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I secoli dell’età moderna (XV -XVIII) possono essere divisi in 2 fasi:
di decollo”
che gli storici definiscono “pista per l’economia europea, ed è quella tra
- 1 fase→ XV e XVIII
secolo. Durante questo periodo l’Europa cresce. rivoluzione industriale
- 2 fase→ emerge con la fine dell’700 e più con l’800, corrisponde alla e alla
capacità di produrre vapore attraverso il carbone. Entriamo nell’epoca che sancisce il successo del
grande divergenza"
sistema economico occidentale, quel fenomeno che tutti gli storici oggi definiscono “la
la grande divergenza
L’emergere del sistema economico europeo e il successo del capitalismo occidentale determina l’emergere di un
grande divergenza”
fenomeno: “la che viene interpretato in maniera diversa dagli storici:
● alcuni storici, per lo più europei e americani, ritengono che la grande divergenza, ossia la capacità di riuscire
ad imporsi rispetto al resto del mondo da un punto di vista economico, ci sia già nel ‘400/’500. Già qua
l'Europa cresce più degli altri.
● gli studiosi asiatici non sono d'accordo. Ritengono che, nel mondo preindustriale, la crescita europea
permette di arrivare, forse, al livello delle civiltà asiatiche più sviluppate ovvero Cina, India, Giappone ma non
di superarle. Non c’è la grande divergenza, li è uno scontro di colossi di pari forza. E’ probabile che la Cina
fosse più forte. Secondo alcuni la grande divergenza fra Europa e Resto del Mondo (soprattutto fra Europa e
le grandi civiltà dell’Asia) si sarebbe manifestata solo in seguito alla Rivoluzione Industriale. Fino a tutto il
XVIII secolo la Cina continuava, infatti, a costituire la più grande e prospera economia mondiale.
Sono, invece, tutti d’accordo nel sottolineare che con la rivoluzione industriale l’Europa, in particolare
l’Inghilterra, abbia fatto un salto in avanti a cui nessuno è stato in grado di rispondere: non l’America che era
già europeizzata, non l’Africa che era troppo poco sviluppata, né tanto meno l’Asia, neppure le aree più sviluppate
perché né la Cina, né l'India, né il Giappone conoscono la rivoluzione industriale come l’Europa. Loro arrivano più
La rivoluzione industriale è il momento in cui si manifesta, in tutta la sua forza, la grande divergenza.
tardi.
Oggi non è più presente la grande divergenza, oggi si parla di convergenza economica.
Nel ‘400, ‘500, ‘600, ‘700 una metaforica forbice, i cui denti sono l'Asia (quella inferiore) e l’Europa (quella
superiore) è chiusa. Il dente occidentale scappa e le altre aree del mondo rimangono indietro. (forbice perché si
nel boom economico
tratta di una forte differenza). La grande divergenza tocca il punto più alto probabilmente
degli anni ‘50 e ‘60. Adesso la nostra forbice si sta chiudendo perché il dente asiatico sta recuperando quello
occidentale. Il tasso di crescita dell’Asia è decisamente superiore al tasso di crescita del mondo occidentale.
la piccola divergenza fenomeno esclusivamente europeo,
La piccola divergenza è un a differenza della grande divergenza che è un
fenomeno globale. E’ un fenomeno che tra il ‘500 e ‘600 avviene in Europa ed è quella fase in cui si verifica, a livello
europeo, un cambio di gerarchia. C’è una prima fase dell‘500 che vede il mondo mediterrano e l’Italia, in modo
particolare, ad essere la vera lepre economica. L’Italia è la prima in Europa e tra le prime al mondo dal XIII al XVI
secolo. Con il ‘500 la lepre non sono più i paesi mediterranei ma lo diventano i paesi nord europei, in particolare
l’Inghilterra→ paese che per primo rende evidente il manifestarsi della grande divergenza.
Cambia il contesto economico internazionale anche da punto di vista:
- geografico: infatti il Mediterrano diventa una mare chiuso e gli oceani sono i nuovi luoghi dove si compete
dal un punto di vista economico.
- demografico
- religioso→ tra chiesa cattolica e protestantesimo. Solo la tolleranza religiosa può permettere ad un paese di
crescere economicamente. Se c'è tolleranza c’è più facilmente uno sviluppo economico.
il meccanismo demografico
Ci sono 4 fattori fondamentali con cui spiegare l’andamento demografico di un paese:
nascite, morti, matrimoni, migrazioni.
● matrimonio.
Il fattore demografico che, oggi, in Italia ha perso di significato è il
In tutti i tempi, tasso di natalità, di mortalità e di migrazione sono fondamentali per comprendere l’andamento
demografico di un paese: se si nasce poco e si muore troppo l'andamento demografico di quel paese è segnato.
Se in un paese dove si nasce poco, non ci sono migrazioni, quel paese è destinato ancora più velocemente ad
essere inaridito. Se in un paese si nasce troppo rispetto alle risorse ci sono comunque problemi.
Questi 3 fattori sono fondamentali nel mondo preindustriale e lo sono ancora oggi.
Nel mondo preindustriale, e in alcuni paesi ancora oggi, ha un valore significativo per l’andamento demografico, il
fattore matrimonio ma non in Italia oggi:
- perchè non ci si sposa o lo si fa in età avanzata.
