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ABILITA' DI BASE NEL COLLOQUIO:

Si parla delle mosse essenziali che necessitano dell'interazione cliente-psicologo. Queste mosse (di

apertura, di chiusura e di attending) sono delle abilità da acquisire all'interno del Colloquio,

affinchè quest'ultimo possa esistere. Si parte da:

Fase dei Preliminari (di apertura): Apre il terreno a quello che avverrà successivamente.

9 Ancora prima di aprire il colloquio, dobbiamo riflettere sul modo di accogliere la persona e

su quale potrebbe essere il nostro stile comunicativo (es. Dare del “tu” o del “lei”. Non va

bene chiederlo al cliente, perchè ci si troverebbe di fronte ad un'inversione dei ruoli. Il “lei”

viene dato per mettere una distanza tra psicologo-cliente, a volte è protettivo e facilita la

comunicazione. Principalmente dobbiamo capire quale forma sentiamo maggiormente

nostra, perchè non può essere una regola posta a caso. Bisogna però anche pensare

all'efficacia di ciò che stiamo facendo e scegliere in base al tipo di contesto). Per quanto

riguarda il modo di accogliere la persona bisogna pensare, ad esempio, se utilizzare o meno

la stretta di mano (capire se può essere una fonte di disagio, sia per sé che per il cliente).

Prima di capire cosa porta la persona lì ed entrare nell'apertura vera e propria del colloquio,

dobbiamo pensare di firmare il contratto che ci lega alla persona che si ha di fronte

(consenso informato); le persone possono venire da noi anche avendo già firmato un

consenso informato.

Il colloquio può essere svolto da dietro una scrivania o attraverso sedie contigue (in questo

caso può anche non dipendere da noi, ma dalla struttura); anche l'aspetto dell'abbigliamento

deve essere adeguato alle varie situazioni (vedere se la scrivania è o meno in grado di

coprire la parte bassa del corpo).

Tutto quello che mimiamo con le mani arriva alla persona che abbiamo davanti, e dobbiamo

trovare una propria modalità di gestire lo spazio (es. Tenere in mano una penna può aiutare

tantissimo, perchè toglie dall'imbarazzo di dover fare dei gesti con le mani. Inoltre, ci mette

in una condizione di professionalità). I gesti con le mani devono essere utilizzati con

consapevolezza, accompagnando quello che viene detto, e non completamente a caso. Se si

hanno degli atteggiamenti usuali da seduti, quando si parla con una persona, potrebbe essere

utile provare a guardarsi attraverso uno specchio per poter leggere degli aspetti mai presi in

considerazione.

Il colloquio prende avvio con una domanda aperta (es. Cosa la porta qui?) e anche un cenno

interrogativo del volto rappresenta una domanda. Ci possono essere modalità di apertura

anche molto più colloquiali (es. Con gli studenti. In questo caso non puoi chiedergli cosa lo

porta lì). La regola di base è quella di cercare di essere più neutri possibile nell'apertura.

COMPORTAMENTO DI ATTENDING:

Rappresenta un comportamento che include una serie di sfaccettature essenziali all'interno del

Colloquio. Gli obiettivi di questo tipo di atteggiamento risiedono nel ridurre il tempo in cui parla lo

psicologo, offrendo al cliente l'opportunità di esaminare la questione e di raccontare la sua storia. Il

punto essenziale è cercare di dedicare la propria attenzione a chi si ha di fronte e non al modo in cui

si sta gestendo la situazione (talvolta si è più concentrati sulla propria prestazione, non facendo

attenzione a quello che ci viene chiesto).

La mancanza di Attending può anche essere usata in modo funzionale per fermare il cliente mentre

parla “inutilmente” (di fronte ad un'iperproduzione di contenuti non pertinenti rispetto a quello su

cui vorremmo lavorare, oppure di fronte all'esacerbazione di un aspetto emotivo), in ogni momento

della seduta. Questo comportamento consiste in:

Contatto visivo: Quando parliamo con una persona cerchiamo di guardarla negli occhi. Non

• risulta semplice farlo, perchè esistono delle culture che ci portano a fare delle riflessioni

sull'adeguatezza/inadeguatezza di un contatto oculare un po' troppo presente. L'obiettivo è

quello di agevolare la comunicazione del cliente, quindi lo sguardo deve essere utilizzato

cercando di non creare imbarazzo.

Qualità vocali: La tonalità della voce e il ritmo del discorso indicano molto di ciò che si

• prova rispetto ad una persona. Se si ha di fronte una persona con un eloquio lento, non

possiamo parlare troppo veloce perchè ci si troverebbe su piani diversi. Al contrario, di

fronte ad una persona che parla veloce, non possiamo metterci in una condizione di avere un

10 eloquio lento e ricco di pause, a meno che non si utilizzi per creare enfasi in ciò che viene

detto (es. “Sono veramente interessato a ciò che mi stai dicendo”; ci sono molti modi per

dire questa frase, variando la tonalità ed il ritmo della voce).

Controllo verbale: Si fa riferimento al contenuto verbale. Il cliente si presenta con una

• questione che gli interessa e che vuole raccontare, quindi se lo psicologo cambia argomento

deve essere consapevole di star interrompendo un flusso di qualcosa che per l'altro è

importante (non è però sempre sbagliato, se lo psicologo ritiene di dover concentrare la

propria attenzione su altri aspetti). Il rischio è quello di ottenere degli effetti non desiderati.

