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RICADUTA LENTA DI MATERIALI DALL’ATMOSFERA

Scenari di evento considerati per le soluzioni esposte in questa presentazione: fallout radioattivo, ceneri vulcaniche.

Scenari meno frequenti ma significativi.

Fallout radioattivo (tipo Chernobyl o Fukushima)

Si danno indicazioni di comportamento alle persone più che fare interventi sugli edifici. Quando c’è una situazione

di ricaduta di particelle radioattive, fermo restando che la distanza dalla fonte dell’esplosione nucleare aiuta a

disperdere questo tipo di inquinanti, consideriamo che ci siano delle ricadute con una qualche significatività.

Le particelle si depositano sul tetto degli edifici e per proteggersi dai loro effetti bisogna tenere conto che avere

diversi strati tra sé e il materiale radioattivo implica un aumento significativo di protezione: andare al piano più

basso dell’edificio come la cantina ed evitare il sottotetto.

Accumulo ceneri vulcaniche (ricaduta)

Oltre alle colate laviche, alle colate piroclastiche e alla proiezione di bombe vulcaniche (su quello c’è poco da fare),

effetti molto importanti sono quelli dovuti alle emissioni di ceneri, che sono pesanti e in grande quantità.

Il pericolo per l’incolumità delle persone è l’eventuale collasso delle coperture (o di parti di esse o di altri elementi

edilizi, come cornicioni, grondaie, ecc.), più del calore, se queste non sopportano l’aumento di peso dovuto

all’accumulo delle ceneri.

L’aumento di peso può essere aggravato da eventuali piogge che dovessero inumidire le ceneri. Limite individuato

in Italia (zona gialla del Vesuvio): soglia di carico di 300 Kg/mq (spessori di circa 30 cm di ceneri).

Gli edifici vulnerabili rispetto a tali carichi da cenere dovrebbero essere prima almeno censiti (per eventuali

evacuazioni) e poi rinforzati. Per il calcolo vanno utilizzate le stesse regole delle azioni da neve. Diminuzione del

carico si ha all’aumentare della pendenza dei tetti (rispetto alle coperture piane).

PROTEGGERE GLI EDIFICI DAI MOVIMENTI GRAVITATIVI

Scenari di evento considerati per le soluzioni esposte in questa presentazione, quando delocalizzazioni e cambi

con destinazioni d’uso compatibili non sono possibili (come semplificazione): frane, pericoli meteo, valanghe.

Facciamo riferimento alla Svizzera.

Valanga

Possibili tecniche di difesa degli edifici:

- Lavorare sulla morfologia del terreno realizzando delle barriere (colline) che possono contenere o deviare

la valanga

- Lavorare sulla forma dell’edificio cercando di evitare che abbia aperture dal lato esposto alla valanga

- Considerare la frequenza d’uso degli spazi interni dell’edificio: potrebbe essere peggio se la valanga

colpisce camere da letto o soggiorno piuttosto che i bagni, nei quali le persone passano meno tempo

- Lo spazio esterno può essere concepito per essere usato di più nei punti in cui è meno esposto alla valanga

- Barriere per finestre che le proteggono dall’ingresso della neve

- Eventualmente favorire possibilità di scivolamento della neve lungo il tetto

- Eventualmente posizionamento di paravalanghe lungo i versanti

Frane e colate

Ci possono essere diverse tipologie: cedimento al piede dell’edificio (spostamenti di terreno compatto) o a monte

dell’edificio (spostamenti di fango).

Possibili soluzioni:

- Per gli spostamenti di terreno compatto: lavorare sulle fondazioni dell’edificio facendo raggiungere loro il

terreno stabile in profondità

- Per le colate di fango, cercare di deviarne l’effetto con dighe o sopraelevare gli edifici

Caduta massi

Può avvenire per rotolamento degli elementi lungo il versante o per caduta con rimbalzi. Questo comporta punti e

velocità di impatto differenti sull’edificio.

Possibili soluzioni:

- Realizzare delle zone che possono attutire l’impatto ad es. cataste di legna lungo i muri

- Attutire l’impatto sul tetto ad esempio con coperture di terreno

Pericoli meteo: tempeste, grandine, neve

Le strategie si differenziano sulla base dell’elemento edilizio da proteggere.

Tetto:

- Può essere esposto a tempeste, grandine, neve: verificare come è fatto ed eventuali accorgimenti da

attuare come l’inserimento di ganci fermacoppi.

Facciate:

- A seconda che ci sia intonaco, elementi in lamiera, altro, ci sono diverse indicazioni. Fare attenzione alle

aperture.

11 – STORIA DELLE CALAMITÀ IN ITALIA

CATASTROFI E PROTEZIONE CIVILE: BREVE STORIA DEL NOSTRO PAESE

Non si progetta o si pianifica in un qualsiasi luogo senza conoscerne la storia.

Qualsiasi mappatura può essere parziale per copertura dati o territoriale: In rosso si vedono le aree che sono state

alluvionate: molte non erano mappate.

I periodi di evoluzione della protezione civile italiana

• 1861 (unità Italia) – 1945 (fine guerra): i soccorsi come risposta a drammi nazionali;

• 1946 (Italia diventa repubblica) – 1970: la maturazione dell’idea di una nuova funzione di protezione

pubblica;

• 1970 – 1992: la costruzione degli assetti governativi;

• 1992 – 2001: la cooperazione istituzionale e diffusione delle competenze;

• 2001 – oggi: l’efficacia operativa e comunicativa.

