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NEVIO

Coevo di Livio Andronico, autore oltre che di opere epiche, anche di tragedie e commedie. Tutti gli

autori arcaici della letteratura latina coltivano generi arcaici.

Autore di un poema epico-storico, il Bellum Poenicum, dedicato alla prima guerra punica a cui

Nevio partecipò personalmente. Viene riservato uno spazio alla mitologia, dunque anche alle

divinità. Si parla dell’arrivo di Enea a Cartagine in uno dei pochissimi frammenti rinvenuti.

Possiamo ipotizzare che il racconto di Enea avesse carattere eziologico, quasi a spiegare le antiche

rivalità tra Cartagine e Roma.

Nevio in qualche modo si rifà al poema epico-mitologico di Omero ma anche all’epos storico

ellenistico, che ha come fine non solo la celebrazione dei sovrani, ma anche delle città.

Qui, infatti, abbiamo la celebrazione della città di Roma dopo la sconfitta di Cartagine, come

conquista del Mediterraneo.

Il primo epos storico di cui abbiamo notizia nella letteratura latina riserva uno spazio alla mitologia

e agli dèi.

Opera a cavallo tra tradizione e innovazione poiché nonostante i riferimenti alla mitologia, l’opera

è comunque scritta in saturni.

Questi autori erano fin dall’inizio legatissimi alla cultura greca. Quando parliamo di teatro, questi

autori usavano modelli greci (specialmente per le tragedie).

Il proemio della Medea di Ennio; se lo si mette a confronto con l’opera di Euripide, notiamo che ci

troviamo difronte ad una traduzione artistica.

Nella commedia, Plauto e Terenzio ricorreranno alla pratica della contaminatio.

Prendiamo come esempio un frammento del proemio del Bellum Poenicum:

novèm Iovìs concòrdes, filiae

“Nove sorelle concordi, figlie di Giove”

Sarà un’invocazione alle muse, alle quali nei versi successivi Nevio chiedeva di essere ispirato.

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che queste 9 sorelle di Giove non fossero Muse ma Camene.

Se prendessimo in considerazione gli Annales di Ennio, vi era più di un proemio in questa opera,

laddove nella narrazione si verificasse uno snodo narrativo (accade anche in Virgilio – proemio nel

primo libro e proemio nel settimo).

Ennio nel proemio del settimo libro dichiara la superiorità rispetto agli autori epici precedenti (Livio

Andronico e Nevio, in particolare quest’ultimo). Come argomento a dimostrazione della sua

superiorità Ennio ricorre alla forma, lo stile e il metro utilizzati. Dice che i versi dei suoi

predecessori sono adatti ai FAUNI e alle CAMENE, cioè divinità rozze e primitive.

Ennio inoltre usa l’ESAMETRO, non il saturnio.

ENNIO

Vive a cavallo fra il III e il II secolo. È un autore poligrafo e poliedrico in quanto si occupa dei vari

generi letterari. È probabile che ancor prima di Lucilio, Ennio abbia scritto qualcosa di simile alla

satira, sul modello greco nonché sui giambi di Callimaco. Soggettivismo e varietà dei temi.

Se così fosse, cadrebbe la perentoria affermazione di Quintiliano “SATIRA NOSTRA EST”. La satira

formalizzata, quella scritta in esametri forse è tutta romana, ma l’idea di componimenti che

trattano diversi temi probabilmente non è romana.

Autore di teatro, tragedie e commedie (abbiamo citato poco fa la Medea). Pare che le sue

commedie non avessero grande successo (non aveva tanto talento comico).

Viene citato da Cicerone (metà I sec. a.C.). cicerone rappresenta auna grande fonte INDIRETTA

delle tragedie enniane.

Ennio è anche autore EPICO. Non dobbiamo pensare solo agli Annales, ma anche a un poemetto

epico-didascalico, il quale si configura come una vera e propria versione latina

dell’HEDYPHAGETIKA, poema di un autore greco-siciliano, Archestrato di Gela,

opera monumentale in 18 libri che non furono pubblicati tutti insieme ma o a gruppi di 3 o a

gruppi di 6. La narrazione ha inizio dalla partenza di Enea da troia e si estende fino agli avvenimenti

contemporanei al poeta, nonché la battaglia di Ambracia.

Ci restano solo 600 versi, pochi rispetto alla mole dell’intera opera.

Qual è l’innovazione principale di Ennio? L’introduzione dell’esametro; in questo modo egli lega

ancor di più la letteratura latina al modello omerico. Ennio, infatti, tende ad accreditarsi come più

grande poeta della letteratura latino, come fosse un Omero latino.

Il collegamento con Omero si evidenzia ancor di più se consideriamo che, pur trattando un

argomento storico, Ennio riserva uno spazio anche alla mitologia e agli dèi.

Dai frammenti superstiti leggiamo di due concili degli dèi:

Il primo avvenuto in ambito della battaglia di Roma contro Pirro; il secondo invece si riunisce in

occasione della seconda guerra punica. Gli dèi svolgono un ruolo fondamentale in Ennio in quanto

decidono che dovrà essere Roma a vincere. Ennio immagina che in occasione di questo secondo

concilio, Giunone (da sempre avversa ai romani) si riconcili con essi.

Questo poema Neviano celebra la grandezza di Roma dopo la vittoria riportata su Cartagine.

Ricordiamo che Annibale, dopo aver valicato le Alpi, scorrazza per 15 anni devastando l’Italia.

Adozione esametro: molto probabilmente (teoria dello studioso Scevola Marotti) gli Annales non

sono la prima opera della letteratura latina composta in esametri. La prima dovrebbe essere la

traduzione del poema di Archestrato di Gela; ciò si evince dalla metrica: gli esametri di questo

poemetto gastronomico appaiono più primitivi. Nei versi dell’Hedyphagetika viene utilizzato lo

iato.

