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FRANK LLOYD WRIGHT
Concludiamo invece con i riferimenti alla lezione di Wright. Il caso di Wright è un po’
diverso. È molto più difficile trovare oggi qualcuno che si ispira a Wright. Il primo
Wrigth ha esercitato una grande influenza, poi invece c’è stata una seconda ondata,
subito dopo la fine della guerra, che ha portato ad una specie di innamoramento per
l’opera di Wright da parte di architetti italiani (lo vediamo soprattutto negli anni 50).
Perché questo? Un ruolo certamente molto importante l’ha avuto l’architetto, critico e
storico Bruno Zeli, ebreo che ha dovuto andar via dall’Italia quando furono emesse le
leggi raziali. Andò in America, conobbe l’architettura di Wright, e quando tornò
Verso un’Architettura Organica.
pubblicò il titolo La figura che mette in copertina è la
casa sulla cascata di Wright. Zevi indica Wright come modello per gli architetti italiani
che, secondo lui, si devono liberare dal linguaggio dell’architettura fascista: si tratta
anche di una questione politica e ideologica. Egli vuole altresì superare l’idea di
architettura funzionalista ed allora propone come modello l’architettura organica di
Frank Lloyd Wright per assorbire le forme e muoversi verso un uso più umano
dell’architettura. Wright viene in Italia nel 1951 (lo vediamo in una foto con Zeli e
Raglianti, critico d’arte che collaborò con Zeli, per tenere una grande mostra nel
palazzo Strozzi nel 1951: furono esposti 800 disegni originali, 28 modelli (si
concludeva con il modello del Guggheneim museum ancora in progetto). Gli architetti
italiani hanno questa possibilità di entrare in diretto contatto con l’opera di Wright.
Possiamo vedere la sua influenza in alcuni progetti italiani. Lo vediamo bene nella
produzione dell’architetto Carlo Scarpa. Anche lui come Zevi insegnavano allo Iuav di
Venezia. Vediamo allora quest’influsso nell’opera anche di alcuni allievi di Carlo
Scarpa. In alcuni casi parliamo di vere e proprie citazioni. Nel progetto di case per
appartamenti a Feltre (da modello e disegno) sembra citare il progetto per gli
Elisabeth Noble Apartments a Los Angeles. Il progetto di Scarpa non è realizzato.
Segue il padiglione del libro ai giardini di Castello a Venezia nel 1950. Si tratta della
struttura della sala dei disegnatori di Taliesin West.
Lo vediamo anche in un progetto di Edoardo Gellner, in un villaggio turistico ENI a
Corte di Cadore. Nel villaggio turistico deve essere anche inserita una chiesa. Il
risultato è molto interessante e si conforma come una sorta di omaggio a Wright alla
Pilgrim Congregational Church.
In altre opere di Scarpa vediamo, per esempio, la citazione di un elemento decorativo,
una scalettatura che troviamo in molti progetti di Wright, con la tomba Brion.
Vediamo l’interno della cappella, con la copertura piramidale con una scalettatura. Lui
a volte ammette l’eccessiva citazione a Wright.
Un allievo di Scarpa è Marcello D’Olivo, che nel progetto del Villaggio per il
fanciullo a Opicina, nell’organizzazione della pianta per moduli triangolari richiama
progetti della fase conclusiva di Wright come nel progetto dell’Auldbrass Plantation.
Altro tipo di riferimento ad un altro modo di progettare di Wirght è quello all’uso delle
forme curve: lo vediamo nella Villa Mainardis, con un riferimento alla Glenn Mc
Corde House. Lo vediamo anche nella Villa Spezzotti con un riferimento di una
rampa curva (molto più chiaro in pianta che in alzato, tanto che in alcuni casi sembra
una vera e propria citazione letterale di una pianta di Wiright).
Interessante allora vedere, tornando in toscana, l’opera dell’altro allievo di Michelucci,
Leonardo Ricci. Lui fa riferimento ad un’opera specifica di Wright, la Villa sulla
Cascata. Sembra non interessargli tutto il resto della sua opera. Lo vediamo bene in un
progetto per il villaggio di Monterinaldi con vista su Fiesole e su Firenze. Lui
compra un grande appezzamento di terreno dove vi è una casa in disuso. Decide di
realizzare lì la sua casa, poi trova altre persone che acquistano da lui alcuni lotti,
ponendo poi come condizione il fatto di dover progettare lui la casa, così da creare
questo villaggio tutto progettato da lui e basato su una ricerca di armonia tra l’edifico
ed il luogo, proprio partendo dall’esempio della casa sulla cascata che sembra nascere
dal luogo. Utilizza allora la pietra locale abbinata al cemento. Vediamo la casa che
progetta per sé cui aggiungerà poi uno studio. La seconda versione è molto più
wrightiana. Aveva visto nella seconda già la mostra a Firenze del 1951. Vediamo il
tema dell’adattamento della casa al terreno e degli spazi continui. Sia
nell’organizzazione degli spazi sia nel loro rapporto con terreno e nell’uso dei materiai
il riferimento alla casa sulla cascata è molto chiaro.
Egli combina in vario modo questi elementi del linguaggio per progettare anche le
altre case del villaggio. Forse ancora di più che nel caso di Le Corbusier e Mies la
varietà del linguaggio di Wright porta ad una varietà di interpretazione e di stili
derivati. Rimane comunque abbastanza confinata questa passione per Wright in un
periodo preciso dell’architettura del linguaggio (se invece pensiamo alle versioni di
banalizzazione del linguaggio dei suoi seguaci allora troviamo molto più esempi). C’è
un tema evidente di banalizzazione dei linguaggi. Centrato rispetto a questo tema è
anche il capitolo 24 del libro del Curtis.
