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IL RAPPORTO EDUCATORE- SOGGETTO IN FORMAZIONE NON SI PUO’ INTERPRETARE
ESCLUSIVAMENTE ALL’INTERNO DI UNA DINAMICA INTERPERSONALE.
Essa accade in un contesto realizzato da una fitta rete di altre relazioni umane, eventi storici e
realtà sociali e culturali che ne determinano la molteplicità di fattori chiamati in causa.
I bisogni alla base di una
relazione d’aiuto educativa
Il bisogno: caratterizzante la relazione necessaria, dipendente dalla figura dell’adulto, non
1) necessariamente emergenziale, come quella fisiologica del bambino che dipenda dall’adulto,
ma anche del soggetto malato o del disabile.
Gratificazione, all’interno di una relazione edonistica, in cui il soggetto in formazione necessita
2) di conferme e gratificazioni per nutrire fiducia e stima in sé.
Normatività: in una relazione in cui il soggetto in formazione riceve soddisfazione nel suo
3) bisogno di regole e norme, esigenza di ordine.
Autoaffermazione è quel bisogno che viene soddisfatto nella relazione competitiva, in una
4) dinamica di confronto e opposizione alle regole o a chi le rappresenta.
Condivisione in una relazione in cui confronto e verifica continua danno vita a ragioni
5) condivise.
La preferenza è un bisogno che da vita a una relazione elettiva, valevole di per sé stessa, che il
6) soggetto in formazione sceglie per l’apertura che offre alla conoscenza: l’adulto viene scelto
come modello o mediatore di modelli che il minore assumerà in modo personale.
Rd’A: gestire e sostenere una
relazione d’aiuto
LA GESTIONE DELLA ASIMMETRIA;
a) LA GESTIONE DELLE DINAMICHE AFFETTIVE;
b) LA GESTIONE DEI VISSUTI,
c) LA GESTIONE DEI SILENZI.
d)
Rd’A: declinata agli
apprendimenti nella
dimensione evolutiva e dello
sviluppo prossimale
La scuola può colmare le lacune di una esperienza
educativa inadeguata e aiutare il minore a
risollevare il capo. È certamente vero, però, che
tutto ciò non è sempre si realizza.
Istruzione VS educazione
alla ricerca di un funzionale
punto di equilibrio
Lo studente problematico pone dinanzi nuove sfide
personali nella ricerca di forti motivazioni e risoluzione dei
bisogni primari affettivi e relazionali.
La dispersione scolastica in Italia e
in Europa
Lo studente problematico
Gli aspetti che condizionano negativamente le esperienze scolastiche:
LA RELAZIONE DISTANTE CON L’ALLIEVO PROBLEMATICO
a) LA MANCANZA DI SUCCESSO
b) LA VALUTAZIONE PUNITIVA
c) IL MODELLO DIDATTICO TRADIZIONALE
d) LE ASPETTATIVE BASSE
e) L’ATTEGGIAMENTO INDULGENTE
f) LE PRATICHE MARGINALIZZANTI
g) PRATICHE COERCITIVE
h) TEAM DOCENTE NON COLLABORATIVO
i)
La demotivazione nel
soggetto problematico
Partendo dagli studi di Maslow sulla
motivazione e le personalità, la ricerca sulle
motivazioni scolastiche hanno evidenziato e
delineato dei percorsi di riflessione su cui
costruire un tragitto metodologico e didattico.
Il ruolo dei bisogni
L’uomo vive di desideri. Soddisfattone uno se ne
presenterà subito un altro. Ma i desideri hanno una scala
gerarchica di soddisfazione dei bisogni.
BISOGNI FISIOLOGICI
BISOGNI DI SICUREZZA
BISOGNI DI APPARTENENZA E AMORE
BISOGNI DI STIMA
NON è POSSIBILE PENSARE DI SODDISFARE I
BISOGNI SECONDARI DI CRESCITA, DI
AUTOREALIZZAZIONE, DI CONOSCENZA ED
ESTETICI, se prima non si troveranno
soddisfatti quelli primari di mancanza.
L’EDUCATORE DEVE VALUTARE SE IL DISCENTE SIA PRONTO,
SUFFICIENTEMENTE EQUIPAGGIATO DI BISOGNI PRIMARI
SODDISFATTI O NO, E ORIENTARE LA PROPOSTA FORMATIVA.
Rd’A: la gestione nella classe
Gestire la classe non significa instaurare la DISCIPLINA
Gestire la classe vuol dire proporre attività didattiche affascinanti.
Gestire la classe significa prevenire i problemi.
Gestire la classe vuol dire risolvere i conflitti
Il rischio di sbagliare, in campo educativo è sempre presente,
ma dimora maggiormente nel PREGIUDIZIO.
Il 5% dei conflitti (secondo uno studio di Vernon e Louise Jones)
è ingenerato dai preconcetti che il docente nutre nei confronti
del soggetto problematico giudicato come disonesto,
indisciplinato, biasimabile, anche per contesti che non lo
vedono coinvolto.
Lo studio citato ci indica che nel suo pregiudizio, l’insegnante
vede un comportamento caratteriale inappropriato e NON UNA