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SPECIFICHE TERMINOLOGICHE E QUESTIONI SALIENTI
È cambiato il nome della disciplina da psicotecnica alla psicologia industriale della fine anni ’40 e ’50 con forte
ancoraggio al mondo industriale nord-americano fino al termine psicologia del lavoro introdotto da Gemelli.
- Psicotecnica: studio delle differenze individuali entro l’ambito lavorativo (Mustemberg – inizio 900)
- Psicologia industriale: “la scienza che studia il comportamento umano in quegli aspetti della vita
che sono in rapporto con la produzione, la distribuzione l’uso di beni e servizi” (fino anni 40/50)
- Psicologia del lavoro: ambito della psicologia generale volto a conoscere e determinare le
condizioni migliori per l’esecuzione del lavoro umano (studio della personalità dell’individuo al
lavoro)
Dagli anni ’60-’70 c’è stato un forte cambiamento del lavoro e delle organizzazioni. In sintesi:
- Lo sviluppo dei movimenti sindacali e il conflitto tra datori di lavoro e lavoratori
32
- Fenomeni sociali come i flussi migratori (anni 70 da sud a nord/ anni 90 verso l’italia) e la
trasformazione famiglia e ruoli sociali e consumismo e cultura di massa
- Dall’interesse sull’operaio all’interesse sui diversi tipi di lavoratori (sviluppo settore terziario)
- Trasformazioni tecnologiche e rivoluzione informatica
- Globalizzazione dei mercati e nuove tecnologie
- Lavori flessibili (lavori oggi come lavoro ibrido…)
A partire dagli anni ’70 nasce la Work and Organizational Psychology perché la disciplina inizia ad approfondire
i temi di carattere più sociale della psicologia del lavoro. La WOP considera le persone “in quanto membri di
gruppi, il funzionamento dei team e delle organizzazioni come costruzioni collettive e artefatti sociali. L’attenzione
è posta sui meccanismi di influenza sociale, sulle comunicazioni, sulle relazioni intergruppi, sul potere
organizzativo, sulla cooperazione e il conflitto, ecc” (Sarchielli, 2003).
Fino a poi negli ultimi anni a interessarci allo sviluppo della disciplina attraverso la conduzione di ricerche
(produrre conoscenza) e orientare la pratica professionale al fine di promuovere lo sviluppo e cambiamento
organizzativo (organizational development), a partire da un’analisi rigorosa della relazione tra soggetti e
contesto. Tutto questo è possibile grazie a una molteplicità di metodologie rigorose: sperimentazioni in
laboratorio e sul campo; indagini di tipo action-research; inchieste esplorative; modalità psicometriche dedicate
allo sviluppo di strumenti. 33
CAP. 4 – PARADIGMI E TEORIE DELLA PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLE
ORGANIZZAZIONI
GLI ANCORAGGI PARADIGMATICI
Un primo criterio di distinzione dei diversi quadri di riferimento teorici avanzati riguarda la visione individualistica
o collettivistica dell’ordine organizzativo:
- Le teorie individualistiche dell’organizzazione concepiscono quest’ultima come un risultato
aggregato di azioni e reazioni individuali e trovano la loro giustificazione ideologica nel convincimento
che le forme di organizzazione sociale che vanno oltre l’associazione interpersonale possono essere
giustificate solo in termini di contributo positivo alla protezione della libertà e dell’autonomia
individuale
- L’approccio collettivista rifiuta di riconoscere gli attori individuali come componenti costitutivi
dell’organizzazione formale e considera l’organizzazione come un’entità oggettiva che si impone con
tale forza sui singoli attori che questi avrebbero un’esistente possibilità di integrazione diversa dal
mero adattamento.
Un diverso criterio di classificazione di studi organizzativi riguarda il dibattito localismo/globalismo:
- Studi centrati sull’analisi del potere, sullo sviluppo della conoscenza, sulla dinamica della giustizia
hanno focalizzato la loro attenzione sui processi e sulle pratiche “locali” o micro-organizzative
- Gli approcci razionalistici, integrazionisti e centrati sul mercato assumono una concezione macro,
globale della realtà dell’organizzazione
Altre teorie psicologico-sociali differiscono tra loro e sono state classificate in base a diversi parametri: per
contenuti tematici, per il “modello” di riferimento, per la prospettiva adottata, per “metafora”, per “questioni”
rilevanti, per “filoni” emergenti.
Il criterio di distinzione e di classificazione importante è quello dei paradigmi: un paradigma è un modello di
riferimento, l’insieme delle teorie, dei valori e delle tecniche di ricerca di una determinata comunità scientifica. Il
concetto di paradigma è stato introdotto da Thomas Kuhn nella riflessione epistemologica.