L’esametro è un verso utilizzato anche in altri generi letterati: satira, poesia bucolica, poesia

elegiaca…

Dunque Ennio è il fondatore non soltanto della poesia epica ma di tutta la poesia esametrica

utilizzata per gli altri generi letterari.

Ennio viene considerato un modello da Lucrezio, che lo celebrerà nel De rerum natura per motivi

stilistici; Cicerone citerà versi enniani tratti dalle tragedie e lo stesso Virgilio si rifarà al modello

enniano (certamente aggiornandolo e modernizzandolo).

Dunque quest’opera di Ennio occupa un posto centrale nella letteratura latina che non durerà per

sempre in quanto, dopo la pubblicazione dell’Eneide, diverrà questa il poema nazionale.

Quintiliano (anni 90 del I sec. d.C.) pone Ennio soltanto al terzo posto.

1) Viriglio

2) Lucrezio

3) Ennio

Quando un’opera ci giunge frammentaria significa che ad un certo punto dell’antichità non è stata

più letta.

Diamo ora uno sguardo al proemio degli Annales Questo frammento NON necessariamente è il

primo verso del proemio di Ennio. Siamo

sicuramente in un contesto proemiale. È un

esametro senza dubbio. “O Muse, che con i

vostri piedi battete il grande Olimpo” (il monte). La grafia “Olumpum” senza “y” si pensa sia così

poiché ai tempi di Ennio non era stata ancora introdotta. Si riferisce all’immagine di una danza e ne

abbiamo la prova dal carme 1-37 di Orazio, in cui il poeta esulta per la morte di Cleopatra, acerrima

nemica di Roma.

Qui ci sono le Muse, non ci sono più le Camene; dunque, c’è una perfetta corrispondenza tra le

divinità greche e l’uso dell’esametro. Il termine oltretutto è posto in positio princeps rispetto

all’esametro, a prova del manifesto poetico da Ennio proposto: io non soltanto vi scrivo l’esametro,

ma invoco anche una divinità greca. fr. 2: “avvinto in un sogno leggero e tranquillo”

fr. 3: “mi sembrò che fosse presente il poeta Omero”

C’è il racconto di un sogno nel poema, in cui si presenta Omero.

Costruzione personale del verbo “videor”, verbo standard per indicare un sogno.

Come quando appare in sogno Ettore ad Enea nell’Eneide; Virgilio qui utilizza il verbo “videor”.

Da Lucrezio sappiamo cosa dicesse Omero ad Ennio in questo sogno; Omero, cioè, impartisce ad

Ennio una lezione sul funzionamento dell’universo e sulla dottrina della metempsicosi. Il

pitagorismo era molto diffuso; nel libro XV delle Metamorfosi Numa Pompilio, dopo essere stato

scelto come sovrano, sente il bisogno di recarsi a Crotone da Pitagora, il quale farà a Numa una

lezione di stampo eracliteo (tutto muta, tutto cambia). Ciò ha funzione di fornire una base

filosofica alle metamorfosi.

L’anima di Omero si è traferita nel corpo di Ennio. Nel momento in cui Ennio dichiara la sua

predilezione per il modello omerico, per far questo utilizza una procedura letteraria di stampo

alessandrino/ellenistico. È interessante come questo richiamo venga utilizzato con materiali

moderni.

VIRGILIO

Virgilio vive nel I sec. a.C. (nasce nel 70 a.C. e muore nel 19 a.C.).

Virgilio si occupa di diversi generi letterari. Il suo esordio si ha con la poesia bucolica, la quale

richiama ai pastori o, meglio, ai bovari (bus, boos gr.). si tratta però di una poesia molto raffinata; i

pastori sono raffinati, è un mondo rurale molto irrealizzato.

Il modello di Viriglio per le Egloghe sarà Teocrito che, sulla rassegna di Quintiliano sui generi

letterari, viene accostato agli autori epici, questo perché sia il genere epico sia quello bucolico

ricorrono all’uso dell’esametro.

Le egloghe sono 10, ci sono riferimenti autobiografici certi: nel nono libro Titiro è il pastore con il

quale Virgilio si identifica.

I beni di Virgilio gli vengono confiscati per essere assegnati ai veterani della battaglia di Filippi del

43 (tema presente nella prima egloga).

GEORGICHE = poema epico didascalico in 4 libri. Il tema di questo poema epico-didascalico è

l’allevamento, l’agricoltura e l’apicoltura.

È un’opera complessa in cui confluiscono temi di carattere filosofico, religioso e ideologico.

“Non mollia iussa” = ordini piuttosto energetici di Mecenate, che lo spinge a comporre

quest’opera. In questo periodo i proprietari terrieri non si danno molto da fare per coltivare i

poderi, si trasferiscono in città, si danno al commercio (anche all’usura) e nel programma augusteo

c’era anche un ritorno alle campagne. Virgilio costruisce attorno a questo spunto la sua opera.

Le Georgiche presentano delle affinità con il poema epico-storico, nel metro, nel registro, nel

proemio. Il poeta che è un didascalos non può rimanere nascosto. A volte il registro si abbassa, ad

esempio quando viene proposto un elenco di attrezzi agricoli. Quando parla dell’aggregazione degli

atomi anche il registro si abbassa. Nell’epica didascalica la narrazione è argomentativa, si deve

dimostrare il precetto che il peta presenta ai lettori. Il registro è vicino alla PROSA.

Nel proemio delle Georgiche c’è un’invocazione alle divinit&

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A.A. 2023-2024
60 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariaromano532 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Domenicucci Patrizio.