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Modello HERA
Ricerche hanno consentito di rilevare un’asimmetria nell’attivazione della corteccia prefrontale sinistra e destra in funzione delle attività di codifica o rievocazione: con la codifica si attivano regioni corticali prefrontali dell’emisfero sinistro, con la rievocazione di informazioni della memoria episodica si attivano aree della corteccia prefrontale destra. Quindi venne confermato, con il modello Hera, l’esistenza di una separazione tra memoria semantica e memoria episodica. È importante il ruolo della familiarità e della novità del compito: la memoria episodica si attiva con un nuovo input, le operazioni di codifica scompaiono se l’input è familiare.Modello HAROLD
Nel cervello degli anziani l'asimmetria del modello HERA diminuisce e in ogni compito si attiva anche l’area corrispondente al compito opposto. Si presuppone che sia un processo di compensazione e riorganizzazione neurale persopperire ad una maggiore difficoltà nei processi cognitivi dell'anziano. Infatti l'anziano ha minori risorse neurali per affrontare un determinato compito e probabilmente il cervello interviene recuperando le risorse anche nell'altro emisfero.
La riduzione dell'asimmetria, inoltre, può essere collegata anche al fenomeno di dedifferenziazione, ossia una progressiva riduzione della specificità dei circuiti mentali che comporta un maggiore rumore neurale.
Ma anche la dedifferenziazione può interpretarsi come compensazione: l'attività neurale meno specifica può essere collegata a strategie meno efficaci e a un processo di compensazione.
MODELLO CRUNCH
L'aumento dell'attivazione neurale nei soggetti anziani può essere interpretato come un fenomeno di compensazione delle funzioni cognitive: l'iperattivazione di determinate reti neurali significherebbe compensazione per il declino delle stesse o compensazione
di deficit di più aree.
Default mode network: una rete neurale che coinvolge diverse aree che si attiva nei momenti di riposo o di attività passive. Quando il cervello si focalizza su un determinato compito la default network si disattiva perciò quanto più il cervello è impegnato in compiti cognitivi, tanto più tale rete neurale diminuisce la sua attivazione. Gli anziani però hanno meno capacità a disattivare il default network e ciò sarebbe un'ulteriore spiegazione della necessità di compensazione attraverso l'iperattivazione delle aree frontali.
Il modello crunch quindi supporta l'esistenza di processi di compensazione nel cervello per far fronte alle diverse limitazioni funzionali e strutturali dell'invecchiamento.
MODELLO PASA
Si basa sulla correlazione tra iperattivazione della corteccia prefrontale e de-differenziazione delle aree occipito-temporali. La riduzione di queste aree è dovuta
All'invecchiamento l'iperattivazione sarebbe un fenomeno di compensazione.
MODELLO STAC
Sul piano funzionale l'invecchiamento fisiologico del cervello ha tante conseguenze negative come la riduzione della velocità di elaborazione. Tuttavia in soggetti senza patologie di rilievo, il funzionamento cognitivo non viene così compromesso come si potrebbe pensare.
Secondo il modello STAC il cervello ha un'iperattivazione neurale come risposta che il cervello produce per affrontare sfide cognitive complesse. Si attivano quindi reti di supporto ogni volta che il cervello è impegnato in nuove sfide cognitive: processo di scaffolding e sviluppo dinamico neurale presente durante tutto l'arco della vita.
Armenise Sara 52
Il processo di scaffolding e di reclutamento dei circuiti secondati avviene nella corteccia prefrontale e quindi questo modello è compatibile con l'iperattivazione neurale di tali aree. È indubbio che una costante
Attività cognitiva aiuta il cervello a contrastare il declino funzionale e mantenere attiva la plasticità delle sinapsi e quindi dell'attività di scaffolding, che appartiene a tutto l'arco della vita, è un indice di buona tenuta cognitiva.
L'IPOTESI DELLA RISERVA COGNITIVA, complementare al modello STAC. Stern ha proposto questo modello della riserva cognitiva dopo l'evidente discrepanza osservata in molti pazienti tra l'entità del danno cerebrale subito a causa di una malattia e la manifestazione clinica di essa.
C'è una visione della riserva come soglia e quindi processo passivo oppure come processo attivo. La riserva cognitiva vista dal punto di vista passivo è il livello di danno sostenibile prima che le conseguenze possano manifestarsi sul piano clinico: vista come un quantitativo determinato che una volta colmato lascia emergere i sintomi della patologia.
