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LINGUE PERDUTE, CONOSCENZA PERDUTA

Un'implicazione immediata della perdita di diversità linguistica è una concezione gravemente

limitata di ciò che è possibile nelle lingue umane. Nella sua accezione più generale la scienza nel

suo complesso non fa che attribuire i nomi e categorizzare le cose che troviamo nel mondo

intorno a noi, costruendo teorie al ne di spiegarle.poiché la lingua fa lo stesso tipo di lavoro,

possiamo pensare ad essa come un modo di appropriarsi del mondo esterno e di sviluppare un

simbolismo che lo rappresenti in modo da poterne parlare e da poter pensarci su. Abbiamo visto

come le lingue indigene in molte parti del mondo siano una sorta di botaniche verbali. È proprio

questo il motivo per il quale la perdita di queste lingue dotate di una ricca ed accurata

conoscenza dell'ambiente rappresenta un autentico dramma.

Alcuni di coloro che hanno liquidato le lingue e le culture indigene come primitive e arretrati, e

hanno considerato la loro sostituzione con lingue e culture occidentali come uno dei prerequisiti

della modernizzazione e dello sviluppo, pre gurano un futuro mondo ideale nel quale tutti

parleranno un'unica lingua. Queste tesi sono infondate per molte ragioni. L'eliminazione di massa

della diversità linguistica renderebbe l'evoluzione della mente umana un pessimo servizio. Migliaia

di lingue hanno sviluppato analisi del mondo diverse ma ugualmente valide; si potrebbe imparare

molto da queste lingue, se soltanto fossimo in grado di conoscerle di più e di comprenderle

meglio.

Ancora più importante tuttavia è il fatto che sistemi di classi cazione che abbiamo visto prima

rappresentano modi di organizzare la cultura indigena e di categorizzare l'ambiente naturale.

Quindi perdere una lingua indigena signi ca anche perdere tutta la conoscenza che quel popolo

indigeno aveva, soprattutto del luogo in cui abitava. Finora non è stato fatto un serio sforzo di

raccogliere queste conoscenze indigene sugli ecosistemi locali. La lingua fa parte di una

complessa ecologia che deve essere difesa se vogliamo che la biodiversità si mantenga.

Nonostante la grande mole di conoscenza scienti ca assai scarsamente documentata che risiede

nelle lingue indigene del mondo, quella che va sotto il nome di scienza moderna è ancora basata

in larga parte sulla visione del mondo degli europei e delle loro lingue, in particolare l’inglese.

ffi fi fi fi fi ffi fi fi fi fi

CAPITOLO 4

L’ECOLOGIA DELLA LINGUA

Il mondo contiene una diversità di lingue di popoli di gran lunga maggiore di quanto pensi la

maggior parte della gente. Questa diversità risulta, come abbiamo già detto, gravemente

minacciata. Non è possibile comprendere la ragione per la quale le lingue muoiono senza

comprendere anche qual è l'altra faccia della medaglia; senza comprendere cioè la ragione per

cui un così grande a numero di lingue diverse si sono sviluppate e mantenute in vita nel corso

della storia umana.

Le lingue non vivono nel vuoto. In realtà il termine "ecologia" si rivela particolarmente adatto nel

oikos,

caso delle lingue, e da vari punti di vista. La parola deriva dal greco che signi ca “casa”.

Una lingua può prosperare soltanto nella misura in cui vi sia una comunità vivente che la parla e

che in famiglia la trasmette dai genitori ai gli. Una comunità può funzionare soltanto laddove

esistano un ambiente dignitoso dove vivere e un sistema economico sostenibile. Comprendere il

perché nascono e perché muoiono le lingue, allora, comporta un'analisi non soltanto delle lingue

in se stessi ma anche di tutti gli aspetti della vita delle persone che le parlano. Questo è ciò che

intendiamo quando parliamo di una visione ecologica della società: le persone sono attori in un

campo complesso i cui con ni sono posti dalla geogra a sica e dalle risorse naturali, dalla

conoscenza e dalle opportunità di cui dispongono e dal comportamento di altri intorno a loro. Una

lingua si iscrive in una matrice sociale e geogra ca nello stesso modo in cui una specie rara si

inserisce in un ecosistema. Un moderato cambiamento ambientale può provocare estinzioni a

cascata, con l'aumento delle pressioni esercitate sulla specie legati tra loro. Per esempio se una

determinata specie di uccello riesce a vivere solamente in un dato ambiente, caratterizzato da un

certo tipo di alberi, se per qualche motivo questi alberi dovessero essere distrutti o ci dovesse

essere un cambiamento climatico che altera l'ambiente, questo tipo di uccello scomparirebbe. Un

principio analogo si applica al caso della morte linguistica. Una piccola modi ca dell'ambiente

sociale, come la perdita del controllo sulle risorse a vantaggio di esterni, può avere drastiche

conseguenze che si trasferiscono immediatamente agli ambiti della cultura e della lingua. Le

cause principali della scomparsa delle lingue non sono dunque essi stesse di natura linguistica.

Laddove si modi ca l'uso linguistico, è in corso un rivolgimento sociale a un livello più profondo,

che può avere cause ambientali, economiche o politiche. Il carattere rivelatore di una lingua è una

proprietà di enorme importanza, perché la perdita di una lingua è un indicatore a dabile di

tensioni meno visibili su cui potrebbe essere necessario indagare. Questa è una delle ragioni per

le quali percepiamo il tema della perdita delle lingue come un argomento di grande importanza.

