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TOPOGRAFIA: Arces, Altus apollo, alture costruite, come roccaforti costruite dall'uomo

che presiede, sta sul trono e domina un luogo sacro. Sopra questa rocca c'è un tempio, di Apollo, eriparato è, come le segrete di questo tempio, l'antro, le grotte della Sibilla. Il tempio però viene solo alluso qui e si svela solo alla fine, aurea tecta, il tempio dorato. Nella sezione della prossima volta si descrive un pezzo di questo aureo tempio che Virgilio immagina essere stato costruito da Dedalo, mitico e archetipico architetto che aveva costruito il labirinto a Creta, a Cnosso, che faceva parte del palazzo di Minosse, dove aveva imprigionato il Minotauro, il figlio mostruoso di Pasifae. Il mito cretese è rappresentato sulle porte di questo tempio di Apollo. Questo tempio di Apollo, però, maggiare Augusto, ricorda l'altro tempio di Apollo, costruito nel 28, che è sul Palatino, arcescolle Palatium, infatti sono anche i colli di Roma.

simbolo del principatoaugusteo, vicino alla casa di Augusto. C'è una memoria archeologica, qui c'è un antenato del tempio di Apollo, figura nel senso anticipazione del tempio palatino. Le due entità sono separate ma coincidono, i due luoghi sono uno figura dell'altro.

25/9/2014-17: Dedalo, come è fama/come raccontano, fuggendo i regni minoici (di Minosse), avendo osato affidare sé stesso al cielo su penne (ali) veloci, viaggiò attraverso un itinerario inconsueto fino alle gelide Orse e leggero si posò sopra la rocca calcidica. Dedalo è l'archetipo dell'architetto, dalla mente variegata vuol dire il nome greco Dàedalos, piena di sunzioni, anche ambigua come capita agli artisti, è l'archetipo dell'artista mitico, dell'artifex, anche scultore o ingegnere, è creatore, con le sue mani, e abitava nell'isola di Creta e secondo la leggenda è l'architetto.

di corte di Minosse a cui Minosse chiede di costruire il labirinto. Vistoche Daedalos vuol dire anche 'dalle molte facce', il labirinto è anche laproiezione della mente di Dedalo. Il labirinto è la traduzione miticadell'impressione che facevano i grandi palazzi minoici di Creta. Il labirinto vienecostruito per imprigionare il figlio mostruoso di Minosse, il Minotauro, partoritoda Pasifae, la moglie, che si era unita al toro. Dedalo è vittima del labirintoperché in una parte del labirinto o della reggia imprigiona anche Dedalo colfiglio Icaro perché aveva costruito una vacca artificiale di bronzo o legno graziealla quale Pasifae, entrando nel manichino, aveva realizzato il mostruosoamplesso senza natura, e quindi lo punisce. Dedalo grazie alla sua mentecostruisce un'altra cosa contro natura, un armeggio di ali attraverso cui lui e ilfiglio scapperanno via volando. Icaro avrà una sua vicenda tristissima mentreDedalo

Riesce ad arrivare a Cuma e sulla rocca più alta costruirà un tempio dedicandolo ad Apollo. Il legame con Cuma è segnato quindi dal volo di Dedalo che lo fa arrivare qui. Cuma è detta calcidica perché è una colonia della greca Eubea, di Calcide, nell'isola di Eubea.

Ausus se: è participio passato di un verbo semideponente, con deponenti solo le forme derivate dal perfetto, che hanno forma passiva ma significato attivo, da audeo, es, ausus sum, ere.

Credere: in questo caso significato di affidare. In italiano abbiamo 'fare credito' quindi affidare qualcosa su garanzie.

Pinnis: ablativo di mezzo.

Praepetibus: rapidissime. Perché sono ali di uccello e riescono a coprire grandi lunghezze in poco tempo.

Enavit: navigò letteralmente. Usa un verbo preso da una tecnica che l'uomo esercita ma la applica ad una tecnica non propria dell'uomo, al viaggiare nel cielo.

Arctos: accusativo di parola greca, orsa.

questa è traslitterazione latina. Si riferisce a orsa maggiore e minore.Super adistitit: arrivò sopra, quindi approdò. Chalcidica…arce: l'epiteto si trova a inizio frase e il nome alla fine per dare maggiore enfasi perché ci stiamo concentrando sulla roccaforte dove ciaurea tecta.sono gli Se si trovano a inizio o fine verso sono parole su cui spesso si vuole enfatizzare alcuni concetti, tecnica di focalizzazione. 18-19: Non appena restituito a queste terre, a te o Febo, consacrò il remeggio delle alie incominciò la costruzione di un tempio immane. È il cielo che lo restituisce alla terra. Qui forse c'è già un'allusione al figlio Icaro che invece non riuscirà a essere restituito perché si è perso durante il viaggio. Febo: Apollo. Remigium: l'apparato di remi, vele e tutto ciò che serve alla nave, di nuovo termine preso dal mondo della

Posuit: verbo tecnico per dire , quindi cominciò la : plurale per il singolare, per motivi metrici, poetici, forse anche per dare l’idea dell’immensità. Tutto il focus del lettore deve andare sul tempio , di Apollo. Vediamo infatti che i versi 13 ( 17 e 19 ) terminano tutti col focus sul tempio, che come sappiamo è figura del tempio di Apollo sul Palatino, costruito prima di vincere le guerre civili con Ottaviano Augusto, aveva fatto il voto che avrebbe costruito un grande tempio ad Apollo. Dopo la battaglia di Azio, dopo il 28, in procinto di cominciare la riforma dello stato, dedica il tempio ad Apollo, ed è il santuario cittadino ma anche personale del principe, anche perché è adiacente alla casa che Augusto aveva sul Palatino, la casa natale. Scavi archeologici hanno visto un collegamento sotterraneo tra il palazzo di Augusto con il santuario.