Il modello attivo invece si focalizza sulle
caratteristiche soggettive dei processi chel'individuo attiva per ogni compito. Stern ipotizza che nel modello attivo ci sia una riservacognitiva, che ricorre all'utilizzo di reti neurali di aree ancora efficienti, e un processo dicompensazione, che ricorre a strutture neurali diverse da quelle che userebbe un soggettosano per sopperire al deficit.Il modello della riserva cognitiva osserva le differenze individuali in termini qualitativi, cioèall'abilità di utilizzare reti neurali integre per compensare il danno.L'istruzione e la formazione possono essere fattori determinanti per la qualità di riservacognitiva; anche esperienze lavorative e personali possono aiutare l'efficienza della riserva.Infatti un alto livello di riserva cognitiva ritarda l'insorgenza di patologie come l'alzehimer. Inquesto lo studio delle lingue straniere è un metodo per otterenere una buona salute delcervello e mantenere un buon livello diriserva cognitiva.BILINGUISMO, PLURILINGUISMO E RISERVA COGNITIVA
Una delle grandi risorse del nostro sistema nervoso è la sua plasticità: è in grado di modificarsi sia sul piano funzionale che strutturale, sulla base dell'esperienza e dell'interazione con l'esterno. Grazie ai cambiamenti concessi dalla plasticità neuronale è possibile imparare più lingue nel corso della vita e anche in età avanzata.
Con il termine bilinguismo si definisce un individuo che ha acquisito due o più lingue nell'infanzia e che è in grado di parlarle con livello di competenza simile.
- Bilinguismo primario e secondario: primario se si ha acquisizione spontanea di una lingua in età prescolare e secondario se è un apprendimento che avviene nel periodo successivo.
- Bilinguismo simultaneo e consecutivo: simultaneo se le due lingue sono normalmente usate, consecutivo se è un bilinguismo raggiunto da persone che...
In diverse situazioni di vita, le persone hanno cominciato a parlare una seconda lingua.
Il bilinguismo può essere composto o coordinato. È composto quando il parlante ha un sistema unitario in cui due parole fanno riferimento ad un unico sistema concettuale, ed è coordinato quando i due lemmi fanno riferimento a due sistemi indipendenti con uno specifico rapporto tra significante e significato.
Il bilinguismo deve essere considerato un fattore positivo e non di interferenza. I bambini bilingui sono superiori nei test di tipo verbale rispetto ai coetanei monolingui. Infatti, processi come lo switching da una lingua all'altra e la selezione del codice linguistico aumentano l'efficienza dei circuiti neurali dei lobi frontali, con ricadute positive su tutte le funzioni cognitive. C'è quindi una maggiore capacità di selezione e inibizione.
Inoltre, nei bilingui, i sintomi della demenza senile compaiono più tardi e si hanno effetti positivi sulle funzioni cognitive superiori.
conseguenze maggiore produzione di riservacognitiva.Esperimenti. Sul rapporto tra numero di lingue parlate, riserva cognitiva e funzioni cognitive negli anziani è interessante la ricerca di Kavé et al del 2008 che aveva come obiettivo confermare l'ipotesi dell'esistenza di un rapporto positivo tra lingue parlate dai partecipanti e loro stato cognitivo. Coloro che parlavano più fluentemente la lingua madre avevano prestazioni peggiori nei test cognitivi di chi era più fluente in una lingua diversa. È comprovato quindi il rapporto tra apprendimento delle lingue ed efficienza cognitiva ed esso estende i propri effetti anche nelle successive età. Rispetto al multilinguismo come soluzione all'insorgenza dei sintomi della demenza, è stata condotta una ricerca da Alladi e colleghi su 648 pazienti con demenza. I risultati confermano un divario di circa 4.5 anni nella diagnosi di demenza tra soggetti bilingui e monolingui. Gollan e colleghi,Poi, hanno svolto una ricerca sul rapporto tra grado di istruzione, competenza linguistica e probabilità di insorgenza dei sintomi di Alzheimer. I benefici del bilinguismo si presentavano maggiormente in chi aveva un minore grado di istruzione: i pazienti con alto grado di istruzione, si suppose, avevano già raggiunto il livello massimo di riserva cognitiva e gli effetti del bilinguismo erano minori. Ciò implica l'esistenza di un tetto all'accumulo di riserva. Quindi gli esperimenti, in generale, confermano che il bilinguismo è un fattore protettivo contro la demenza in quanto è una risorsa per la riserva cognitiva.
PLURILINGUISMO E PLASTICITÀ NEURONALE
Per molto tempo sull'apprendimento degli anziani delle lingue straniere le ricerche sono state scarse a causa dell'ipotesi del periodo critico: si è capito in seguito che la plasticità cerebrale non si conclude con l'adolescenza. Vi sono due principali teorie
rispetto alla diversa organizzazione dei circuiti neurali in L1 e L2: - le differenze sono conseguenti alla diminuzione della plasticità neuronale: mentre coloro che apprendono la L2 nell'infanzia i circuiti usati per L1 sono simili a quelli di L2, in coloro che apprendono la lingua in età adulta sono coinvolte altre aree neurali per l'apprendimento. Quindi il fattore età ha un ruolo importante- Le differenze nell'attivazione dei circuiti neurali nelle due lingue dipendono dal grado di competenza ed essendo minore nella L2 aumenta la richiesta di supporto neurale. Tuttavia l'età di acquisizione non sempre significa fluenza e competenza. È stata rivelata l'esistenza sia di circuiti neurali dipendenti dall'età e indipendenti dal livello di competenza, sia di circuiti dipendenti dalla competenza ma indipendenti dall'età. PLASTICITÀ NELL'APPRENDIMENTO DI UNA L2 Area grammaticale: ApprendimentoArea semantica: Apprendimento volontario