LEZIONE 21
Il dibattito sul Neoliberty, la ricostruzione in Italia.
1. Rivediamo un secondo rapidamente la storia dei CIAM a cui avevamo già
accennato. Si tratta dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna
che iniziano dal castello di Lassarraz in Svizzera nel 1928 messo a disposizione
da Madame de Ladrot e dai congressisti. Riconosciamo nel gruppo Le Corbusier,
Guidion, Sartoris. C’è un’idea di riunire in questi congressi, che inizialmente
dovevano tenersi ogni anno ma che in realtà si tennero ogni due anni, e definire
un’idea di architettura moderna, che andava fusa con ambienti tecnici,
economici e sociali, controllando poi l’applicazione di queste idee. Viene istituito
anche il Cirpac, il gruppo organizzatore. C’è allora questo scambio tra architetti
provenienti da nazioni diversi.
2. Il secondo CIAM, che si tenne nel 1929 era dedicato al tema dell’alloggio
existens minimum.
minimo, Nell’ambito di questi CIAM venne anche presentata
la cosiddetta cucina di Francoforte, progettata da Grete Schutte-Lihotzky. Era
stata sollecitata questa architetta di idee femministe da Ernst May a progettare
questa cucina. Lui era un urbanista che nel 1926 era stato nominato a fare il
piano dell’urbanistica di Francoforte, dove si parla di Siedlung come a Berlino,
aveva allora costruito nella periferia di Francoforte questi quartieri razionali.
Questa cucina razionale viene pensata proprio per questi alloggi.
Avevamo già visto la cucina progettata da Bruno Taut ed in Italia la ricerca nella
casa elettrica. Era un tema che si associava a quello dell’alloggio minimo, un
alloggio che potesse funzionare anche con dimensioni ridotte, per consentire
bassi costi, trattandosi di edilizia economica.
3. Nel 1930 a Bruxelles si tiene il terzo CIAM. Dalla cellula abitativa si passa al
quartiere razionale. Guidioni a questo proposito dice che, come la singola
cellula d’abitazione, porta all’organizzazione dei metodi della costruzione così i
metodi della costruzione portano all’organizzazione dell’intera città. Vediamo
degli studi di altezza di edificio e larghezza della strada, rapporti tra spazio
costruito ed aperto: si cerca di analizzare con metodo scientifico le migliori
condizioni per la costruzione di un quartiere razionale. Centrali sono le idee di
Le Corbusier espresse nei piani per la Ville Radiouse: una città dove già
vedevamo la zonizzazione, i grattacieli, il superamento dell’edilizia in cortina
sulla strada e dell’edificio chiuso (le sue idee hanno una certa rilevanza nei
dibattiti al CIAM).
4. Il più famoso di tutti questi incontro è nel 1933, e si svolge a bordo del Patris II,
una nave che va da Marsiglia ad Atene (vi partecipano anche gli italiani Bottoni,
Terragni e Pollini, oltre a Pietro Maria Bardi, critico e giornalista di architettura
che nel 1931 aveva organizzato la seconda mostra del MIAR con il tavolo degli
orrori). Durante il viaggio da Parigi ad Atene i congressisti esaminano dei piani
urbanistici di città, vediamo per esempio quello di Amsterdam di van Eesteren
per confrontarli. L’esito del congresso è la cosiddetta carta di Atene, di cui
vediamo la copertina ed una vignetta del Patris II. Si tratta degli atti del
congresso, che vengono pubblicati però solo 10 anni dopo nel 1943 in francese
e sono configurati come 95 punti dottrinali e programmatici, suddivisi in 3 parti:
osservazioni generali sui centri urbani,
individuazione delle 4 funzioni principali (abitare, lavorare, tempo libero e
circolare),
altri punti dottrinali.
5. Il V Ciam si tiene nel 1937 a Parigi. Il tema è quello della casa e del tempo
libero. Nel 1942 viene pubblicato poi negli Stati Uniti un testo di Sert, un
architetto che aveva partecipato ad alcuni dei CIAM, in cui si riprendono i temi
del IV congresso.
6. Dopo l’interruzione della guerra (l’ultimo CIAM era stato quello del 1937), i CIAM
furono ripresi nel 1947 ed il primo congresso dopo la guerra, il VI congresso, si
tenne in Inghilterra a Bridgewater, con un’organizzazione un po’ diversa. Il
congresso vede una grande partecipazione di studenti di architettura, vennero
analizzati diverse soluzioni urbanistiche e vennero argomentati i problemi e le
criticità della carta di Atene: nelle diverse nazioni anche a fronte della guerra le
esigenze erano diverse. Allora si cerca di organizzare anche in modo diverso
questi congressi: mentre prima della guerra ogni congresso aveva un singolo
tema, nella nuova organizzazione si creano come delle commissioni per trattare
temi diversi, per cui si creano dei gruppi che devono preparare l’organizzazione
del congresso successivo. Quindi il VI congresso è deputato alla messa a punto
di questo nuovo metodo e l’individuazione dei temi per i congressi successivi. Le
Corbusier, delegato del gruppo nazionale francese, fece notare che proprio per il
fatto che si vogliono analizzare numerosi centri urbani e piani di città, sarebbe
stato necessario uniformare la presentazione di questi piani, perché sarebbero
arrivate molte relazioni e materiali grafici dei piani urbanistici redatti in scale
diverse e difficilmente