organizzato con grande portico, importante biblioteca ecc. Esattamente come nell'epoca ellenistica, il santuario quindi era parte dello stesso complesso residenziale del sovrano, cosa che a Roma generalmente non era successa prima. Fa capire che si stava modificando la sensibilità nella classe dirigente per cui un tempio divino, in teoria solo pubblico, entra a far parte della dimora del primo cittadino che si avviava a diventare imperatore. Quindi il principe aveva un rapporto personale con il dio, tra l'altro Apollo fino a quel momento non aveva avuto un luogo di culto nel pomerium, luogo di culto della città, perché era sentito ancora come un dio straniero; gli dei della città erano sul Campidoglio, Giove, Giunone e Minerva. Quindi è come una dialettica, se non opposizione tra Campidoglio e Palatino. Viene sentito come il dio che Ottaviano ha scelto come suo protettore. Questa ideologia apollinea di cui Ottaviano si costruisce è importante.

Per la costruzione del principato. Fa capire l'enfasi sulla figura di Apollo e sul santuario che gli viene dedicato da Dedalo. Anche il rivolgersi del poeta in seconda persona a Febo, rinsalda questo rapporto privilegiato.

20-22: Sulle porte la morte di Androgeo: allora i Cecropidi a cui era stato comandato di pagare il fio (cosa orribile!), sette corpi di nati (sette figli) ogni anno; sta al centro l'urna essendo state estratte le sorti.

Incomincia la descrizione dei bassorilievi che stanno sulle porte del tempio.

Anche questa può essere una citazione figurale, se lo vogliamo dire sempre con le parole di Auerbach, nel senso che sul tempio di Apollo al Palatino erano state decorate delle porte in bronzo che riportavano le gesta guerresche del dio Apollo, quando era sceso a difendere il tempio a Delfi, e l'altra porta a quando lui e Diana erano scesi a vendicare l'oltraggio che Niobe, una mortale, aveva fatto alla madre Latona perché si era vantata di avere.

più figli, 7 maschi e 7 femmine, a quel punto i figli vendicano la madre e uccidono con le frecce Apolloi maschi e Diana le femmine e Niobe per il gran dolore diventerà una pietra.

Queste porte, che anche Properzio canta in un componimento del secondo libro delle sue elegie, testimone d’eccezione perché assiste all’inaugurazione del santuario e menziona le due porte, ricchissime e spettacolari, facevano parte di un complesso programma iconografico-figurativo che doveva sottolineare da un lato la severità delle punizioni di Apollo e dall’altro lato riferimenti al mondo marino (ricordo della battaglia di Azio), tema della vendetta, ma anche tutta una serie di temi decorativi che rimandano all’espiazione, al sacrificio, alla pace, al canto (apollo è anche dio del canto), per aprire un’era di riconciliazione.

Quindi le porte sono il centro di questo programma iconografico, a cui Virgilio dà importanza, perché non è

certo che sulle porte a Cuma ci fossero queste decorazioni, è un dato tipicamente augusteo. Da qui in maniera brusca il poeta un'ekfrasis, usa descrizione a parole di un'opera d'arte, col tentativo di ricreare nella fantasia di chi legge l'esperienza visuale e la materialità di ciò che si ha davanti. Viene inserita non tanto come divagazione, a volte si trova così, ma in realtà è una pausa nella narrazione ma che rimanda significati pertinenti alla narrazione. Androgeo era figlio di Minosse, ucciso in una guerra tra Atene e Creta di cui era stato casus belli, si era presentato come atleta per sfidare gli ateniesi nei giochi panellenici, nella leggenda mitologica, e viene però ucciso dagli ateniesi e quindi Minosse scatena una guerra per vendicare il figlio, vince e Atene deve pagare un tributo terribile, cioè ogni anno 7 ragazzi e 7 ragazze dovevano essere sorteggiati e spediti come ostaggi a Creta per essere.

Sacrificati al Minotauro. Per mettere fine a questo terribile tributo di sangue, viene mandato Teseo, figlio di Egeo, conquista la figlia di Minosse, Arianna, si fa dare il famoso filo ecc. Quindi Dedalo scolpisce le storie di Creta, storie truci, tutto quello che era il passo sanguinoso e fosco della stirpe cretese. Nell'ottica augustea, il fatto di citare Creta non ha a che fare, ma questi miti cruenti e foschi, gettano una luce sinistra su queste porte. Le porte sul Palatino alludevano a crudeltà, poi però erano attenuate dal resto del programma figurativo, come se emergesse un'inquietudine virgiliano per la crudeltà delle guerre civili. È un poeta sensibile a questi temi, vuole comunque far notare questi chiaroscuri.

Androgeo: in o perché è genitivo in attico, perché è nome greco.

Cecropidi: discendenti di Cecrope, sono gli ateniesi perché Cecrope è uno degli antichi re di Atene.

Iussi:

iubeo è un verbo latino che significa "comandare" o "ordinare". Il suo participio presente è iubens, mentre il participio passato è iussus.
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A.A. 2021-2022
166 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher orangesky di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina con Istituzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Torre Chiara.