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COMPAGNIA
Un altro fattore che ha un'importanza cruciale nella previsione di futuri successi o fallimenti è il gruppo dei pari. Gli psicologi dello sviluppo classificano i gruppi di coetanei in base alle loro dimensioni: 1. gruppi ristretti, o cricche, formati solo da circa sei ragazzi; è di questo tipo il gruppo degli amici più intimi, generalmente si tratta di gruppi unisex; 2. compagnie: aggregazioni più numerose che possono comprendere i migliori amici più una serie di persone alle quali si è meno legati e con cui ci si frequenta meno; 3. piccoli gruppi misti, i quali emergono gradualmente da queste compagnie numerose; 4. relazioni sentimentali, alle quali ci si focalizza sul finire dell'adolescenza. Le compagnie nello specifico permettono agli adolescenti di ritrovarsi con altri che condividono i loro valori. Le compagnie rappresentano anche una sorta di mappa che aiuta l'adolescente a orientarsi per entrare in contatto con.«le persone che fanno al caso mio» in un mondo che ci sommerge con un eccesso di relazioni sociali. Uno psicologo ha suggerito che le dimensioni della scuola giocano un ruolo essenziale nella formazione di determinate compagnie di adolescenti. In tutti i paesi ricchi, le categorie in cui si suddividono le compagnie di adolescenti sono le stesse, dettate dal tipo di persona che le compongono: gli intellettuali, i teenager più popolari, i deviati.
Uno studio, che aveva lo scopo di tracciare l'andamento dell'autostima dei più giovani nel passaggio dalla scuola primaria alle scuole superiori, ha documentato che:
- Essere studiosi si trasforma da un valore a un peso negli anni delle superiori: questi ragazzi erano più felici durante la scuola primaria e tendono ad avere bassa autostima alle superiori.
- Gli adolescenti appartenenti al gruppo degli atleti avevano acquisito una sempre maggiore fiducia in se stessi durante l'adolescenza.
Ragazzi le ragazze che erano finiti nel gruppo dei deviati erano particolarmente infelici durante la scuola primaria e negli anni dell'adolescenza: ciò li porta a gravitare intorno al gruppo di cattivi compagni.
LA CATTIVA COMPAGNIA
La cattiva compagnia può far compiere agli adolescenti cattive azioni, in quanto gli adolescenti sono incredibilmente influenzati dai coetanei. Oltre a ciò, ogni gruppo ha un suo leader, quindi se un ragazzino si unisce a un gruppo delinquenziale, egli avrà maggiori probabilità di adottare comportamenti antisociali e criminali. Se a ciò uniamo il fatto che il semplice fatto di stare in gruppo rende l'atmosfera più ironica, la probabilità di compiere azioni rischiose è maggiore. La formazione alla devianza, cioè la diffusione dei comportamenti delinquenziali attraverso la socializzazione, si verifica in funzione del semplice fatto di parlare con gli altri amici del gruppo: le
interazioni fra parisono nella prima adolescenza un mezzo tramite il quale i problemi comportamentali si instaurano e si consolidano. Unragazzino che per i comportamenti aggressivi si trova ad essere rifiutato dai coetanei normali ha come unicacompagnia possibile il gruppo antisociale della gang.La banda è un gruppo di ragazzi uniti da rapporti molto stretti che commettono atti delinquenziali. Gli appartenentialla gang condividono un'identità collettiva che spesso esprimono attraverso l'adozione di particolari simboli e lapretesa di controllare un certo territorio. Nel caso delle attuali gang acquista notevole importanza il fattore socioeconomico: edizioni economiche avverse e il fatto di vivere in comunità connotate da una scarsa efficacia collettivapromuovono la formazione delle bande.Cap.10: la costruzione della vita adulta
Il contesto: La adultità emergente è una fase della vita che va dalla fine delle scuole superiori fino a quasi 30
anni dietà, durante la quale ci si dedica a costruire una vita adulta. Essa non è una fase della vita a livello universale, ma riguarda la minoranza di popolazione giovanile che vive nel mondo industrializzato. Mentre prima si era soliti considerare il matrimonio, la genitorialità, la possibilità di mantenere una famiglia come condizioni sufficienti per sentirsi adulti, oggi, poiché pochi giovani hanno assunto questi ruoli entro i 25 anni, la maggior parte delle persone valuta in termini di qualità interiori criteri necessari per decretare l'ingresso nella vita adulta. Negli anni dell'adolescenza è la scuola superiore a organizzare le nostre giornate. Ci si alza, si va a lezione: si fa sempre lo stesso identico percorso. Poi, dopo la fine delle superiori, le nostre vite prendono strade diverse. Gli adulti emergenti vivono da soli o insieme agli amici, continuano a stare con i genitori o si trasferiscono lontano da casa. Per alcuni di loroCi vogliono decenni per costruire una vita adulta. Ma perché ad un certo punto emerge questa fase priva di strutture?