Gli assunti paradigmatici fondanti nella prospettiva del modello di Burrell e Morgan sono di due specie:
- Assunti della società, legati all’opzione equilibrio, ordine sociale vs conflitto, cambiamento
- Assunti di filosofia della scienza, che riguardano l’essenza dei fenomeni sotto indagine
Assunto ontologico: “qual è la natura della realtà e che cosa si può conoscere di essa”
o Assunto gnoseologico: riguarda la conoscibilità dei fenomeni
o Assunto metodologico: riguarda la relazione essere umano-ambiente e il modo di giungere
o alla conoscenza
Approccio oggettivistico alle Approccio soggettivistico alle
scienze sociali scienze sociali
Realismo ontologia Nominalismo
Positivismo gnoseologia Antipositivismo
Determinismo natura umana Volontarismo
Nomotetico metodologia Idiografico
34
Esistono due diverse visioni della società (sociologia del cambiamento regolatorio e sociologia della regolazione)
e della scienza (soggettivismo e oggettivismo) che la studia, le quali combinandosi tra loro, sostanziano quattro
paradigmi (Modello dei quattro paradigmi della Teoria sociale di Burrell e Morgan, 1979)
1. Paradigma funzionalista: si spiega a partire dall’organizzazione e considera l’organizzazione come un
insieme ordinato, unitario, coeso, del quale cerca di spiegare la persistenza nel tempo. Il paradigma
assume un punto di vita obiettivistico: l’organizzazione è un “fatto sociale” che si presta ad essere
studiato nella sua relazione con altri fatti. Il comportamento di un membro dell’organizzazione,
determinato da agenti esterni alla sua volontà, va spiegato partendo dall’organizzazione. Il filone di studi,
ricerche e interventi sulle organizzazioni è ampio: teoria manageriale classica, con i contributi di Taylor,
il movimento delle relazioni umane con i contributi di Mayo e la teoria sistematica delle organizzazioni.
La teoria generale dei sistemi proposta da Von Bertalanffy individua, attraverso strumenti
o logici e matematici, le caratteristiche generali, strutturali e funzionali, comuni a tutti i sistemi
che diano conto della complessità delle interazioni tra le parti di quella specifica totalità o
sistema. Un sistema è definibile come un complesso di elementi interagenti, di elementi
interdipendenti e come parte di un sistema superiore. Questo insieme di elementi
interdipendenti può avere una struttura poco o molto complessa, più o men stabile e/o
permeabile. I sistemi chiusi, isolati tendono a degradarsi. I sistemi aperti invece possono
tollerare disordine e disorganizzazione.
2. Paradigma interpretativo: assume una prospettiva soggettivista. Per descrivere la realtà bisogna partire
dal comportamento degli individui, dalle loro motivazioni e credenze, dalle loro interazioni per
comprendere l’organizzazione. Il mondo organizzativo è un processo creato dagli individui che ne fanno
parte, consiste nel sistema di assunti e significati condivisi intersoggettivamente. Importanti sono la
teoria dello scambio (Homans); la teoria dell’attribuzione (Heider), l’approccio socioanalitico di Jaques
e il costruttivismo.
Il costruttivismo costituisce una famiglia di posizioni che si contrappongono a forme
o ingenue di empirismo e a forme naturalistiche. Il concetto fondamentale del costruttivismo
è che la conoscenza umana, l’esperienza, l’adattamento sono caratterizzati da una
partecipazione attiva dell’individuo. Siamo noi che letteralmente creiamo le “realtà” alle
quai poi rispondiamo: punto fondamentale nella teoria dei costrutti personali di Kelly (padre
del costruttivismo). Si possono individuare due tipi di costruttivismo: il costruttivismo
critico (più realista, non negano l’esistenza di un mondo fisico reale sebbene riconoscano i
limiti nel conoscere questo mondo) e il costruttivismo radicale (nega qualsiasi tipo di
esistenza che vada oltre a quella prodotta dai pensieri).
Questo porta a considerare le organizzazioni come luogo paradigmatico in cui la realtà
costruita è socialmente condivisa.
3. Paradigma umanista radicale: condivide con il paradigma interpretativo l’assunto che la realtà è
socialmente costruita ma questa costruzione sociale è legata a una “patologia della coscienza” che
rende gli attori prigionieri del mondo da essi stessi creato (Collegamento: organizzazione letta nella
metafora come prigione psichica) Questo paradigma sottolinea le condizioni di alienazione che
caratterizzano la vita nelle moderne società industriali. In questo paradigma includiamo
l’esistenzialismo francese, l’individualismo anarchico di Max Stirner, la teoria critica di Antonio Gramsci,
gli autori della Scuola di Francoforte, l’etnometodologia, l’interazionismo simbolico. In campo
organizzativo ritroviamo le teorie di Weick.
4. Paradigma strutturalista radicale: non contano gli individui ma la realtà sociale si crea da sé. La realtà
sociale, caratterizzata da tensioni e contraddizioni intrinseche, è considerata un fatto che ha una sua
esistenza indipendente dal modo in cui è socialmente costruita. I principali riferimenti sono l’approccio
marxista di Althusser e Colletti, la teoria del conflitto di Dahrendorf, il materialismo storico di Bucharin.
Negli ultimi anni il paradigma ha contribuito all’analisi del postfordismo e agli studi sulla divisione
sessuale del lavoro (Dex) 35
CAP 5 – RICERCA E PROFESSIONE IN PSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLE
ORGANIZZAZIONI
RUOLI PROFESSIONALI DELLO PSICOLOGO DEL LAVORO
Agli inizi del’900, lo psicologo era un analista del lavoro. Via via, diventa un’analista della relazione per cui i
problemi sono di integrazione e adattamento del lavoro nelle fabbriche. Oggi lo psicologo del lavoro è un analista
della complessità per cui deve tenere conto dei fenomeni globali del mondo del lavoro.
- Analista del lavoro (inizi 900): Scomposizione del lavoro e reificazione selezione, orientamento,
à
adattamento alla macchina, scurezza e prevenzione infortuni
- Analista