Linguaggio corporeo corretto: Si fa riferimento a elementi che fanno sì che ci sia la

• percezione dell'attenzione a quello che sta dicendo il cliente. Quest'ultimo percepisce

interesse da parte del professionista quando:

Si rivolge verso il cliente.

Si inclina in avanti.

Ha un volto espressivo.

Usa gesti affabili.

Attending è più facile se l'attenzione è focalizzata più sul cliente che su sé stessi (es. Fare delle

domande relative all'argomento del cliente). Tutte le risposte di Attending seguono l'esposizione del

cliente, ed ogni risposta può portare in una direzione diversa. Esso è vitale in tutte le interazioni

umane, anche se soggetto ad interpretazioni diverse rispetto alle culture, ed è essenziale soprattutto

sugli aspetti non verbali (quando lo psicologo ha la sensazione di sentirsi perso).

Allo stesso tempo, esistono delle risposte considerate passive, utilizzate nel momento in cui non ci

si aspetta una reazione dall'altra parte. Queste tre risposte hanno l'obiettivo di mostrare la stessa

linea di sapere, agire e sentire rispetto a ciò che ci sta portando l'utente:

Parafrasi: La sua funzione principale è comunicare all'altro che abbiamo capito quello che ci

• sta dicendo (ogni due o tre domande è bene procedere con una Parafrasi). Non si può

pensare di far parlare il cliente, essendo in grado di avere le idee chiare su un eloquio durato

molto tempo; essa serve allo psicologo per capire se realmente ha compreso quello che è

stato detto. Viene definita Parafrasi perchè si deve cercare, quando la si fa, di usare una

forma non assimilabile al riassunto, ma un utilizzo di termini diversi per riproporre lo stesso

concetto appena presentato dal cliente (fondamentale perchè mette alla prova la capacità di

comprensione). Inoltre, essa diventa necessaria anche alla luce di difficoltà di comprensione

di terminologie “slang” (es. Chill).

Empatia: Impossibile svolgere un colloquio se non c'è alla base alcuna forma di essa. Anche

• se non la si sente, a livello professionale si deve fare ricorso ad aspetti che fanno sì che

l'empatia venga comunicata (per far sì che ci sia anche una produzione dall'altra parte). Allo

stesso modo, anche la vera empatia (l'essere troppo coinvolti) non risulta essere funzionale

durante il colloquio, e bisogna fare attenzione alla Collusione non funzionale. In questo caso

si è troppo trasportati dalla curiosità e dal desiderio di dare soluzioni, cercando di aiutare

l'altra persona. Ci sono alcuni elementi che appartengono alla manifestazione dell'empatia e

si parla di:

Contatto oculare.

Allineamento/convergenza sul piano verbale e non verbale rispetto a chi abbiamo di fronte.

E' presente una somiglianza con l'Attending, ma l'empatia è qualcosa in più. Si può

esprimere attraverso la Riflessione empatica, la quale viene utilizzata quando c'è

l'espressione di un contenuto emotivo importante, ricalcando quello che ci è stato riportato

(es. “Mi sono sentito sopraffatto da questa situazione”, “Quindi si è sentito sopraffatto da

questa situazione”). Quest'ultima può essere usata nel momento in cui si verifica

l'espressione di un contenuto emotivo importante, per far capire al cliente che viene sentita

la stessa cosa che lui sta sentendo.

Offrire dei feedback

11

ASCOLTO ATTIVO E LINGUAGGIO EMOTIVO

L'ascolto attivo è alla base della nostra capacità di riuscire a comprendere quello che veramente

viene dalla persona che abbiamo di fronte. Anch'esso è una tecnica e si basa sulla manifestazione

dell'Empatia e sull'accettazione: cercare di ascoltare in modo attivo significa essere veramente

concentrati su ciò che ci comunica l'altro, a tutti i livelli (anche quello non verbale e paraverbale).

Significa cercare di cogliere le sfumature che possono crearsi come discrepanza tra la

comunicazione non verbale e quello che viene detto. Fa parte dell'Ascolto attivo anche comunicare

che stiamo comprendendo quello che ci viene detto (non possiamo avere un Ascolto attivo senza

dare un feedback). Quando si parla di comunicazione non verbale/paraverbale ci si riferisce anche

alla postura, tono della voce ed una comunicazione basata sul contatto oculare (es. Quando

guardiamo negli occhi una persona e questa abbassa lo sguardo). L'Ascolto attivo apre una

riflessione sul Linguaggio emotivo, il quale rappresenta un elemento che consente di entrare in

relazione con la persona che si ha di fronte, in un'ottica di individuazione dei bisogni e degli

interessi; è importante, come psicologi, aiutare la persona che si ha di fronte a scendere su un piano

di interessi (e non su un piano di posizione. In questo caso non si otterrà alcun cambiamento).

Risulta utile cercare di evocare qualcosa nella persona che si ha di fronte, attraverso l'utilizzo del

Linguaggio emotivo in modo che, per una sorta di eco, essa risponda sullo stesso piano. Questo

linguaggio tende a proporre delle terminologie che vanno a lavorare sull'emotività (sentire, provare,

etc. Sono tutti verbi che vanno nella direzione di evocare un piano emotivo). Quando lo psicologo

propone qualcosa all'interno del colloquio p

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Linda28_1997 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di COLLOQUIO PSICOLOGICO e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Giangrasso Barbara.
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