1861 – 1946: i soccorsi come risposta a drammi nazionali

- I provvedimenti d’urgenza necessari ad affrontare le emergenze si basavano sul potere di ordinanza di

sindaci e prefetti, in base alla legge 2359 del 25 giugno 1865, e sul ruolo tecnico del Ministero dei lavori

pubblici. Sindaci e prefetti potevano disporre delle proprietà private dei cittadini in casi di forza maggiore

o assoluta urgenza.

- La gestione dell’emergenza si concretizzava solo nell’attivazione di soccorsi una volta verificatosi l’evento.

- L’unica risorsa del regno è rappresentata dalle Forze Armate.

- Lo Stato interviene soprattutto con aiuti di tipo finanziario.

- Per il basso livello di infrastrutturazione, gli interventi di soccorso si attivavano con scarsa tempestività e

per la povertà del paese molti cittadini che decisero di emigrare lo fecero anche a seguito di calamità

naturali.

- Nel 1904 nasce, come ente morale, la Federazione Nazionale Pubbliche Assistenze che raggruppa i servizi

di ambulanza e di volontariato che ci sono ancora oggi.

- Nel 1909 viene approvata la prima classificazione sismica del territorio, con la relativa applicazione di norme

per le costruzioni. Prima d’Europa, ma mappava solamente le aree dell’ultimo terremoto avvenuto.

- 1919 – 1927: con una serie di diversi provvedimenti l’Italia si dota finalmente di una normativa relativa ai

primi organi fondamentali di soccorso in caso di evento calamitoso: responsabile dei soccorsi sarà il

Ministero dei lavori pubblici (questo processo comincia prima del colpo di stato fascista);

- Nel 1931 cresce il ruolo del Ministero dell’Interno (interventi a favore della pubblica incolumità). Per il

fascismo le calamità avevano un ruolo politico importante;

- 1935 – 1941: viene costituito il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Prima la risposta agli incendi boschivi era

da parte di corpi comunali di vigili del fuoco. Nel ’41 ci sono i bombardamenti quindi nasce questa esigenza.

I principali eventi calamitosi del periodo 1861 – 1945

- L’esondazione del Tevere del 1870 (appena avvenuta la breccia di Porta Pia. Garibaldi interviene per far sì

che ci sia un ingente stanziamento economico per mitigare il rischio alluvionale nella capitale.)

- il terremoto a Cosenza del 1870,

- l’eruzione del Vesuvio del 1872,

- il terremoto a Belluno del 1873 (80 morti),

- Il terremoto dell’8°della scala Mercalli di Casamicciola del 1883 (con oltre 2.313 morti). In questa zona c’è

stato un altro terremoto in tempi recenti che ha causato ulteriori crolli e vittime.

- il terremoto in Calabria del 1894 (101 morti),

- l’eruzione del Vesuvio del 1906 (centinaia di morti),

- i terremoti in Sicilia e in Calabria (centinaia di morti)

- le alluvioni nel nord Italia del 1905-1906-1907

- Il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 (peggior evento che ha colpito il paese da sempre)

- l’eruzione dell’Etna e le alluvioni del 1910.

- terremoto in Irpinia del 1910,

- il terremoto di Avezzano del 1915 (32.610 decessi subiti e altri per la miseria che ne derivò, l’esercito non

poté intervenire perché coinvolto nella Prima guerra mondiale),

- il crollo della diga di Gleno (500 morti)

- l’eruzione dell’Etna del 1923.

EPISODIO EMBLEMATICO: IL TERREMOTO DI MESSINA

L’evento

Il 28 dicembre 1908, alle 5 del mattino (tutti in casa a dormire), Messina venne colpita da un terremoto del X decimo

grado della scala Mercalli, che provocò il crollo del 90% degli edifici. La popolazione di Messina, colta nel sonno e al

buio, fu decimata (i morti registrati furono 85.926, i feriti 14.138). Anche Reggio Calabria e altri centri limitrofi

risultarono colpiti e i morti furono complessivamente oltre 100.000. Quella mattina sotto la pioggia l’illuminazione

pubblica venne subito a mancare e numerosissime furono le rotture alle tubazioni del gas che provocarono

devastanti incendi che durarono giorni. I sopravvissuti ammassatisi sulle spiagge per sperare di trovarvi scampo

furono colpiti da micidiali onde di tsunami. Distrutti gli edifici pubblici e militari, gli ospedali, le opere d’arte.

La prima risposta

La prima risposta a Roma si seppe della catastrofe con enorme ritardo (la sera) via nave e corrieri a cavallo. Ferrovie,

strade e telegrafo erano inservibili. Il Governo Giolitti riuscì così a riunirsi d’urgenza solo in serata. I primi soccorsi

organizzati dal Governo, che non disponeva di alcun piano d’azione, giunsero via mare (69 le unità impiegate dalla

marina militare durante il periodo dei soccorsi), con tutto il possibile materiale sanitario e di conforto reperibile.

Lo Stato Maggiore dell’esercito chiamò alla mobilitazione generale. I soccorritori proseguirono la ricerca dei feriti, il

seppellimento dei cadaveri, spesso in fosse comuni, e la rimozione delle macerie e lo spegnimento degli incendi

iniziata dai superstiti e dagli equipaggi delle navi giunte in porto (in part

Dettagli
A.A. 2022-2023
109 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher architetturastudente di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Progettazione territoriale per la gestione dei rischi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Bignami Daniele.