Cultura e storia: l'adulta emergente è stata resa possibile da diversi fattori:
Dall'eccezionale aumento della longevità che si è verificato nel ventesimo secolo: con un'aspettativa di vita che si aggirava intorno ai 50 anni non ci si poteva concedere il lusso di impiegare 10 anni a costruire la propria vita adulta;
Dall'istruzione: mezzo secolo fa il diplomato della scuola superiore permetteva di accedere a un lavoro molto ben retribuito. Oggi, l'università è vista come un fattore imprescindibile per una carriera lavorativa di successo, ma il percorso risulta essere molto lungo e richiedere dai 5 ai 10 anni prima di avviarsi ad una carriera lavorativa;
Può essere difficile rimanere sposati e trovare un lavoro ben retribuito: nell'ultimo scorcio del ventesimo secolo, nella cultura
Occidentale si è formata un'idea secondo la quale le persone possono cambiare drasticamente la loro vita lungo tutto l'arco dell'età adulta;
I fattori che plasmano la adultità emergente variano da paese a paese:
Il modello Mediterraneo. Nell'Europa meridionale ci sono diversi ostacoli che rallentano il raggiungimento di una piena vita adulta: il principale è rappresentato dalla disoccupazione giovanile; le norme sociali non incoraggiano la convivenza, cioè il vivere insieme fuori dal matrimonio, così in Portogallo, Italia, Spagna e Grecia è molto comune che i giovani vivono a casa dei genitori ben oltre i 20 anni e persino oltre i 30.
Il modello scandinavo. Queste barriere non esistono in Scandinavia, dove il fenomeno dell'abbandono del nido tende a verificarsi già dallo stadio iniziale della adultità emergente, accompagnate e incoraggiate da sovvenzioni statali. Il decennio che va dai 20 ai 30 anni
è visto come un periodo di vita in cui si è liberi di dedicare il tempo alle esplorazioni di ciò che la vita offre, prima di avere figli, per poi forse decidere di sposarsi. Il modello statunitense. gli Stati Uniti presentano caratteristiche tipiche di entrambi gli scenari. Come accade nei paesi nordici, un'alta percentuale di donne ha figli al di fuori del matrimonio; tuttavia, al pari di ciò che avviene in Europa, i giovani statunitensi considerano il matrimonio un importante obiettivo esistenziale. La cultura individualistica statunitense incoraggia fortemente i giovani a lasciare la casa dei genitori intorno ai 18 anni, ma questa spinta non è accompagnata, come in Scandinavia da sovvenzioni statali. Purtroppo, le disuguaglianze di reddito producono differenze nette nel percorso di costruzione della vita: spesso gli adulti a basso reddito non si sposano, e i giovani hanno serie difficoltà ad uscire dalla casa dei loro genitori. Quando inizial'adultità emergente? Negli Stati Uniti e in Europa settentrionale l'abbandono del nido è tradizionalmente considerato come un rito di passaggio fondamentale che costringe le persone a compiere un primo, importante passo verso l'indipendenza della vita adulta. L'uscita dalla casa dei genitori produce un miglioramento nel rapporto genitori figli e rende le persone più mature. In numerosi studi longitudinali, sia giovani sia i loro genitori hanno riferito che i conflitti sono diminuiti quando i figli hanno lasciato il nido. Questo, però, non vale per l'Italia, dove i giovani antepongono la vicinanza alla famiglia alle amicizie e gli adulti emergenti solitamente vivono in casa dei genitori. L'uscita dalla casa dei genitori rende più maturi? In uno studio sono stati messi a confronto un gruppo di ventenni che non avevano mai lasciato la propria casa con un gruppo di coetanei che ne erano già usciti: è emerso che chistava ancora nel nido era meno incline a portare avanti una relazione a lungo termine, si sentiva emotivamente più alle dipendenze dei genitori ed era meno soddisfatto della vita. Non bisogna però dimenticare che, nella maggior parte dei casi, il mancato abbandono del nido è da ricondurre ad una motivazione di natura economica. Oltre ai problemi finanziari, c'è un altro ostacolo all'uscita di casa per chi è figlio di immigrati o appartiene a una minoranza etnica: i valori. Se un giovane possiede una concezione collettivista del mondo che mette la famiglia al primo posto, i figli possono restare nel nido per motivi connessi alle esigenze degli adulti: aiutare la famiglia economicamente e nelle attività domestiche. Dunque, l'abbandono del nido non rappresenta più necessariamente l'inizio della adultità emergente: i giovani non hanno bisogno di essere indipendenti per comportarsi da persone mature. Il momento in cuipuò dirsi completato il passaggio all'età adulta riflette l'orologio sociale della cultura a cui apparteniamo. Questa affermazione fa riferimento a un sistema condiviso di norme legate all'età che fungono da indicatori e ci dicono quali comportamenti sono più appropriati nelle diverse età. Se quel passaggio avviene nei tempi considerati normali dalla società, si dice che la persona è in tempo; altrimenti, se troppo in anticipo o troppo in ritardo, è considerata fuori tempo. Sentirsi gravemente in ritardo può generare nei giovani una notevole angoscia. I limiti dell'adultità emergente sono determinati da fattori sociali e da obiettivi personali. Ad esempio con l'innalzamento fino a 30 anni dell'età media per il matrimonio, nella maggior parte dei paesi europei, è normale per gli occidentali non avere una relazione fissa per più di un decennio. Oppure se la priorità propriaè il matrimonio e la famiglia, allora si tende a sposarsi e avere figli a una più giovane età.Il problema è che le persone non possono decidere di trovare l’amore della propria vita a un’età precisa.Questa sensazione di mancanza di controllo può essere frustrante e portare a pressioni sociali e personali. Tuttavia, è importante ricordare che ogni persona ha il proprio percorso unico e che non esiste un momento "giusto" per sposarsi o avere figli. Ciò che conta è trovare la felicità e la realizzazione personale, indipendentemente dall'età in cui ciò accade.