruisce in una
posizione di massima visibilità nello spazio disponibile tra le due strade di maggiore
scorrimento di questo settore che incrociava la Via Sacra. (studia bene Saturno, divinità
a cui l'ordo senatorio si lega particolarmente). Il tempio di Saturno viene costruito nel
493, che è lo stesso anno del tempio dell'Aventino. I due gruppi che si contrapponevano
si contendevano anche l’edilizia religiosa, la loro contesa si riversava anche nello stesso
momento sui templi dedicati a divinità ritenute responsabili del successo di ciascuna
delle compagini sociali.
Numero 10 planimetria: tempio dei Castori. Fu costruito nel 484 vicino alla Via Nova,
che si dipartiva dalla Via Sacra. Questo è un antecedente che mostra lunga tradizione di
venerazione dei Castori, appannaggio della classe dirigente, dell'ordo senatorium.
Recuperando l’attenzione di Bianchi Bandinelli della lotta di classe, si considera che lo
scontro era cos' netto da prevedere anche divinità differenti, ogni gruppo aveva proprie
forme aggregative, propri culti e propri riti. Plinio dice che nel tempio dell'Aventino si
utilizzava il rito greco, quindi anche il rituale era diverso: la plebe trova una modalità
per distinguersi dall’ordo senatorio legato al rito di tradizione etrusco-italica, che era
alla base del mos maiorum. Le fonti concordano nel riportare un’attenzione che
rimanda ad alcuni anni prima, quando i romani vinsero, guidati dall’ordine senatorio
(dai consoli dell'epoca), uno scontro che rischiava di diventare problematico per Roma,
contro i latini sul lago Regillo (nel Lazio). La tradizione riportata da Plinio, Livio e
diversi autori voleva che, appena vinta la battaglia, in questa zona fossero apparsi i
Dioscuri che si erano fermati per far abbeverare i cavalli ad una fonte sacra, prima di
andare ad annunciare a chi era rimasto in città la vittoria di questa guerra. Questa è
l’ecdotica utilizzata per giustificare la posizione del templi: è stato realizzato per volere
del senato laddove i Dioscuri si erano fermati dopo la battaglia del Regillo del 499.
Questa forte attenzione alla virtus, cioè lo sprezzo del pericolo, l’essere disposti a
mettere a rischio la vita per la collettività che si esprimeva nella guerra, rende il culto
dei Dioscuri importante. Di questo tempio conserviamo poche strutture, ma
conserviamo strutture del frontone con i Dioscuri discesi dal cavallo (si conserva un
dioscuro, anche se sono un rifacimento più tardo, della fine del II a.C., quindi più di tre
secoli dopo). Non sappiamo se questa iconografia fosse già nell'originale. Oggi sono
esposte nell'antiquarium forense. La fonte numero 8 è una fonte che viene spesso anche
ristrutturata mantenendo sempre lo specchio d’acqua a disposizione, consacrato a
Giuturna, infatti le fonti romane parlano di Lacus Iuturnae che viene monumentalizzato
per la prima volta in questo periodo. Il tempio è il numero 10, la fonte è sempre rimasta
accostata al tempio. L’area del Foro rimane nella gestione dell'area archeologica del
Colosseo.
Centro del potere: Comitium. Nella prima metà del III a.C. viene rifatto completamente
il comitium, che cambia completamente planimetria. Nel comitium si riunivano i comitia
centuriata, ma per ristrutturare un edificio pubblico a Roma e in tutti i territori
controllati da Roma, si doveva ricevere un’approvazione del senato. È una
trasformazione che ha riferimenti culturali chiari: per la prima volta entra a Roma una
planimetria circolare, diventa un edificio circolare che all'interno ospitava delle
gradinate sulle quali i rappresentanti dei comizi si sedevano per le riunioni
dell'assemblea: spazio circolare, nella fascia visibile dalla pianta vi erano le gradinate su
cui ci si sedeva. È il luogo di Roma che è rimasto nella pittura, questa architettura è
rimasta nell'arte moderna che rievoca le ambientazioni romane, perché il comitium
circolare è uno di quei luoghi di cui rimane una grande memoria. Il modello è greco,
dunque il senato si sta aprendo ai modelli greci. Il modello è l’ekklesiastèrion, l’edificio
greco per la riunione dell'assemblea che controllava le magistrature di alcune città
greche sia nella madrepatria sia nella megàle ellàs, sia nella sikelìa. Gli esempi meglio
noti in Magna Grecia sono a Metaponto e Posidonia. A Roma viene realizzato nei primi
anni del III a.C., quello di Metaponto è più antico di due secoli, prima metà del V e quello
di Posidonia è di poco successivo. Quando a Roma si adottava questo modello per il
comitium, a Metaponto l’ekklesiasterion non c’era più perché era stato coperto dal
teatro. È un modello che ha già una tradizione ma a Roma arriva tardi, quando
l’aristocrazia senatoria si apre a questi influssi greci anche se negli stessi anni in cui
Roma si dotava di un comitium sul modello dell’ekklesiasterion, altre città greche
costruivano nuove ekklesiastèria, tra queste Agrigento. La scelta del volume sferico, che
cambia la concezione di spazio, secondo alcuni era funzionale a far interagire tutti i
componenti dell'assemblea. In questa maniera ogni punto era in comunicazione con gli
altri, quindi dava il senso della rete, di un’assemblea che era costretta a interagire.