Inoltre, il fatto che la lingua sia così profondamente immersa nella struttura di una società, rende

vasto e complesso il compito di spiegare la perdita di una lingua.

BABELE IN PARADISO: PAPUA NUOVA GUINEA

Quello di Papua Nuova Guinea e forse il paese con il più alto grado di biodiversità al mondo. Da

un punto di vista geogra co il terreno è molto aspro, segnato da montagne e umi che scorrono

rapidi e che hanno allungo tenuto all'interno del paese isolato da contatti esterni. La capitale del

paese è isolata dalle regioni montuose dove vive la maggior parte degli abitanti e senza

collegamenti stradali con altre aree urbane del paese e si estende in un'area nella quale la

popolazione è sparpagliata su una vasta super cie. Inoltre più dell'80% del territorio di Papua in

Nuova Guinea è coperto di foreste, in cui abbiamo una delle quattro foreste pluviali vergini che

rimangono sul pianeta. Il numero di specie e di piante che vi prosperano arriva a circa 22.000 e di

questi il 90% non si trovano in nessun altro luogo della terra. Le risorse fornite dalla foresta sono

vitali per il sostenimento dei 4 milioni di abitanti, che vivono a cavallo dei monti in un'area estesa

quanto la Francia. Queste persone parlano un incredibile numero di lingue diversi (860 secondo

fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi ffi fi

una stima recente). Anche in questo paese si ritrova tuttavia una distribuzione diseguale delle

lingue tra le persone. Probabilmente l'80% delle lingue ha meno di 5000 parlanti e un terzo di essi

ha meno di 500 parlanti. Questa distribuzione non appare uno sviluppo recente; i dati a

disposizione suggeriscono invece che la scala estremamente ridotta dei gruppi linguistici sia stato

un fenomeno stabile per un certo periodo di tempo. Il paese di Papua Nuova Guinea è dunque un

perfetto laboratorio per comprendere come si evolve la diversità linguistica.

La nuova Guinea fu originariamente occupata da popoli che, a diverse ondate migratorie, vi

giunsero vi si stabilirono, ma la preistoria di questi gruppi è larga parte sconosciuta.

I popoli della nuova Guinea abitano in gran parte in villaggi fondati su un'economia di sussistenza.

Le loro attività produttive variano secondo la zona abitata nella straordinaria ecologia verticale

dell'isola. Le estreme regioni montuose hanno un clima montano, con di use aree ghiacciati. In

queste regioni si è sviluppata negli ultimi secoli un'agricoltura intensiva basata sulla patata dolce.

Questo sistema ad elevata produttività ha determinato un'esplosione demogra ca locali e le

regioni montuose ospitano dunque vaste comunità con grandi lingue. Queste comunità non

possono tuttavia estendersi verso valle, dal momento che i vantaggi competitivi della patata dolce

rispetto ad altre piante diminuiscono al calare dell'altitudine, e ad altezze inferiori la malaria

endemica, assenti dalle regioni montuose, è un potente vincolo alla crescita demogra ca e alla

aggregazione. Nelle regioni costiere e intermedie ai piedi dei monti ci sono foreste pluviali, paludi

e terreni erbosi. La popolazione è scarsa e molto dispersa e a seconda delle condizioni locali si

sostenta con la pesca e la pastorizia o con la raccolta di frutti delle palme. È proprio in queste

regioni che si trova la varietà davvero straordinaria delle lingue. L'unità fondamentale

dell'organizzazione sociale è un gruppo locale che occupa e lavora un certo appezzamento di

terra comune. I gruppi locali consistono di un numero di persone che può andare da 50 a qualche

centinaio e ci sono molti casi di gruppi locali con un'unica lingua. Altrove una lingua può essere

condivisa da alcuni gruppi locali. Questi raggruppamenti, anche se sono piccoli, sono

economicamente produttivi. Poiché la maggior parte della Nuova Guinea è calda e umida in tutte

le stagioni, la produzione alimentare continua tutto l’anno. Le comunità locali sono dunque

altamente autosu cienti.

PERCHÉ CI SONO COSì TANTE LINGUE?

E nelle regioni pianeggianti e in quelle alle pendici dei monti, come abbiamo detto, c'è un numero

molto alto di lingue. Un fattore importante è costituito dalla condizione ecologica appena

descritta.la produttività continua dell'ecosistema permette a gruppi molto piccoli di essere

autosu cienti se lo vogliono.

CAPITOLO 5

L’ONDATA BIOLOGICA

Abbiamo precedentemente espresso l’idea secondo cui per gran parte della storia il numero di

lingue nei vari continenti si è mantenuto più o meno costante. Come in Papua Nuova Guinea in

tempi storici recenti, le forze che favorivano il localismo e la dispersione erano nel loro complesso

di un’intensità pari a quella della forse che producono l’integrazione o il dominio di una parte

sull’altra. non esistevano di erenze marcate e durevoli nelle potenzialità di espansione dei diversi

popoli, e comunque non erano tali da permettere l’espansione sostenuta di una singola lingua

avrebbe raggiunto una posizione di dominio.

Questo equilibrio è stato sconvolto per sempre: negli ultimi secoli, alcune lingue hanno esibito un

impressionante propensione alla di usione. Attualmente, i parlanti delle prime 10 lingue

rappresentano la metà della popolazione mondiale e si tratta di

Dettagli
A.A. 2023-2024
64 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eleonoragrandi21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e per la scuola e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Breda Nadia.