- si può avere figli al di fuori del matrimonio. Nell’Italia degli anni ‘50,’60 avere figli al di fuori del matrimonio
era impossibile, o meglio poteva succede ma eri costretto a sposarti.
Il fattore matrimonio era considerato un fattore demografico importante per stabilire l’andamento demografico di
un paese perché non si avevano figli al di fuori del matrimonio e l’età del matrimonio femminile mi permette di
calcolare il tasso di fecondità e fertilità femminile→ prima si sposa una donna più figli potenzialmente può
avere. L’età al matrimonio era importante per stabilire l’andamento demografico di un paese.
La % di nascite fuori dal matrimonio, in età preindustriale, era limitatissima perchè appena una donna aspettava
un figlio c’era il matrimonio riparatore. Si parla di anni ‘50, ‘60, ‘70, forse anche ‘90 per alcune zone d’Italia.
la natalità in età moderna
tasso di natalità → rapporto tra il numero dei nati vivi in un periodo di tempo e l’ammontare della popolazione.
quoziente specifico di natalità (o di fecondità o di fertilità) → rapporto tra il numero dei nati vivi in un anno e
l’ammontare della popolazione femminile in età feconda.
Il tasso di natalità nel mondo preindustriale è elevatissimo, in Europa era circa del 5% mentre oggi è
inferiore all’1%. La natalità dunque assai elevata, tale da compensare un’altrettanto elevata mortalità ordinaria
oscillante tra il 3 e il 5% (oggi è del 0,95% circa). Nell'Europa preindustriale si nasceva molto perché c’era la
necessità di compensare un tasso di mortalità drammatico, per colmare le morti. Il tasso di natalità è legato alla:
- stagionalità perché nascere in primavera è meglio che nascere in pieno inverno, con il rischio di ammalarsi.
- stagionalità dei lavori agricoli, infatti l’80% della popolazione dell’Europa preindustriale si dedicava ad attività
agricole.
la mortalità in età moderna
Il tasso di mortalità era elevatissimo soprattutto in età infantile che oscilla tra il 15 ed il 35% tra coloro che muoiono
mortalità adolescenziale.
prima di compiere un anno. Altrettanto elevata è la La mortalità è legata:
● medicina: che non aveva fatto passi avanti, non c’erano gli antibiotici.
Le malattie polmonari e respiratorie determinavano la morte per un bambino. Il tasso di mortalità era
elevatissimo perché la medicina non era adeguata.
● luogo: ovvero l’ambiente, e vale ancora oggi. Ci sono luoghi dove oggi uomini e animali vivono sotto lo
stesso tetto. Era così per l’Italia e l’Europa decenni fa.
● alimentazione: in passato la scelta di cosa mangiare non era una scelta così semplice, si mangiava
quello che si poteva, quello che c’era a disposizione.
La mortalità straordinaria o catastrofica è legata a 3 fattori: guerre, epidemie, carestie.
- epidemie: un’epidemia si trasmette più velocemente in ambito urbano che in ambito rurale.
- carestie: è il sinonimo di crisi di sussistenza ovvero non avere il necessario per non morire di fame.
- guerre: bisogna fare una distinzione tra guerra nel mondo preindustriale fino alla 1 guerra mondiale e la
guerra dalla 2 guerra mondiale in poi. Questo perchè la guerra, in età preindustriale, causa mortalità diretta
diffondono le armi di
tra i soldati che si fronteggiano sul fronte, con i civili invece dal momento in cui si
distruzione di massa, i bombardamenti. La guerra è considerata fattore di mortalità straordinaria perché,
nel mondo preindustriale fino al 1° conflitto mondiale, la presenza di eserciti significa distruzione di raccolti,
difficoltà di reperire il cibo necessario, propagazione di malattie quindi i civili subivano i danni di carestie ed
epidemie causate dalla guerra.
l’andamento demografico in Europa nel medioevo
La popolazione europea tra l’XI e l’XIV secolo aumenta del 70%, passando da 40 a 70 milioni di abitanti.
densità abitativa,
La ovvero quante persone vivono in una determinata area, è più alta in Asia.
Meno densità abitativa c’è, significa che la situazione economica è meno positiva. Oggi l’Europa ha una popolazione
di 740 milioni di abitanti.
A partire dall’XI secolo la popolazione cresce anche parecchio e mette in difficoltà il sistema economico.
crisi epidemica, avviene la peste nera.
L’andamento demografico europeo a metà ‘300 conosce una
Era dall’epoca dei romani, di Giustiniano che non c’era un'epidemia di peste come quella dell‘300.
L’epidemia arriva dal mar Nero, parte dall’est. Quando arriva in Europa tra il 1347 al 1350 colpisce tutti i paesi con
tasso di mortalità pari o superiore al 30%. Le popolazioni europee erano impreparate a livelli di anticorpi.
La peste di metà ‘300 lascia segno in tutta Europa, la ripresa è lenta e non è uguale per tutte le aree.
Segue poi una crescita nell‘400 e nell‘500.
l'andamento demografico in Europa in età moderna (secc. XVI - XVIII)
Nel 1630 si verifica un’altra pestilenza, ancora u