Questo modello viene molto rapidamente, negli stessi anni, utilizzato nelle colonie.
Quando veniva dedotta una colonia era necessario costruire spazi per le istituzioni: ogni
colonia doveva avere un Foro necessariamente dal momento della fondazione, così
come doveva avere un capitolium. Alla stessa maniera, ogni colonia doveva avere il
comitium perché l’istituto dei comizi curiati era previsto sia per le colonie latine che per
quelle romane, dunque le prime colonie dedotte in questo periodo hanno un comitium
circolare. L’urbanistica romana è omogenea nel far in modo che uno spazio che serviva a
una determinata attività fosse sempre nello stesso punto e avesse sempre la stessa
forma: il capitolium doveva essere necessariamente sul Foro. Tra le colonie vi è Fregelle
(328), Alba Fucens (303), Pestum e Cosa (273). Il comitium va fino al periodo di Cesare,
poi la curia Hostilia viene convertita nel tempio di Felicitas, favorita dalla sua dictatura,
e fa realizzare un nuovo spazio del senato, cioè la curia Iulia, facendo la stessa
operazione di Pompeo ma va ancora oltre perché Pompeo lo aveva fatto nel campo
Marzio, fuori dalle mura, Cesare lo fa nel cuore del Foro. È una di quelle realizzazioni
che palesa lo sgretolarsi delle istituzioni repubblicane. Negli stessi anni sappiamo di
altri interventi in questa zona, che rimandano a una personalità in maniera particolare,
cioè Caio Menio, console nel 318 a.C., quando presumiamo fossero già in corso i lavori
del comitium. Il 318 è l’anno in cui Roma risolve le incursioni piratesche dei latini, che si
approvvigionavano di risorse, materie e uomini assaltando le navi. Il 318 è l’anno della
battaglia di Anzio, quella decisiva. Caio Menio fa smontare alcune navi della flotta dei
pirati e fa staccare i rostri, protuberanza della prua della nave che serviva per penetrare
nelle navi da abbattere. Caio Menio, volendo eternare il ricordo di aver liberato Roma
dal pericolo, fa staccare i rostri di bronzo dorato (da quello che sappiamo) e li fa mettere
nell'area antistante al comizio che stava cambiando forma. Viene creata una spianata di
accesso al comizio nella quale campeggiano d’ora in avanti questi rostri. ‘Ai rostri’
diventa un locativo, cioè la tribuna ricavata davanti al comizio. Parte significativa del
funerale dei senatori si svolgeva portando il defunto ai rostri, ce lo racconta Polibio che
vede frastornato queste cerimonie e le racconta incredulo. Sappiamo anche dalle fonti
che nella stessa zona Caio Menio fa costruire quella che le fonti chiamano Columna
Menia, che molto probabilmente è quella raffigurata nell'emissione monetaria di L.
Marcio Cesorino dell'87-82 a.C., che riporta edifici più antichi. Nella raffigurazione sulla
moneta la colonna ha accanto la scultura che rimanda a Marsia e sappiamo che in questi
anni viene raffigurata una statua di Marsia vicina al comizio. Era una colonna su cui si
poteva arrivare in cima, si poteva salire forse attraverso scale rimovibili esterne. Queste
raffigurazioni valgono come riconoscimento specifico di una famiglia, solo la famiglia
Menia poteva salirci, per vedere dall’alto quello che si svolgeva nel Foro, che creava caos
e vita frenetica. Il foro è un posto convulso. In questa fase lo spiazzo del foro serviva per
due attività importanti che non avevano ancora trovato (nel IV e nel III a.C.) un edificio:
processi dei vari ambiti del diritto (civili, penali, per delitti tributari) e giochi gladiatori
perché non esisteva ancora un anfiteatro. I Menii avevano la facoltà di andare in cima
alla colonna per vedere gli spettacoli (anche i processi spesso venivano
spettacolarizzati). In questo periodo nasce nell'area del foro un elemento architettonico
che prende il nome di moenianus. Sappiamo dalle fonti della costruzione dei primi
Moenianus, altro elemento che già dal nome può essere ricondotto all’iniziativa di Gaio
Menio. Si tratta della balaustra sporgente su un’area aperta pensato per la collettività,
non prestigiosa come la colonna ma arriva a quella giustificato dal fatto che comunque
ha provveduto alla civitas proponendo al senato di finanziare a proprie spese l’erezione
di Meniani. Al lato lungo nord e lato sud del foro vi erano delle botteghe di argentari che
erano i campi a valute, l’agenzia di cambio che trasformava in moneta di Roma la
moneta di quelli che venivano da tutto il mediterraneo. Erano delle botteghe, delle
costruzioni a un piano, a due piani talvolta. Menio pensa e fa realizzare delle balaustre al
piano alto di queste botteghe (numero 14 e 12 della mappa) con due funzioni: dare
ombra a chi doveva entrare nei vari luoghi; davano un belvedere, erano cioè spazi di
visuale a chi voleva vedere più comodamente gli spettacoli gladiatori e i processi. Il foro
man mano si sta strutturando con una serie di elementi architettonici che vanno a
monumentalizzare i diversi lati lasciando al centro la piazza. Nel II a.C. si dà
compiutezza a tutti i lati, realizzando su tutti i lati del foro delle basiliche civili che
diventano le nuove sedi dei processi.
Contesto funerario: danno contezza delle trasformazioni in atto della pittura per
esprimere le esigenze del gruppo senatorio. Sepolcro dipinto
dell